nessuno tocchi caino
NO ALLA PENA DI MORTE
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : STRASBURGO: NESSUNO TOCCHI CAINO, BENE CONDANNA DELL’ITALIA PER
41-BIS A PROVENZANO 2. NEWS FLASH:
APPELLO URGENTE PER HENRY SIRECI DA 42 ANNI NEL BRACCIO DELLA MORTE NEGLI STATI
UNITI 3. NEWS FLASH: PAKISTAN: ANNULLATE
PIU’ DI 50 CONDANNE A MORTE 4. NEWS
FLASH: ARABIA SAUDITA: TRE ESECUZIONI A QATIF 5. NEWS FLASH: BANGLADESH: PENA DI MORTE PER I
REATI DI DROGA 6. I SUGGERIMENTI DELLA
SETTIMANA : ROMA: 30 OTTOBRE PRESENTAZIONE DEL LIBRO ‘TUTTO COMINCIÒ A NAIROBI’
DI MARCO COCHI
STRASBURGO: NESSUNO TOCCHI CAINO, BENE CONDANNA
DELL’ITALIA PER 41-BIS A PROVENZANO Sergio D’Elia, Rita Bernardini ed
Elisabetta Zamparutti, esponenti di Nessuno tocchi Caino e del Partito
Radicale, in merito alla notizia della condanna dell’Italia da parte della
Corte europea per i diritti dell’uomo per l’applicazione del 41-bis a Bernardo
Provenzano fino alla morte, hanno dichiarato:
“Ha fatto bene la Corte Europea a riconoscere come
trattamento inumano e degradante quello inflitto a Bernardo Provenzano, fatto
morire in regime di 41-bis, per una pura logica di rivalsa e una primordiale
istanza di giustizia. Dopo un quarto di secolo di questo regime è giunto il
momento di chiedersi che senso ha. Al di là della costituzionalità o meno e
della necessità o meno di prevedere nel nostro ordinamento un regime carcerario
differenziato, la sua applicazione in concreto è comunque inaccettabile. Costringere
una persona in una gabbia di vetro e cemento, con poca luce e poca aria, senza
cure e senza affetti, senza diritti e senza speranza, e prevedere che da questo
regime si possa uscire solo tramite il pentimento o la morte, è indegno di un
Paese civile. È incredibile che tutti, a destra e a sinistra, siano allineati
con questo regime di 41 bis e che nessuno – eccetto il Partito Radicale – veda
nell’applicazione di condizioni così inumane e degradanti di dete nzione, innanzitutto, il degrado del nostro
senso di umanità e la fine dello Stato di Diritto. Speriamo che l’ennesima
sentenza della Corte Europea contro l’Italia aiuti a orientare verso i principi
e le regole dello Stato di Diritto un Paese ormai travolto dalla demagogia e
dal conformismo, obnubilato dalla retorica dell’antimafia e soggiogato dai sui
totem, come quello del 41-bis, simbolo monumentale di un’emergenza che non si
vuole abbia mai fine. Occorre porre un argine a questa deriva giustizialista.
Rita Bernardini, che a suo tempo aveva condotto uno sciopero della fame perché
venisse revocato il carcere duro a un Provenzano in fin di vita, oggi pone –
sempre con uno sciopero della fame giunto al nono giorno – il più generale
problema della sanità in carcere mortifera quanto il 41-bis. Come Partito
Radicale e Nessuno tocchi Caino non ci rassegniamo e continuiamo a lottare per
la transizione del nostro Paese verso lo Stato di Diritto, anche con le
proposte di le gge di iniziativa
popolare contro il regime, tra cui la riforma del 41-bis, proposte che
rappresentano un’alternativa al potere della Mafia e alla mafia del Potere, e
perciò sono coperte da una spessa coltre di censura e omertà dal regime
italiano dell’informazione.”
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
APPELLO URGENTE PER HENRY SIRECI DA 42 ANNI NEL BRACCIO
DELLA MORTE NEGLI STATI UNITI Al Presidente della Repubblica Italiana Sergio
Mattarella
Al Presidente del Consiglio Giovanni Conte
Al Ministro degli Esteri Enzo Moaevero Milanesi
Al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede
Al Ministro degli Interni Matteo Salvini
Noi sottoscritti ci rivolgiamo a voi per chiedere la
concessione della cittadinanza italiana ad un uomo, Henry Sireci, di origini
italiane e cittadino americano, detenuto negli Stati Uniti, nel braccio della
morte in Florida, da 42 anni, accusato di omicidio a scopo di rapina.
È un caso che Nessuno tocchi Caino segue insieme
all'associazione britannica Reprieve perchè il signor Sireci ritiene che i
pochi elementi di prova utilizzati all’epoca del processo, se fossero
rianalizzati oggi alla luce di metodi scientifici più precisi, lo
scagionerebbero.
Fa notare che comunque, anche con i vecchi metodi di
analisi, la giuria popolare non votò all’unanimità, e quindi dubbi sulla sua
colpevolezza sono sempre esistiti.
Oggi la legge capitale della Florida è cambiata, e non
sarebbe più possibile emettere una condanna a morte senza l’unanimità della
giuria. La nuova legge prevede la retroattività per le sentenze diventate
definitive dopo il 2002, e quella di Sireci non rientra in questo termine. Gli
avvocati, e moltissimi osservatori, ritengono che nei prossimi anni, dopo una
serie di ricorsi che inevitabilmente giungeranno fino alla Corte Suprema USA,
questo discrimine verrà dichiarato incostituzionale.
Ma nel frattempo, Sireci potrebbe essere giustiziato.
Negli ultimi ricorsi i difensori di Sireci hanno chiesto
il riesame delle prove scientifiche che però non riescono ad ottenere perché
sono ampiamente scaduti i termini per una richiesta del genere.
Nella votazione in cui veniva cassata la richiesta di
derogare ai termini, uno dei membri della Corte Suprema degli Stati Uniti, il
giudice Steven Brayer ha ritenuto che fosse quasi superfluo entrare nel merito
concreto della vicenda, e che dovesse invece prevalere il semplice fatto che
non si può tenere un essere umano tanto a lungo sotto la minaccia di una
imminente esecuzione. Che oltre 40 anni nel braccio della morte equivalgono a
“punizione inumana”, e in quanto tale darebbero diritto al condannato a
ricevere un gesto di clemenza.
I difensori di Sireci ritengono che se il loro assistito
ottenesse il riconoscimento della cittadinanza italiana, questo darebbe loro
più tempo e più opportunità per insistere e ottenere un riesame delle prove
scientifiche oltre che a fermare l'esecuzione.
In un caso analogo, quello di Anthony Farina, la
collaborazione tra Nessuno tocchi Caino e Reprieve, con il Governo italiano, è
riuscita a salvare un uomo di origini italiane dal patibolo, grazie al
riconoscimento della cittadinanza italiana.
La nonna paterna di Sireci, Vincenza Motta, è nata a
Caccamo, in Sicilia, nel 1886. Il nonno paterno, Domenico Sireci, è nato anche
lui a Caccamo nel 1874. Gli avvocati di Henry hanno ottenuto i certificati di
nascita di entrambi, e dai documenti si evince che Domenico Sireci (il nonno) è
diventato cittadino statunitense solo dopo la nascita del padre di Henry,
stabilendo quindi una linea continua di cittadinanza italiana.
Il comune siciliano di Caccamo nella persona del suo
sindaco Nicasio Di Cola ha detto che Henry Sireci è un concittadino al quale va
dato ascolto ed è impegnato a sostenere la richiesta di cittadinanza.
A voi, che rappresentate oggi lo Stato italiano, riconosciuto
nel mondo come il campione della battaglia per la proclamazione, da parte
dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, della moratoria universale delle
esecuzioni capitali, chiediamo di attivare tutti gli strumenti, a partire dalla
concessione della cittadinanza italiana, per salvare la vita di Henry Sireci.
:
PAKISTAN: ANNULLATE PIU’ DI 50 CONDANNE A MORTE L'Alta
Corte di Peshawar (PHC) il 18 ottobre 2018 ha annullato le condanne a morte di
più di 50 imputati emesse da tribunali militari per accuse di terrorismo tra
cui attentati suicidi e attacchi contro forze di sicurezza, polizia, deputati e
civili.
Un panel composto dal giudice presidente Waqar Ahmad Seth
e dal giudice Lal Jan Khattak ha accolto tutte le petizioni di revisione
presentate contro le condanne dei tribunali militari, tra cui le condanne a
morte di 50 imputati e di due condannati all'ergastolo.
La PHC ha ordinato il rilascio dei condannati dopo aver
osservato che le accuse contro gli imputati non sono state dimostrate.
La giuria ha accolto i ricorsi dopo tre giorni di
argomenti dettagliati sia da parte degli avvocati dei condannati che dei
funzionari che difendevano le condanne e esaminavano la documentazione dei
casi. "Tutti gli appelli contro le condanne a morte, gli ergastoli e altre
condanne da 14 a 20 anni, contro le decisioni dei tribunali militari, sono
accolti e le ragioni devono essere registrate con giudizio dettagliato",
la giuria ha annunciato in un breve ordine.
ARABIA SAUDITA: TRE ESECUZIONI A QATIF
Tre cittadini sauditi sono stati giustiziati il 22
ottobre 2018 per aver derubato e ucciso cinque cittadini indiani nella città di
Qatif, nella provincia orientale, l'agenzia di stampa saudita SPA ha riferito
citando una dichiarazione del ministero dell'Interno.
Jassem Bin Jassim Bin Hassan Al-Mutawa era il primo degli
accusati per le uccisioni di Fadvila Selim, Shajhan Abu Bakr, Akbar Hussein
Bashir, Sheikh Daoud e Lasir Amir Asafa Tam. I suoi complici erano altri due
cittadini sauditi - Ammar Bin Yusri Bin Ali Al-Dahim e Murtada Bin Hashim Bin
Mohammed Al-Musawi.
Le condanne a morte sono state eseguite nel governatorato
di Qatif.
Il caso risale al 2010 quando i corpi di cinque
lavoratori indiani furono sepolti in una fattoria isolata.
BANGLADESH: PENA DI MORTE PER I REATI DI DROGA La Legge
sul Controllo degli Stupefacenti del 2018 è stata presentata nel parlamento del
Bangladesh la scorsa notte e prevede la condanna a morte o l'ergastolo per il
trasporto, produzione, commercio e uso di più di cinque grammi di yaba
(metanfetamina) e più di 25 grammi di eroina e cocaina, ha riportato The Daily
Star il 23 ottobre 2018.
Il ministro degli Interni Asaduzzaman Khan ha depositato
il disegno di legge, che è stato inviato alla Commissione parlamentare
permanente per un ulteriore esame. Alla Commissione è stato chiesto di
presentare la sua relazione entro due giorni.
Nella legge vigente, la Legge sul Controllo degli
Stupefacenti del 1990, non è prevista la condanna a morte o l'ergastolo per
reati legati all'eroina e alla cocaina. La pena massima è di 15 anni.
Lo scorso 8 ottobre, il governo ha approvato una bozza
della Legge per aggiornare quella esistente in linea con le convenzioni ONU
pertinenti, di cui il Bangladesh è firmatario.
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I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA
ROMA: 30 OTTOBRE PRESENTAZIONE DEL LIBRO ‘TUTTO COMINCIÒ
A NAIROBI’ DI MARCO COCHI
Nessuno tocchi Caino il 30 ottobre presenta il libro
TUTTO COMINCIÒ A NAIROBI di Marco Cochi, Castelvecchi 2018.
Intervengono insieme all’autore:
Anna Maria Cossiga (Antropologa); Stefania Craxi
(Senatore); Sergio D’Elia (Segretario di NtC); Efrem Tresoldi (Direttore
Nigrizia); Elisabetta Zamparutti (NtC, Comitato Prevenzione Tortura del
Consiglio d’Europa).
Modera Luca Del Re (Corrispondente di guerra La7) Martedì
30 ottobre, ore 10, 30 Partito Radicale via di Torre Argentina 76
Come al-Qaeda è diventata la più potente rete jihadista
dell’Africa.
Marco Cochi, un ricercatore che da molti anni segue le
vicende africane, ricostruisce la nascita e lo sviluppo del terrorismo islamista
in Africa, continente dove questo tipo di terrorismo negli ultimi 10 anni ha
ucciso oltre 25.000 persone. Il racconto parte significativamente da due
attentati, il 7 agosto 1998, a Nairobi e a Dar es Salaam, contro le ambasciate
Usa in Kenya e Tanzania, con 224 morti, solo 12 dei quali statunitensi. Di
tutta la zona del Sahel e della fascia subsahariana Cochi traccia gli intrecci
tra le “classiche” lotte indipendentiste e le più recenti spinte islamiste, e
il panorama sembra sconsolante, perché le uniche opzioni in campo, su un fronte
e sull’altro, sembrano quelle militari. L’autore invece è convinto che gran
parte dell’adesione ai gruppi terroristici non sia legata ad una effettiva fede
religiosa, ma abbia piuttosto radici nella frustrazione che nasce dalla
povertà, dalla corruzione endemica, e da un uso troppo diffuso della violenza
d a parte di militari, polizie, clan e
signori della guerra.
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