sabato 9 settembre 2017

        nessuno   tocchi    CAINO            
  no   alla    pena    di   morte   

1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : IRAN: NTC CHIEDE AL GOVERNO ITALIANO DI ASCOLTARE LE RAGIONI DEI PRIGIONIERI POLITICI IN SCIOPERO DELLA FAME PER LE CONDIZIONI DISUMANE DI DETENZIONE NEL CARCERE DI KARAJ 2.  NEWS FLASH: MAROCCO: RE MOHAMMED VI GRAZIA 415 PRIGIONIERI 3.  NEWS FLASH: PYONGYANG CONDANNA A MORTE QUATTRO GIORNALISTI SUDCOREANI 4.  NEWS FLASH: NUOVA ZELANDA: SI ALL’ESTRADIZIONE IN CINA DI UN UOMO ACCUSATO DI OMICIDIO 5.  NEWS FLASH: IRAQ: CONDANNA A MORTE PER ‘L’EMIRO CHIMICO’
6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


IRAN: NTC CHIEDE AL GOVERNO ITALIANO DI ASCOLTARE LE RAGIONI DEI PRIGIONIERI POLITICI IN SCIOPERO DELLA FAME PER LE CONDIZIONI DISUMANE DI DETENZIONE NEL CARCERE DI KARAJ
27 agosto 2017: Nessuno tocchi Caino si unisce alla mobilitazione internazionale a sostegno delle ragioni dei detenuti politici del carcere di Raja’i Shahr a Karaj, in sciopero della fame da 27 giorni, e chiede al Governo italiano di attivarsi affinché siano rispettai i loro diritti umani.

All’azione nonviolenta in corso dal 30 luglio da parte di detenuti politici nella prigione di massima sicurezza di Raja’i Shahr si sono uniti anche detenuti di altre carceri come quelli di Ardebil che il 24 agosto hanno annunciato uno sciopero della fame di una settimana.
Il 30 luglio scorso, circa 53 prigionieri politici sono stati forzatamente trasferiti nella sezione 10 del carcere di Raja’i Shahr: picchiati e senza poter prendere i beni personali, compresi i farmaci, i vestiti, i quaderni, le foto e le lettere si sono ritrovati in una sezione le cui condizioni sono descritte come claustrofobiche, con le finestre delle celle oscurate da lamiere e le porte sigillate, in ambienti umidi e privi della circolazione dell’aria, senza che vi sia acqua potabile e con letti insufficienti per tutti, privati anche delle visite dei familiari e della possibilità di un contatto telefonico con loro. Telecamere a circuito chiuso e dispositivi di ascolto sono ovunque, anche nelle docce e nei bagni.
Il procuratore generale di Teheran, Jafari-Dolatabadi, persona che si trova nella “Lista nera” dell’Unione Europea per le gravi violazioni dei diritti umani di cui si è reso responsabile, ha minacciato pubblicamente i detenuti dichiarando che "le loro azioni falliranno" e che "il sistema giudiziario non è condizionabile da azioni dei prigionieri come lo sciopero della fame".
I detenuti che stanno portando avanti lo sciopero della fame nel carcere di Raja’i Shahr sono almeno 21 e tra loro vi sono prigionieri di coscienza, come militanti dei diritti umani, sindacalisti, giornalisti, studenti, dissidenti politici e appartenenti alla comunità Baha’i perseguitata in Iran. Con la loro azione nonviolenta, chiedono di poter tornare nelle sezioni di provenienza e di riavere i loro beni e il risarcimento di quanto andato perduto.
“Non possiamo restare indifferenti di fronte alle condizioni disumane e degradanti in cui queste persone, che non dovrebbero neppure stare in carcere per come si sono svolti i loro processi e per i capi d’accusa che gli sono stati contestati, sono costrette a vivere – hanno dichiarato Sergio D’Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino ed Elisabetta Zamparutti, tesoriera - Per questo consideriamo urgente una visita dello Special Rapporteur delle Nazioni Unite sui diritti umani in Iran nel carcere di Raja’i Shahr, così come un intervento del Governo italiano, sia in via bilaterale che multilaterale affinchè siano accolte le richieste dei detenuti politici della prigione di Raja’i Shahr e siano rispettati i loro diritti umani.”
(

---------------------------------------
NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

MAROCCO: RE MOHAMMED VI GRAZIA 415 PRIGIONIERI
19 agosto 2017: Re Mohammed VI del Marocco ha concesso la grazia a 415 condannati per terrorismo, ha comunicato il Ministero della Giustizia.
Un altro detenuto ha ottenuto la commutazione della condanna a morte in 30 anni di detenzione, si legge nella nota del Ministero.
I graziati " hanno espresso ufficialmente il proprio attaccamento ai valori immutabili della nazione e alle istituzioni nazionali, hanno espresso il loro rifiuto di estremismo e terrorismo, mostrando buoni comportamenti in carcere", è scritto nel comunicato.
L'annuncio è avvenuto un giorno prima del 64° anniversario della Rivoluzione del Re e del Popolo del Marocco.
Tra i prigionieri liberati figurano diversi arrestati in relazione agli attacchi terroristici nella città marocchina di Casablanca nel maggio 2003, che portarono alla morte di 45 persone, inclusi 12 attentatori suicidi.


PYONGYANG CONDANNA A MORTE QUATTRO GIORNALISTI SUDCOREANI
31 agosto 2017: Pyongyang ha condannato quattro giornalisti sudcoreani a morte per recensioni di un libro che avrebbero offeso il Nord, hanno detto i media statali.
Il Chosun Ilbo e il Dong-A Ilbo, entrambi giornali conservatori, hanno esaminato la nuova edizione coreana di "North Korea Confidential", un libro di due giornalisti inglesi con base a Seoul, pubblicato per la prima volta nel 2015. Il lavoro illustra il crescente ruolo del mercato nella vita quotidiana del Nord, dove le commedie televisive sudcoreane vengono diffuse sul mercato nero e vengono copiati oggetti di moda e acconciature dal Sud.
Per l'edizione coreana il libro è stato re-intitolato "La Repubblica capitalista di Corea", in un gioco sull’intitolazione ufficiale del Nord come Repubblica democratica e la sua copertina sostituisce la stella rossa nello stemma del Nord con il simbolo del dollaro.
Recensendo il libro, i giornali "hanno commesso il crimine gravissimo di offendere seriamente la dignità della RPDC" come parte di una "campagna sordidissima", ha dichiarato la Corte Centrale del Nord. I giornali hanno avuto la "temerarietà" di riportare un'immagine della copertina, ha aggiunto la Corte in una dichiarazione riferita dall'agenzia ufficiale coreana.
"Hanno raggiunto la calunnia e insultato anche il nome inviolabile del nostro Paese e il suo emblema nazionale", ha detto. Un giornalista di ciascun giornale e i presidenti di entrambe le pubblicazioni sono stati condannati alla pena capitale, ha detto. "I criminali non hanno alcun diritto di appello e l'esecuzione potrà essere effettuata in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo senza passare attraverso procedure ulteriori", ha aggiunto.
Nessuna pena è stata specificata per gli autori del libro, l'ex corrispondente dell’Economist Daniel Tudor e James Pearson, che scrive per l'agenzia di stampa Reuters. Tudor non si trova in Corea del Nord dalla pubblicazione e non ha intenzione di tornarci di nuovo.


NUOVA ZELANDA: SI ALL’ESTRADIZIONE IN CINA DI UN UOMO ACCUSATO DI OMICIDIO
31 agosto 2017: Un tribunale della Nuova Zelanda ha respinto l’appello di un uomo che aveva contestato la decisione del governo di estradarlo in Cina, nel primo caso del genere per la nazione del Pacifico.
Il ministro della giustizia della Nuova Zelanda Amy Adams aveva ordinato due volte che il residente Kyung Yup Kim, nato in Corea del Sud, fosse inviato in Cina per affrontare le accuse di omicidio e entrambe le volte Kim aveva fatto appello contro la decisione presso l’Alta Corte.
Kim ha respinto l'accusa di omicidio, secondo i documenti della corte.
Il giudice Jillian Mallon, che aveva accettato il primo appello di Kim l'anno scorso, ha affermato che Adams ha questa volta cercato ulteriori informazioni che le consentono di concludere che i diritti di Kim sarebbero rispettati in Cina.
Un avvocato di Kim ha dichiarato alla Alta Corte in aprile che il governo della Nuova Zelanda non può fare affidamento sulle assicurazioni della Cina secondo cui l'uomo non sarebbe torturato o condannato a morte.
La Nuova Zelanda ha concordato nel dicembre 2015 di estradare Kim a Shanghai per le accuse di omicidio dopo che il corpo di una ventenne strangolata è stato trovato in un campo di Shanghai nel 2009.
La prima richiesta di estradizione dalla Nuova Zelanda alla Cina giunge mentre Pechino cerca il sostegno internazionale per il rimpatrio in Cina di sospetti di corruzione che sono andati all'estero.
Kim può nuovamente presentare appello.


IRAQ: CONDANNA A MORTE PER ‘L’EMIRO CHIMICO’
27 agosto 2017: Il Tribunale Centrale Penale iracheno a Baghdad ha condannato a morte un esperto di guerra chimica dello Stato Islamico, riconosciuto colpevole di aver sviluppato alcune delle armi più mortali dell’organizzazione.
In una dichiarazione, Abdul-Sattar Beraqdar, portavoce del Consiglio Giudiziario Supremo, ha reso noto che Zeyad Tarek, che ha partecipato all'attività militante dal 2003, è stato condannato a morte sulla base della legge irachena contro il terrorismo.
Secondo il portavoce, il condannato avrebbe confessato di aver sviluppato armi tossiche per conto dello Stato Islamico ammettendo di aver usato un pollaio che possedeva al fine di fabbricare le armi.
Il Consiglio Giudiziario Supremo dell'Iraq aveva pubblicato in precedenza un'intervista con Tarek, in cui si apprende che il condannato è stato arrestato in Libano dopo un'operazione di intelligence che è riuscita a riportarlo in Iraq. E’ stato catturato fuori da un'ambasciata in Libano mentre cercava di chiedere asilo.

Tarek, che i militanti avevano soprannominato "l’emiro chimico", ha detto che uno dei razzi da lui sviluppati potrebbe raggiungere 20 chilometri di distanza. Il documento del Consiglio riferisce che numerosi militanti arrestati per la produzione di armi chimiche hanno indicato durante gli interrogatori la struttura di Tarek.

Nessun commento:

Posta un commento