martedì 12 settembre 2017

ANONIMO-CROCIFISSO CON STORIE DELLA PASSIONE-GALLERIA DEGLI UFFIZI 
FIRENZE

Crocifisso con storie della Passione e della Redenzione è un dipinto a tempera su tavola (302x231 cm) di un maestro toscano anonimo ("Maestro della Croce 432"), databile all'ultimo quarto del XII secolo e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Si tratta del dipinto più antico della Galleria.
Il Crocifisso, che era stato ridipinto nel XVIII secolo, pervenne agli Uffizi da ubicazione ignota. Venne restaurato e riportato, per quanto possibile, alle forme originarie nel 1960. Si trova agli Uffizi dal 1886, con una parentesi tra il 1919 e il 1948 in cui fu esposto alla Galleria dell'Accademia.

L'opera è un esempio di crocifisso del tipo Christus triumphans, in cui Gesù è rappresentato vivo sulla croce, come vincitore della morte: si tratta della più antica iconografia della Crocifissione usata su tavola, prima che nel XIII secolo, sulla spinta degli ordini mendicanti, si diffondesse l'iconografia del Christus patiens, cioè il Cristo sofferente.
Storie della Passione, Deposizione dalla Croce
La tavola è in uno stato di conservazione buono, nonostante abbia perso la sommità e una parte dell'estremità destra del braccio trasversale, nonché alcune perdite di colore in basso e nelle Storie dei tabelloni.
Cristo è raffigurato sulla croce in maniera ancora astratta, come se fosse senza peso e senza volume, con un'anatomia semplificata, ma efficace, e con lo sguardo fisso e frontale (anche se gli occhi divergono lateralmente evitando il contatto diretto con lo spettatore) come nelle icone bizantine. In alto si trova un'iscrizione, ai lati la Madonna e san Giovanni (sinistra) e le Pie donne (a destra, solo una visibile). Nei tabelloni laterali si susseguono storie della Passione (Lavanda dei piedi, Bacio di Giuda, Flagellazione, Discesa dalla Croce, Deposizione nel Sepolcro) e della Redenzione (Discesa al Limbo con Davide e Salomone, Adamo ed Eva), rappresentate con un'insolita espressività e vivacità narrativa. In basso, nel soppedaneo, si vede l'Andata al Calvario.

Bacio di Giuda
Il suo autore è in genere ritenuto pisano, per gli evidenti influssi orientali, anche se Boskovits ha parlato di "anonimo fiorentino", aggiornato all'arte araba e bizantina tramite forse mosaicisti attivi in area normanna che potevano essere saliti a Firenze per la decorazione della cupola del Battistero. L'ambito fiorentino sarebbe confermato dalle analogie con il Crocifisso di Maestro Alberto da Spoleto, opera firmata e datata 1187, che presenta un corpo stilizzato simile con contorni netti.

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