GIOTTO-CROCIFISSO DI SANTA MARIA NOVELLA
FIRENZE
Il Crocifisso di Santa Maria Novella è una delle croci sagomate (tempera e oro su tavola, 578x406 cm) di Giotto, databile al 1290-1295 circa e conservato nella navata centrale della basilica di Santa Maria Novella a Firenze. Si tratta di una delle prime opere note nel catalogo dell'artista, allora circa ventenne.
La fonte più antica che ricorda la croce di Giotto nella basilica domenicana di Firenze è il testamento di un certo Ricuccio di Puccio del Mugnaio, datato 15 giugno 1312, in cui veniva destinata una certa somma per tenere accesa una lampada davanti al crocifisso. Un'altra fonte antica che ricorda la presenza dell'opera giottesca sono i Commentari di Lorenzo Ghiberti (metà del XV secolo), seguito poi da Vasari che parlò di una collaborazione con Puccio Capanna.
La fonte più antica che ricorda la croce di Giotto nella basilica domenicana di Firenze è il testamento di un certo Ricuccio di Puccio del Mugnaio, datato 15 giugno 1312, in cui veniva destinata una certa somma per tenere accesa una lampada davanti al crocifisso. Un'altra fonte antica che ricorda la presenza dell'opera giottesca sono i Commentari di Lorenzo Ghiberti (metà del XV secolo), seguito poi da Vasari che parlò di una collaborazione con Puccio Capanna.
La Croce è stata oggetto di intense discussioni da parte degli studiosi, riguardo alla sua corretta identificazione e al contributo del maestro rispetto ad aiuti vari. In occasione di un primo restauro effettuato per la mostra giottesca del 1937 molti si dichiararono favorevoli a una piena autografia, ma Richard Offner (1939) e Millard Meiss (1960) preferirono parlare più prudentemente del Maestro delle Storie di san Francesco ad Assisi, quello che oggi viene talvolta chiamato come il "non Giotto" nelle complesse discussioni relative alla questione giottesca. Oggi le posizioni appaiono acquietate verso l'autografia di Giotto. Gli ultimi dubbi sono stati fugati dal restauro dell'Opificio delle Pietre Dure concluso nell'autunno del 2001, in cui è riscoperta la qualità altissima sia della fattura che del disegno sottostante, e sono state evidenziate stringenti affinità tecniche con altre opere riferite al giovane Giotto, come la Madonna di Borgo San Lorenzo e la Madonna di San Giorgio alla Costa
Lo stesso avvenne riguardo alla datazione della Croce, con oscillazioni tra la fine degli anni ottanta del Duecento e il Trecento inoltrato. La scoperta del testamento di Ricuccio ha posto un primo termine ante quem, anticipato ulteriormente al 1301, anno in cui il lucchese Deodato Orlandi firmò una croce per le clarisse di San Miniato al Tedesco evidentemente ispirato a quello di Santa Maria Novella, in cui si abbandonavano le convenzioni "alla greca" seguite fino a pochi anni prima da Cimabue e tutti gli altri pittori. Le notevoli similitudini con il crocifisso posto sullo sfondo dell'affresco con Girolamo che esamina le stimmate della Basilica superiore di San Francesco d'Assisi, datato al 1295, ha permesso di anticipare ulteriormente il termine ante quem.
D'altra parte l'opera sembra successiva alla Madonna di Borgo San Lorenzo del 1290 circa: si notano infatti una visione più analitica, più delicati passaggi tonali e una maggiore tenerezza nei sentimenti delle figure. Si è assestata quindi una datazione agli anni 1290-1295, facendone così una delle prime opere del catalogo dell'artista.
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