sabato 16 settembre 2017

     nessuno   tocchi    CAINO      
  no  alla  pena  di  morte       


1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : TUNISIA: NESSUNO TOCCHI CAINO E L'ISTITUTO ARABO PER I DIRITTI UMANI DI NUOVO INSIEME CONTRO LA PENA DI MORTE 2.  NEWS FLASH: TANZANIA: PRESIDENTE MAGUFULI CONTRARIO ALLE ESECUZIONI 3.  NEWS FLASH: PUBBLICATA L’ULTIMA EDIZIONE DI ‘DEATH ROW USA’
4.  NEWS FLASH: OHIO (USA): GIUSTIZIATO GARY OTTE 5.  NEWS FLASH: IRAQ: CONDANNATO A MORTE COMBATTENTE ISIS STRANIERO 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


TUNISIA: NESSUNO TOCCHI CAINO E L'ISTITUTO ARABO PER I DIRITTI UMANI DI NUOVO INSIEME CONTRO LA PENA DI MORTE Nessuno Tocchi Caino e l'Istituto Arabo per i Diritti Umani sono nuovamente insieme contro la pena di morte in Tunisia e nel mondo arabo.

Il 19 settembre 2017, dalle ore 9 presso l'Hotel Golden Tulip ElMechtel a Tunisi si svolgerà la conferenza "Contenere la pena di morte in tempo di guerra al terrorismo" nell'ambito del'omonimo progetto sostenuto dall'Unione europea.
Nel corso della giornata l'argomento della pena di morte sarà affrontato sotto il profilo giuridico del diritto interno ed internazionale, sotto quello religioso oltre che politico con un'ampia partecipazione della società civile.
Interverranno esponenti del Ministero della Giustizia e del Parlamento tunisino, del Consiglio Nazionale Forense italiano con l'ordine degli avvocati tunisino, l'Organizzazione Araba per i diritti umani, la Coalizione tunisina contro la pena di morte insieme ad altre associazioni, magistrati ed accademici.
La Tunisia non pratica la pena di morte dal 1991 e ha votato a favore della Risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Tuttavia, dopo la rivoluzione del 2011, la Tunisia è stata teatro di gravi attacchi terroristici ed una nuova legge antiterrorismo ha esteso il ricorso alla pena di morte al di fuori di quelli che sono i limiti posti dal diritto internazionale.
Nella convinzione che l'emergenza terrorismo si combatte con lo Stato di Diritto e non con la sua abdicazione, la conferenza intende rafforzare il processo in corso in Tunisia di recepimento degli standard internazionali come previsto dalla Costituzione del 2014.


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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

TANZANIA: PRESIDENTE MAGUFULI CONTRARIO ALLE ESECUZIONI
11 settembre 2017: Il presidente tanzaniano John Magufuli ha dichiarato chiaramente che non può accettare l'applicazione della pena di morte, che è legale nel paese dell'Africa orientale.
Il Presidente ha detto in occasione del giuramento del Ministero della Giustizia Ibrahim Hamis Juma a Dar es Salaam, che non può prendere quella "decisione difficile" per l'esecuzione dei condannati per omicidio.
"So che ci sono persone che sono state condannate per omicidio e aspettano l’esecuzione, ma per favore non portatemi la lista per decidere perché so quanto sia difficile giustiziare", ha detto.
Il codice penale della Tanzania, cap. 16, prevede la pena di morte per reati gravi come l'omicidio e il tradimento.
Secondo il Centro Legale per i Diritti Umani (LHRC), ONG della Tanzania, nel 2015 sono state condannate a morte 472 persone, comprese 20 donne.
Il direttore esecutivo dell’LHRC, Hellen Kijo-Bisimba, ha lodato il Presidente per la sua posizione, ma ha chiesto di andare oltre e abolire la pena di morte.
"Abbiamo bisogno dell'abolizione di questa sanzione per il fatto che non può essere implementata; in questo caso, sarebbe opportuno che i giudici cambiassero la pena di morte in ergastolo o pena detentiva di 30 o più anni", ha riportato il media locale Azania Post.
L’ultima esecuzione in Tanzania risale al 1994.

PUBBLICATA L’ULTIMA EDIZIONE DI ‘DEATH ROW USA’
5 settembre 2017: Pubblicata l’ultima edizione di "Death Row USA" aggiornata al 1 aprile 2017.
A quella data, nei bracci della morte degli Stati Uniti c’erano 2.843 persone, 20 in meno rispetto al rapporto del trimestre precedente.
L’ormai tradizionale rapporto trimestrale curato dal Legal Defense Fund del NAACP (National Association for the Advancement of Colored People) conferma la graduale, costante diminuzione dei detenuti nei bracci della morte.
Rispetto allo stesso rapporto di 10 anni fa (che però era aggiornato al 1° gennaio 2007), quando i detenuti erano 3350, c’è stato un calo del 15,1%. Rispetto al rapporto del trimestre precedente (1 gennaio 2017), che registrava 2863 detenuti, c’è stata una diminuzione dello 0,7%. Il calo di detenuti dei bracci della morte è maggiore del numero di esecuzioni effettuate in questo arco di tempo, il che significa che, oltre alle esecuzioni, altri motivi concorrono alla diminuzione. Diminuiscono le nuove condanne a morte, ed aumentano gli annullamenti per via giudiziaria di condanne a morte emesse tempo prima. Escono dai bracci della morte anche quei condannati i cui stati nel frattempo hanno abolito la pena di morte. Ma sono soprattutto, valuta il rapporto, le poche condanne emesse negli ultimissimi anni (49 nel 2015, 31 nel 2016) a determinare il costante calo.
Il braccio della morte più popoloso rimane, come ormai da moltissimi anni, quello della California (744, erano 743 3 mesi fa), seguito da quello della Florida (386, erano 391 3 mesi fa), del Texas (247, erano 250), dell’Alabama (193, erano 192) e della Pennsylvania (169, erano 171), il North Carolina (154), l’Ohio (143) e l’Arizona (124). Alcuni bracci della morte hanno pochissimi detenuti: 1 in New Hampshire e Wyoming, 2 in Montana, New Mexico, 3 in Colorado e South Dakota, 5 nel braccio della morte militare.
Divisi per razze, nei bracci della morte ci sono 42,38% bianchi (1205), 41,65% neri (1184), 13,19 % ispanici (375), 1,86 asiatici (53), 0,88 pellerossa (25) più un detenuto del quale non è determinata la razza. Tra gli stati con almeno 10 detenuti nel braccio della morte, la percentuale più alta di detenuti appartenenti a minoranze razziali si trova in Texas (74%), Louisiana (72%), California (67%), Pennsylvania (63%), North Carolina (60%), Braccio della morte federale e Ohio (58%), Mississippi (57%), South Carolina (57%), e Georgia (56%). La media nazionale dei circa 320 milioni di cittadini Usa è di 61% bianchi non ispanici, 17% di ispanici e latinoamericani di origine europea, 13% nera o afroamericana, 5% asiatici e 1,2% amerindia (pellerossa).
Divisi per sesso, i detenuti sono 98.14% maschi (2790) e 1,86% femmine (53). Alla data del 1 aprile 2017 (partendo dalla reintroduzione della pena di morte nel 1976) negli Usa sono state effettuate un totale di 1448 esecuzioni, 6 di più del trimestre precedente. Divisi per razze, i giustiziati sono 55,73% bianchi (807), 34.39% neri (498), 8.29% ispanici (120), 1,11% pellerossa (16), 0,48% asiatici (7). Divisi per sesso, i giustiziati sono 98.90% maschi (1432) e 1,10% femmine (16). Quanto ai 2124 omicidi che hanno generato le 1448 esecuzioni, le vittime erano 75,71% bianche, 15,25% nere, 6,92 ispaniche, 1,88% asiatiche, e 0,24% pellerossa. Il sesso delle vittime era 48,82% femmine e 51,18% maschi. Dal 1976, il 10% delle persone giustiziate (145) aveva rinunciato volontariamente a presentare appello. Dal 1977 ad oggi, e prima che nel 2005 la Corte Suprema vietasse le esecuzioni di minorenni, 23 persone erano state giustiziate per reati commessi da minorenni."


OHIO (USA): GIUSTIZIATO GARY OTTE
13 settembre 2017: Gary Otte, 45 anni, bianco, è stato giustiziato. Secondo uno dei testimoni l’esecuzione ha presentato alcuni problemi, secondo l’amministrazione penitenziaria no.
Otte, condannato a morte per gli omicidi, il 12 e 13 febbraio 1992, durante rapine in abitazione, di Robert Wasikowski e Sharon Kostura, negli ultimi mesi ha tentato una complessa serie di ricorsi sia contro l’uso del Midazolam e contro l’esecuzione di persone condannate per reati commessi quando avevano meno di 21 anni.
Recentemente anche Suor Helen Prejean, la nota attivista contro la pena di morte, era intervenuta a suo favore, ritenendo che il suo basso quoziente intellettivo e una serie di problemi psicologici avrebbero dovuto precluderne l’esecuzione.
Una delle due avvocatesse di Otte, Vickie Werneke, ha detto che si è presentato serenamente all’esecuzione. Carol Wright, avvocata d’ufficio dell’apposita agenzia federale, che ha presenziato all’esecuzione, ha detto che Otte ha avuto “movimenti anomali del torace e dello stomaco” quando gli è stato iniettato il Midazolam, è sembrato che lottasse con forza per respirare.
Wright ha tentato di lasciare la sale riservata ai testimoni per raggiungere un telefono, ma gli agenti penitenziari hanno ritardato la sua uscita per diversi minuti, e altri minuti sono passati prima di avere in linea un giudice, e a quel punto i movimenti di Otte erano cessati, e il giudice ha rifiutato di intervenire. Otte è stato dichiarato morto alle 10,54 di mattina. JoEllen Smith, portavoce dell’Amministrazione Penitenziaria ha detto che il carcere “ha seguito i protocolli di sicurezza, e quando l’identità di Wright è stata accertata, le è stato consentito di uscire. L’esecuzione è stata condotta secondo la procedura, e senza complicazioni”.
Otte diventa il 2° giustiziato di quest’anno in Ohio, il 55° da quando lo stato ha ripreso le esecuzioni nel 1999, il 18° dell’anno negli Usa, e il n. 1460 da quando gli Usa hanno ripreso le esecuzioni nel 1977.

IRAQ: CONDANNATO A MORTE COMBATTENTE ISIS STRANIERO
12 settembre 2017: Un cittadino russo riconosciuto per essere un combattente ISIS è stato condannato a morte da un tribunale penale a Baghdad, ha annunciato l'Alto Consiglio Giudiziario iracheno.
E’ la prima volta che un combattente straniero ISIS in Iraq riceve in Iraq la pena di morte.
L'uomo è stato arrestato dalle forze irachene durante un'operazione per riprendere la parte orientale di Mosul - la seconda città più grande del paese - dall'ISIS all'inizio di quest'anno. In luglio il primo ministro dell'Iraq ha annunciato che tutta Mosul era stata liberata dal gruppo terroristico.
L'uomo è stato accusato di essere membro della brigata al-Zarqawi, un'ala armata dell'ISIS, e ha confessato di "aver svolto diverse operazioni terroristiche contro i servizi di sicurezza dal 2015", ha dichiarato il giudice Abdul Sattar al-Beeraqdar, portavoce dell’Alto Consiglio Giudiziario.
È stato condannato a morte mediante impiccagione in conformità all'articolo 4 della legge anti-terrorismo irachena, ha detto al-Beeraqdar.

Non è chiaro esattamente quanti combattenti ISIS, compresi gli stranieri, siano stati catturati dalle forze irachene e kurde che hanno liberato il territorio dall’ISIS negli ultimi mesi. 

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