sabato 27 ottobre 2018


            nessuno     tocchi     caino                 
            NO   ALLA    PENA    DI    MORTE


1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : STRASBURGO: NESSUNO TOCCHI CAINO, BENE CONDANNA DELL’ITALIA PER 41-BIS A PROVENZANO 2.  NEWS FLASH: APPELLO URGENTE PER HENRY SIRECI DA 42 ANNI NEL BRACCIO DELLA MORTE NEGLI STATI UNITI 3.  NEWS FLASH: PAKISTAN: ANNULLATE PIU’ DI 50 CONDANNE A MORTE 4.  NEWS FLASH: ARABIA SAUDITA: TRE ESECUZIONI A QATIF 5.  NEWS FLASH: BANGLADESH: PENA DI MORTE PER I REATI DI DROGA 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA : ROMA: 30 OTTOBRE PRESENTAZIONE DEL LIBRO ‘TUTTO COMINCIÒ A NAIROBI’ DI MARCO COCHI


STRASBURGO: NESSUNO TOCCHI CAINO, BENE CONDANNA DELL’ITALIA PER 41-BIS A PROVENZANO Sergio D’Elia, Rita Bernardini ed Elisabetta Zamparutti, esponenti di Nessuno tocchi Caino e del Partito Radicale, in merito alla notizia della condanna dell’Italia da parte della Corte europea per i diritti dell’uomo per l’applicazione del 41-bis a Bernardo Provenzano fino alla morte, hanno dichiarato:

“Ha fatto bene la Corte Europea a riconoscere come trattamento inumano e degradante quello inflitto a Bernardo Provenzano, fatto morire in regime di 41-bis, per una pura logica di rivalsa e una primordiale istanza di giustizia. Dopo un quarto di secolo di questo regime è giunto il momento di chiedersi che senso ha. Al di là della costituzionalità o meno e della necessità o meno di prevedere nel nostro ordinamento un regime carcerario differenziato, la sua applicazione in concreto è comunque inaccettabile. Costringere una persona in una gabbia di vetro e cemento, con poca luce e poca aria, senza cure e senza affetti, senza diritti e senza speranza, e prevedere che da questo regime si possa uscire solo tramite il pentimento o la morte, è indegno di un Paese civile. È incredibile che tutti, a destra e a sinistra, siano allineati con questo regime di 41 bis e che nessuno – eccetto il Partito Radicale – veda nell’applicazione di condizioni così inumane e degradanti di dete  nzione, innanzitutto, il degrado del nostro senso di umanità e la fine dello Stato di Diritto. Speriamo che l’ennesima sentenza della Corte Europea contro l’Italia aiuti a orientare verso i principi e le regole dello Stato di Diritto un Paese ormai travolto dalla demagogia e dal conformismo, obnubilato dalla retorica dell’antimafia e soggiogato dai sui totem, come quello del 41-bis, simbolo monumentale di un’emergenza che non si vuole abbia mai fine. Occorre porre un argine a questa deriva giustizialista. Rita Bernardini, che a suo tempo aveva condotto uno sciopero della fame perché venisse revocato il carcere duro a un Provenzano in fin di vita, oggi pone – sempre con uno sciopero della fame giunto al nono giorno – il più generale problema della sanità in carcere mortifera quanto il 41-bis. Come Partito Radicale e Nessuno tocchi Caino non ci rassegniamo e continuiamo a lottare per la transizione del nostro Paese verso lo Stato di Diritto, anche con le proposte di le  gge di iniziativa popolare contro il regime, tra cui la riforma del 41-bis, proposte che rappresentano un’alternativa al potere della Mafia e alla mafia del Potere, e perciò sono coperte da una spessa coltre di censura e omertà dal regime italiano dell’informazione.”


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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

APPELLO URGENTE PER HENRY SIRECI DA 42 ANNI NEL BRACCIO DELLA MORTE NEGLI STATI UNITI Al Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella

Al Presidente del Consiglio Giovanni Conte

Al Ministro degli Esteri Enzo Moaevero Milanesi

Al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede

Al Ministro degli Interni Matteo Salvini


Noi sottoscritti ci rivolgiamo a voi per chiedere la concessione della cittadinanza italiana ad un uomo, Henry Sireci, di origini italiane e cittadino americano, detenuto negli Stati Uniti, nel braccio della morte in Florida, da 42 anni, accusato di omicidio a scopo di rapina.
È un caso che Nessuno tocchi Caino segue insieme all'associazione britannica Reprieve perchè il signor Sireci ritiene che i pochi elementi di prova utilizzati all’epoca del processo, se fossero rianalizzati oggi alla luce di metodi scientifici più precisi, lo scagionerebbero.
Fa notare che comunque, anche con i vecchi metodi di analisi, la giuria popolare non votò all’unanimità, e quindi dubbi sulla sua colpevolezza sono sempre esistiti.
Oggi la legge capitale della Florida è cambiata, e non sarebbe più possibile emettere una condanna a morte senza l’unanimità della giuria. La nuova legge prevede la retroattività per le sentenze diventate definitive dopo il 2002, e quella di Sireci non rientra in questo termine. Gli avvocati, e moltissimi osservatori, ritengono che nei prossimi anni, dopo una serie di ricorsi che inevitabilmente giungeranno fino alla Corte Suprema USA, questo discrimine verrà dichiarato incostituzionale.
Ma nel frattempo, Sireci potrebbe essere giustiziato.
Negli ultimi ricorsi i difensori di Sireci hanno chiesto il riesame delle prove scientifiche che però non riescono ad ottenere perché sono ampiamente scaduti i termini per una richiesta del genere.
Nella votazione in cui veniva cassata la richiesta di derogare ai termini, uno dei membri della Corte Suprema degli Stati Uniti, il giudice Steven Brayer ha ritenuto che fosse quasi superfluo entrare nel merito concreto della vicenda, e che dovesse invece prevalere il semplice fatto che non si può tenere un essere umano tanto a lungo sotto la minaccia di una imminente esecuzione. Che oltre 40 anni nel braccio della morte equivalgono a “punizione inumana”, e in quanto tale darebbero diritto al condannato a ricevere un gesto di clemenza.
I difensori di Sireci ritengono che se il loro assistito ottenesse il riconoscimento della cittadinanza italiana, questo darebbe loro più tempo e più opportunità per insistere e ottenere un riesame delle prove scientifiche oltre che a fermare l'esecuzione.
In un caso analogo, quello di Anthony Farina, la collaborazione tra Nessuno tocchi Caino e Reprieve, con il Governo italiano, è riuscita a salvare un uomo di origini italiane dal patibolo, grazie al riconoscimento della cittadinanza italiana.
La nonna paterna di Sireci, Vincenza Motta, è nata a Caccamo, in Sicilia, nel 1886. Il nonno paterno, Domenico Sireci, è nato anche lui a Caccamo nel 1874. Gli avvocati di Henry hanno ottenuto i certificati di nascita di entrambi, e dai documenti si evince che Domenico Sireci (il nonno) è diventato cittadino statunitense solo dopo la nascita del padre di Henry, stabilendo quindi una linea continua di cittadinanza italiana.
Il comune siciliano di Caccamo nella persona del suo sindaco Nicasio Di Cola ha detto che Henry Sireci è un concittadino al quale va dato ascolto ed è impegnato a sostenere la richiesta di cittadinanza.
A voi, che rappresentate oggi lo Stato italiano, riconosciuto nel mondo come il campione della battaglia per la proclamazione, da parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, della moratoria universale delle esecuzioni capitali, chiediamo di attivare tutti gli strumenti, a partire dalla concessione della cittadinanza italiana, per salvare la vita di Henry Sireci.
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PAKISTAN: ANNULLATE PIU’ DI 50 CONDANNE A MORTE L'Alta Corte di Peshawar (PHC) il 18 ottobre 2018 ha annullato le condanne a morte di più di 50 imputati emesse da tribunali militari per accuse di terrorismo tra cui attentati suicidi e attacchi contro forze di sicurezza, polizia, deputati e civili.
Un panel composto dal giudice presidente Waqar Ahmad Seth e dal giudice Lal Jan Khattak ha accolto tutte le petizioni di revisione presentate contro le condanne dei tribunali militari, tra cui le condanne a morte di 50 imputati e di due condannati all'ergastolo.
La PHC ha ordinato il rilascio dei condannati dopo aver osservato che le accuse contro gli imputati non sono state dimostrate.
La giuria ha accolto i ricorsi dopo tre giorni di argomenti dettagliati sia da parte degli avvocati dei condannati che dei funzionari che difendevano le condanne e esaminavano la documentazione dei casi. "Tutti gli appelli contro le condanne a morte, gli ergastoli e altre condanne da 14 a 20 anni, contro le decisioni dei tribunali militari, sono accolti e le ragioni devono essere registrate con giudizio dettagliato", la giuria ha annunciato in un breve ordine.


ARABIA SAUDITA: TRE ESECUZIONI A QATIF
Tre cittadini sauditi sono stati giustiziati il 22 ottobre 2018 per aver derubato e ucciso cinque cittadini indiani nella città di Qatif, nella provincia orientale, l'agenzia di stampa saudita SPA ha riferito citando una dichiarazione del ministero dell'Interno.
Jassem Bin Jassim Bin Hassan Al-Mutawa era il primo degli accusati per le uccisioni di Fadvila Selim, Shajhan Abu Bakr, Akbar Hussein Bashir, Sheikh Daoud e Lasir Amir Asafa Tam. I suoi complici erano altri due cittadini sauditi - Ammar Bin Yusri Bin Ali Al-Dahim e Murtada Bin Hashim Bin Mohammed Al-Musawi.
Le condanne a morte sono state eseguite nel governatorato di Qatif.
Il caso risale al 2010 quando i corpi di cinque lavoratori indiani furono sepolti in una fattoria isolata.

BANGLADESH: PENA DI MORTE PER I REATI DI DROGA La Legge sul Controllo degli Stupefacenti del 2018 è stata presentata nel parlamento del Bangladesh la scorsa notte e prevede la condanna a morte o l'ergastolo per il trasporto, produzione, commercio e uso di più di cinque grammi di yaba (metanfetamina) e più di 25 grammi di eroina e cocaina, ha riportato The Daily Star il 23 ottobre 2018.
Il ministro degli Interni Asaduzzaman Khan ha depositato il disegno di legge, che è stato inviato alla Commissione parlamentare permanente per un ulteriore esame. Alla Commissione è stato chiesto di presentare la sua relazione entro due giorni.
Nella legge vigente, la Legge sul Controllo degli Stupefacenti del 1990, non è prevista la condanna a morte o l'ergastolo per reati legati all'eroina e alla cocaina. La pena massima è di 15 anni.
Lo scorso 8 ottobre, il governo ha approvato una bozza della Legge per aggiornare quella esistente in linea con le convenzioni ONU pertinenti, di cui il Bangladesh è firmatario.


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I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA


ROMA: 30 OTTOBRE PRESENTAZIONE DEL LIBRO ‘TUTTO COMINCIÒ A NAIROBI’ DI MARCO COCHI

Nessuno tocchi Caino il 30 ottobre presenta il libro TUTTO COMINCIÒ A NAIROBI di Marco Cochi, Castelvecchi 2018.
Intervengono insieme all’autore:
Anna Maria Cossiga (Antropologa); Stefania Craxi (Senatore); Sergio D’Elia (Segretario di NtC); Efrem Tresoldi (Direttore Nigrizia); Elisabetta Zamparutti (NtC, Comitato Prevenzione Tortura del Consiglio d’Europa).
Modera Luca Del Re (Corrispondente di guerra La7) Martedì 30 ottobre, ore 10, 30 Partito Radicale via di Torre Argentina 76

Come al-Qaeda è diventata la più potente rete jihadista dell’Africa.
Marco Cochi, un ricercatore che da molti anni segue le vicende africane, ricostruisce la nascita e lo sviluppo del terrorismo islamista in Africa, continente dove questo tipo di terrorismo negli ultimi 10 anni ha ucciso oltre 25.000 persone. Il racconto parte significativamente da due attentati, il 7 agosto 1998, a Nairobi e a Dar es Salaam, contro le ambasciate Usa in Kenya e Tanzania, con 224 morti, solo 12 dei quali statunitensi. Di tutta la zona del Sahel e della fascia subsahariana Cochi traccia gli intrecci tra le “classiche” lotte indipendentiste e le più recenti spinte islamiste, e il panorama sembra sconsolante, perché le uniche opzioni in campo, su un fronte e sull’altro, sembrano quelle militari. L’autore invece è convinto che gran parte dell’adesione ai gruppi terroristici non sia legata ad una effettiva fede religiosa, ma abbia piuttosto radici nella frustrazione che nasce dalla povertà, dalla corruzione endemica, e da un uso troppo diffuso della violenza d  a parte di militari, polizie, clan e signori della guerra.


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