Speciale
Non cercare al di fuori di te
Bisogna percepire la naturadella propria vita, combattendo con il Daimoku la propria ignoranza fondamentale, per non vivere una vita di "infinita e dolorosa austerità"
Illustrazione di Valeria Gasparrini
Il carattere myo di myoho, o Legge mistica, ha tre significati1, tutti impliciti nella recitazione del Daimoku: essere pienamente dotato, aprire e rivitalizzare. In altre parole nell'azione di recitare Daimoku sono contenuti: 1) il myo della perfetta dotazione, cioè il fatto che l'unica Legge di Myoho-renge-kyo abbraccia tutti i fenomeni; 2) il myo della trasformazione, che "apre" il mondo di Buddità nella vita degli esseri dei nove mondi (da Inferno a Bodhisattva); 3) il myodel grande beneficio, in virtù del quale un'esistenza colma di sofferenza viene "rivitalizzata" in una vita di grande gioia e serenità.
La nostra vita è un'entità della Legge mistica, e perciò è pienamente dotata di tutti i fenomeni. L'oscurità fondamentale e la natura illuminata del Dharma, i desideri terreni e l'Illuminazione, i nove mondi e la Buddità - tutti esistono dentro di noi. È proprio per questo che possiamo realizzare una "rivoluzione" interiore, mistica e fondamentale, cambiando l'oscurità in luce, alimentando la fiamma dell'Illuminazione «con la legna delle illusioni e dei desideri»2 e manifestando perciò il mondo di Buddità nella nostra vita dei nove mondi.
La chiave per raggiungere questa profonda trasformazione interiore è il nostro cuore - il nostro atteggiamento di fondo o disposizione interiore. Perciò, nel Raggiungimento della Buddità in questa esistenza, il Daishonin avverte: «Se pensi che la Legge sia al di fuori di te, stai abbracciando non la Legge mistica ma un insegnamento inferiore». Quando ci sforziamo assiduamente di recitare Daimoku basandoci su questo ammonimento, ricordandoci sempre che è determinante il cambiamento nel nostro cuore (o mente), i tre significati di myo si manifestano con evidenza nella nostra vita.
Inutile dire che la Legge contenuta nella pratica della recitazione propagata dal Daishonin è veramente meravigliosa. Ma anche il potere di una Legge così meravigliosa non può pienamente manifestarsi in una vita oscurata dall'ignoranza. L'ignoranza è l'oscurità interiore che ci impedisce di credere nella Legge mistica e di concentrarci sulla natura di Budda nostra e degli altri. La pratica della recitazione del Daimoku ci permette di rompere quest'oscurità e far emergere con forza il mondo di Buddità. La lotta interiore per
combattere l'ignoranza è l'essenza della recitazione del Daimoku.
Studiare il Buddismo ma cadere negli insegnamenti non-buddisti
«Non devi mai pensare che qualcuno degli ottantamila sacri insegnamenti di Shakyamuni o qualcuno dei Budda e bodhisattva delle tre esistenze e delle dieci direzioni sia al di fuori di te. La pratica degli insegnamenti buddisti non ti solleverà affatto dalle sofferenze di nascita e morte a meno che tu non percepisca la vera natura della tua vita. Se cerchi l'Illuminazione al di fuori di te, anche eseguire diecimila pratiche e diecimila buone azioni sarà inutile come se un povero stesse giorno e notte a contare le ricchezze del suo vicino, senza guadagnare nemmeno mezzo centesimo.
Per questo il commentario della scuola T'ien-t'ai afferma: "Se non si percepisce la natura della propria vita, non si possono sradicare le proprie gravi colpe". Questo implica che finché non si percepisce la natura della propria vita, la pratica sarà un'infinita e dolorosa austerità. Perciò queste persone che studiano il Buddismo vengono tacciate di essere non buddiste. Come afferma Grande concentrazione e visione profonda: "Benché studino il Buddismo, le loro idee non sono diverse da quelle dei non buddisti".
Sia che tu invochi il nome del Budda, che reciti il sutra o semplicemente offra fiori e incenso, tutte le tue azioni virtuose creeranno nella tua vita buone radici che produrranno benefici. Abbi questa profonda convinzione».
Nel brano che analizziamo adesso il Daishonin ci ammonisce ulteriormente: «Non devi mai pensare che qualcuno degli ottantamila sacri insegnamenti di Shakyamuni o qualcuno dei Budda e bodhisattva delle tre esistenze e delle dieci direzioni sia al di fuori di te». Credo che la parola "mai" in questo contesto rivesta un profondo significato.
Nel brano si afferma che il Buddismo nella sua interezza è contenuto nella nostra vita e il Daishonin conclude che "gli ottantamila sacri insegnamenti di Shakyamuni" e "i Budda e bodhisattva delle tre esistenze e delle dieci direzioni" sono tutti fenomeni inerenti alla nostra vita.
Il Daishonin prosegue dicendo che, finché cerchiamo l'Illuminazione fuori di noi, anche se eseguiamo "diecimila pratiche e diecimila buone azioni" (cioè tutte le pratiche esposte negli insegnamenti predicati da Shakyamuni) e crediamo nella protezione dei Budda e dei bodhisattva attraverso le tre esistenze (cioè delle funzioni benevole dell'universo), tutto ciò sarà inutile come contare i soldi del proprio vicino, perché personalmente non ce ne verrà alcun guadagno.
Il Daishonin cita poi un brano di un commentario della scuola T'ien-t'ai che afferma: «Se non si percepisce la natura della propria vita, non si possono sradicare le proprie gravi colpe». Se non comprendiamo questo punto, ci avvisa il Daishonin, tutte le pratiche esteriori e le buone azioni che possiamo compiere per ottenere l'Illuminazione alla fine diventeranno «un'infinita e dolorosa austerità».
Cosa significa che se non percepiamo la natura della nostra vita non possiamo sradicare le nostre gravi colpe? Qui "gravi colpe" indica l'ignoranza, che è la fonte di tutti i mali. La grave colpa dell'offesa sorge dal denigrare la Legge, o il corretto insegnamento del Buddismo, spinti dall'oscurità innata o ignoranza.
Nel Buddismo di T'ien-t'ai si può sradicare questa ignoranza solo attraverso la pratica dell'osservazione della mente, cioè attraverso la saggezza. Nel Buddismo del Daishonin l'oscurità fondamentale si vince con la spada affilata della fede, secondo il principio di "sostituire la saggezza con la fede"3. Questa è l'essenza della pratica di recitare Daimoku.
Ricapitolando, se cerchiamo l'Illuminazione fuori di noi non stiamo percorrendo la via dell'osservazione della mente che ci consente di vincere il male fondamentale dell'ignoranza o oscurità. In tal caso tutti i nostri sforzi e le buone azioni per ottenere l'Illuminazione saranno privi dell'ingrediente essenziale e saranno vani come contare le immense ricchezze di un vicino.
Inoltre, poiché nessuno di questi sforzi ci aiuta a sradicare l'ignoranza, essi diventeranno solo «un'infinita e dolorosa austerità».
Questa battaglia contro l'ignoranza è il cuore del Buddismo. Si dice che l'Illuminazione di Shakyamuni consiste nell'identificare l'oscurità o ignoranza come la causa fondamentale delle sofferenze di nascita, invecchiamento, malattia e morte, e nell'esporre la via per il superamento di tale ignoranza.
Quindi, finché ricerchiamo la via dell'Illuminazione al di fuori di noi, qualsiasi pratica e buona azione che compiamo devierà dalla vera essenza del Buddismo. Per questo il Daishonin afferma: «Queste persone che studiano il Buddismo vengono tacciate di essere non buddiste».
Cercare l'Illuminazione al di fuori della nostra vita significa essere sconfitti dall'oscurità
Un punto importante di questo brano è l'ammonimento del Daishonin secondo il quale anche noi che pratichiamo il Buddismo di Nichiren corriamo il rischio di cadere in modi di pensare non buddisti se ricerchiamo la Legge al di fuori dalla nostra vita. Quindi, come discepoli del Daishonin, dobbiamo sempre tenere presente il suo avvertimento: «Non devi mai pensare che qualcuno degli ottantamila sacri insegnamenti di Shakyamuni [...] sia al di fuori di te».
Recitare Daimoku è una pratica per rivelare la "mistica verità originariamente presente" che esiste in ogni persona4 e raggiungere la Buddità in questa esistenza. È una "pratica meravigliosa"5 che non ha eguali, in quanto rappresenta il mezzo col quale tutti gli esseri viventi possono ottenere l'Illuminazione.
Se però dimentichiamo l'ammonimento del Daishonin a non ricercare mai la Legge fuori di noi allora, per quanto possiamo praticare alacremente, perderemo di vista la via corretta per l'Illuminazione universale e finiremo col praticare un insegnamento non buddista. Perciò il Daishonin è così severo su questo punto.
L'essenza della pratica buddista è percepire la vera natura della nostra vita, della nostra mente. Per fare questo dobbiamo intraprendere una lotta interiore. Se permettiamo a noi stessi di essere sconfitti dai tre ostacoli e dai quattro demoni non saremo in grado di raggiungere l'Illuminazione. Per questo combattere l'oscurità o ignoranza dentro di noi è una parte inevitabile del processo per diventare Budda.
In altre parole, il fatto di combattere continuamente la nostra ignoranza innata o di non farlo è l'unico fattore determinante per ottenere la Buddità. Non dobbiamo mai dimenticarlo.
Impegnandoci in questa lotta possiamo manifestare la saggezza del Budda dentro la nostra vita e quindi confrontarci con la nostra oscurità e superarla. Ma se non intraprendiamo questa lotta l'ignoranza avvolgerà e nasconderà la nostra natura di Budda. L'ignoranza inasprisce e aggrava in noi le cinque inclinazioni illusorie di avidità, collera, stupidità, arroganza e dubbio. È questo ciò che accade quando si cede alla credenza che la Legge sia al di fuori di noi.
La fede per raggiungere la Buddità in questa esistenza
Naturalmente il Gohonzon è di per sé smisuratamente grande. Negli Scritti in sei volumiNichikan Shonin afferma: «Anche chi non ha ancora risvegliato una vera fede riceverà immensi benefici grazie al legame stabilito con il corretto oggetto [di culto, cioè il Gohonzon]».
La Soka Gakkai, che ha ricevuto la vera eredità della fede, si dedica a far conoscere ampiamente questo infinito e illimitato potere del Gohonzon a innumerevoli altre persone. La fede che si pratica nella Soka Gakkai richiede uno sforzo attivo per manifestare la Legge mistica nella propria vita e produce anche una chiara prova concreta sotto forma di benefici. Quando avanziamo insieme alla Soka Gakkai tendiamo a interiorizzare in modo naturale la pratica corretta della fede insegnata da Nichiren Daishonin.
Perciò coloro che recitano sinceramente Nam-myoho-renge-kyo al Gohonzon e partecipano assiduamente alle attività della Soka Gakkai non possono mancare di diventare Budda. Lo scopo della fede è realizzare liberamente il proprio pieno potenziale e brillare ciascuno nella sua propria e unica maniera. Perciò è importante continuare ad avanzare e sfidare se stessi pensando: «Mi sforzerò nella pratica. Approfondirò la mia fede. Farò del mio meglio come membro della Soka Gakkai». Questa è la via sicura verso il raggiungimento della Buddità in questa vita.
Con tale consapevolezza applichiamo concretamente e rigorosamente nella nostra pratica quotidiana l'ammonimento del Daishonin: «Se pensi che la Legge sia al di fuori di te, stai abbracciando non la Legge mistica ma un insegnamento inferiore». Ricercare la Legge mistica fuori di noi equivale a evadere dalla responsabilità della propria vita.
Praticare il Buddismo del Daishonin significa non oscillare qua e là ma costruire un io saldo e risoluto come l'imponente monte Fuji. Se trascuriamo questo punto ma focalizziamo altrove le nostre energie finiremo, senza nemmeno accorgercene, col ricercare la Legge all'esterno.
Per esempio, se recitiamo Daimoku al Gohonzon ma accusiamo sempre gli altri o il nostro ambiente per ciò che ci accade, stiamo evitando la sfida di affrontare la nostra oscurità interiore o ignoranza, e così facendo ricerchiamo l'Illuminazione al di fuori di noi. È cambiando noi stessi a un livello più profondo che possiamo iniziare a migliorare la nostra situazione, e la preghiera è la forza motrice di questo cambiamento.
È importante anche non cadere nella trappola di praticare una "fede dipendente" dove si spera che la nostra preghiera abbia risposta grazie al potere divino o trascendente di dèi o Budda. Questo è un tipico esempio del considerare la Legge esterna a noi. I Budda provvisori degli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto6 si prestavano assai bene a questo tipo di fede, la cui essenza è la tendenza a evadere dalla realtà.
Pur soffrendo palesemente, le persone che hanno questo tipo di fede dipendente evitano di guardare ai loro problemi, non hanno il coraggio né fanno alcuno sforzo per affrontare la situazione. Ma senza lotta non possiamo avviare il motore della nostra rivoluzione umana. E in una situazione del genere, a essere sinceri, la fede viene semplicemente usata come qualcosa dietro cui nascondersi per evitare di affrontare la realtà.
Per fare un'analogia con l'alpinismo, se ci limitiamo a camminare attorno alla base della montagna e non compiamo alcuno sforzo per scalarne le pareti, per quanto tempo passi non raggiungeremo mai la cima. Così, se evitiamo di affrontare i nostri problemi, non riusciremo mai a rafforzare e sviluppare noi stessi, e non avremo la possibilità di raggiungere la Buddità in questa esistenza.
Inoltre è anche importante cercare di liberare la nostra vita dal dubbio e dalla mancanza di fede, così come dalle recriminazioni e dalla lamentela. Alla base della convinzione errata che Myoho-renge-kyo (la Legge mistica) esista fuori dalla nostra vita c'è l'incapacità di credere che tutte le persone, noi e gli altri, possiedono la natura di Budda. Questa incredulità ha origine dall'oscurità fondamentale o ignoranza.
Per quanto riguarda l'atteggiamento nella fede, questa tendenza a considerare con scetticismo la natura di Budda come un bell'ideale che però non serve a cambiare la realtà dei fatti si manifesterà in una preghiera debole, vaga e priva di fiducia. Se i nostri sforzi nella fede sono poco convinti non riusciremo a cambiare il nostro atteggiamento o a trasformare in maniera fondamentale la nostra vita.
Come indica il Daishonin in questo scritto quando dice: «Risveglia in te una profonda fede», se speriamo di raggiungere la Buddità in questa esistenza dobbiamo continuare a sforzarci di approfondire la nostra fede e la nostra preghiera. Quando la fede si approfondisce essa si manifesta in una preghiera fiduciosa e concreta.
Poiché lo scopo della pratica è il raggiungimento della Buddità in questa esistenza, quando si recita è assolutamente indispensabile avere una mente, un atteggiamento, fermamente concentrati. È come cercare di scagliare una freccia: senza un obiettivo chiaro non saremo in grado di tendere l'arco con vera energia e determinazione. Allo stesso modo le nostre preghiere si potranno realizzare solo quando sostituiremo vaghi aneliti con concrete determinazioni e con un Daimoku fiducioso di realizzare senza alcun dubbio le nostre speranze.
Brontolare e lamentarsi sono le porte del dubbio e della mancanza di fede. Anche se sappiamo che si tratta di comportamenti sbagliati, ci può capitare di metterli in atto nostro malgrado. Ma se diventano abitudini saranno un freno perenne alla nostra crescita e ci faranno dimenticare di progredire e di migliorare noi stessi. Quando ciò accade, di fatto stiamo bloccando le nostre potenzialità, cadendo nell'atteggiamento di ricercare la Legge al di fuori di noi. Smettere di lamentarsi e di brontolare può essere veramente un'impresa, ma la Legge mistica ci dà la saggezza per controllare queste tendenze e usarle come una sorgente di crescita e di sviluppo.
Guardiamoci attentamente anche dall'offendere i nostri compagni di fede. L'offesa, il risentimento e la gelosia verso gli altri ci portano a rinnegare la loro natura di Budda. E non riuscire a credere nella natura di Budda degli altri - così come non riuscire a credere nella propria - ci spinge fuori rotta, alla ricerca della Legge fuori di noi. È la nostra natura di Budda che fondamentalmente ci sprona a realizzare la felicità nostra e degli altri. Non credere nella natura di Budda significa negare lo spirito del Sutra del Loto che insegna che tutte le persone hanno il potenziale per ottenere la Buddità. Di conseguenza il Daishonin ammonisce severamente che se andiamo contro lo spirito del sutra non solo le nostre preghiere per raggiungere la Buddità in questa esistenza non saranno esaudite ma alla fine commetteremo un'offesa alla Legge7.
Inoltre, a meno che non pratichiamo insieme secondo il principio di "diversi corpi, stessa mente", non potremo realizzare il grande desiderio di kosen-rufu.8
Riconfermiamo nuovamente che recitare Nam-myoho-renge-kyo per la felicità nostra e degli altri è il vero mezzo per raggiungere la Buddità in questa esistenza. Ogni persona ha il potenziale per diventare un Budda.
Lo spirito dei primi tre presidenti arde nella Soka Gakkai
Un dottrina buddista che afferma l'esistenza della Legge all'interno della vita di ogni persona valorizza l'individuo. Risveglia ogni essere umano, ne incoraggia la rivoluzione umana individuale e cerca di condurre tutti all'Illuminazione. Nell'apparizione di tante persone che una dopo l'altra abbracciano la fede vediamo all'opera il principiodei bodhisattva che emergono risolutamente dalla terra per propagare la Legge, e l'immutabile formula di kosen-rufu.9
Questo è il cammino della Soka Gakkai che i primi tre presidenti, Tsunesaburo Makiguchi, Josei Toda e io stesso, abbiamo seguito con decisione. Questo è il motivo per cui la Soka Gakkai ha conseguito un così eccezionale sviluppo e kosen-rufu si è diffuso in tutto il mondo.
Per contro, gli insegnamenti buddisti che considerano la Legge al di fuori della vita dell'individuo tendono a essere autoritari e formali, a disprezzare e reprimere le persone. Tendono a porre l'accento sui rituali o sull'autorità del clero, mentre i loro seguaci cercano passivamente di sedare la propria ansia attraverso la dipendenza dalle cerimonie e dai preti. Inoltre, traendo vantaggio dal fatto che una delle maggiori fonti di angoscia per l'essere umano è la morte e ciò che avverrà dopo, in Giappone le scuole buddiste che seguono questi insegnamenti si occupano quasi esclusivamente di funerali o cerimonie in suffragio, degenerando in quello che viene chiamato "Buddismo funerario". Non offrono una filosofia che dà potere (empower) alle persone e le rende capaci di migliorare la propria vita.
Il fondatore della Soka Gakkai, Makiguchi, asserì che il Buddismo di Nichiren Daishonin è un «insegnamento per trasformare la vita». Credere che la Legge mistica esiste dentro di noi significa avere la fiducia che diventeremo assolutamente felici e raggiungeremo la Buddità in questa esistenza. Fede significa anche adoperarsi attivamente per kosen-rufu, facendo conoscere agli altri il Buddismo del Daishonin, con la convinzione che in esso risiede la chiave della loro felicità come della nostra. Questa fede autentica caratterizza la Soka Gakkai e la Soka Gakkai Internazionale. La grandezza della Soka Gakkai e lo spirito di non dualità di maestro e discepolo dei primi tre presidenti si riflettono nell'impegno di questi ultimi per realizzare la più difficile delle imprese: risvegliare le persone alla Legge che esiste all'interno della loro stessa vita.
Toda soleva dire: «Dovreste decidere con convinzione: "Io sono Myoho-renge-kyo"». La Legge mistica è la «medicina molto efficace»10 per alleviare le sofferenze di tutte le persone, il grande magazzino pieno di tesori che porta fortuna e felicità a tutti. La cosa importante è vivere costantemente basandoci sulla Legge mistica e in totale sincronia con essa, facendo permeare e rafforzare le nostre vite dalla Legge mistica.
La realtà quotidiana è costellata da una infinita serie di problemi, ma con la ferma convinzione che la nostra vita è Myoho-renge-kyo dovremmo affrontarli tutti con coraggio e con l'incrollabile certezza che riusciremo a vincere qualsiasi difficoltà e a diventare senza dubbio felici. Quando manteniamo una fede profonda basata sulla convinzione che «io sono Myoho-renge-kyo» possiamo affrontare qualsiasi problema con coraggio. La chiave per la vittoria nella vita sta nel riuscire a tirar fuori il coraggio: di fronte agli ostacoli non è di una timidezza esitante che abbiamo bisogno, ma del coraggio di sfidarli.
Qualsiasi siano gli ostacoli che incontriamo nel corso della pratica non dovremmo mai arretrare di un solo passo, non dovremmo esserne spaventati o sorpresi. È importante nutrire una profonda fiducia nel fatto che il potere della Legge mistica (Myoho-renge-kyo) può trionfare su tutto.
Temere le sofferenze, lamentarsi o prendersela col proprio ambiente equivale a vivere credendo che la Legge sia al di fuori della nostra vita. Lo stesso è quando perdiamo fiducia nella capacità di risolvere la nostra situazione e ci rivolgiamo agli altri sperando che ci salvino, o quando attribuiamo loro la colpa dei nostri problemi, o quando cadiamo nella disperazione e nella rassegnazione.
Quando i problemi ci affliggono, indipendentemente dalla loro gravità dovremmo vederli chiaramente per quello che sono, cioè ostacoli e funzioni demoniache, e combatterli senza retrocedere. Così vivono le persone che recitano Nam-myoho-renge-kyo e dedicano la vita alla Legge mistica. Dice il Daishonin: «Tieni a mente, come io ho sempre detto, che i discepoli di Nichiren non possono realizzare niente se sono codardi».11 In accordo con queste parole bandiamo qualunque viltà e facciamo del coraggio la nostra principale virtù.
Chi ha una fede coraggiosa può aprire una breccia nelle nuvole nere della paura, dell'ignoranza e dell'illusione per permettere al sole di Myoho-renge-kyo di risplendere e al loto della Legge mistica di sbocciare nella propria vita.
Agli albori del nostro movimento il presidente Toda diede la seguente guida alle giovani donne: «Dovreste esser fiere di possedere la stessa vita del Budda dell'Ultimo giorno. Vincete nella vita con spirito nobile. Non dovete mai, per nessun motivo, sminuire voi stesse».
Il Buddismo di Nichiren Daishonin parte dalla comprensione che la suprema condizione vitale della Buddità esiste in ognuno di noi. È un insegnamento che rende possibile realizzare la trasformazione interiore più profonda, la trasformazione del nostro atteggiamento di base, della nostra disposizione interiore. Per questo il Daishonin sottolinea così tanto l'importanza del nostro cuore o mente.
E scrive: «Sia che tu invochi il nome del Budda, che reciti il sutra o semplicemente offra fiori e incenso, tutte le tue azioni virtuose creeranno nella tua vita buone radici che produrranno benefici. Abbi questa profonda convinzione».
Tutti i nostri sforzi nella fede, compresa la pratica di Gongyo mattina e sera e le varie attività della Gakkai, sono azioni virtuose che piantano nella nostra vita «buone radici che produrranno benefici». Chi avanza con questa profonda consapevolezza sarà un vero vincitore che percorre la strada che porta al raggiungimento della Buddità in questa esistenza.
Teniamo sempre alta la grande filosofia riassunta nelle parole del Daishonin: «È il cuore che è importante», e conduciamo vite meravigliose e vincenti.
Note
1) Ne Il Daimoku del Sutra del Loto si legge: «Myo vuol dire "pienamente dotato", che a sua volta significa "perfetto e completo"» (WND, 146- SND, 5, 25); «Il carattere myo significa aprire» (Ibidem, 145); «Myo significa rivitalizzare, rivitalizzare significa resuscitare» (Ibidem, 149).
2) La Raccolta degli insegnamenti orali, Buddismo e società, n. 109, p. 43.3) È il principio secondo il quale la fede è la vera causa per ottenere la suprema saggezza e che solo la fede conduce all'Illuminazione.4) La Legge fondamentale, la Legge mistica o la natura di Budda di cui tutta la vita è originalmente dotata.
5) cfr. La Raccolta degli insegnamenti orali, Buddismo e società, n. 113, p. 51.
6) Gli insegnamenti provvisori, precedenti al Sutra del Loto, non prevedono che il mondo di Buddità esista in tutte le persone e descrivono i Budda come esseri superiori e idealizzati. Per esempio, la dottrina Nembutsu o della Pura Terra spiega che invece di fare affidamento sui propri sforzi bisognerebbe far dipendere la propria salvezza da uno di tali Budda, in questo caso il Budda Amida.
7) Ne Le quattordici offese Nichiren Daishonin scrive: «C'è una differenza se si recita il Daimoku e allo stesso tempo si va contro l'intento di questo sutra. [...] Non dimenticare che coloro che abbracciano il Sutra del Loto non dovrebbero, per nessun motivo al mondo, insultarsi l'un l'altro perché chi ha fede nel Sutra del Loto diventerà sicuramente un Budda e chi offende un Budda commette una grave colpa» (WND, 756; SND, 5, 174).
8) Nell'Eredità della Legge fondamentale della vita si legge: «In generale, che i discepoli di Nichiren, preti e laici, recitino Nam-myoho-renge-kyo con lo spirito di "diversi corpi, stessa mente", senza alcuna distinzione fra loro, uniti come i pesci e l'acqua, questo si chiama eredità della Legge fondamentale della vita. In ciò consiste il vero scopo della propagazione di Nichiren. Se è così, anche il grande desiderio di kosen-rufu potrà realizzarsi» (WND, 217; SND, 4, 224).
9) Ne Il vero aspetto di tutti i fenomeni si legge: «Dapprima solo Nichiren recitò Nam-myoho-renge-kyo, ma poi due, tre, cento lo seguirono, recitando e insegnando agli altri. La propagazione si svilupperà così anche in futuro. Non vuol dire ciò "emergere dalla terra"?» (WND, 385; SND, 4, 233).
10) SDL, 300.
11) L'insegnamento, la pratica, la prova, SND, 6, 218; WND, 481.
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