NESSUNO TOCCHI CAINO
no alla pena di morte....................
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : USA: CONDANNA A MORTE FEDERALE ANNULLATA PER DISABILITÀ MENTALE
2. NEWS FLASH: OHIO (USA): PER LA CORTE
SUPREMA DI STATO L’ESECUZIONE DI ROMMELL BROOM PUÒ ESSERE RIPETUTA 3. NEWS FLASH: CINA: CONDANNE PER TERRORISMO
QUASI RADDOPPIATE NEL 2015 4. NEWS
FLASH: IRAQ: 20 PRIGIONIERI GIUSTIZIATI, ALTRI 70 IN ATTESA DI ESECUZIONE 5. NEWS FLASH: CAMERUN: 89 CONDANNE A MORTE PER
TERRORISMO 6. I SUGGERIMENTI DELLA
SETTIMANA :
USA: CONDANNA A MORTE FEDERALE ANNULLATA PER DISABILITÀ
MENTALE
15 marzo 2016: il giudice federale Nicholas Garaufis ha
stabilito che Ronell Wilson è intellettualmente disabile, e in quanto tale non
può essere giustiziato, e quindi ne ha annullato la condanna a morte.
Come è noto, nel 2002 con la sentenza Atkins v. Virginia
la Corte Suprema degli Stati Uniti ha dichiarato incostituzionale giustiziare
le persone con quello che allora si chiamava “ritardo mentale” e che oggi viene
invece definita “disabilità mentale”.
Wilson, 34 anni, nero, era stato condannato a morte una
prima volta il 29 marzo 2007 con l’accusa di aver ucciso, il 10 marzo 2003, due
poliziotti che si erano infiltrati in una gang di trafficanti di armi: gli
agenti James V. Nemorin e Rodney J. Andrews.
Il 30 giugno 2010 la Corte d’Appello del 2° Circuito
aveva annullato la condanna a morte (non il verdetto di colpevolezza) perché
alcune dichiarazioni fatte dalla pubblica accusa per condizionare la giuria
popolare avrebbero dovuto essere corrette dal giudice Nicholas Garaufis (lo
stesso della sentenza odierna) che presiedeva il processo. La pubblica accusa
ha violato i diritti costituzionali dell’imputato quando ha sostenuto che
l’aver rifiutato la proposta della pubblica accusa di dichiararsi colpevole e
l’aver rifiutato l’interrogatorio in aula significava non provare alcun tipo di
rimorso.
Il 24 luglio 2013 una nuova giuria popolare federale a
New York aveva deciso che Wilson dovesse essere condannato a morte, e il
10/09/2013 il giudice Garaufis della Brooklyn Federal Court aveva formalizzato
la seconda condanna a morte contro Wilson. Durante quel processo la difesa
aveva già sollevato il tema della disabilità mentale, ma la valutazione era
stata fatta solo in base ad un test del quoziente intellettivo, e soprattutto
era stata fatta basandosi su un limite rigido, quello di 70 punti. Nel 2014 la
Corte Suprema degli Stati Uniti, nel caso Hall v. Florida, aveva dichiarato
incostituzionale l’uso di parametri troppo rigidi per valutare il ritardo
mentale, e sosteneva che la valutazione dovesse essere fatta anche alla luce di
elementi diversi dal classico test del quoziente intellettivo.
Alla luce di Hall v. Florida la Corte d’Appello del 2°
Circuito aveva ordinato alla Corte Distrettuale di rivalutare il ritardo
mentale di Wilson.
Oggi Garaufis, valutando ulteriori allegati medici, ha
dichiarato che Wilson ha “deficit significativi di funzionamento adattivo, e
quindi rientra negli standard legali della disabilità mentale”.
Wilson era tornato alle cronache nel febbraio 2012,
quando una agente penitenziaria in servizio al Brooklyn Detention Center, Nancy
Gonzales, ammise di aver avuto rapporti sessuali con il detenuto, e di essere
incinta. La donna ha partorito il 21 marzo un bambino sano a cui è stato dato
nome Justus Liam Gonzalez. Si è dichiarata colpevole di “abuso sessuale su
persona in stato di detenzione” nel processo che le è stato intentato
dall’amministrazione penitenziaria federale, e il 19 febbraio 2014 è stata
condannata alla pena detentiva di un anno e un giorno.
L’ultima esecuzione federale a New York risale al 1954.
La pena di morte federale è stata reintrodotta nel 1988, e da allora sono state
compiute 3 esecuzioni.
Con l’uscita di Wilson dal braccio della morte federale
di Terre Haute (Indiana), rimangono 61 persone detenute nel braccio della morte
federale, 60 uomini e 1 donna.
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
OHIO (USA): PER LA CORTE SUPREMA DI STATO L’ESECUZIONE DI
ROMMELL BROOM PUÒ ESSERE RIPETUTA
16 marzo 2016: la Corte Suprema di Stato dell’Ohio ha
deciso che l’esecuzione di Rommell Broom può essere ripetuta.
Il 15 settembre 2009 Broom, oggi 60 anni, nero, venne
legato al lettino dell’esecuzione, e per 18 volte gli addetti gli inserirono
aghi nelle braccia e nelle gambe alla ricerca di una vena idonea.
L’esecuzione venne sospesa dopo 2 ore di tentativi. Da
allora i difensori di Broom sostengono che ripetere l’esecuzione equivarrebbe
ad un episodio di tortura.
Oggi la Corte Suprema di Stato si è pronunciata per la
seconda volta sul caso, e con un voto 4-3 ha stabilito che lo Stato può
procedere con un nuovo tentativo di esecuzione. Questo perché, secondo la
maggioranza dei giudici, il primo episodio non può essere definito una
“esecuzione fallita” in quanto il tentativo si è fermato al solo inserimento
degli aghi, e non c’è stata nessuna immissione in circolo dei farmaci letali.
La Corte di stato si era già espressa su questo caso il 2
dicembre 2010, quando aveva respinto all’unanimità il ricorso di Broom. I
difensori di Broom sostenevano che le 2 ore trascorse legato sul lettino
dell’iniezione letale costituivano di per sé “dolore non indispensabile, sofferenza
e stress”, e quindi una violazione dei diritti costituzionali del
cittadino-condannato.
I difensori di Broom accusavano lo Stato di non aver
addestrato adeguatamente il personale, di non aver rispettato i suoi propri
protocolli, e di non aver avuto un piano di emergenza. Per queste gravi
responsabilità dello Stato i difensori chiedevano che la pena di morte venisse
commutata in ergastolo. Oggi la Corte non si è espressa su una richiesta di
commutazione della pena, ma sul diritto o meno dello Stato a ripetere
l’esecuzione.
La Corte ha accettato la tesi dello Stato, ossia che
Broom ha subito solo i “preliminari” di una esecuzione, e non una esecuzione
vera e propria. Tre giudici hanno votato in dissenso, sostenendo tra l’altro
che visto che lo Stato, rappresentato dall’Amministrazione Penitenziaria e nel
procedimento giudiziario dall’Ufficio del Procuratore Generale, non ha saputo
spiegare cosa sia andato storto nel primo tentativo, non può nemmeno garantire
che un secondo tentativo possa andare meglio. La maggioranza ha invece deciso
che siccome nel frattempo l’Ohio ha rivisto i propri protocolli, li ha resi più
accurati, e soprattutto che da dopo la tentata esecuzione di Broom altre 20
esecuzioni sono state compiute con successo, se ne deve dedurre che i problemi
sono stati risolti.
I difensori di Broom a questo punto possono fare ricorso
alla giurisdizione federale, prima al singolo giudice e poi alla Corte
d’Appello di Circuito. Mancano ancora diversi anni alla conclusione di questa
vicenda. Inoltre l’Ohio ha diversi condannati a morte con date di esecuzione
già fissate, ma non ha i farmaci letali per procedere. Broom è stato condannato
a morte per aver rapito e ucciso Tryna Middleton il 21 settembre 1984.
CINA: CONDANNE PER TERRORISMO QUASI RADDOPPIATE NEL 2015
13 marzo 2016: le condanne per reati contro la sicurezza
dello Stato, incluso "terrorismo violento", sono quasi raddoppiate
nel 2015, ha reso noto la Corte Suprema cinese, a seguito della campagna
"colpire duro" finalizzata a reprimere i disordini nella regione a
maggioranza musulmana dello Xinjiang e dei giri di vite sulla società civile.
Nel 2015 i tribunali cinesi hanno riconosciuto colpevoli
1.419 imputati per "aver messo in pericolo la sicurezza nazionale e
terrorismo violento", ha detto in un rapporto alla sessione annuale del
Congresso Nazionale del Popolo Zhou Qiang, capo della Corte Suprema del Popolo.
L'anno prima, i tribunali cinesi hanno emesso 712
condanne con accuse sostanzialmente simili di "attacchi terroristici
violenti" e "separatismo" - tentativi di sostenere
l'indipendenza di regioni della Cina.
Le condanne relative alla sicurezza nazionale sono state
emesse dal momento che i tribunali "hanno preso attivamente parte alla
lotta anti-terrorismo, anti-separatisti e anti-sette", ha detto Zhou.
I tribunali cinesi hanno condannato 1.084 persone per
"crimini terroristici violenti" e altre 335 per reati relativi alla
"messa in pericolo della sicurezza nazionale".
Il rapporto non specifica i reati inclusi nella seconda
categoria, ma l’esperto di diritto cinese Susan Finder ha detto che "se si
guarda l'elenco dei reati legati alla sicurezza nazionale, gli attivisti per i
diritti umani sarebbero stati condannati per alcuni di essi."
La Cina ha aumentato la pressione sulla società civile lo
scorso anno, effettuando arresti di massa di avvocati per i diritti civili e
attivisti.
La mossa è giunta mentre il Paese ha approvato una nuova
legge sulla sicurezza nazionale che gli esperti temono espanderà il potere del
governo di colpire i dissidenti politici.
La maggior parte delle condanne, tuttavia, sembra essere
correlato al lancio da parte di Pechino lo scorso anno di una campagna
"colpire duro" nello Xinjiang, volta a fermare disordini che hanno
causato centinaia di morti.
Negli ultimi anni, la violenza nella regione ha portato a
centinaia di morti che Pechino attribuisce all'estremismo islamico e
all’influenza straniera, ma che gli attivisti dicono essere una risposta alle
restrizioni draconiane sulla vita religiosa e culturale della regione.
Da quando ha cominciato la campagna nel 2014, il governo
ha imprigionato centinaia di persone, giustiziato decine di prigionieri e forse
ucciso centinaia di persone in azioni di polizia fermamente criticate dagli
attivisti per i diritti umani.
E la "politica dell’alta pressione" è destinata
a continuare, ha detto ai giornalisti questa settimana il capo del Partito
comunista dello Xinjiang, Zhang Chunxian.
I tassi globali di condanne nel Paese sono rimasti vicini
al 100 per cento nel 2015, è scritto nel rapporto, anche se Pechino ha promesso
riforme volte a ridurre gli errori giudiziari.
Un totale di 1.039 accusati sono stati giudicati
innocenti dai tribunali cinesi nel 2015, ha detto Zhou ha, rispetto ai
1.232.000 che sono stati giudicati colpevoli - un tasso di condanne del 99,92
per cento, quasi lo stesso dell'anno precedente.
L'uso della forza per estorcere confessioni rimane
diffuso in Cina e i gruppi per i diritti denunciano che i sospetti spesso non
hanno una difesa efficace nei processi penali, il che porta ad errori
giudiziari.
I tribunali sono politicamente controllati, con gli
attivisti sotto processo praticamente certi di essere riconosciuti colpevoli.
La rabbia pubblica si è sollevata per errori giudiziari,
e negli ultimi anni i tribunali hanno annullato condanne a morte in una
manciata di casi.
Nel solo mese di febbraio, cinque uomini sono stati
assolti dall’accusa di omicidio per la quale erano stati ingiustamente
incarcerati più di due decenni prima.
I tribunali cinesi hanno "corretto" 1.357
verdetti nel 2015, dice il rapporto, rendendo nota la sentenza finale di soli
tre casi.
Zhou ha detto che il Paese deve trarre insegnamenti dalle
assoluzioni e "migliorare i meccanismi che possono efficacemente prevenire
e correggere i casi errati e falsi in modo tempestivo".
Il Partito Comunista si è impegnato a garantire lo
"stato di diritto con caratteristiche cinesi" e ha annunciato che
ridurrà l'influenza dei funzionari locali sui tribunali.
IRAQ: 20 PRIGIONIERI GIUSTIZIATI, ALTRI 70 IN ATTESA DI
ESECUZIONE
13 marzo 2016: il ministro della Giustizia iracheno
Haidar al-Zamili ha reso noto che 20 condanne a morte sono state eseguite il 6
marzo per diversi crimini, incluso il terrorismo.
Il Ministro ha aggiunto che ci sono altre 65-70 condanne
capitali che attendono di essere applicate dopo le approvazioni finali da parte
delle autorità giudiziarie.
Il ministro Zamili ha detto che alcuni dei condannati per
terrorismo vengono da Tunisia, Algeria, Egitto, Giordania, Arabia Saudita e
Iraq.
Tra i prigionieri giustiziati figura il saudita Abdullah
Mahmoud Sydat, che era detenuto nel carcere di Nassirya, a sud della capitale
irachena Baghdad.
Secondo il quotidiano Al-Riyadh, Sydat era stato
riconosciuto colpevole di terrorismo.
Secondo il giornale, il ministero iracheno ha notificato
all’ambasciata saudita a Bagdad l’esecuzione di Sydat pochi giorni fa. Alcune
fonti hanno confermato che l'esecuzione è stata effettuata il 6 marzo e che
l'ambasciata è stata informata solo dopo che l'esecuzione ha avuto luogo.
La famiglia del prigioniero ha detto di essere stata
informata dell’esecuzione il 10 marzo dal Ministero della Giustizia iracheno,
ma non sono stati forniti ulteriori dettagli.
Nel 2007 Sydat lasciò il suo Paese per l'Iraq, dove fu
arrestato con l'accusa di terrorismo. Fu condannato a 15 anni di carcere,
successivamente alla pena di morte.
L'uomo, che ha due figli, aveva chiesto di essere sepolto
a Medina.
CAMERUN: 89 CONDANNE A MORTE PER TERRORISMO
17 marzo 2016: il Camerun ha condannato a morte 89 membri
del gruppo islamista nigeriano Boko Haram con l'accusa di terrorismo, ha
riportato il servizio in lingua Hausa della BBC.
Gli 89 sono stati condannati da un tribunale militare per
il loro ruolo in diversi attacchi nella regione settentrionale del Camerun, che
confina con la Nigeria, un’area spesso presa di mira dagli insorti.
Queste persone fanno parte delle 850 in stato di
detenzione per presunti legami con le azioni di Boko Haram nel Paese.
Si tratta delle prime condanne capitali emesse da quando,
nel 2014, è stata approvata una nuova legge anti-terrorismo.
Ventidue persone sono state condannate a morte nel 2013.
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