giovedì 11 ottobre 2018

LE DONNE NELLA PITTURA

Quando si parla di donne dedite alla pittura uno pensa a grandissime artiste come Artemisia Gentilesci, Elisabetta Sirani o Sofonisba Anguissola.
Riprendiamo la rubrica “LE DONNE NELLA PITTURA” con ARCANGELA PALADINI nata a PISA il 29 SETTEMBRE 1599 e morta a FIRENZE il 18 OTTOBRE 1622. ARCANGELA PALADINI è stata pittrice, cantante e poetessa, affermatasi giovanissima. Era molto esperta anche nell'arte del ricamo.
G.M.


Arcangela Paladini (citata anche come Arcangiola) nacque a Pisa[1] nel 1599, figlia del pittore pistoiese Filippo di Lorenzo Paladini (1559ca-1608), e della sua seconda moglie Persia Cilli
Nel 1608 Arcangela perse il padre, che comunque era sempre stato uno spirito libero poco presente con moglie e figli (secondo le fonti ne aveva avuti due dal primo matrimonio e quattro dalla seconda moglie).[2] All'età di 11 anni rimase orfana, dato che morì anche la madre.
Il suo precoce talento per l’arte, per il canto e perfino per il ricamo le fece guadagnare ben presto la protezione dei granduchi di Toscana che la portarono a Firenze. A Firenze visse inizialmente nel monastero di Sant'Agata, situato in via San Gallo.dove fu sostenuta dalla granduchessa Maria Maddalena d'Austria, che ne aveva scoperto e promosso il talento sia nella musica che nella pittura, e che sarebbe diventata la sua più grande benefattrice.Sempre grazie al patrocinio dei Medici, iniziò a lavorare sotto il noto pittore manieristaJacopo Ligozzi
L'attività alla corte dei Medici
Conosciuta dagli studiosi più per il suo talento musicale che per quello di pittrice, ampiamente acclamata per la sua voce e l'abilità nel canto, Arcangela fu sempre un'artista poliedrica, già affermata all'età di 15 anni. Ben presto la granduchessa Maria Maddalena d'Austria, moglie di Cosimo II de' Medici, la invitò a fare parte della corte, per impiegarla sia come pittrice sia come cantante.
Arcangela lasciò il monastero di Sant'Agata nel 1616, quando all'età di 17 anni sposò l'olandese Jan Broomans, un ricamatore di tessuti e di arazzi, originario di Anversa, già al servizio della granduchessa.) Dall'unione nacque una figlia, che risulta battezzata il 20 agosto 1618 con il nome di Maria Maddalena, in onore della stessa granduchessa.
Esistono notizie di poche opere d'arte eseguite dalla Paladini negli anni in cui lavorò alla corte dei Medici e una sola di queste è giunta sino a noi, l’Autoritratto, secondo un’iscrizione sul retro della tela, fu dipinto nel 1621 su commissione della granduchessa Maria Maddalena.
Ci sono invece numerose testimonianze delle sue attività musicali a corte. Sappiamo da una lettera della compositrice Francesca Caccini, datata 25 gennaio 1618, che Michelangelo Buonarroti scelse «la Signora Arcangiola» per cantare l'aria che introdusse «le dame o i cavalieri del ballo» nella sua commedia 'La Fiera' , rappresentata alla corte medicea l'11 febbraio dello stesso anno.[10] Inoltre, grazie al diario di Cesare Tinghi, sappiamo che la Paladini cantò per la corte in più occasioni, a volte in compagnia della Caccini e le sue'fanciulle' e spesso con Muzio Effrem, che compose per lei un'aria dedicata a Sant'Orsola.[11]La Paladini era contemporanea della pittrice barocca Artemisia Gentileschi (1593-1656), e secondo la storica Barbara Hanning fu lei la modella per l'immagine di Santa Cecilia, la patrona della musica, nel quadro dipinto da Artemisia.
Monumento funebre di Arcangela Paladini, Loggiato della Chiesa di Santa Felicita (Firenze), 1623
Arcangela Paladini morì a Firenze il 18 ottobre 1622, all'età di 23 anni, e fu sepolta nella chiesa di Santa Felicita, la seconda parrocchia più antica di Firenze, dove la granduchessa fece realizzare una tomba monumentale.Il monumento funebre è sulla parete sinistra del portico d'ingresso antistante la chiesa e fu eseguito dagli scultori Agostino Bugiardini e Antonio Novelli. Sopra il sarcofago è posto il busto dell'artista, mentre ai lati ci sono due bassorilievi raffiguranti la pittura con tavolozza e pennelli e la musica che suona l'arpa, entrambe con espressione addolorata per la morte prematura dell'artista.
L'epitaffio di Andrea Salvatori paragona Arcangela Paladini alla dea Atena e al pittore Apelle.
"D.O.M. - Arcangela Paladinia - Ioannis Broomans Anturpiensis uxor – Cecinit hetruscis regibus, nunc canit Deo – Vere Palladinia quae Palladem acu - Apellem coloribus Cantu aequavit musas - Obiit an suae aetatis XXIII - die XVIII Octobris MDCXXII - Sparge rosis lapidem coelesti innaxia cantu - Thusca jacet sirem; Itala muta jacet. -"

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