martedì 8 marzo 2016


Aggrionamenti Parlamentari

RESOCONTO DELLA QUINTA RIUNIONE
SUL TESTAMENTO BIOLOGICO DELLA COMMISSIONE AFFARI SOCIALI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI

di Matteo Mainardi

Dopo quattro sedute di dibattito generale sulle Direttive Anticipate di Trattamento (DAT) in Commissione Affari sociali, il 7 marzo sono iniziate le audizioni degli esperti. Questi confermano nei fatti l'impostazione dell'Associazione Luca Coscioni, evidenziando però il proprio scetticismo verso la vincolatività delle DAT nei percorsi cronico-neurodegenerativi. Alcuni parlamentari, a partire dal presidente Marazziti (DS-CD eletto nella circoscrizione Lazio 1) hanno voluto ricordare agli esperti, ossia a uomini di scienza che vivono la realtà del fine vita ogni giorno nelle corsie ospedaliere, che esistono letterature discordanti sui temi in discussione. Lo stesso presidente ha sottolineato come la Commissione stia discutendo di Dichiarazioni Anticipate di Trattamento, non di Direttive Anticipate. Sembra un gioco di parole, ma non è.

Riportiamo a seguire le sintesi degli interventi dei soli esperti, fermo restando che, grazie a Radio Radicale, gli interventi integrali si possono riascoltare cliccando qui.

Lorenzo D'Avak, presidente del Comitato nazionale di bioetica (CNB): "Quando il legislatore tace, il giudice interpreta. Mi auguro che il Parlamento dia delle risposte chiare, senza normative complicate che lascerebbero di nuovo la decisione all'interprete. Da giurista ho una profonda insoddisfazione verso questo vuoto normativo. Capisco le difficoltà di mediare tra posizioni etiche, ma questo è il compito del legislatore. Il CNB si è diviso su idratazione e nutrizione da intendersi come trattamenti sanitari, alla fine c'è stato un parere positivo. Dal punto di vista giuridico siamo nel campo dei trattamenti invasivi della persona che non li richiede. Con l'habeas corpus questa polemica cessa di essere. Se si intendessero come obbligatori nutrizione e idratazione artificiali, il giorno dopo ci ritroveremo in Corte Costituzionale".

Laura Palazzani, vicepresidente del Comitato nazionale di bioetica (CNB): "La sedazione profonda non è eutanasia. Le dat dovrebbero essere libere, non prestampate, e fatte con il medico. Eutanasia si ha quando vi è una volontaria richiesta del paziente. A volte ci sono condizioni di lucidità, altre di assoluta fragilità del paziente. Il medico deve garantire l'accompagnamento attraverso l'assenza di sofferenze, assicurando che, con le cure palliative, il dolore si può affievolire o eliminare".

Carlo Peruselli, presidente della Società italiana di cure palliative (SICP): "E' importante stabilire un percorso normativo. Le variazioni demografiche ci pongono il problema di cui stiamo discutendo. Abbiamo una popolazione più vasta delle malattie cronico-neurodegenerative e un aumento della popolazione anziana. La vincolatività delle DAT si stabilisce in una relazione di cura".

Danila Valenti, componente del consiglio direttivo dell’Associazione europea di cure palliative (Eapc): "Le cure palliative sono l'emblema del non abbandono del paziente. Chiediamo che la legge che si sta discutendo arrivi a un diritto alla malattia e a un diritto a una morte dignitosa, laddove la dignità sta nella persona. La società non può dire qual è la dignità di vita, è la persona che lo sceglie. Le DAT esigono una responsabilità individuale e sociale. Responsabilità individuale significa che la persona deve avere la massima consapevolezza possibile sulla propria malattia, altrimenti non sono possibili le DAT. In hospice la consapevolezza della prognosi è nell'ordine del 12-14%. Non dobbiamo tradire le volontà del paziente, altrimenti è quello l'abbandono terapeutico. Dobbiamo rispettare la persona che abbiamo in cura".

Piero Morino, membro del consiglio direttivo della Società italiana di cure palliative (SICP): "Stiamo attenti a non focalizzare l'attenzione su un puntino quando intorno c'è un mondo. Le DAT sono molto importanti per ribadire alcuni principi etici della persona. Dobbiamo parlare più di pianificazione anticipata di cure piuttosto che di DAT che riguardano quelle poche persone che improvvisamente si ritrovano in determinate condizioni. Non è più vero che c'è una frattura tra cure attive e palliative, ormai ci sono cure palliative precoci che pian piano diventeranno prevalenti. Oggi i pazienti muoiono in ospedale, con una maschera attaccata al viso e magari legati al letto. E' questo il modo di morire in ospedale. Se si sta a parlare sulle ideologie, non dico nemmeno sui principi etici, le persone moriranno ancora in questo modo in ospedale. Abbiamo una responsabilità".

Giancarlo Sandri, consigliere della Società italiana di nutrizione clinica e metabolismo (Sinuc): "Non possiamo non identificare nell'idratazione e nutrizione artificiale un trattamento terapeutico. A volte questi possono peggiorare la qualità della vita del paziente. Questo trattamento va iniziato e finito come qualsiasi altro, quando ce n'è bisogno. Se questo viene accettato come principio cardine, derivano tutti gli altri: ossia è possibile rifiutarlo. Non è uguale imboccare un anziano e nutrirlo per via endovenosa: il secondo caso è artificiale e può portare complicanze, può essere addirittura futile o dannoso". Sulla vincolatività ricorda che la malattia è un percorso e anche la persona cambia in quel percorso.

Mauro Rossini, rappresentante dell'Associazione italiana di dietetica e nutrizione medica (Adi): "Si cura di più, si cura meglio, ma anche la popolazione invecchia sempre di più. L'invasività a volte offende le condizione del paziente e il paziente stesso. La volontà suprema penso debba spettare al paziente o a chi gli sta più vicino".


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