LA STUPIDITA' SU FACEBOOK
Scie chimiche, catene di Sant’Antonio e teorie del complotto, nell’era della rete navigare fra le bufale sembra ormai essere la norma. E soprattutto i social network, quelli che secondo una delle ultime dichiarazioni di Umberto Eco «hanno dato la parola a legioni di imbecilli», si trasformano spesso in dei megafoni per la stupidità. Ma come si diffonde la disinformazione online? E soprattutto perché le false notizie diventano così virali, dilagando in tempi rapidi fra migliaia e migliaia di persone in rete senza venire smentite?
Di norma si preferisce trincerarsi all’interno di frequentazioni online e comunità social che condividono le stesse vedute ristrette così riducendo al minimo il rischio di mettersi in discussione. Una bufala quindi si propaga rapidissimamente proprio perché viene diffusa tra persone che hanno un pregiudizio e che sono portati ad assumere la notizia come veritiera senza soffermarsi anche solo per un attimo a valutare le fonti.
«Le persone per lo più tendono a selezionare e condividere i contenuti sui social network in base ad una narrazione specifica che sentono affine alle proprie idee e ad ignorare il resto». Il risultato è la formazione in special modo su Facebook di una grande quantità di comunità omogenee all’interno delle quali le nuove informazioni che confermano le idee del gruppo si diffondono rapidamente, generando una sorta di “stupidità virale”.
g.m.
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