Tutto va alle stelle: lo spread che ha raggiunto la ragguardevole cifra di 304 punti base e la tensione politica che domina i rapporti fra gli “alleati” di governo. Almeno oggi ci si aspettava un ritracciamento dello spread, ma niente, e d’altra parte non tendono a diminuire gli elementi che agitano le acque della finanza (e della politica). Ciò che preoccupa, in primo luogo, è il giallo legato al Documento di economia e finanza, approvato da ormai 5 giorni. Non ce n’è traccia. Si attendono di conoscere i numeri che conterrà, utili a comprendere la direzione che prenderà la spesa pubblica ma è chiaro che i governanti litigano su come spendere i miliardi della manovra.
La quadra dunque ancora non è trovata, tanto che il ministro Tria ieri è dovuto rientrare con urgenza da Lussemburgo per rimettere mano ai numeri (probabilmente dopo i giudizi molto negativi arrivati dai partner europei), disertando oltretutto l’Ecofin previsto per oggi. Il problema riguarda non solo i numeri e le coperture, ma anche i contenuti politici. Se infatti si dovessero confermare le prime indiscrezioni uscite sulla manovra, che parlano molto di assistenzialismo e poco di investimenti, non si verrà certo a creare una fila di investitori smaniosi di comprare debito pubblico italiano. A quanto pare alcuni numeri fondamentali del Documento di Finanza pubblica (come il rapporto deficit/Pil e la stima della crescita) sarebbero stati scritti addirittura a matita, secondo quanto riporta Claudio Tito sulle colonne di Repubblica. Cosa che non lascia prefigurare una via di uscita a breve.
g.m.
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