martedì 3 luglio 2018

RAZZISMO E PSEUDOSCIENZA

Nell’Ottocento questa pretesa scientificità raggiungerà il suo culmine. Valgano come esempi la teoria poligenetistica di L. Agassiz, che basava l’ineguaglianza tra le razze e l’inferiorità di neri e asiatici sulla presunta esistenza di specie separate e distinte, ordinate secondo una gerarchia che vede alla sommità la razza bianca; oppure gli studi craniometrici di G. Morton e P.-P. Broca, che facevano dipendere l’inferiorità delle razze diverse dalla bianca dal minor volume dei cervelli (e quindi dalla presunta conseguente limitata facoltà mentale) degli appartenenti a tali razze. La craniometria, spesso fondata su omissioni e manipolazioni, sarebbe stata affiancata, dopo la pubblicazione delle opere di Darwin, da teorie pseudo-evoluzionistiche in cui la ‘sopravvivenza del migliore’ diventa un argomento a favore della superiorità della razza bianca nei confronti di quelle ‘selvagge’ o ‘primitive’. All’autovalorizzazione della propria razza di appartenenza, fondata su un uso arbitrario del concetto di selezione naturale, sono poi da connettere le prime proposte eugeniche, volte a sconsigliare una totale libertà di scelta sessuale al fine di mantenere incontaminate le caratteristiche superiori della razza. Queste idee, di cui fu strenuo sostenitore F. Galton, avrebbero suscitato particolare interesse soprattutto in Germania, dove avrebbero trionfato con gli esperimenti eugenici del nazismo. Accanto alle legittimazioni di tipo pseudoscientifico, esistono altre forme ideologiche con cui il r. è stato teorizzato e giustificato, in parte connesse al concetto romantico di popolo (Volk). Una nuova configurazione della razza, su basi linguistiche, era maturata infatti verso la metà dell’Ottocento, allorché gli studi orientalistici portarono alla scoperta delle lingue del cosiddetto gruppo indogermanico e all’ipotesi connessa, discutibile e incerta, che alla loro origine fosse esistita una popolazione ‘aria’ o indogermanica dalla quale sarebbero derivate, in combinazioni più o meno miste, le attuali popolazioni europee. A queste ipotesi linguistiche ed etniche si ispirò il francese Gobineau, che nel suo Essai sur l’inégalité des races humaines (1853-55; trad. it. L’ineguaglianza delle razze) teorizzò la superiorità della razza ‘ariana’, tesi che avrebbe poi trovato grande adesione soprattutto in Germania, dove si mescolò con l’antisemitismo e con la pretesa purezza razziale del popolo germanico. Il sistematizzatore di questo r. fu H. S. Chamberlain, inglese germanizzato e genero di R. Wagner, nel cui Die Grundlagen des XIX. Jahrhunderts (1899) gli stereotipi biologistici, etnici e linguistici si fondono in una dottrina dai toni pseudomistici e profetici destinata a confluire, soprattutto attraverso la mediazione del Mein Kampf (1925-27) di Adolf Hitler, nel nazismo, favorendo il disegno della cosiddetta soluzione finale che sterminò milioni di ebrei ma che prevedeva un più ampio sterminio di tutte le stirpi europee che non fossero conformi al modello ariano e dalla cui contaminazione doveva essere salvaguardata la razza germanica.

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