STORIE DI UN MONDO ANTICO
di guido michi
7° PARTE
Era
mezzogiorno del 4 novembre 1966 le acque continuavano a salire in modo
inesorabile. Confinante a casa mia c’era una gabina dell’ENEL e quando le acque raggiunsero i
trasformatori ci fu un gran lampo seguito da un tremendo boato e dopo il telefono,l’acqua
se ne andò anche la corrente, per fortuna avevamo una radiolina a transistor,
quelle che si mettevano all’orecchio per sentire le partite di calcio della
famosa trasmissione TUTTO IL CALCIO MINUTO PER MINUTO e con quella cercavamo di
restare in contatto con il mondo che sembrava non essersi accorto di ciò che
realmente stava capitando a Firenze. Cominciarono i primi appelli di non usare
l’acqua perché sicuramente inquinata, di non accendere il gas perché avremmo
potuto scatenare delle esplosioni e via dicendo.
Stava iniziando una delle giornate più lunghe della mia ancor giovane vita. Passato mezzogiorno l’acqua che fino a quel momento era cresciuta piano piano si alzò in modo repentino, ma il brutto fu la notte, senza acqua da bere, senza luce con quel fiume turbinoso che scorreva sotto le nostre finestre. Ad un certo momento trascinata dalla corrente arrivò una macchina che aveva la lucina interna accesa e nella oscurità non si capiva se al suo interno ci fosse o meno una persona intrappolata. Io volevo andare a vedere ma, saggiamente, mi fu impedito dai miei genitori.
Stava iniziando una delle giornate più lunghe della mia ancor giovane vita. Passato mezzogiorno l’acqua che fino a quel momento era cresciuta piano piano si alzò in modo repentino, ma il brutto fu la notte, senza acqua da bere, senza luce con quel fiume turbinoso che scorreva sotto le nostre finestre. Ad un certo momento trascinata dalla corrente arrivò una macchina che aveva la lucina interna accesa e nella oscurità non si capiva se al suo interno ci fosse o meno una persona intrappolata. Io volevo andare a vedere ma, saggiamente, mi fu impedito dai miei genitori.
“MA SEI PAZZO VUOI ANDARE AL BUIO AD AFFRONTARE
QUELLA CORRENTE D’ACQUA LURIDA…….. STAI TRANQUILLO SE CI FOSSE QUALCUNO A
QUEST’ORA AVREBBE CHIAMATO AIUTO…….O NON C’E’ NESSUNO OD E’ MORTO E COMUNQUE
NON PUOI FARE PIU’ NIENTE”
Come detto
la notte fu lunga ed io andavo nelle scale a controllare l’aumento del livello
delle acque, i gradini erano il mio termine di paragone. Due gradini sono
scomparsi, un altro gradino è scomparso poi a notte inoltrata la situazione si
stabilizzò e dopo un po’ di tempo notai, perché bagnato che un gradino era
riemerso ciò stava ad indicare che le acque stavano ritirandosi. Un gran sospiro
di sollievo e con questa buona notizia
tutta la famiglia decise di distendersi sul letto per riposarci un po’ dopo
tutto quello stress che avevamo subito
in quella lunga e triste giornata.
Mi alzai che
il sole era già sorto ed affacciandomi alla finestra mi resi conto che le acque
ritirandosi avevano lasciato grandi pozze ma soprattutto una fanghiglia alta
30/40 centimetri che rilasciava un odore nauseabondo. Le persone erano già a
lavoro e con pale, con grosse scope di saggina e con spatoloni improvvisati
cercavano di togliere quella fanghiglia dagli appartamenti posti ai piani
terreni che erano quelli che avevano subito i danni maggiori. Per prima cosa
andammo dal mesticatore che aveva aperto il proprio negozio anche lui intento a
fare pulizia e comprammo le ultime paia di stivali in gomma, perché solo con
queste calzature era possibile circolare in quel mare di fango ed acqua sporca.
Mi si
domanderà ed i soccorsi ? Vedemmo arrivare dopo 2 giorni qualche soldatuccio di
leva armato di un badile che cercava di spalare quella montagna fangosa, ma la
gente, al contrario di oggi, non si lamentava ed era tutta intenta a lavorare
ed ad aiutare le persone più deboli, è vero che qualche moccolo(bestemmia)
usciva dalle bocche ma si sa che questo brutto vezzo fa parte della natura di
noi fiorentini.
Il giorno
dopo arrivò una cisterna per distribuire l’acqua e dei camion con confezioni
d’acqua minerale. Per il resto ci aveva pensato Giuseppe, Beppino per gli amici
Rossi che era un cugino del nonno Guido, infatti nel giardino aveva un pozzo
con una pompa a mano e la gente faceva la fila per approvvigionarsi della
preziosa acqua , con taniche, bottiglie, fiaschi ed altri contenitori che pur essendo inquinata almeno serviva per
fare un po’ di abluzioni.
Il bello è che
il giorno prima avevamo rischiato di affogare per un eccesso di acqua ed il
giorno dopo eravamo alla sua ricerca, quando troppo e quando nulla così va
sempre la vita.
Il peggio
doveva avvenire nei giorni seguenti quando si appalesò nella sua vera dimensione l’immensità della
tragedia che ci aveva colpito, i morti, la distruzione dei beni anche di quelli
artistici (IL CRISTO DI CIMABUE) i negozianti che avevano perso tutto…….in
questa circostanza venne fuori il grande spirito e carattere di noi fiorentini
che senza troppi lamenti o piangerci addosso si seppe rimboccandoci le maniche
e senza aspettare aiuti, che arriveranno dopo alcuni giorni, ripartire e già per le feste Natalizie molte
ferite erano state rimarginate e di questo ne sono tremendamente orgoglioso.
FINE SETTIMA PARTE
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