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Con
la festa nazionale di Imola abbiamo chiuso un lungo percorso di incontri,
dibattiti, discussioni. Un migliaio di feste in tutta Italia, più di
cinquantamila volontari.
È stato bello tornare a incrociare i nostri sguardi non soltanto attraverso le enews o la tv, ma personalmente. Quasi cento iniziative in tutto il Paese, da Trieste a Marsala, con migliaia di persone. Abbiamo difeso il passato, la storia dei mille giorni da chi la voleva deridere, cancellare, mistificare. Se l'Italia è uscita dalla crisi il merito è di quegli italiani che ci hanno creduto, che si sono rimboccati le maniche. Oggi vediamo i dati: PIL, posti di lavoro, indice di fiducia delle famiglie, export, produzione industriale. La strada è ancora lunga, ma il cammino è segnato. Bene. Ma ora che non dobbiamo più difendere il passato è il momento di difendere il futuro. Ecco perché i prossimi sei mesi saranno decisivi. Gli altri partiti hanno finalmente tirato giù le carte. Il Movimento Cinque Stelle ha scelto il proprio candidato, Di Maio. La destra sta sull'asse Salvini-Berlusconi. Non spendo ancora parole su di loro: basta guardare la realtà per rendersene conto. Tocca a noi saper imporre il futuro in questa discussione. Noi dobbiamo difendere il futuro degli italiani. Farlo con tutti quelli che ci stanno, che vogliono parlare di famiglie e di sociale. Di come portare la disoccupazione giovanile sotto il 25% (dal 44% del 2014) o la disoccupazione generale sotto il 10%. Di come raddoppiare i soldi su periferie e dissesto idrogeologico. Di come restituire fiducia e responsabilità alla nuova generazione. Di come sostenere tanti anziani senza farli sentire un peso, ma anzi, chiedendo loro di darci una mano come hanno sempre fatto, perché senza nonni questo sarebbe un Paese devastato. Di come preservare la sicurezza sociale e la lotta alle ingiustizie, non solo economiche. Di come aumentare gli investimenti in cultura e mettere più soldi sulla salute. Di come fare una battaglia sull'ambiente non ideologica ma concreta, capace di creare benessere per i nostri figli e posti di lavoro. Noi stiamo facendo una scommessa ardita. Mentre gli altri urlano, giochiamo la carta del buon senso. Mentre gli altri denunciano, noi portiamo soluzioni per oggi e idee per domani. A Imola ho detto che se lasci tuo figlio allo scuolabus la tua preoccupazione non è se l'autista è simpatico, si è pettinato bene o sa raccontare le barzellette. Ti interessa che quell'autista sappia guidare il pulmino perché lì sopra c'è tuo figlio. Noi scommettiamo sulla serietà e sulla competenza, ma abbiamo bisogno di andare casa per casa, scuola per scuola, ufficio per ufficio per coinvolgere gli italiani in questo progetto. Sui contenuti, parlando di questioni reali e concrete, dall'Alzheimer alle tasse. Sui social, condividendo una presenza che è argine alle fake news. Sui luoghi di lavoro, perché il tam-tam personale conta più dei talk-show in questa fase. Per questo vi chiedo una mano. Ogni giorno all'ora di pranzo esce Democratica. Si tratta di un file che è possibile diffondere via email, via whatsapp, in bacheca, sui social. I primi 30 numeri di Democratica hanno smontato il 95% delle fake news che girano in rete. Leggerlo richiede cinque minuti, diffonderlo meno. E dà il senso del tam-tam personale, collettivo. Vi faccio un esempio. In questo numero, Democratica parla di:
Questo
solo oggi. Questo materiale per noi è molto importante. Da un lato offre
argomenti per ribattere a chi sa solo criticare o fa circolare le fake news.
Dall'altro aiuta chi vuole dare una mano a riflettere, farsi un'idea e –
perché no – avanzare qualche proposta.
Vi chiedo dunque, di darci una mano. Riempirci di proposte, suggerimenti e critiche (utilissime per migliorare) e contemporaneamente attrezzarvi per la campagna elettorale ormai imminente. Abbiamo portato l'Italia fuori dalla crisi, ma non basta. Adesso dobbiamo entrare insieme nel futuro. Mi piacerebbe che questo percorso lo facessimo insieme. E vi chiedo una mano: matteo@matteorenzi.it Pensierino della sera. Manal oggi ha 38 anni. Sei anni fa è stata messa in carcere perché si era fatta riprendere al volante di una macchina in Arabia Saudita. La notizia, ricorderete, fece il giro del mondo. Oggi che la monarchia saudita ha abolito l'assurdo divieto per le donne di guidare Manal può dire di aver vinto. Qualcuno dice "è solo un piccolo passo". Vero. Ma va festeggiato lo stesso, non va ignorato! La strada per l'uguaglianza di genere è molto lunga da percorrere in tutto il mondo: in alcuni paesi arabi sembra addirittura infinita. Ma il fatto che il cammino sia difficile non può essere una scusa per non mettersi in marcia. Per non cominciare. Per me la politica è questo: aver chiaro l'obiettivo grande, ambizioso, ma poi saper fare un passo dopo l'altro. E gustare i risultati raggiunti. Oggi le donne arabe hanno vinto una battaglia storica. La loro sfida è ancora difficilissima. E vorrei che la loro sfida fosse anche la nostra sfida. Contro la violenza, la schiavitù, la segregazione. Come nostra, soprattutto di noi uomini, deve essere la sfida naturalmente ben diversa perché anche nel mondo occidentale le nostre figlie abbiano più diritti, più chances, più opportunità di quante ne abbiano avute le nostre mamme. Da noi - fortunatamente e ovviamente - non si tratta di ottenere la patente, ma magari lo stesso livello salariale o l'accesso alle cariche apicali dello Stato. Pensare che in Arabia Saudita adesso non ci sia più quel divieto assurdo e fuori dal mondo ci fa essere felici. Felici insieme a Manal - novella Rosa Parks - che è stata in carcere per ottenere quel diritto. E che oggi ha vinto una battaglia di civiltà. Un sorriso, Matteo Post Scriptum. Tante sono le vicende internazionali che mi hanno colpito in questi giorni. Seguo col fiato in gola come tutti l'escalation missilistica in Corea del Nord o il dramma del terremoto in Messico. Ma, forse vi stupirò, rivolgendo un pensiero a Wolfang Schauble. Schauble è un politico tedesco di 75 anni, che ha gestito negli ultimi otto anni la politica economica tedesca. Più volte mi ci sono scontrato, chiedendo flessibilità e non austerity, più crescita e meno rigore. Schauble è stato in questi anni il nostro avversario più ostico. Più tenace. Ma è stato un avversario leale. Ci ho discusso, mi ci sono scontrato, continuo a non condividere la sua linea perché penso che l'Europa abbia bisogno di crescita e non di rigore. E per questo continueremo a lavorare nella prossima legislatura con grande determinazione. Ma tutto ciò non mi impedisce di riconoscerlo come un cittadino europeo sincero e appassionato e di rivolgergli oggi un grande in bocca al lupo visto che lascerà le Finanze dopo il risultato non brillantissimo del partito della Merkel alle elezioni tedesche. Un avversario leale. Quanto vorremmo averne così anche in Italia: avversari leali. |
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giovedì 28 settembre 2017
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