giovedì 11 ottobre 2018




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Mohammad ha un'ultima speranza: la tua firma!

Perché ti bastano pochissimi minuti per schierarti contro la sua condanna a morte, sentenza che non ha tenuto conto del fatto che Mohammad era ancora minorenne al momento del presunto reato.

Perché Mohammad ha subito un processo gravemente irregolare ed è accusato di un omicidio che dichiara di non aver mai commesso.

Perché crediamo che la pena di morte sia una punizione disumana, che viola il diritto alla vita, è irrevocabile e può essere inflitta a innocenti.
Rettangolo arrotondato: FIRMA L'APPELLO

 

La storia di Mohammad

Mohammad è entrato in carcere nel 2004 quando aveva solo 15 anni con l'accusa di omicidio. Nel corso degli interrogatori era stato lui stesso a confessare. Durante il processo ha spiegato di averlo fatto solo perché i suoi due coimputati si erano offerti di dare i soldi alla sua famiglia. Al contrario, in base a quanto dichiarato in aula, Mohammad sostiene di non aver preso parte all'omicidio. Tesi sostenuta anche dagli altri coimputati che hanno ritirato le parti della loro testimonianza che riguardavano il coinvolgimento del ragazzo.
Per sei volte è stata annunciata la sua esecuzione. Per altrettante volte è stata sospesa a seguito di proteste pubbliche.
Il caso di Mohammad esemplifica l’uso abominevole della pena di morte da parte dell’Iran nei confronti di individui al di sotto dei 18 anni, in violazione alle norme internazionali sui diritti umani. Tra il 2015 e il 2018 abbiamo le prove che in Iran siano state eseguite le condanne a morte di almeno 90 persone minorenni all’epoca del reato. Nei bracci della morte del paese restano in attesa dell’esecuzione almeno altri 80 minorenni.
 
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