Buddismo e Società n.134 - maggio giugno 2009
Primo piano
La filosofia di pace di Nichiren Daishonin
di Masahiro Kobayashi, ricercatore dell'Istituto di
filosofia orientale di Tokyo, affiliato alla SGI
Questo articolo è il testo di un intervento tenuto a Chennai, in India, il
5 ottobre 2007, nel corso di un convegno dal titolo "Poesia per la pace
mondiale, l'armonia e l'umanesimo" organizzato dall'Associazione
intercontinentale della poesia mondiale e dall'Istituto di filosofia orientale
Gli scritti di Nichiren Daishonin - in particolare il trattato Adottare l'insegnamento corretto per la pace nel paese, che segna la sua comparsa sulla scena mondiale - riflettono il suo grande interesse per la politica. Intervenendo direttamente sulla vita degli esseri umani, la politica ne determina la felicità o l'infelicità, e per questo il Daishonin si dedica con tanto impegno a vigilare sull'operato del governo, ritenendo che lo scopo comune della religione e della politica sia quello di garantire la pace e il benessere di tutte le persone.
Attualmente, la religione che in Giappone vanta il più alto numero di credenti è il Buddismo fondato da Nichiren Daishonin. Il motivo per cui i suoi insegnamenti sono così popolari è che il suo stile di vita offre coraggio e speranza, oltre ad avere una forte attrattiva umanistica.
Le rivendicazioni che Nichiren mise in atto nel corso della sua vita furono spesso intese come una critica alla religione e alla politica del governo del tempo, e del resto le scuole buddiste allora affermate erano altamente critiche nei suoi confronti. Per questo motivo la vita di Nichiren fu contrassegnata da continue persecuzioni. Venne aggredito quattro volte, due volte esiliato, e una volta sfuggì per pochissimo a una condanna a morte. Nonostante ciò, grazie a una indomabile forza vitale e a una determinazione di ferro volta a superare qualsiasi difficoltà, fu in grado di affrontare vittoriosamente ogni sorta di ostacolo. Questa sua incredibile capacità non fece che aumentare il suo fascino.
Oggi il Buddismo di Nichiren si è diffuso in centonovantadue paesi del mondo grazie all'impegno della Soka Gakkai Internazionale e del suo presidente Daisaku Ikeda, dedito a dialogare con personaggi di spicco a livello mondiale per la realizzazione della pace.
La comparsa di Nichiren sulla scena mondiale può essere fatta coincidere con la presentazione del trattato Adottare l'insegnamento corretto per la pace nel paese, da lui inviato al leader politico più importante della sua epoca. In quest'opera il Daishonin avverte dei pericoli imminenti che il Giappone avrebbe dovuto affrontare, e indica i passi necessari per la costruzione di un mondo pacifico. Nel 1260 il Daishonin aveva trentotto anni e il Giappone era appena entrato nel Medioevo, caratterizzato da un sistema di governo feudale. Per inciso, anche Gandhi aveva trentotto anni quando diede inizio al movimento nonviolento satyagraha in Sud Africa.
All'inizio del trattato il Daishonin usa uno stile che evoca la poesia cinese classica: «Negli ultimi anni si sono manifestate insolite perturbazioni nel cielo e strani fenomeni sulla terra. Carestie e pestilenze affliggono ogni angolo dell'impero e si diffondono in tutto il paese. Buoi e cavalli cadono morti per la strada e le loro ossa ricoprono le vie maestre. Più della metà della popolazione è stata falciata dalla morte e non c'è una persona che non pianga almeno un lutto in famiglia» (RSND,1, 6; cfr. SND, 1, 3).
Nel manoscritto originale questo brano - un esempio delle doti poetiche del Daishonin - è composto di dieci righe di quattro caratteri cinesi ciascuna, che creano un ritmo nella lettura. Questa poesia inoltre non è una semplice espressione di solidarietà, ma descrive in termini molto chiari - senza sentimentalismi ed emotività - la triste condizione dell'epoca, denunciando la vera sofferenza delle persone comuni.
Quando viveva a Kamakura, la capitale, Nichiren era stato testimone diretto di questo panorama infernale. Terremoti, forti venti e piogge avevano portato distruzione causando inevitabili epidemie, carestie e incendi che avevano colpito ancora più duramente la popolazione, compromettendo lo svolgimento della vita quotidiana.
Vedendo i cadaveri delle persone ammassati per le strade di Kamakura, il Daishonin percepì acutamente quanto la vita sia preziosa e, mettendo a rischio la sua stessa vita per proteggere quella degli altri, scrisse il trattato Adottare l'insegnamento corretto per la pace nel paese come una denuncia verso le autorità governative di uno stato che ignorava la sua componente più importante - le persone.
Il trattato, scritto in forma di dialogo immaginario, è composto di dieci domande e nove risposte, e si svolge tra un viaggiatore e il padrone di casa che lo ospita. Il viaggiatore apre la conversazione dolendosi dello stato delle cose, e la conclude dichiarando la sua ferma decisione di fare quanto gli è possibile per cambiare la situazione. La lamentela del viaggiatore è la stessa del padrone di casa, che afferma: «Fino a oggi mi sono preoccupato da solo, angustiato nel profondo del cuore, ma ora che voi siete qui possiamo lamentarci insieme» (RSND, 1, 7; cfr. SND, 1, 5). E il viaggiatore risponde: «Non sono io il solo a soffrire: l'intera popolazione è oppressa dal dolore» (Ibidem). È evidente che il viaggiatore e il padrone di casa condividono un'opinione simile sulla situazione.
Sebbene la persona più influente del paese e un prete anonimo possano avere posizioni sociali molto diverse o differenti visioni in fatto di religione, se il desiderio di pace di entrambi resta integro allora è possibile stabilire una base per il dialogo. Il fatto che il Daishonin utilizzi, per presentare la sua tesi, la forma dialogica tra un buddista e un leader politico denota la sua fiducia nel potere del dialogo come mezzo per operare un cambiamento. L'inizio del trattato è costituito proprio da un dialogo sulla pace e sul modo di realizzarla.
Il motivo per cui le argomentazioni del Daishonin sono così avvincenti sta nel fatto che egli mette al centro gli esseri umani, facendo appello ai capi del paese affinché prima di tutto garantiscano stabilità alla vita delle persone comuni. Con il trattato Adottare l'insegnamento corretto per la pace nel paese dimostra che a prescindere dalle dimensioni del problema - locale, nazionale o globale - lo scopo comune di ottenere la pace tra gli esseri umani costituisce una base universale per aprire canali di comunicazione e comprensione.
Inoltre, sulla base di meticolosi studi sulle scritture buddiste, Nichiren predice in questo trattato che si sarebbero verificati conflitti interni ed esterni, distinguendo tra le calamità che erano già avvenute e quelle che si sarebbero ancora dovute manifestare. Le due calamità che ancora non erano apparse erano di natura militare.
Il Daishonin si rendeva conto che una guerra, le cui conseguenze si sarebbero sommate a quelle delle calamità naturali che già affliggevano il paese, avrebbe comportato la distruzione totale per i cittadini inermi e avrebbe condotto il paese alla rovina. Questo avvertimento ai capi del paese può essere inteso come un'inequivocabile presa di posizione del Daishonin contro la guerra.
La poesia in stile cinese classico all'inizio del trattato rappresenta il lamento del viaggiatore, che può essere identificato con il destinatario Hojo Tokiyori, l'ex reggente del Giappone dell'epoca. Essa esprime in modo eloquente la convinzione del Daishonin secondo cui la missione e la responsabilità di assicurare la pace è nelle mani di chi detiene il potere.
L'attenzione alla politica
Vorrei ora tracciare, sulla base degli scritti del Daishonin, un profilo del leader politico ideale. Nichiren ritiene che tale figura debba possedere due caratteristiche fondamentali: essere una persona onesta e di buon carattere, e assegnare la massima priorità alle persone.
Per specificare meglio le caratteristiche del primo aspetto, una persona di questo tipo non deve mentire, deve essere virtuosa e in grado di resistere alle offese, deve sapere ascoltare entrambi i punti di vista in una disputa e non deve mai lasciarsi corrompere anche a costo della propria vita.
Riguardo al secondo punto, in particolare dovrebbe: rendersi più utile di quanto non facciano i suoi subordinati, essere a conoscenza di ciò che affligge il popolo e saper esaminare i fatti, operare concretamente per il bene delle persone. Naturalmente tutti gli esempi sopra citati vanno inseriti nel loro contesto storico e occorre prendere in considerazione le varie sfumature.
Gli scritti di Nichiren riflettono il suo grande interesse per la politica. Secondo il Daishonin, le azioni e la politica del governo influiscono direttamente sulla vita e quindi sulla felicità delle persone. Se il sovrano governa male, è il popolo a soffrirne. Ciò dimostra quanto egli fosse consapevole delpotere che detengono i capi di governo. Il suo sguardo sulla politica restava sempre vigile perché si rendeva perfettamente conto di quali conseguenze le persone avrebbero dovuto affrontare in seguito alle decisioni governative.
Mettendo in relazione la politica con la religione, emerge come la politica serva a eliminare le barriere esterne che impediscono alle persone di diventare felici, mentre la religione abbia la missione di fornire il mezzo per eliminare le barriere interne. Infatti per fare questo è necessaria un'onesta autoanalisi, ed è grazie alla religione che è possibile trovare il modo di raggiungere la pace dentro di sé. Riguardo alle barriere esterne che ostacolano la felicità, le persone sono spesso alla mercé di chi governa. Nel caso di calamità naturali, per esempio, la priorità dovrebbe essere quella di fornire alle persone colpite beni di prima necessità per la sopravvivenza quotidiana. Anche in questo caso si dimostra quale grandissima responsabilità abbia il governo, ed è proprio per l'enorme impatto che il governo ha sulle persone che il Daishonin si è espresso tanto spesso e con forza sull'argomento. Egli riteneva che lo scopo comune della religione e del governo fosse la pace e che su questo punto le due parti dovessero essere in perfetto accordo.
Dalla parte della gente comune
Esaminando la storia del Giappone e delle sue molteplici guerre, Nichiren fa notare addolorato quale disperazione provochi un conflitto armato. Il fatto che egli analizzi il conflitto armato dal punto di vista di chi ha perso la vita e da quello di chi ha perso la guerra caratterizza in modo inequivocabile il suo pensiero. In merito alla battaglia del Giappone contro una delle più potenti forze militari del tempo, l'impero mongolo, scrive: «Così nessuno dei contadini e degli altri abitanti si salvò [dai mongoli]: gli uomini furono uccisi o presi prigionieri, le donne furono radunate e vennero loro trapassate le mani con le corde per legarle alle navi o imprigionarle» (Lettera al prete laico Ichinosawa, RSND, 1, 472; cfr. SND, 8, 144).
Nichiren, a differenza dei leader giapponesi, non guardava all'arrivo dei mongoli da un punto di vista politico, pertanto non parlava del conflitto in termini di vincitori o vinti, aggressori o vittime, invasori o invasi. Viceversa si preoccupava della tragedia che avveniva nella vita delle persone comuni. Dal suo punto di vista le persone sono sempre al primo posto.
L'arma di Nichiren
È anche degno di nota il fatto che lo stesso Nichiren non portava mai armi né le utilizzava. Un suo discepolo, che era un guerriero, una volta gli inviò una spada. In risposta il Daishonin osservò: «Tu hai offerto una spada al Sutra del Loto. Quando la portavi al fianco era una spada del male, ma ora che l'hai offerta al Budda è diventata una spada del bene» (Le spade del bene e del male, RSND, 1, 400; cfr. SND, 4, 198). Poiché le armi servono a togliere la vita, egli le reputava malvagie.
Dopo che il Daishonin fu ordinato prete, per forza di cose non portò mai la spada. Per scelta la sua arma era il Sutra del Loto. «Usa la strategia del Sutra del Loto prima di ogni altra [...] L'essenza della strategia e dell'arte della spada derivano dalla Legge mistica. Abbi profondamente fede in questo. Un codardo non potrà mai ottenere risposta a nessuna delle sue preghiere» (La strategia del Sutra del Loto, RSND, 1, 889; cfr. SND, 4, 195). Con l'eloquenza di un buddista determinato, egli dichiara che nessun'arma è più potente di una fede coraggiosa.
In realtà Nichiren fu un devoto - cioè un praticante scrupoloso del Sutra del Loto - che mise in pratica questo insegnamento con la sua stessa vita, superando diverse gravi persecuzioni durante il suo ministero religioso.
Reinterpretò lo spirito del Sutra del Loto, che si basa sull'atto di salvare le persone comuni, trasformandolo in principi da seguire nella vita quotidiana, e si batté per la pace del genere umano.
Sono profondamente convinto del fatto che la filosofia di Nichiren Daishonin di lottare per la pace abbia un valore inestimabile, non solo per il Giappone ma per tutto il mondo moderno.
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