IL MITO DELL'ANDROGINO
La creazione del mondo ebbe luogo con la separazione di Adamo ed Eva (o se vogliamo di Shiva e Shakti). La dualità dell’Androgino scisso penetra tutto l’Universo, e ogni individuo porta l’impronta di questa polarità del principio maschile o solare e del principio femminile o lunare. Le polarità riscontrate dalla biologia nell’unione di due cellule germinali – spermatozoo e ovulo – si riferiscono al dualismo del quale scriviamo.
Questo dualismo della manifestazione creativa si connette alla concezione metafisica dell’Androgino, esposta dalla Kabbalà giudaico-cristiana.
L’Androgino, come sappiamo, è l’Uomo Cosmico che ha in sé i due princìpi dell’Eterno Mascolino e dell’Eterno Femminino. Di esso si accenna nella Bibbia e se ne parla nei commentari esoterici kabbalistici. Lo stato di androginia è spiegato dalle Scritture nel tipico linguaggio della Rivelazione (“Egli lo creò maschio e femmina” -Genesi,I,27).
Nel mito biblico il nome Eva vuol dire “la vita”, “la vivente”, “madre dei viventi”. Per la Tradizione la separazione della donna-vita dal così detto androgino è connessa con la caduta e termina con l’esclusione di Adamo dall’Albero della Vita , affinché questi “non divenga uno di noi (un Dio)” e “non viva in perpetuo” (Genesi,III,22).
Ritroviamo il mito dell’Androgino biblico anche in altre tradizioni: l’egiziana antica, la fenicia, caldea, persiana, ecc. Per esempio nei Dialoghi di Platone con il Convivio (189-193 ca.) il grande Filosofo esoterico greco asserisce che il risanamento dell’Umanità consiste nel ritorno allo stato precedente la caduta per mezzo dell’eros sublimato. Secondo Platone esistette una razza primordiale, “la cui essenza è ormai estinta”, razza di esseri dotati di due princìpi, maschile e femminile. Essi erano straordinari per ardire e forza, e nutrivano in cuore l’aspirazione di attaccare anche gli dei. È il vecchio argomento dei Titani e dei Giganti; è il tema di Prometeo somigliante al mito dell’Eden e di Adamo che tramanda la promessa di “divenire simile agli dèi” (Genesi,III,5).
In Platone gli dèi non folgorano gli esseri androgini, come avevano fatto con i Titani ed i Giganti, bensì li spezzano in due, paralizzandone la potenza, ossessionandoli con il desiderio di riunirsi per ridiventare un solo essere. L’aspirazione alla ricostituzione dello stato primordiale per Platone è data dall’impulso dell’eros.
Il mito dell’Androgino appartiene anche ai testi Vedici, al Tantrismo, e nelle tradizioni esoteriche dell’India l’Androgino si scopre ancora una volta in Shiva-Shakti: Dio nel suo aspetto maschile e femminile. Ma per noi l’Androgino non è Dio, ma Adamo- Kadmon o Adamo-Eva, perché Dio è Dio al di sopra di tutto e di tutti: è il creatore dell’Adamo stesso.
L’Universo, il mondo fenomenico intesi metafisicamente e fisicamente sono l’immaginazione creativa del primo pensatore o ideatore del mondo, cioè l’Adamo invasato dalla brama. Prima della manifestazione vi era soltanto l’Essere-Coscienza- Beatitudine custode dell’Eden metafisico, cioè l’Adamo-Eva nell’identità e unità a Dio per Grazia. Lo Spirito Cosmico nel senso di Coscienza pura e la sua Potenza creati da Dio a sua immagine e somiglianza erano una sola e unica suprema realtà.
Le onde di vita partirono dall’Androgino o Adamo Kadmon, e con queste ebbe inizio la nascita delle anime, sostanza dello stesso Androgino in conformità al volere dell’Assoluto: “E Dio li benedì e disse loro:- Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela-” (Genesi,I,28). Nelle condizioni di rottura o caduta, nacquero dalla coppia cosmica Adamo-Eva gli spiriti contagiati dallo squilibrio del peccato originale, quindi influenzati dalla presenza spirituale demoniaca. Questi spiriti furono e sono soggetti al processo evolutivo la cui meta è il ritorno allo stato androginico prospettato dalle Scritture Cristiane in cui Gesù dice: “Nella risurrezione… tutti sono come angeli di Dio nel cielo” (Matteo,XXII,29).
Le anime nate prima della caduta sono i “Figli della Luce “, quelle nate dopo la caduta adamica sono i “Figli erranti“. Queste ultime nel discendere nei corpi fisici, vengono ancorate ad essi da un solido centro di gravità che vincola alla specie. Si tratta di quella Potenza Cosmica che esercita il suo potere su tutte le cellule germinali pur restando sé stessa, una e indivisibile, trascendente e immanente. Essa si trova nello spermatozoo paterno e viene deposta come principio di vita nel nucleo dell’ovulo della madre, nel senso di un potere avviluppato dalla vitalità (il prâna delle filosofie Yoga); un potere che immediatamente entra in azione e specifica l’etere vitale negli elementi e nei princìpi, perché dalla materna sostanza si produca l’organizzazione e la forma del nuovo essere, il bambino.
g. m.
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