MICHELANGELO POETA
Oggi alla poesia del Buonarroti ho abbinato IL BACCO opera che si trova esposta nel MUSEO NAZIONALE DEL BARGELLO A FIRENZE.
L'opera, una delle pochissime di Michelangelo a soggetto profano, venne commissionata dal cardinale Raffaele Riario durante il primo soggiorno romano di Michelangelo, verso il 1496. Il Riario era stato oggetto della truffa del Cupido dormiente, spacciato per un reperto archeologico di scavo e, dopo aver scoperto l'inganno, andò su tutte le furie ma mandò anche un suo agente, Jacopo Galli, a cercare a Firenze l'autore del pezzo così magnificamente contraffatto. Riuscì a risalire a Michelangelo che, probabilmente ignaro della truffa, venne comunque invitato a Roma a conoscere il cardinale. Una volta giunto, ebbe modo di vedere la ricchissima raccolta di antichità del Riario e gli fu commissionata una statua "all'antica", un Bacco appunto. L'artista si mise presto al lavoro, completando l'opera in appena un anno, dal luglio del 1496 allo stesso mese del 1497, e dimostrando una veloce assimilazione degli stilemi della statuaria classica, realizzando un'opera a tutto tondo di dimensioni leggermente superiori al naturale, fino ad allora estranee alla sua opera.
Non si sa per quale ragione l'opera venne poi rifiutata dal cardinale (forse non desiderava più opere moderne nelle sue collezioni, infatti si sbarazzò anche del Cupido), venendo invece acquistato da Jacopo Galli, che lo sistemò nel cortile della sua abitazione, presso San Lorenzo in Damaso. I biografi antichi di Michelangelo, Condivi e Vasari, tacciono sul rifiuto del cardinale riferendo la commissione direttamente al Galli, ma in realtà la reale vicenda dell'opera è testimoniata in una lettera inviata da Michelangelo a Lorenzo di Pierfrancesco de' Medici.
Un disegno del 1532-1535 di Maerten van Heemskerck mostra l'opera nel giardino mutila della mano destra, e così compare anche in una stampa di Cornelis Bos.
Nel 1571 o 1572 la statua venne acquistata da Francesco I de' Medici per 240 ducati, venendo trasportata a Firenze nel corso del XVII secolo. Venne destinata alle raccolte granducali (Uffizi), andando poi al Bargello col riordino delle collezioni di scultura verso il 1865.
g.m.
158 da Rime di Michelangelo Buonarroti
Amor, la morte a forza
del pensier par mi scacci,
e con tal grazia impacci
l'alma che, senza, sarie più contenta.
Caduto è 'l frutto e secca è già la scorza,
e quel, già dolce, amaro or par ch'i' senta;
anzi, sol mi tormenta,
nell'ultim'ore e corte,
infinito piacere in breve spazio.
Sì, tal mercé, spaventa
tuo pietà tardi e forte,
c'al corpo è morte, e al diletto strazio;
ond'io pur ti ringrazio
in questa età: ché s'i' muoio in tal sorte,
tu 'l fai più con mercé che con la morte.
del pensier par mi scacci,
e con tal grazia impacci
l'alma che, senza, sarie più contenta.
Caduto è 'l frutto e secca è già la scorza,
e quel, già dolce, amaro or par ch'i' senta;
anzi, sol mi tormenta,
nell'ultim'ore e corte,
infinito piacere in breve spazio.
Sì, tal mercé, spaventa
tuo pietà tardi e forte,
c'al corpo è morte, e al diletto strazio;
ond'io pur ti ringrazio
in questa età: ché s'i' muoio in tal sorte,
tu 'l fai più con mercé che con la morte.
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