Il rischio di una crisi di governo c’è. E in un Paese che si rispetti sarebbe addirittura già in corso dopo quanto accaduto: la denuncia di un vicepremier che accusa un altro vicepremier di aver manomesso un decreto; e soprattutto dopo che il secondo sconfessa il primo dicendo che il provvedimento in questione era stato concordato nei minimi dettagli. Con l’aggravante peraltro di aver tirato in ballo le massime istituzioni (il Quirinale) in un braccio di ferro che invece è tutto politico.
Per ora niente divorzio tra Di Maio e Salvini, ma la tensione è ormai a livelli di guardia altissimi e forse qualcosa comincia davvero a scricchiolare visto che i due leader gialloverdi proseguono con uno sconcertante rimpallo di responsabilità. Nel primo pomeriggio è arrivato lo sfogo di Salvini: “Li sentirò tutti ma comincio ad arrabbiarmi. Perché in quel consiglio dei ministri Conte leggeva e Di Maio scriveva il decreto. Per scemo non ci passo”. Poi apre dicendo: “Riscriviamo tutto. Via i condoni, anche quello per Ischia”, alludendo a, come se precedentemente sia stato concordato uno scambio di condoni tra le parti.
Sullo sfondo la temperatura dei mercati rimane alta: lo spread oggi ha raggiungto addirittura la preoccupante cifra di 340 punti base. D’altronde ci si chiede che credibilità possa avere un governo in rotta di collisione in un primo momento con l’Unione europea. E adesso anche (e soprattutto) al suo interno.
E se pure nel vertice chiarificatore di domani la maggioranza riuscisse a trovare una quadra, i toni con la Commissione europea difficilmente tenderanno ad abbassarsi dopo la lettera arrivata ieri da Bruxelles (“sui conti una deviazione senza precedenti”).
È chiaro dunque che in un quadro così caotico gli investitori non facciano più file chilometriche per accaparrarsi il nostro debito pubblico. Si tratta di una semplice logica di mercato, quello che gli anglosassoni definiscono “fly-to-quality”, ovvero fuga verso la qualità, verso qualcosa di più rassicurante. Perché investire in un titolo di Stato rischiando di rimanere con un cerino in mano? Tra maggio e agosto, fa notare qualcuno, il disinvestimento complessivo da parte degli investitori esteri è arrivato addirittura a quasi 70 miliardi di euro. Tradotto: lo spread va su.
Domani sarà una giornata clou per le sorti del governo. Chi la spunterà tra Di Maio e Salvini? Che fine farà quella norma sul condono che il Movimento tanto contesta pur di tamponare la loro fuga di consensi? Dietro la scelta grillina di alzare i toni, secondo quanto riportato dalla Stampa, ci sarebbe stata infatti una telefonata di Beppe Grillo, emblema di una forte preoccupazione nei confronti della base pentastellata.
Ma se la Lega, da parte sua, non cambiasse idea sul provvedimento lo scontro potrebbe davvero assumere i contorni di una vera crisi di governo. D’altra parte l’idea di Salvini è quella di arretrare il meno possibile.
Ma se la Lega, da parte sua, non cambiasse idea sul provvedimento lo scontro potrebbe davvero assumere i contorni di una vera crisi di governo. D’altra parte l’idea di Salvini è quella di arretrare il meno possibile.
Chissà allora se una volta tanto sarà il premier Conte nel suo ruolo di mediatore a giocare un ruolo fondamentale: potrebbe proporre un testo condiviso evitando che il conflitto tra i due leader sia davvero l’ultimo di questo esecutivo.
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