sabato 31 gennaio 2015
NESSUNO TOCCHI CAINO..................
Anno 15 - n. 12 - 31-01-2015
Contenuti del numero:
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : IRAN: ALTRE VENTUNO IMPICCAGIONI 2.
NEWS FLASH: PAKISTAN: SOPRINTENDENTE DELLA PRIGIONE SI RIFIUTA DI
ESEGUIRE UNA CONDANNA CAPITALE 3. NEWS
FLASH: PAESI BASSI: CORTE BLOCCA ESTRADIZIONE A CAUSA DELLA TORTURA 4. NEWS FLASH: SUD-EST ASIATICO: ONU CHIEDE STOP
ESECUZIONI PER REATI DI DROGA 5. NEWS
FLASH: GAZA: CONDANNA A MORTE PER OMICIDIO 6.
I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :
IRAN: ALTRE VENTUNO IMPICCAGIONI
30 gennaio 2015: i primi due prigionieri sono stati
impiccati il 28 gennaio in due diverse città iraniane, hanno riportato media di
stato.
L'agenzia di stampa ufficiale iraniana IRNA ha riferito
che il primo uomo è stato impiccato questa mattina in pubblico nella città di
Golpayegan (Iran centrale). Sono diverse migliaia le persone che hanno
assistito all’esecuzione. L'uomo, che è stato identificato come Mansour
Mirlouhi (43 anni), era stato accusato di mohareb (guerra contro Dio) e
"Corruzione sulla Terra" per la partecipazione a diverse rapine a
mano armata e a due scontri armati a Khomein e Golpayegan che causarono la
morte di tre agenti di sicurezza e due civili.
Sempre secondo la nota di agenzia, Mirlouhi era stato
arrestato il 1° gennaio 2015 e condannato a morte il 24 gennaio dalla Prima
sezione del Tribunale Rivoluzionario di Isfahan. La sua condanna a morte è
stata approvata dalla Corte Suprema iraniana due giorni dopo, il 26 gennaio, ed
è stato impiccato dopo altri due giorni.
Il secondo uomo è stato impiccato a Teheran, ha riportato
l’agenzia ufficiale iraniana FARS.
E’ stato identificato come “Ali Kamalvand”, ed era stato
condannato a morte tre volte in relazione a tre stupri, inoltre era stato
condannato a 74 colpi di frusta. Le accuse non sono state confermate da alcuna
fonte indipendente.
Il 25 gennaio, dodici persone sono state impiccate in due
carceri per reati legati alla droga, ha riferito Iran Human Rights.
Dieci prigionieri sono stati impiccati nella prigione di
Kerman. Otto di loro sono stati identificati come: Rahmatollah Mokhtari,
Mohammad Shahriari, Ebrahim Abai, Mehri Raeisi, Mansour Behrouzi, Hassan
Ramyar, Ghodratollah Roudbari e Mohammad Karim Morad Zehi. Le famiglie dei
prigionieri sono state informate sulle esecuzioni e hanno avuto la possibilità
di incontrarli per l'ultima volta.
Lo stesso giorno, altri due prigionieri sono stati
impiccati nel carcere di Arak, ha riferito il sito ufficiale della magistratura
della Provincia di Markazi. Sono stati identificati come Milad Z. e Alireza A.,
e sono stati accusati di detenzione e spaccio di 2.950 grammi di eroina,
secondo il rapporto.
Il 24 gennaio altri sette detenuti per reati di droga
sono stati giustiziati nel cortile del carcere di Minab, ha riferito la Human
Rights Activists News Agency (HRANA). Tra i giustiziati figurano Hossein
Heidarizadeh del villaggio di Garook e Khosro Rostami del villaggio di Meshe.
Erano stati accusati di trasporto e possesso di 2 chili di droga. Queste
esecuzioni non sono state annunciati da media ufficiali iraniani.
(Fonti: Iran Human Rights, 25-28/01/2015; HRANA,
26/01/2015) Per saperne di piu' : http://iranhr.net/
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
PAKISTAN: SOPRINTENDENTE DELLA PRIGIONE SI RIFIUTA DI
ESEGUIRE UNA CONDANNA CAPITALE
26 gennaio 2015: il Soprintendente della Prigione di
Adiala, Malik Mushtaq, si è rifiutato di giustiziare l’omicida del famoso caso
di Wah Cantt nonostante sia stato emesso un ordine di esecuzione, ha riportato
il thenewstribe.com. Il giudice distrettuale di Rawalpindi ha convocato Malik
Mushtaq in relazione al suo rifiuto di eseguire l'ordine del tribunale.
In precedenza, il giudice distrettuale di Rawalpindi
Muhammad Tanvir Akbar nell’emettere l’ordine di esecuzione del condannato
Shoaib Sarwar aveva ordinato al Soprintendente Malik Mushtaq di giustiziare
l’uomo il 3 febbraio.
Rifiutandosi di eseguire l'ordine del giudice, Malik
Mushtaq ha sostenuto che il governo federale abbia deciso di giustiziare i
condannati in soli casi di terrorismo mentre Shoaib è stato condannato a morte
in un comune caso di omicidio.
Sarwar è stato condannato nel luglio 1998 dal tribunale
distrettuale di Rawalpindi per l'omicidio di Awais Nawaz, avvenuto il 21
gennaio 1996 a Wah Cantt. (Fonti: thenewstribe.com, 26/01/2015) Per saperne di
piu' : http://www.thenewstribe.com/2015/01/26/superintendent-adiala-jail-refuses-to-execute-death-row-convict/
PAESI BASSI: CORTE BLOCCA ESTRADIZIONE A CAUSA DELLA
TORTURA
20 gennaio 2015: un tribunale olandese ha bloccato
l'estradizione di un uomo accusato di aver combattuto contro le truppe
statunitensi in Afghanistan, dicendo che non si può escludere che sia stato
torturato dalla CIA dopo il suo arresto in Pakistan.
Sabir Khan, un olandese-pakistano di doppia cittadinanza
accusato di cospirazione al fine di commettere omicidi e di supporto ad
Al-Qaeda, sarebbe stato torturato dopo il suo arresto da parte dei servizi di
sicurezza pakistani.
La corte ha detto che i Paesi Bassi non potevano
estradarlo perché il diritto olandese e internazionale lo vietano in quei Paesi
che hanno giocato un ruolo in casi di tortura.
In una lettera inviata ai funzionari olandesi nel mese di
ottobre, Washington ha negato che le autorità statunitensi siano state
coinvolte nel suo arresto, ma il giudice olandese ha detto di non essere
convinto che la CIA fosse estranea al caso e ha quindi negato la sua
estradizione.
Nel dicembre 2014, un rapporto del Senato americano ha
detto che la CIA ha tratto in inganno la Casa Bianca e l’opinione pubblica
sulla tortura di detenuti dopo gli attacchi dell'11 settembre del 2001 e ha
agito in modo brutale e diffuso nel torturare membri di Al-Qaeda e altri
prigionieri in strutture segrete di tutto il mondo tra il 2002 e il 2006.
(Fonti: Reuters, 20/01/2015) Per saperne di piu' : http://www.voanews.com/content/dutch-court-blocks-extradition-to-us-over-torture-concerns/2605695.html
SUD-EST ASIATICO: ONU CHIEDE STOP ESECUZIONI PER REATI DI
DROGA
20 gennaio 2015: l'Ufficio dell'Alto Commissario delle
Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) ha espresso preoccupazione per l'uso
della pena di morte per reati di droga nel sud-est asiatico e ha esortato le
autorità ad abolire la pena, dopo la notizia che in quell’area altre otto
persone sono state condannate a morte per traffico di eroina.
"Secondo la giurisprudenza internazionale dei
diritti umani, la pena capitale potrebbe essere applicata solo al reato di
omicidio o di uccisione intenzionale", ha detto la portavoce dell’OHCHR
Ravina Shamdasani ai giornalisti a Ginevra, dove ha sede l'Ufficio.
"Reati connessi alla droga, reati economici, reati
politici, adulterio e reati in materia di relazioni omosessuali consensuali non
rientrano nella soglia dei" crimini più gravi" richiesta dal diritto
internazionale per l'applicazione della pena di morte," ha detto
Shamdasani.
L’OHCHR ha espresso la sua preoccupazione per il continuo
ricorso alla pena di morte per reati legati alla droga in alcune parti del
sud-est asiatico, dove domenica scorsa sei persone condannate per reati di
droga sono state giustiziate in Indonesia, nonostante numerosi appelli
nazionali e internazionali. Inoltre, un tribunale del Vietnam oggi ha
condannato a morte otto persone, tra cui due donne, per traffico di eroina.
L'Ufficio è particolarmente preoccupato per il rispetto
del giusto processo in questi casi, dopo che il presidente indonesiano Joko
Widodo ha dichiarato che avrebbe rifiutato tutte le richieste di clemenza per i
reati di droga, ha detto la portavoce.
L’OHCHR ha esortato le autorità indonesiane a
ripristinare una moratoria sulla pena di morte e a condurre un esame
approfondito di tutte le richieste di grazia in vista della commutazione della
pena, ha detto Shamdasani.
Secondo il Patto Internazionale sui Diritti Civili e
Politici, che l'Indonesia ha ratificato, "chiunque sia condannato a morte
ha il diritto di chiedere la grazia o la commutazione della pena", ha
ricordato la portavoce.
L’OHCHR ha anche invitato il Vietnam a non praticare le
esecuzioni degli otto condannati di oggi, a garantire la revisione delle
condanne e considerare l'eliminazione della pena di morte per reati legati alla
droga.
Nel sud-est asiatico, i reati legati alla droga sono
punibili con la morte in Indonesia, Malesia, Singapore, Tailandia e Vietnam.
Sebbene questi reati siano punibili con la morte in
Brunei Darussalam, Laos e Myanmar, questi tre Paesi non hanno effettuato
esecuzioni rispettivamente dal 1957, 1989 e 1988.
Il portavoce ha detto che l'International Narcotics
Control Board ha incoraggiato i Paesi che ancora impongono la pena di morte per
reati legati alla droga di abolire questa punizione.
(Fonti: indiagazette.com, 27/01/2015)
Per saperne di piu' : http://www.un.org/apps/news/story.asp?NewsID=49856#.VMuHUyxZcsY
GAZA: CONDANNA A MORTE PER OMICIDIO
19 gennaio 2015: deliberando come corte d’appello, il
tribunale di primo grado di Gaza City ha condannato all’impiccagione un uomo
identificato come E. M. A. (24 anni), residente nel campo profughi di
al-Maghazi, riconoscendolo colpevole di omicidio.
L’uomo, il 15 febbraio 2009 avrebbe ucciso con arma da
fuoco M. B. A. (68 anni), residente nello stesso campo, nel corso di una
disputa familiare.
Il 9 marzo 2014 l’imputato, che aveva all’epoca 18 anni,
era stato condannato all’ergastolo, sentenza tuttavia impugnata in appello dal
pubblico ministero.
Lo scorso 11 gennaio, un tribunale militare di Hebron ha
condannato a morte un uomo identificato solo come A. L. A. dopo averlo
riconosciuto colpevole di collaborazionismo a favore di Israele.
Con la condanna a morte del 19 gennaio, giungono a 157 le
condanne capitali emesse nell’Autorità Palestinese dal 1994, 130 delle quali
nella striscia di Gaza e le restanti 27 nella West Bank.
Delle 130 emesse nella Striscia, 72 sono state
pronunciate a partire dal 2007, anno in cui Hamas ha preso il potere.
L’AP ha giustiziato 32 persone, di cui 30 nella Striscia
e 2 nella West Bank.
Sono 19 le persone giustiziate da Hamas nella Striscia
a partire dal 2007, senza la ratifica da parte del Presidente dell’AP, come
previsto dalla legge. (Fonti: The Palestinian Center for Human Rights,
L'apertura degli occhi /1
Aprire gli occhi su Nichiren e sulla gente
Lezioni sul Gosho di Daisaku Ikeda
Foto: Masimo Mastrorillo
PrefazioneLa religione è il pilastro dell'umanità. La filosofia è la spina dorsale della vita. La Soka Gakkai è avanzata basandosi sulla forza dei suoi membri, una forza generata dallo studio delle dottrine buddiste, impegno che può essere paragonato al rigoroso addestramento di un abile schermidore. I membri di tutto il mondo hanno approfondito la loro comprensione della fede, della pratica e dello studio, hanno rinvigorito il proprio coraggio e hanno vinto le loro battaglie per kosen-rufu aprendo le pagine del Gosho - cioè degli scritti di Nichiren Daishonin - con lo spirito di ricevere consigli e istruzioni direttamente dallo stesso Nichiren. Se avanziamo con il Gosho come nostro fondamento non ci troveremo mai a un punto morto.
Le lezioni sul Gosho che in gioventù ho ascoltato dal mio maestro, il secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda, continuano ancora a risuonare con forza nel mio cuore. Le sue lezioni spaziavano su argomenti come la vita, la felicità, il governo, la cultura, la pace, l'integrità umana, i princìpi dell'organizzazione e la relazione maestro-discepolo. I suoi discorsi liberi e lungimiranti facevano veramente rivivere il Buddismo di Nichiren Daishonin nell'epoca attuale, e più specificamente nella vita reale della gente e nella società.
Il presidente Toda, basandosi sul Gosho, esortava soprattutto le persone a "emergere" come Bodhisattva della Terra e a impegnarsi per l'autentico benessere e la prosperità del proprio paese. La sua guida e il suo incoraggiamento colmi di compassione risvegliavano, nelle profondità della vita di chi lo ascoltava, coraggio e senso di missione. Sono fermamente convinto che nei settecento anni trascorsi dalla morte di Nichiren nessuno aveva mai letto il Gosho dalla prospettiva che tutti gli esseri umani sono Bodhisattva della Terra. Il presidente Toda inoltre spiegava gli scritti di Nichiren sulla base della sua consapevolezza interiore e del suo senso di missione come Bodhisattva della Terra, che aveva acquisito in conseguenza del suo risveglio spirituale avvenuto in prigione durante la seconda guerra mondiale.
Inutile dire che le lezioni del presidente Toda giocarono un ruolo nodale e decisivo anche nella mia vita. Infatti il primo fatidico incontro con il mio maestro avvenne il 14 agosto 1947, durante una delle sue lezioni sul trattato del Daishonin Adottare la dottrina corretta per la pace del paese. Poi, dopo essermi unito alla Soka Gakkai, partecipai alle sue lezioni sul Sutra del Loto; in seguito tutti i giorni, nelle prime ore del mattino, egli mi impartì delle lezioni personali durante le quali mi insegnava i princìpi e la profonda filosofia del Buddismo di Nichiren. Nel fare lezione il presidente Toda era un vero maestro. Ricordo che ne ero talmente impressionato che pensavo: «Ci sono tre tipi di lezioni: goffe, ingegnose e magistrali». Quelle del signor Toda appartenevano al terzo tipo. In qualità di discepolo del presidente Toda anch'io mi sono esercitato in prima linea a tenere lezioni sul Gosho e a sforzarmi di trasmettere la grandezza del Buddismo di Nichiren al maggior numero possibile di persone.
Il ruggito di verità e giustizia di Nichiren Daishonin è un'enorme forza che può sconfiggere il potere demoniaco insito nella vita umana. Il riverbero dell'invincibile forza vitale di Nichiren, che superò l'una dopo l'altra grandi persecuzioni, infonde coraggio, speranza, fiducia e gioia a coloro che stanno affrontando ostacoli e difficoltà. E le sue parole di profonda contemplazione e introspezione ci insegnano il corretto sentiero della vita e di kosen-rufu. Per questa ragione, fare del Gosho il nostro fondamento è la corretta via che conduce alla vittoria sia nella vita sia nella nostra lotta per kosen-rufu.
Noi della SGI aspiriamo a rendere il XXI secolo un'era della vittoria della gente, dei giovani e dell'umanità. Inoltre, oggi più che mai, le persone di tutto il mondo sono alla ricerca di una religione umanistica. Con la speranza di fornire la chiave per aprire l'era della vittoria, e una fonte di ispirazione e di crescita per i membri della SGI di tutto il mondo, ho deciso di impegnarmi in una nuova serie di lezioni sul Gosho L'apertura degli occhi, un importante scritto che incarna il ruggito di leone di Nichiren Daishonin. Al fine di realizzare un secolo della vita e dell'umanità, vorrei discutere l'essenza del Buddismo di Nichiren e il costante impegno della SGI, l'organizzazione che ne ha ereditato il vero spirito. Con queste lezioni vorrei anche lasciare delle solide fondamenta spirituali per il futuro della SGI.
La filosofia è ciò che dà potere alla nostra lotta per vincere nella vita. Tutti voi che state studiando sinceramente e interiorizzando il Buddismo di Nichiren - una filosofia pratica estremamente nobile e profonda - siete sicuri di diventare eterni "dottori in filosofia". Inizio questa serie di lezioni con l'ardente preghiera che tutti voi possiate illuminare l'oscurità sempre più profonda della società moderna con la brillante luce degli scritti del Daishonin - il "sutra della speranza", l'"eterna scrittura ingioiellata" - e diventare coraggiosi filosofi che costruiranno un secolo di umanità.
Introduzione del tema
Il tema centrale del lungo trattato in due parti intitolato L'apertura degli occhi può in effetti essere riassunto nell'espressione del titolo stesso, "apertura degli occhi". Benché il testo originale autografo di questo trattato sia andato perduto, un documento indica che esso consisteva di un totale di sessantasei fogli: sessantacinque per il testo del trattato e un foglio sul quale il Daishonin stesso aveva scritto, come frontespizio, Apertura degli occhi.1
"Apertura degli occhi" significa esattamente "per aprire gli occhi". Può anche essere letto come il monito di Nichiren: «Aprite gli occhi!».
Come possiamo aprire gli occhi chiusi dei cuori della gente? Con quale luce possiamo illuminare l'oscurità dell'ignoranza?2 Fu Nichiren Daishonin, il Budda dell'Ultimo giorno della Legge, ad aprire una via che risponde a queste domande.
La fiamma della lotta di Nichiren come devoto del Sutra del Loto - una lotta mirata a condurre l'umanità all'Illuminazione e alla realizzazione del principio di "adottare la dottrina corretta per la pace del paese" combattendo contro tutti i tipi di funzioni demoniache - bruciò sempre più ardentemente durante l'esilio nella nevosa isola di Sado. Possiamo riconoscere l'incrollabile risolutezza di Nichiren da un famoso brano del trattato che stiamo studiando: «Questo io affermo. Che gli dèi mi abbandonino. Che tutte le persecuzioni mi assalgano. Io continuerò a dare la mia vita per la Legge! [...] Qui io faccio un grande voto. [...] Io sarò il pilastro del Giappone. Io sarò gli occhi del Giappone. Io sarò il grande vascello del Giappone. Questo è il mio voto e non lo romperò mai!» (Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, pp. 194-195).
Dal punto di vista della società, Nichiren era un esiliato. Vittima delle persecuzioni dei potenti, benché le accuse mosse contro di lui fossero infondate, si ritrovò condannato all'esilio - una pena, per gravità, seconda solo alla condanna a morte3 - e confinato in una vera e propria prigione naturale. Come c'era da aspettarsi, però, nessuna catena avrebbe mai potuto legare il suo spirito.
Lungo tutto il corso della storia umana ci sono stati santi e saggi che hanno coraggiosamente sopportato attacchi e oppressioni. Tra di loro Nichiren spicca per avere dichiarato il suo intento di salvare tutta l'umanità e avere assicurato il sentiero per l'Illuminazione mentre si trovava in esilio nelle condizioni più dure. «Io sarò il pilastro del Giappone», gridò indomito. Nessuna persecuzione e nessuna forza demoniaca potevano impedirgli il compimento del suo voto di condurre tutte le persone all'Illuminazione.
Un individuo risvegliato all'intrinseca Legge della vita può davvero diventare un gigante dello spirito umano.
Il Buddismo di Nichiren è una "religione per tutti gli esseri umani". Fu Nichiren che stabilì saldamente il grande sentiero della "religione umana" esposta nel Sutra del Loto, l'essenza del Buddismo mahayana, e che lasciò dietro di sé il mezzo che permette a tutti gli esseri umani di realizzare la vera felicità e una pace duratura.
Nichiren Daishonin è davvero il "pilastro", gli "occhi" e il "grande vascello" di tutta l'umanità. Tuttavia i governanti del Giappone del suo tempo, in preda alla confusione, si unirono ai preti perversi e servili che dimoravano nel mondo di Animalità4 per cercare di abbattere questo "pilastro".
Nichiren Daishonin continuò a scrivere in condizioni estremeIn un altro scritto, Il comportamento del Budda,5 Nichiren Daishonin fornisce un resoconto dettagliato di come arrivò a comporre L'apertura degli occhi: «Dopo che tutti se ne furono andati [alla fine del dibattito di Tsukahara6 che si tenne a Sado nel gennaio del 1272], iniziai la messa a punto di un trattato in due volumi, intitolato L'apertura degli occhi, al quale stavo lavorando dall'undicesimo mese dell'anno precedente. In esso intendevo riportare il prodigio di Nichiren nel caso dovessi essere decapitato. Il messaggio essenziale di questo trattato è che il destino del Giappone dipende esclusivamente da Nichiren. Una casa senza pilastri crolla, un uomo privo di anima è morto. Nichiren è l'anima del popolo di questo paese. Hei no Saemon ha già abbattuto il pilastro del Giappone, e il paese diventa sempre più turbolento mentre voci e congetture infondate spuntano come fantasmi per creare disaccordo nel clan al potere. Inoltre il Giappone sta per essere attaccato da un paese straniero, come avevo previsto nel mio trattato Adottare la dottrina corretta per la pace del paese. Dopo avere scritto [L'apertura degli occhi] a questo scopo, ho affidato il manoscritto al messaggero di Nakatsukasa Saburo Saemon-no-jo [Shijo Kingo]» (The Writings of Nichiren Daishonin, p. 772; cfr. Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 4, pp. 57-58)7.
In questo brano Nichiren ricorda i sentimenti che lo spinsero a scrivere L'apertura degli occhi, completato nel febbraio del 1272. Comincia dicendo di avere iniziato a pianificare il trattato nel novembre del 1271, subito dopo il suo arrivo a Sado, avvenuto il 28 ottobre.
Nichiren raggiunse la sua dimora di Tsukahara, a Sado, il primo novembre. Il clima era estremamente rigido. Il luogo dove abitò inizialmente era un santuario diroccato chiamato Sammai-do, situato nel mezzo di un cimitero. Nichiren scrive che esso «si trovava in un campo in cui venivano abbandonati i cadaveri» (Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 4, p. 51). Il Sammai-do era una struttura minuscola consistente di un'unica stanza di soli quattro metri quadrati. Non vi era custodita nessuna statua o immagine del Budda. Il soffitto e i muri erano pieni di fessure e di buchi. Non era altro che una baracca abbandonata.
In quell'ambiente al limite della sopravvivenza, in cui venti gelidi soffiavano impietosamente e la neve si accumulava, Nichiren stendeva una pelle d'animale sul pavimento per coricarsi o sedersi e trascorreva i giorni e le notti avvolto in un mantello di paglia. In aggiunta al clima gelido dell'inverno settentrionale, al quale non era abituato, il cibo scarseggiava e di conseguenza, durante il mese di novembre, Nichiren dovette rimandare indietro alcuni dei giovani discepoli che lo avevano accompagnato.
Riferendosi alle deplorevoli condizioni che stava affrontando a Sado, Nichiren dice: «È impossibile descriverle in una lettera» (ibidem, vol. 7, p. 144). Egli ammette di sentirsi come se, da vivo, stesse attraversando il regno degli spiriti affamati o fosse caduto in uno degli otto inferni freddi8 (cfr. ibidem, vol. 9, p. 76). Osserva anche: «Gli esiliati su quest'isola raramente riescono a sopravvivere. E anche quando ci riescono, non tornano mai a casa. Perciò nessuno verrebbe punito per aver ucciso un esiliato» (The Writings of Nichiren Daishonin, p. 771; cfr. Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 4, p. 55).
In un ambiente così pericoloso, Nichiren Daishonin si immerse in profonda meditazione e compose un importante trattato per l'Illuminazione di tutta l'umanità. Nel corso di circa tre mesi pianificò dettagliatamente e scrisse questo testo che, nei termini degli attuali standard giapponesi di quattrocento caratteri per ogni pagina manoscritta, arriva a una lunghezza di più di cento pagine. Dunque, subito dopo il suo arrivo a Sado, Nichiren intraprese il suo compito di condurre tutti gli esseri umani alla Buddità.
Parlando della condizione spirituale di Nichiren Daishonin durante il suo esilio a Sado il presidente Toda una volta osservò: «La Buddità è uno stato di felicità assoluta. Uno stato di esistenza costantemente simile a un oceano cristallino o a un cielo senza nubi, totalmente intrepido e invincibile - così io percepisco lo stato di vita del Daishonin durante il suo esilio a Sado.
Quando il Daishonin dice: "Sacrificare la vita per il Sutra del Loto è come scambiare sassi con oro o letame con riso" (The Writings of Nichiren Daishonin, p. 764; cfr. Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 4, p. 42) e "Per quello che io ho fatto, sono stato condannato all'esilio, ma è una piccola sofferenza da sopportare nell'esistenza presente, non tale da piangerci sopra. Nelle vite future godrò di immensa felicità, un pensiero che mi riempie di soddisfazione infinita" (Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, p. 209), percepisco intensamente il suo stato di vita di Budda dell'Ultimo giorno».9
Di fatto, mentre viveva in condizioni indescrivibilmente dure, Nichiren Daishonin rifletté seriamente sul modo per consentire a tutte le persone di raggiungere la Buddità, e stabilì chiaramente il mezzo per realizzare questo obiettivo scrivendo L'apertura degli occhi e Il vero oggetto di culto.10 Come ho detto, ciò che differenzia in grandezza Nichiren Daishonin dalle innumerevoli altre figure storiche che hanno sopportato persecuzioni è che nel mezzo di difficoltà estreme egli costruì solide fondamenta per garantire l'Illuminazione di tutta l'umanità.
L'apertura degli occhi fu scritto dopo che Nichiren Daishonin rivelò la sua vera identità
Nel brano del Comportamento del Budda precedentemente citato Nichiren Daishonin dice che il suo scopo nello scrivere L'apertura degli occhi era quello di lasciare per la posterità un resoconto del "prodigio di Nichiren". Possiamo supporre che il "prodigio di Nichiren" che cercò di riportare in questo scritto fu l'abbandono del suo stato transitorio e la rivelazione della sua vera identità durante la persecuzione di Tatsunokuchi.
In occasione della tentata decapitazione a Tatsunokuchi, Nichiren scartò il suo aspetto transitorio di "persona comune nello stadio di ascoltatore del nome e delle parole della verità" (cioè, di persona che ha preso fede nel Sutra del Loto) e rivelò il suo vero stato di vita di "Budda di gioia illimitata illuminato dal tempo senza inizio", uno stato di completa libertà in cui si è un'unica cosa con l'eterna Legge mistica.
In conseguenza dell'abbandono del transitorio e della rivelazione del vero da parte di Nichiren, fu aperto a tutti il sentiero per ottenere la Buddità nella propria forma presente, il sentiero con cui possiamo manifestare la Buddità nella nostra vita di comuni mortali, proprio come siamo.
Secondo quanto lo stesso Nichiren spiega in dettaglio nell'Apertura degli occhi, egli ottenne questa fondamentale vittoria della vita - l'abbandono del transitorio e la rivelazione del vero - nel corso della sua implacabile lotta per superare una persecuzione dopo l'altra e trionfare su tutti gli ostacoli. Allo stesso modo, se manteniamo una fede coraggiosa senza avere paura di nessun ostacolo, allora qualunque cosa accada anche noi possiamo sconfiggere l'oscurità dell'ignoranza e stabilire un io che manifesti la nostra illuminata natura delDharma. Questo è il modo in cui possiamo abbandonare il nostro aspetto transitorio e rivelare il nostro vero io. Abbandonare il transitorio e rivelare il vero è essenziale per riuscire a ottenere la Buddità in questa vita.
Come Nichiren indica quando dice: «Qui un singolo individuo viene usato come esempio, ma la stessa cosa si applica egualmente a tutti gli esseri viventi» (Gosho Zenshu, p. 564), l'abbandono del transitorio e la rivelazione del vero da parte di Nichiren
Foto: Masimo Mastrorillo
Daishonin illustrano il principio fondamentale per l'ottenimento della Buddità che si applica a tutti gli esseri umani dell'Ultimo giorno della Legge, rappresentando anche una prova di questo principio e un esempio per gli altri.
Tutti gli individui, se hanno una fede incrollabile nella Legge mistica, possono sviluppare nel loro corpo di persone comuni uno stato di vita vasto come l'universo. Si potrebbe dire che Nichiren Daishonin fu in assoluto la prima persona che dimostrò la verità che tutte le persone dell'Ultimo giorno della Legge possono abbandonare il transitorio e rivelare il vero. A riprova di averlo fatto e per fornire un mezzo - uno "specchio limpido" - per permettere agli altri di fare lo stesso, Nichiren manifestò il Gohonzon in una concreta forma grafica.
Nichiren Daishonin è davvero il pilastro di tutta l'umanità, perché il suo esempio nell'abbandonare il transitorio e rivelare il vero dà a tutti gli esseri umani la possibilità di far emergere la loro intrinseca natura buddica. Qui sta il significato più profondo delle sue affermazioni: «Il destino del Giappone dipende esclusivamente da Nichiren» e «Nichiren è l'anima del popolo di questo paese» (The writings of Nichiren Daishonin, p. 772; cfr. Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 4, p. 58).
"Apertura degli occhi" è perciò anche un'esortazione: «Aprite gli occhi su Nichiren».
Aprire gli occhi sullo spirito di "non lesinare la propria vita"
"Aprire gli occhi su Nichiren" significa "aprire gli occhi sul devoto del Sutra del Loto" e perciò anche "aprire gli occhi sul Sutra del Loto". In questo modo, al termine "apertura degli occhi" si applicano molteplici significati, come è evidente da diversi brani di questo trattato. Ora voglio citare alcuni specifici brani in cui Nichiren di fatto ci esorta ad "aprire gli occhi su Nichiren".
Mi riferisco innanzitutto al famoso brano in cui ci consiglia di aprire gli occhi sul fatto che il Daishonin ha abbandonato il transitorio e rivelato il vero: «Nel dodicesimo giorno del nono mese dello scorso anno [1271], tra l'ora del topo e l'ora del bue [tra le 23 e le 3 del mattino], questa persona chiamata Nichiren è stata decapitata. È la sua anima che è giunta in quest'isola di Sado e che, nel secondo mese dell'anno successivo, in mezzo alla neve, sta scrivendo questo [trattato] per inviarlo ai suoi stretti discepoli. [La descrizione dell'epoca malvagia nel capitolo Esortazione alla devozione sembra] terribile, ma [chi non si preoccupa di se stesso per il bene della Legge] non ha nulla di cui aver paura» (The Writings of Nichiren Daishonin, p. 269; cfr. Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, p. 172).
Di fatto, in questo brano Nichiren sta dicendo: «Aprite gli occhi sull'"anima" di Nichiren». Egli dichiara essenzialmente: «La persona comune chiamata Nichiren è stata decapitata a Tatsunokuchi. È la sua anima che ora, a Sado, sta scrivendo L'apertura degli occhi». "Anima" qui si riferisce ovviamente al "Budda di gioia illimitata illuminato dal tempo senza inizio", che è la vera identità rivelata da Nichiren Daishonin come risultato dell'abbandono del suo stato transitorio.
Ora vorrei evidenziare il fatto che, nei termini della struttura generale dell'Apertura degli occhi, questo brano si trova proprio all'inizio della sezione in cui Nichiren spiega di avere letto il Sutra del Loto - e specialmente il XIII capitolo, Esortazione alla devozione - con la propria vita. In questo brano egli dichiara che per quanto terribili siano le descrizioni, contenute nel XIII capitolo del Sutra del Loto, delle persecuzioni che i praticanti dell'insegnamento corretto dovranno subire a opera dei tre potenti nemici, esse non spaventano affatto l'"anima" di Nichiren. In questo modo ci fa intravedere lo stato di vita vasto e impavido del Budda di gioia illimitata illuminato dal tempo senza inizio.
Il capitolo Esortazione alla devozione elenca le terribili persecuzioni che colpiranno i devoti del Sutra del Loto nell'epoca malvagia dopo la morte del Budda descrivendo, per esempio, come i tre potenti nemici inciteranno le autorità secolari a reprimere i devoti. Sempre in questo capitolo una moltitudine di bodhisattva in numero di "ottocentomila milioni di nayuta" fanno il voto di lottare con lo spirito di non risparmiare la loro vita quando incontreranno quelle terribili persecuzioni. E nel medesimo capitolo è contenuto il verso: «Senza curarci dei nostri corpi o delle nostre vite, / avremo a cuore solo la via suprema» (Il Sutra del Loto, Esperia, p. 254). Questo verso spiega che il coraggioso spirito di non lesinare la propria vita, cercando unicamente di mettere in grado tutte le persone di entrare nella via suprema che porta al conseguimento della Buddità, è un requisito fondamentale dei bodhisattva.
Nel Gosho Lettera da Sado, che è stato scritto più o meno nello stesso periodo dell'Apertura degli occhi, Nichiren Daishonin afferma che, quando preti malvagi avidi di fama e profitto complottano con governanti corrotti e ignoranti che abusano del loro potere allo scopo di attaccare ingiustamente il devoto del Sutra del Loto, chi ha un altruistico "cuore di leone" può ottenere la Buddità (cfr. Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 4, p. 75).
Di conseguenza, possiamo leggere il termine "apertura degli occhi" come se significasse anche: «Aprite gli occhi sullo spirito di Nichiren di non lesinare la sua vita».
Il maestro dell'Ultimo giorno è chi combatte fino in fondo tutti gli ostacoli e le forze demoniache
Voglio citare ora il brano in cui Nichiren trae le sue conclusioni dopo avere dimostrato nel dettaglio che le persecuzioni da lui incontrate rispecchiano le persecuzioni dei tre potenti nemici descritte nel capitolo Esortazione alla devozione. Anche in questo brano possiamo discernere l'esortazione ad "aprire gli occhi su Nichiren": «Il Budda e Devadatta11 sono come il corpo e la sua ombra: vita dopo vita non si separano mai. Il principe Shotoku e il suo acerrimo nemico Mononobe no Moriya12 apparvero contemporaneamente, come il fiore e il frutto del loto.13 Se esiste un devoto del Sutra del Loto, devono necessariamente esistere anche i tre tipi di nemici. I tre tipi di nemici sono già apparsi; chi è dunque il devoto del Sutra del Loto? Cerchiamolo e facciamo di lui il nostro maestro. Come dice il Sutra del Loto, trovare tale persona è raro come per una testuggine con un solo occhio incontrare un pezzo di legno galleggiante con una cavità adatta a contenerla»14 (Ibidem, vol. 1, p. 190).
«Cerchiamolo e facciamo di lui il nostro maestro», dice Nichiren. La sua conclusione è che il devoto del Sutra del Loto che lotta intrepidamente contro i tre potenti nemici è il maestro corretto che condurrà le persone dell'Ultimo giorno all'Illuminazione. Solo qualcuno capace di combattere tutti gli ostacoli e le forze demoniache può essere considerato "il maestro dell'Ultimo giorno della Legge".
Come indica Nichiren quando dice che «i demoni sorgeranno certamente. Se così non fosse, non ci sarebbe modo di sapere che questo è il vero insegnamento» (Ibidem, vol. 4, p. 119), coloro che abbracciano e praticano rigorosamente l'insegnamento corretto in questa malvagia ultima era verranno sicuramente assaliti da tempeste di ostacoli e dalle funzioni demoniache.
Il solo modo di liberare le persone dell'Ultimo giorno della Legge dalla sofferenza fondamentale è stabilire con chiarezza un mezzo grazie al quale la natura buddica intrinsecamente posseduta da tutti gli esseri umani possa manifestarsi nella vita di ogni individuo e, attraverso gli individui, in tutta la società. Questo grande sentiero può essere aperto solo da coloro che sono capaci di forgiare quella fede forte e profonda necessaria per sconfiggere l'oscurità fondamentale15 innata nella vita umana. Tutti gli ostacoli e le funzioni demoniache sono infatti, in essenza, manifestazioni dell'oscurità fondamentale. Un insegnamento che non spiega l'importanza di combattere l'oscurità fondamentale non può essere definito "l'insegnamento corretto per l'Ultimo giorno della Legge", né una persona che lo espone può essere considerata "il maestro dell'Ultimo giorno della Legge".
Il termine "oscurità fondamentale" originariamente si riferiva all'illusione fondamentale o al dubbio verso la Legge mistica che assale i bodhisattva progrediti fino allo stadio finale della pratica. Persino i bodhisattva nello stadio di quasi perfetta Illuminazione possono deviare dal sentiero corretto a causa di questo dubbio o illusione.
L'Ultimo giorno della Legge, durante il quale il sutra predice che «la pura Legge verrà oscurata e persa»,16 è davvero un tempo in cui l'insegnamento corretto è oscurato e il male si intensifica. Combattere l'oscurità fondamentale è quindi una parte indispensabile dell'insegnamento corretto in quest'ultima epoca. Perciò nell'Apertura degli occhi Nichiren sottolinea due punti.
Prima di tutto, attraverso le cinque comparazioni,17 chiarisce qual è l'insegnamento corretto dell'Ultimo giorno della Legge. L'insegnamento corretto consiste nella dottrina dei "tremila regni in un singolo istante di vita", nascosto nelle profondità del Sutra del Loto, e nella dottrina "della causa originale e dell'effetto originale" esposto nel capitolo Durata della vita del Tathagata18 (XVI) dell'insegnamento essenziale del Sutra del Loto. Espresso più semplicemente, è il principio del "vero mutuo possesso dei dieci mondi" (cfr. Ibidem, vol. 1, p. 99), secondo cui sconfiggendo la nostra oscurità fondamentale attraverso una fede pura e forte possiamo manifestare l'eterna condizione vitale del mondo di Buddità negli altri nove mondi esistenti nella nostra vita. Questo è l'insegnamento che ci permette di rivelare il mondo di Buddità negli altri nove mondi e concretizzare il "raggiungimento della Buddità nella nostra forma presente" e il "raggiungimento della Buddità in questa vita". Solo questo è l'insegnamento corretto dell'Ultimo giorno.
In secondo luogo, Nichiren Daishonin sottolinea l'importanza di "fare un voto" e di mantenerlo. L'insegnamento corretto dell'Ultimo giorno nascosto nelle profondità del capitolo Durata della vita, contenuto nella sezione dell'insegnamento essenziale del Sutra del Loto, è «difficile da credere e da capire» (ibidem, p. 216). Tuttavia, facendo nostro il grande desiderio del Budda che tutte le persone raggiungano l'Illuminazione, e giurando di intraprendere la lotta per kosen-rufu con uno spirito costante e risoluto, possiamo forgiare e rafforzare la nostra fede.
Il "maestro dell'Ultimo giorno della Legge" e il "Budda dell'Ultimo giorno della Legge" non sono altri che Nichiren Daishonin, che abbandonò il suo stato transitorio e stabilì il grande insegnamento per l'Illuminazione di tutte le persone in quest'epoca impura.
Pur avendo già ricordato all'inizio della mia lezione il brano che contiene il suo voto, vorrei citarlo nuovamente con maggior completezza: «Questo io affermo. Che gli dèi mi abbandonino. Che tutte le persecuzioni mi assalgano. Io continuerò a dare la mia vita per la Legge! [...] Qualunque ostacolo possa incontrare, a meno che uomini saggi non provino che i miei insegnamenti sono falsi, non cederò mai! Tutti gli altri problemi sono per me soltanto polvere al vento.
Io sarò il pilastro del Giappone. Io sarò gli occhi del Giappone. Io sarò il grande vascello del Giappone. Questo è il mio voto e non lo romperò mai!» (The Writings of Nichiren Daishonin, pp. 280-281; cfr. Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, pp. 194-195).
I due punti esposti sopra - la chiarificazione dell'insegnamento corretto e l'importanza di fare un voto - formano la spina dorsale dell'Apertura degli occhi. Li discuterò più dettagliatamente in seguito nel corso di queste lezioni.
Aprire gli occhi sulla perseveranza e sulla compassione di Nichiren
Vorrei citare un altro brano collegato: «Per quanto riguarda la comprensione del Sutra del Loto, io ho solo una minima parte delle grandi capacità possedute da T'ien-t'ai19 e Dengyo,20 ma per la mia capacità di sopportare le persecuzioni e per la mia grande compassione credo che li farei vergognare» (The Writings of Nichiren Daishonin, p. 242; Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, p. 114).
Possiamo interpretare questo brano - che molti di noi hanno inciso nel proprio cuore - come l'esortazione: «Aprite gli occhi su Nichiren».
Qui Nichiren afferma umilmente che la sua comprensione del Sutra del Loto è inferiore a quella di T'ien-t'ai e Dengyo, ma sempre in questo Gosho, come ho notato prima, rivela la suprema saggezza per comprendere la Legge essenziale che permette a tutte le persone dell'Ultimo giorno di ottenere l'Illuminazione. Questa Legge essenziale è l'insegnamento fondamentale per concretizzare il mutuo possesso dei dieci mondi e manifestare il mondo di Buddità nella propria vita. Benché spiegare questo insegnamento sia di per sé difficile, condividerlo con gli altri, una persona alla volta, e mettere ognuno in grado di concretizzarlo nella propria vita, lo è ancora di più.
Abbiamo davanti a noi il seguente scenario: una lotta che nessuno aveva mai intrapreso prima, un'epoca malvagia, la Legge essenziale difficile da credere e una persona comune determinata a propagare questa Legge. Era inevitabile che si scatenassero le persecuzioni. Nichiren, sopportando una violenta persecuzione dopo l'altra, rivelò il mondo di Buddità nella propria vita di comune essere umano. Egli fornì un esempio con la sua vita e la sua pratica, e stabilì il mezzo attraverso il quale trasmettere a tutte le persone questa Legge essenziale.
La forza motrice che gli permise di portare avanti e completare questa lotta era il suo voto e, a un livello ancora più profondo, la sua illimitata compassione per tutti gli esseri viventi. È a causa della sua immensa compassione che noi consideriamo Nichiren Daishonin come il Budda dell'Ultimo giorno.
Nichiren stesso indica che la compassione sta al cuore di shakubuku, lo sforzo di propagare l'insegnamento corretto allo scopo di liberare le persone dalla sofferenza fondamentale. Egli perciò dichiara: «Io, Nichiren, sono il sovrano, il maestro, il padre e la madre di tutto il popolo giapponese» (Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, p. 208). Questa è la conclusione dell'Apertura degli occhi ed è anche un monito che esorta ad "aprire gli occhi sulla compassione di Nichiren".
Riferendosi a uno dei brani che ho appena citato, il presidente Toda sostenne che lo sforzo di aiutare la gente a raggiungere l'Illuminazione e di realizzare una fondamentale trasformazione interiore nella vita di tutti gli esseri umani rappresenta l'opera del Budda, e incitò i suoi compagni a dedicare la propria vita a quest'impresa: «Mettere in grado tutte le persone di diventare Budda, elevare il carattere di tutte le persone a un valore supremo: questo è ciò che significa compiere "l'opera del Tathagata" (cfr. Il Sutra del Loto, p. 211).
Nell'Apertura degli occhi - continua Toda - il Daishonin scrive: "Per quanto riguarda la comprensione del Sutra del Loto, io ho solo una minima parte delle grandi capacità possedute da T'ien-t'ai e Dengyo, ma per la mia capacità di sopportare le persecuzioni e per la mia grande compassione credo che li farei vergognare" (Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, p. 114). Il profondo significato celato in questo brano è l'impegno del Daishonin - impegno al quale consacrò la sua intera vita - di rendere possibile a tutti gli esseri umani l'ottenimento della Buddità. Questo è un vivido esempio dell'"opera del Tathagata". Miei compagni membri della Soka Gakkai, anche noi dobbiamo svolgere quest'opera. Allora, come possiamo sforzarci di mettere in grado tutte le persone di raggiungere lo stato di Buddità?» .21
Con questa visione dell'Illuminazione universale e della trasformazione interiore di tutta l'umanità, Nichiren Daishonin generò il "potere della sopportazione di fronte alle persecuzioni" e il "potere della compassione" allo scopo di stabilire e propagare l'entità della Legge. La Soka Gakkai, ereditando questo spirito sin dai tempi del primo presidente Tsunesaburo Makiguchi, ha abbracciato il Buddismo di Nichiren come l'insegnamento per trasformare la realtà e ha portato avanti energicamente la lotta per condurre l'umanità verso un'autentica felicità.
La compassione e la fiducia nella gente sono le fondamenta
Possiamo dunque identificare una varietà di significati del termine "apertura degli occhi", che costituisce il titolo del trattato, ma il messaggio fondamentale sembra essere "aprite gli occhi su Nichiren". Questo appello è basato sulla compassione e sulla fiducia nella gente. Potrebbe anche essere espresso come "aprite gli occhi sulla gente".
Il Buddismo di Nichiren è "il Buddismo dell'unicità di maestro e discepolo". Tramite la sua stessa vita, Nichiren Daishonin ha stabilito il sentiero lungo il quale le persone
Foto: Masimo Mastrorillo
Gli stupidi sono soliti dimenticare le loro promesse quando arriva il momento cruciale» (The Writings of Nichiren Daishonin, p. 283; cfr. Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, p. 200).
L'implicazione di questo brano è che il sentiero dell'unicità di maestro e discepolo tra Nichiren e i suoi seguaci si concretizza quando l'uno e gli altri hanno una fede libera dal dubbio22 e pervasa dallo spirito di non lesinare la propria vita. La fede concepita da Nichiren esclude il dubbio sul potere della Legge mistica. Perciò è del tutto naturale che la nostra pratica buddista includa la lotta attiva contro la natura demoniaca insita nella vita e anche contro gli ostacoli esterni e le funzioni demoniache che si manifestano come influenze negative.
Nichiren ci garantisce che se ci uniamo a lui in questa lotta realizzeremo sicuramente il frutto, o l'effetto, del raggiungimento della Buddità. Questo accade perché chiunque può diventare una sola cosa con Nichiren Daishonin nei termini delle sue «pratiche [...] e le virtù che ne derivarono» (cfr. Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, p. 232), cioè nei termini della causa e dell'effetto della sua Illuminazione. Ciò significa che l'esortazione ad "aprire gli occhi su Nichiren", che percorre l'intero trattato, è di fatto basata sulla fiducia e il rispetto profondi verso gli esseri umani.
Voglio affermare chiaramente, perciò, che il significato di "apertura degli occhi" in questo trattato è l'accorata esortazione ad "aprire gli occhi", oltre che "su Nichiren", "sull'essere umano" e "sulla gente".
Un movimento che permette a tutti di rivelare la loro natura buddica
Essenzialmente, dunque, leggere correttamente L'apertura degli occhi significa riconoscere Nichiren Daishonin come nostro modello per raggiungere la Buddità nell'Ultimo giorno e come "il signore dell'insegnamento dell'Ultimo giorno della Legge" che stabilì la via per raggiungere la Buddità. Inoltre, dalla prospettiva del "Buddismo della gente" nascosto nelle profondità del Sutra del Loto, si potrebbe anche dire che leggere L'apertura degli occhisignifica basarsi su una profonda fiducia e un assoluto rispetto per gli esseri umani.
Se consideriamo le cose in questo modo, dove possiamo trovare una persona che ha veramente letto questo trattato correttamente? Sono certo che la saggezza e la penetrante intuizione del presidente Toda possono gettare ancora una volta una luce brillante a questo riguardo. Nel concludere la prima lezione di questa nuova serie vorrei quindi citare un'altra dichiarazione del mio maestro: «Quando leggo gli scritti del Daishonin, ancor più che tentare di comprendere il significato delle sue parole io cerco di entrare in contatto con l'immensa compassione del Budda, con la sua imponente convinzione, col suo ardente spirito di proteggere e salvare le persone e con la sua risoluta e solenne dedizione a kosen-rufu.
Tutte le volte che leggo il Gosho, il suo spirito brillante come il sole di piena estate a mezzogiorno inonda il mio cuore. È come se il mio petto venisse allagato da una gigantesca colata di acciaio fuso. Talvolta sento sgorgare dentro di me un fiotto d'acqua bollente o mi sembra di essere squassato da una cascata impetuosa».23
Credo fermamente che lo spirito qui descritto dal presidente Toda rappresenti un'indicazione intramontabile del modo in cui i membri della Soka Gakkai dovrebbero leggere il Gosho. Leggere il Gosho significa entrare in contatto con l'immensa compassione di Nichiren Daishonin e con la sua filosofia mirata a liberare tutte le persone dalla sofferenza fondamentale. Significa essere irradiati dal suo spirito di dedizione a kosen-rufu.
Come coraggiosi Bodhisattva della Terra costruiamo una rete dedita all'"apertura degli occhi", per portare luce nell'oscurità e nell'illusione che avvolgono la vita degli esseri umani e per mettere in grado tutti gli individui di rivelare la loro natura buddica. Il mondo desidera ardentemente il Buddismo umanistico di Nichiren Daishonin. Oggi un numero sempre maggiore di persone in tutto il mondo sta volgendo lo sguardo al nostro grande movimento per la pace, la cultura e l'educazione.
La carta che Nichiren usava per scrivere
L'apertura degli occhi fu scritto su sessantacinque fogli di carta giapponese fatta a mano. Purtroppo, dato che il manoscritto originale è andato perduto in un grande incendio divampato a Minobu nel 1875, non c'è alcun modo di sapere esattamente di che genere e di che dimensioni fosse la carta su cui era scritto.
Durante l'esilio a Sado ovviamente fu difficile per il Daishonin procurarsi carta, come conferma lui stesso quando scrive: «C'è pochissima carta per scrivere qui nella provincia di Sado» (Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 4, p. 83). Come riuscì, allora, ad avere la carta sufficiente a scrivere L'apertura degli occhi e altri trattati e lettere mentre era in esilio? Gli storici ipotizzano che, mentre Nichiren si trovava a Echi** immediatamente dopo la persecuzione di Tatsunokuchi (avvenuta nel settembre del 1271 e seguita alla fine di ottobre dall'esilio a Sado), i suoi discepoli possano avere preparato per lui una scorta di carta, o che la carta possa essere stata una delle tante offerte inviategli dai suoi seguaci. È anche possibile che i discepoli che accompagnarono Nichiren a Sado si fossero portati dietro una grande quantità di carta per scrivere. Utilizzando questa carta Nichiren continuò a scrivere a un ritmo intenso anche durante quella grande persecuzione. Mentre era a Echi scrisse numerose lettere a quei seguaci che erano stati imprigionati in conseguenza del suo arresto, oltre che a Toki Jonin, Shijo Kingo, Ota Jomyo e altri. E, sia durante il viaggio da Echi a Sado che immediatamente dopo il suo arrivo nell'isola, egli non solo inviò un continuo flusso di lettere ai suoi seguaci, ma compose anche il trattato L'apertura degli occhi. Il voluminoso corpus di lettere e trattati che Nichiren Daishonin produsse durante quel periodo testimonia il suo strenuo e incessante sforzo di incoraggiare i suoi seguaci.
** Echi: uno dei feudi di Homma Rokuro Saemon, il vice conestabile dell'isola di Sado. Era situato dove ora si trova la città di Atsugi, nella prefettura di Kanazawa, adiacente a Tokyo. Dopo la persecuzione di Tatsunokuchi, che avvenne il 12 settembre del 1271, Nichiren fu tenuto in custodia a Echi, presso la residenza di Homma, prima di essere condotto in esilio a Sado il 10 ottobre.
Shijo Kingo
Sebbene L'apertura degli occhi fosse indirizzato a tutti i seguaci di Nichiren Daishonin, fu inviato specificamente a Shijo Kingo. Ciò è evidente da varie affermazioni relative a questo trattato come: «Ho affidato il manoscritto al messaggero di Nakatsukasa Saburo Saemon-no-jo [Shijo Kingo]» (The Writings of Nichiren Daishonin, p. 772; cfr. Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 4, p. 58) o «Quanto alle questioni dottrinali, le ho discusse in un'opera che ho precedentemente inviato a Shijo Saburo Saemon-no-jo [Shijo Kingo]. Dovresti leggerla con grandissima attenzione» (Gosho Zenshu, p. 962). In effetti, un messaggero che recava varie offerte da parte di Shijo Kingo, preoccupato del benessere di Nichiren, visitò l'isola di Sado nel febbraio del 1272. Sembrerebbe che Nichiren abbia affidato il trattato proprio a quel messaggero con l'incarico di consegnarlo a Shijo Kingo, sapendo bene che questi avrebbe fatto in modo che tutti i seguaci di Kamakura lo leggessero. Nichiren Daishonin teneva Shijo Kingo nella più alta considerazione perché Kingo, nel corso della persecuzione di Tatsunokuchi, era rimasto al suo fianco, pronto a morire insieme a lui. Le parole che Nichiren scrisse in lode del comportamento del suo discepolo sono famose: «In quale esistenza potrei dimenticarlo?» (The Writings of Nichiren Daishonin, p. 1069; cfr. Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 8, p. 81) e «Ciò può essere definito soltanto meraviglioso» (The Writings of Nichiren Daishonin, p. 196).1 Non è difficile immaginare, perciò, che Shijo Kingo fu scelto come destinatario dell'Apertura degli occhi non solo perché era uno dei principali discepoli di Kamakura, ma anche perché incarnava lo spirito di "non lesinare la vita per il bene della Legge".2 Nell'Apertura degli occhi Nichiren Daishonin afferma che stava scrivendo quel trattato per i suoi "stretti discepoli" come suo "legato" (cfr. The Writings of Nichiren Daishonin, p. 269; Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, p. 172), e sottolinea l'importanza di leggerlo basandosi sulla fede pervasa da uno spirito di altruistica dedizione al Buddismo.
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