lunedì 27 agosto 2018


STORIE DI UN MONDO ANTICO

di guido michi


7° PARTE
Era mezzogiorno del 4 novembre 1966 le acque continuavano a salire in modo inesorabile. Confinante a casa mia c’era una gabina  dell’ENEL e quando le acque raggiunsero i trasformatori ci fu un gran lampo seguito da un tremendo boato e dopo il telefono,l’acqua se ne andò anche la corrente, per fortuna avevamo una radiolina a transistor, quelle che si mettevano all’orecchio per sentire le partite di calcio della famosa trasmissione TUTTO IL CALCIO MINUTO PER MINUTO e con quella cercavamo di restare in contatto con il mondo che sembrava non essersi accorto di ciò che realmente stava capitando a Firenze. Cominciarono i primi appelli di non usare l’acqua perché sicuramente inquinata, di non accendere il gas perché avremmo potuto scatenare delle esplosioni e via dicendo.
Stava iniziando una delle giornate più lunghe della mia ancor giovane vita. Passato mezzogiorno l’acqua che fino a quel momento era cresciuta piano piano si alzò in modo repentino, ma il brutto fu la notte, senza acqua da bere, senza luce con quel fiume turbinoso che scorreva sotto le nostre finestre. Ad un certo momento trascinata dalla corrente arrivò una macchina che aveva la lucina interna accesa e nella oscurità non si capiva se al suo interno ci fosse o meno una persona intrappolata. Io volevo andare a vedere ma, saggiamente, mi fu impedito dai miei genitori. 

“MA SEI PAZZO VUOI ANDARE AL BUIO AD AFFRONTARE QUELLA CORRENTE D’ACQUA LURIDA…….. STAI TRANQUILLO SE CI FOSSE QUALCUNO A QUEST’ORA AVREBBE CHIAMATO AIUTO…….O NON C’E’ NESSUNO OD E’ MORTO E COMUNQUE NON PUOI FARE PIU’ NIENTE”

Come detto la notte fu lunga ed io andavo nelle scale a controllare l’aumento del livello delle acque, i gradini erano il mio termine di paragone. Due gradini sono scomparsi, un altro gradino è scomparso poi a notte inoltrata la situazione si stabilizzò e dopo un po’ di tempo notai, perché bagnato che un gradino era riemerso ciò stava ad indicare che le acque stavano ritirandosi. Un gran sospiro di sollievo  e con questa buona notizia tutta la famiglia decise di distendersi sul letto per riposarci un po’ dopo tutto quello stress che avevamo  subito in quella lunga e triste giornata.
Mi alzai che il sole era già sorto ed affacciandomi alla finestra mi resi conto che le acque ritirandosi avevano lasciato grandi pozze ma soprattutto una fanghiglia alta 30/40 centimetri che rilasciava un odore nauseabondo. Le persone erano già a lavoro e con pale, con grosse scope di saggina e con spatoloni improvvisati cercavano di togliere quella fanghiglia dagli appartamenti posti ai piani terreni che erano quelli che avevano subito i danni maggiori. Per prima cosa andammo dal mesticatore che aveva aperto il proprio negozio anche lui intento a fare pulizia e comprammo le ultime paia di stivali in gomma, perché solo con queste calzature era possibile circolare in quel mare di fango ed acqua sporca.
Mi si domanderà ed i soccorsi ? Vedemmo arrivare dopo 2 giorni qualche soldatuccio di leva armato di un badile che cercava di spalare quella montagna fangosa, ma la gente, al contrario di oggi, non si lamentava ed era tutta intenta a lavorare ed ad aiutare le persone più deboli, è vero che qualche moccolo(bestemmia) usciva dalle bocche ma si sa che questo brutto vezzo fa parte della natura di noi fiorentini.
Il giorno dopo arrivò una cisterna per distribuire l’acqua e dei camion con confezioni d’acqua minerale. Per il resto ci aveva pensato Giuseppe, Beppino per gli amici Rossi che era un cugino del nonno Guido, infatti nel giardino aveva un pozzo con una pompa a mano e la gente faceva la fila per approvvigionarsi della preziosa acqua , con taniche, bottiglie, fiaschi ed altri contenitori  che pur essendo inquinata almeno serviva per fare un po’ di abluzioni.
Il bello è che il giorno prima avevamo rischiato di affogare per un eccesso di acqua ed il giorno dopo eravamo alla sua ricerca, quando troppo e quando nulla così va sempre la vita.
Il peggio doveva avvenire nei giorni seguenti quando si appalesò  nella sua vera dimensione l’immensità della tragedia che ci aveva colpito, i morti, la distruzione dei beni anche di quelli artistici (IL CRISTO DI CIMABUE) i negozianti che avevano perso tutto…….in questa circostanza venne fuori il grande spirito e carattere di noi fiorentini che senza troppi lamenti o piangerci addosso si seppe rimboccandoci le maniche e senza aspettare aiuti, che arriveranno dopo alcuni giorni,  ripartire e già per le feste Natalizie molte ferite erano state rimarginate e di questo ne sono tremendamente orgoglioso.
FINE SETTIMA PARTE


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