giovedì 30 agosto 2018

GENTILE DA FABRIANO-L'ADORAZIONE DEI MAGI-GALLERIA DEGLI UFFIZI FIRENZE

L'Adorazione dei Magi è un dipinto a tempera e oro su tavola (173x228 cm con cornice 303x282) di Gentile da Fabriano, datato 1423 e conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze. L'opera è stata firmata sopra la predella: "OPVS GENTILIS DE FRABRIANO". Capolavoro dell'artista e del Gotico internazionale in Italia in generale, conserva l'elaborata cornice scolpita in legno dorato, in larga parte originale.
Nel catasto fiorentino del 1427, il primo della storia, Palla Strozzi risultava essere il cittadino più facoltoso della città. La pala d'altare di Gentile venne da lui commissionata non appena quest'ultimo giunse a Firenze (ospitato nelle stesse case degli Strozzi), nel 1420 ed era destinata alla nuova cappella nella basilica di Santa Trinita che Lorenzo Ghiberti stava terminando in quegli anni. Terminato tre anni più tardi, con l'aiuto dei pittori venuti al suo seguito quali Arcangelo di Cola da Camerino, Giovanni da Imola e Michele d'Ungheria[1], il dipinto era una felice espressione della cultura internazionale allora dominante, pur essendo già noti gli esperimenti "rinascimentali" di Masaccio e Brunelleschi. Si conosce il documento del saldo del pagamento, che era di per sé un notevole esborso, 150 fiorini d'oro. Molto si è discusso sulla scelta di Palla Strozzi, uomo colto, raffinato umanista e amante della cultura greca, di un'opera in stile internazionale piuttosto che un lavoro più all'avanguardia, nello stile rinascimentale. In realtà si deve tener conto della coesistenza di più di un tipo di gusto nella Firenze dell'epoca, dove il passaggio da uno stile all'altro non fu immediato.
Nel 1806, durante le soppressioni napoleoniche, la tavola venne spostata in un deposito, per venire poi trasferita nel 1810 alla Galleria dell'Accademia, per l'istruzione dei giovani allievi. Nel 1812 venne privato dello scomparto della predella con la Presentazione al tempio, che da allora si trova al Museo del Louvre (agli Uffizi è presente una copia). Nel 1919 la pala approdò alla galleria fiorentina.
Avvistamento della stella e partenza dei Magi
Il tema dell'adorazione dei Magi ben si prestava per una messa in scena sfarzosa e opulenta, che celebrasse la ricchezza del committente e la bravura dell'artista. Gentile si trovò a perfetto agio con la commissione, potendosi dedicare ad accostare più episodi minuti, sui quali lo spettatore è invitato a soffermarsi singolarmente, secondo il modello letterario offerto dalle ekphrasis bizantine, le descrizioni/interpretazioni di opere d'arte circolanti a Firenze almeno dal 1415. Il committente aveva infatti una vera e propria "passione bizantina", che manifestava acquistando codici antichi e studiando il greco con Emanuele Crisolora da Costantinopoli.
Il corteo dei Magi si dispiega su tutta la parte centrale del dipinto, sfruttando la forma tripartita nella parte alta per dare origine a più focolai d'azione, arricchiti da una miriade di dettagli naturalistici e di costume, che creano un effetto vibrante dove l'occhio dello spettatore si sposta da un particolare all'altro.
Vi è una grande profusione di applicazioni in oro e argento, nelle vesti, nei finimenti dei cavalli, dei cani da caccia, nelle corone, nelle spade e nei doni. I metalli, applicati in foglie sottilissime, venivano poi incisi a mano libera, punzonati o coperti da leggere velature, che creano un effetto di luce diffusa. Altre volte sono ottenuti effetti a rilievo tramite l'applicazione di "pastiglia" (gesso e colla) rivestita d'oro e di pigmenti.
Lo spazio prescinde da qualsiasi regola prospettica, nonostante la profondità della scena, con i personaggi che si sovrappongono in maniera caotica e festosa, creano un insieme irreale e fiabesco.
Grandissima abilità di Gentile è inoltre quella di riuscire a rendere l'idea della componente materica delle stoffe, la morbidezza degli incarnati, la freschezza della vegetazione.

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