lunedì 29 febbraio 2016

Rinaldo Carnielo (Biadene, 11 febbraio 1853 – Firenze, 17 agosto 1910) è stato uno scultore.


Vissuto a Firenze fin dall'adolescenza, si diplomò all'Accademia di Belle Arti. Artisticamente legato alle avanguardie toscane (era frequentatore del caffè Savonarola), ma anche francesi, partecipò a più riprese gli ambienti artistici parigini: con la scultura Mozart morente partecipò all'Esposizione Universale di Parigi del 1878 (la scultura in marmo si trova oggi al Museo di Lione). La sua opera Primi bocconi fu stata esposta alla Esposizione nazionale di Torino del 1880.
Dalla moglie, la marchesa Virginia Incontri ebbe due figli di cui Enzo fu il donatore al Comune di Firenze della Galleria Rinaldo Carnielo nel 1958, con una notevole quantità di opere.
Oltre che scultore il Carnielo è conosciuto come collezionista di opere d'arte, la sua collezione comprendeva più di trecento opere tra cui moltissimi macchiaioli: una ventina di Fattori, alcuni Signorini, alcuni Lega, ecc. È famoso il ritratto di Rinaldo Carnielo opera di Silvestro Lega ora di proprietà della Galleria di Arte Moderna di Firenze.
Buona parte delle opere è stata donata al Comune di Firenze, la rimanente collezione è andata dispersa negli anni tra le due guerre; un'importante ricostruzione ne è stata fatta dalla Dott. Elisabetta Matteucci nella sua tesi di laurea all'Università di Pisa (1998/99). Il Carnielo è sepolto a nel cimitero di Settignano, nella cappella di famiglia da lui fatta edificare. La facciata liberty della sede della Galleria e degli studi di numerosi artisti è stata da lui disegnata, ma realizzata soltanto dopo la sua morte.



Il Battistero e le colonne… Traditrici!

L'origine della leggenda di un regalo sabotato fatto a Firenze da Pisa dopo la vittoria nelle Baleari. Le colonne in porfido rosso del Battistero sono l'oggetto del regalo.


Che ci fanno due colonne di porfido in mezzo a tanto marmo? Sono un regalo...

I Pirati del Mediterraneo


Come, purtroppo, accadrà molto spesso nel corso della storia, il Mare Mediterraneo non è, nel XII Secolo, un luogo di pace.
Quelle che poi saranno definite Repubbliche Marinare (le più famose, ma non le uniche, sono Amalfi, Genova, Pisa e Venezia) sono in competizione, quando non apertamente in guerra, tra loro. Talvolta combatteranno insieme contro il nemico comune, ovvero i Saraceni, i pirati musulmani che alle Repubbliche contendevano l’egemonia navale, e quindi territoriale e politica, nel Mediterraneo.
Nel 1117 Pisa è impegnata direttamente nella lotta contro il dominio saraceno delle isole Baleari. Con il grosso delle forze navali e dell’esercito impegnati in questa campagna, il rischio per la città di Pisa era quello di trovarsi bersaglio di azioni Saracene o di nemici meno “esotici”, ovvero i Lucchesi, sconfitti in quella che era stata una delle prime guerre comunali d’Italia solo qualche anno prima, nel 1003.
E contro questa minaccia i Pisani trovarono un alleato naturale in Firenze, anch’essa in guerra con Lucca, che diventa, almeno per un po’, un prezioso sostegno.

Un regalo... Sabotato!

Al ritorno vittorioso dalle Baleari, i Pisani decisero di premiare l’alleato fiorentino proprio con una parte del bottino razziato: appunto le due colonne di porfido rosso.
E qui si scivola nella leggenda: a tali colonne era attribuito (siamo nel Medioevo: le superstizioni abbondavano... ) il potere di smascherare ladri, falsari e traditori riflettendone il volto.
Un plus troppo potente secondo i Pisani: in fondo Firenze era stato un alleato solo occasionale! Così, prima di essere consegnate, le colonne furono opacizzate col fuoco, così da renderleinutilizzabili come macchina della verità.
Nonostante la beffa a cui si fa risalire tradizionalmente il detto fiorentini ciechi e pisani traditori, ripreso anche da Dante nella Divina Commedia (Inferno XV, 67: Vecchia fama nel mondo li chiama orbi), le colonne trovarono posto in uno dei più importanti luoghi di culto fiorentini, appunto il Battistero, e lì rimarranno, anche dopo il restauro e rafforzamento con perni e cerchiature in ferro, successivi all’alluvione dell’11 aprile 1424 che le aveva fatte cadere, spezzandole, fino a oggi.

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ABORTO CLANDESTINO, GALLO (ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI): "CON AUMENTO MULTE SI TORNA A CLIMA PRE-194"
Dichiarazione di Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni
"Il vertiginoso innalzamento della multa per aborto clandestino, sancito dal governo con il decreto depenalizzazioni, ci riporta a un clima pre-194. La naturale conseguenza di quella che ci appare come una grave leggerezza legislativa, frutto probabilmente di un retaggio ideologico, è infatti che per paura di Equitalia le donne potrebbero scegliere di non chiedere assistenza in ospedale in caso di complicazioni. Una leggerezza imperdonabile da parte del governo, che porta in superficie anche una contraddizione marchiana. Se infatti da una parte il ministro Lorenzin finge di ignorare come l'obiezione di coscienza abbia causato il ritorno dell'aborto clandestino, tanto che nella sua relazione sull'applicazione della legge 194 non ne fa menzione, dall'altra vuole punire con multe salatissime le donne costrette a farvi ricorso perché a causa del crescente numero di medici obiettori non riescono a ottenere l'interruzione di gravidanza per vie legali. E' bene ricordare che il 35 per cento degli ospedali italiani non applica la 194, nel silenzio del ministero e delle Regioni che non effettuano i dovuti controlli. Il risultato, quindi, è che invece di occuparsi della salute delle donne, sanzionando chi non garantisce il servizio, lo Stato punisce le vittime due volte: prima con la privazione dei diritti, poi con migliaia di euro di multa".
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MATERNITA' SURROGATA, GALLO (ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI): "SFRUTTAMENTO SI ANNIDA IN VUOTO LEGISLATIVO. A LAVORO SU LEGGE PER RISPETTO DIRITTI DI TUTTI"
Dichiarazione di Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni
"Agitare lo spettro dello sfruttamento per difendere divieti punitivi e ideologici sulla maternità surrogata è un atto sleale innanzitutto nei riguardi delle donne. E' proprio nel vuoto legislativo, che costringe al turismo procreativo non solo le coppie omosessuali, ma anche tante donne impossibilitate a portare avanti una gravidanza per ragioni di salute, che si annida il pericolo. Lo sfruttamento infatti non si combatte lasciando i fenomeni senza governo, ma regolamentadoli con limiti e paletti che garantiscano i diritti di tutti. Per questo, come Associazione Luca Coscioni, lavoreremo per una proposta di legge sulla gestazione per altri, che tuteli le donne anche da chi si fa scudo di loro per non riconoscere diritti".
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CROCE DEL TREBBIO-FIRENZE 


L'erezione dell'attuale colonna è tradizionalmente collocata nel 1308 (altrove 1338) e nelle guide ottocentesche (si veda ad esempio Federico Fantozzi) fatta risalire a Giovanni Pisano. Sempre secondo la tradizione questa colonna sarebbe andata a sostituire una precedente voluta dai santi Zanobi e Ambrogio, comunque in un caso e nell'altro con la volontà di ricordare la vittoria riportata nel 1244 dai cavalieri di Santa Maria, guidati dal domenicano Pietro da Verona (poi San Pietro martire) sugli eretici catari, che proprio in questo luogo e nei pressi della chiesa di Santa Felicita avrebbero avuto gli scontri decisivi (si veda anche alla voce colonna di Santa Felicita). Protetta da una semplice ringhiera metallica, la croce presenta una base costituita da un capitello romanico rovesciato (riportato alla luce nel corso dei restauri successivi ai danni arrecati dall'alluvione del 1966) sul quale poggia un fusto di granito grigio orientale, coronato da un capitello con i simboli dei quattro Evangelisti. Al vertice è una croce in marmo con, su ambedue le facce, la figura del Cristo e l'effigie di San Pietro martire. Alla base è una iscrizione latina che reca la data di posa della colonna e i motivi della sua erezione. Per quanto questa sia l'attuale situazione, l'immagine corrente del monumento vede l'insieme fortemente caratterizzato dalla presenza di una edicola con copertura a falde con croce apicale, sostenuta da quattro esili colonne che si sviluppano al di sopra del capitello, in modo da proteggere in parte l'antica croce dalle intemperie. Per quanto tracciata in modo oltremodo sommario questa sorta di tettoia appare già leggibile anche nella pianta di Firenze di Stefano Buonsignori (1584). Una nota apparsa sulle pagine di "Arte e Storia" informa poi di come la tettoia fosse stata parzialmente "rinnovata" nel 1895.

domenica 28 febbraio 2016

CASA MUSEO RODOLFO SIVIERO-

FIRENZE

Rodolfo Siviero è stato ministro negli anni '50, ma il suo più grande merito, al quale la sua memoria è maggiormente legata, fu quello di detective dell'arte che restituì al nostro paese molte importanti opere d'arte trafugate illegalmente durante la seconda guerra mondiale.
Alla sua scomparsa nel 1983 donò la sua casa con la collezione di opere d'arte e la sua biblioteca alla regione Toscana, che aprì i locali al pian terreno come casa-museo. L'abitazione, di per sé interessante, fu realizzata da Giuseppe Poggi, l'artefice principale del risanamento ottocentesco della città.
Fra le opere migliori alcune statue lignee policrome risalenti al Quattrocento, dipinti a fondo oro, terrecotte, bronzetti, reliquiari e mobilio antico. Sono presenti anche opere di artisti a lui contemporanei e a cui era legato con rapporti di amicizia (Ardengo Soffici, Giorgio De Chirico, Pietro Annigoni, Giacomo Manzù



CAPPELLA BRANCACCI NELLA CHIESA DI SANTA 

MARIA DEL CARMINE-

FIRENZE 


La Cappella Brancacci è una piccola cappella all'interno dell'affascinante Chiesa di Santa Maria del Carmine, che fu quasi completamente distrutta da un devastante incendio nel 1771. Miracolosamente scamparono alla distruzione la Cappella Brancacci e la Cappella Corsini. La chiesa appartiene all'Ordine delle Suore Carmelitane e, come San Lorenzo, presenta una facciata incompiuta al grezzo.
Un ciclo di affreschi commissionati nel 1424 da Felice Brancacci, ricco mercante e politico fiorentino, illustrano la vita di San Pietro, protettore della famiglia. Gli affreschi furono realizzati a più mani da Masolino da Panicale e dal suo allievo Masaccio. Nel 1428 Masaccio sostituì definitivamente Masolino, ma morì poco dopo all'età di 27 anni, cosicché le parti mancanti furono completate da Filippino Lippi intorno al 1480.




sabato 27 febbraio 2016

    NESSUNO TOCCHI CAINO     

no alla pena di morte....................





1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : PENA DI MORTE: PAPA FRANCESCO CHIEDE LA MORATORIA, IL PRESIDENTE MATTARELLA RICORDA L’IMPEGNO ITALIANO 2.  NEWS FLASH: ZIMBABWE: PASSI DEL GOVERNO VERSO L’ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE 3.  NEWS FLASH: UTAH (USA): COMMISSIONE GIUSTIZIA DEL SENATO APPROVA ABOLIZIONE DELLA PENA CAPITALE 4.  NEWS FLASH: SIRIA: DUE ADOLESCENTI LAPIDATE DALL’ISIS PER ADULTERIO 5.  NEWS FLASH: LIBERIA: DUE CONDANNATI ALL’IMPICCAGIONE E 50 ANNI DI CARCERE PER OMICIDIO 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


PENA DI MORTE: PAPA FRANCESCO CHIEDE LA MORATORIA, IL PRESIDENTE MATTARELLA RICORDA L’IMPEGNO ITALIANO Il 21 febbraio 2016, Papa Francesco ha lanciato all'Angelus un "appello alla coscienza dei governanti, affinche' si giunga ad un consenso internazionale per l'abolizione della pena di morte.

E propongo - ha scandito - a quanti tra loro sono cattolici di compiere un gesto coraggioso ed esemplare: che nessuna condanna venga eseguita in questo Anno Santo della Misericordia".
Secondo il Papa, "il Giubileo straordinario della Misericordia e' un'occasione propizia per promuovere nel mondo forme sempre piu' mature di rispetto della vita e della dignita' di ogni persona".
"Anche il criminale - ha ricordato Francesco - mantiene l’inviolabile diritto alla vita, dono di Dio".
Secondo il Papa, "il comandamento 'non uccidere' ha valore assoluto e riguarda sia l'innocente che il colpevole". "Tutti i cristiani e gli uomini di buona volonta' - ha aggiunto Francesco - sono chiamati oggi ad operare non solo per l'abolizione della pena di morte, ma anche al fine di migliorare le condizioni carcerarie, nel rispetto della dignita' umana delle persone private della liberta'".
"Domani avra' luogo a Roma un convegno internazionale dal titolo 'Per un mondo senza la pena di morte', promosso dalla Comunita' di Sant'Egidio", ha quindi annunciato il Papa auspicando che "il simposio possa dare rinnovato impulso all'impegno per l'abolizione della pena capitale. Un segno di speranza e' costituito dallo sviluppo, nell'opinione pubblica, di una sempre piu' diffusa contrarieta' alla pena di morte anche solo come strumento di legittima difesa sociale. In effetti, le societa' moderne hanno la possibilita' di reprimere efficacemente il crimine senza togliere definitivamente a colui che l'ha commesso la possibilita' di redimersi. Il problema va inquadrato nell'ottica di una giustizia penale che sia sempre piu' conforme alla dignita' dell'uomo e al disegno di Dio sull'uomo e sulla societa'".
Il 22 febbraio, nel convegno promosso dalla Comunità di Sant'Egidio, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato l'impegno internazionale dell'Italia per l'abolizione della pena capitale in ambito Onu affermando che: “L'Italia non si è limitata a bandire la pena capitale dal proprio territorio, ma si è adoperata, a livello politico, diplomatico, giudiziario, affinché l'abolizione della pena di morte diventasse patrimonio di tutta l'umanità...Rafforzare la sensibilità - non solo dei responsabili dei governi, ma delle opinioni pubbliche, dei giovani, di tutti i cittadini - verso questi temi costituisce, per l'Italia, un dovere e un impegno culturale irrinunciabili. Per questo è importante che realtà sociali e movimenti come la Comunità di Sant'Egidio, come Amnesty International, come Nessuno tocchi Caino, continuino la loro opera di informazione e di formazione”.
Il Presidente Mattarella ha poi tenuto ad evidenziare che la pena di morte rappresenta un atto di svalutazione del valore della vita e della sua dignità, fondamentale per la sicurezza delle relazioni sociali e dei rapporti tra gli Stati.
La pena capitale nega la possibilità di qualsiasi forma di rieducazione del condannato, la quale rappresenta in alcuni ordinamenti l'espressione di civiltà giuridica, ed un lungimirante obiettivo da perseguire con impegno costante da parte dello Stato,in quanto determina le condizioni per il recupero dei detenuti e per una maggiore sicurezza della società.
Importante l'invito del Presidente per l'Italia ed agli altri paesi europei “a fare il meglio” per adeguare il sistema penale e carcerario” ai principi di umanità, consentendo ai carcerati una vita dignitosa durante la pena e dando loro la possibilità di progettare un futuro dopo aver effettivamente pagato per gli errori commessi”.
Sergio D'Elia, segretario di Nessuno tocchi Caino ha commentato le parole del Presidente della Repubblica affermando di essere fiducioso e di confidare in Mattarella. “Di la e di qua dal Tevere”, ha detto il segretario dell'associazione radicale,” da San Pietro e da Quirinale sono giunte in 48 ore parole chiare e forti contro la pena di morte. Mi viene da osservare che esattamente in mezzo, nel tratto di strada da San Pietro al Quirinale, le sedi del potere politico e religioso, c'è un'altra sede, quella del Partito Radicale, senza nessun potere, se non quello evocativo e creativo della parola e del dialogo, incarnati da Marco Pannella la cui visione ha realizzato quello che oggi tutti - Stato Italiano, Chiesa, governi e parlamenti, opinione pubblica ritengono maturo, attuale e giusto: porre fine alle aberrazioni di uno Stato che per difendere la vita impone la morte, che nel modo di pensare ad Abele diventa esso stesso Caino”.
Sergio D'Elia rilancia affermando che: ”Occorre però risolvere un'altra questione: non solo pena di morte ma pena fino alla morte. Papa Francesco ha capito le analogie, le similitudini, parlando dell'ergastolo come una pena di morte mascherata e l'ha abolita come primo atto del suo alto magistero. Se c'è un'attualità, un urgenza della politica dello Stato Italiano è proprio questa: abolire l'ergastolo.


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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

ZIMBABWE: PASSI DEL GOVERNO VERSO L’ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE
23 febbraio 2016: lo Zimbabwe sta compiendo passi significativi verso l'eliminazione della pena di morte dalle sue leggi, come dimostra l’esclusione di tutte le donne e delle persone di età inferiore a 21 anni dalla condanna a morte, ha dichiarato il Vice Presidente Emmerson Mnangagwa.
Rivolgendosi ai delegati presenti al 9° Incontro Internazionale dei Ministri della Giustizia il 22 febbraio, il Vice Presidente Mnangagwa ha detto di ritenere che lo Zimbabwe presto abolirà la pena capitale.
Ha ricordato di essere sopravvissuto alla pena di morte durante il regime Rhodesiano e di conoscere "le tribolazioni patite dai prigionieri del braccio della morte".
"La storia legislativa dello Zimbabwe relativa alla pena di morte dimostra che il Paese sta compiendo passi significativi verso l'eliminazione della pena capitale", ha detto Mnangagwa.
"L'esclusione di tutte le donne e l'aumento da 18 a 21 anni dell'età minima per l’esecuzione in base all'attuale Costituzione dello Zimbabwe è un passo positivo verso l'abolizione della pena di morte."
Secondo la vecchia Costituzione, solo le donne incinte ed i minori di 18 anni erano esclusi dalla pena di morte.
"Molte critiche sono state mosse contro il Paese nel senso che tali disposizioni costituzionali invece di promuovere la parità di genere nell'ambito del sistema di giustizia penale sono in realtà discriminatorie nei confronti di criminali di sesso maschile", ha detto Mnangagwa.
"Questa disposizione discriminatoria è stata mantenuta dopo la realizzazione da parte della maggioranza che i reati più odiosi e dannosi sono opera di maschi e non di femmine".
Mnangagwa ha aggiunto che i leader del governo hanno notato le preoccupazioni sollevate, che saranno affrontate al momento opportuno.
«Di certo non esiteremo a cancellare la pena di morte dalle nostre leggi", ha detto.
Ha ricordato che il Ministero della Giustizia e degli Affari Giuridici e Parlamentari ha lanciato campagne per informare i cittadini sulla nuova Costituzione, evidenziando l’abolizione della pena di morte.
Ha evidenziato che lo Zimbabwe è molto consapevole e impegnato sugli obblighi relativi agli strumenti internazionali sui diritti umani che ha ratificato e cui ha aderito, aggiungendo che sono state prese misure per garantire che il diritto nazionale sia conforme alle norme internazionali sui diritti umani.
"Il Paese si è sottoposto al processo di revisione paritaria sotto gli auspici del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, nel cui ambito ha accettato la maggior parte delle raccomandazioni per migliorare la situazione dei diritti umani", ha detto Mnangagwa.
"Una delle raccomandazioni accettate era relativa all'abolizione della pena di morte.
"Il Paese ha accettato anche le raccomandazioni a considerare la ratifica del Secondo protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici e ad adottare misure per abolire la pena di morte".
Mnangagwa ha detto che l'obiettivo del sistema di giustizia penale è ora sempre più visto da una prospettiva di riabilitazione piuttosto che di carcerazione e retributiva.
"Dopo essere io stesso sopravvissuto alla pena di morte, conosco le tribolazioni patite dai prigionieri del braccio della morte", ha ricordato.
"Nel momento in cui viene pronunciata la condanna all’impiccagione, tutto il mondo crolla su di voi.
"La pena di morte è, nei fatti, una flagrante violazione del diritto alla vita e alla dignità."


UTAH (USA): COMMISSIONE GIUSTIZIA DEL SENATO APPROVA ABOLIZIONE DELLA PENA CAPITALE
23 febbraio 2016: la Commissione Giustizia del Senato ha approvato 5-2 l’abolizione della pena di morte. Tre senatori repubblicani hanno votato a favore assieme agli unici 2 rappresentanti democratici, mentre 2 senatori repubblicani hanno votato contro. La legge passa ora all’esame dell’aula, dove la maggioranza repubblicana è molto forte, con 24 repubblicani e 5 democratici.
Il disegno di legge è stato presentato dal senatore repubblicano Stephen Urquhart.
Negli scorsi giorni la Camera ha approvato 44-28 un disegno di legge che aggiunge l’aggravante di “traffico di esseri umani” a quelli per i quali può essere chiesta la pena di morte, e lo scorso anno il governatore Gary Herbert aveva ratificato una legge per la reintroduzione della fucilazione come “secondo metodo di esecuzione nel caso non fossero disponibili i farmaci letali”.
Al di là dell’attivismo legislativo, lo Utah ha compiuto solo 7 esecuzioni dal 1976, e l’ultima esecuzione, avvenuta per fucilazione, risale al 2010. Lo stato ha solo 9 detenuti nel braccio della morte.


SIRIA: DUE ADOLESCENTI LAPIDATE DALL’ISIS PER ADULTERIO
23 febbraio 2016: due adolescenti sono state lapidate dall’ISIS in Siria per adulterio, mentre i due uomini con cui sono state se la sono cavata con delle frustate.
Le due ragazze sono state identificate come Hasna, 17 anni, e Madiha, 16, che sono state giustiziate dai miliziani nella città di Deir ez-Zor, nella Siria orientale.
Ahmed Ramadan dell’agenzia ARA News ha riferito: "l'esecuzione è avvenuta di pomeriggio nel quartiere Hamidiya di Deir ez-Zor, alla presenza di centinaia di persone."
Il tribunale della sharia ha emesso un comunicato sostenendo che le ragazze erano state sorprese in una casa "con due sconosciuti".
Le vittime sono state quindi accusate di aver commesso adulterio con due uomini più grandi, identificati dal tribunale come Abu Zubair al-Idlbi e Maher Hameed.
Al-Idlbi e Hamdeed hanno ricevuto in pubblico 50 frustate ciascuno per mano dei jihadisti dell’ISIS, nel centro di Deir ez-Zor.
"La decisione del Tribunale della Sharia ha provocato la rabbia dei residenti di Deir ez-Zor, che hanno ritenuto ingiusto lapidare le due ragazze mentre gli uomini sono stati solo frustati, per poi essere liberati”, ha detto Ramadan.


LIBERIA: DUE CONDANNATI ALL’IMPICCAGIONE E 50 ANNI DI CARCERE PER OMICIDIO
24 febbraio 2016: il Tribunale del 13° Circuito giudiziario di Kakata, capitale della Liberia, ha riconosciuto due imputati colpevoli di omicidio, condannandoli la settimana scorsa rispettivamente a 50 anni di reclusione e a morte mediante impiccagione.
I condannati, il 54enne Garpue Gayeezon e il 55enne Arthur Wakai, erano stati all’unanimità giudicati colpevoli da un panel di giurati.
Gayeezon e Wakai sono stati condannati per l’omicidio di primo grado di Peter Gaye, un residente della città di Doe-Gboteh, nella Margibi County, avvenuto il 29 luglio 2015.
Secondo l'accusa, Wakai avrebbe ordinato a Gayeezon di uccidere Gaye dietro un compenso di circa 110 dollari Usa. Wakai aveva accusato la vittima di avere una relazione con sua moglie.
"Si è rifiutato di fare marcia indietro nonostante le lamentele su di lui presso gli anziani della città," Wakai aveva detto all'accusa.
L'accusa ha dimostrato che tre colpi di uno stesso fucile hanno ucciso Gaye.
Anche se gli imputati si sono dichiarati non colpevoli davanti al tribunale, l'accusa ha presentato due testimoni, l’arma e i tre colpi che sono stati utilizzati per il crimine.

Due collaboratori di giustizia hanno testimoniato che Gayeezon e Wakai hanno confessato davanti agli anziani del clan e nelle dichiarazioni volontarie rese alla polizia.
“Il palazzo dei Visacci” e la misteriosa lapide.......

firenze


Borgo Albizi
Al numero 18 di Borgo Albizi, si erge un magnifico palazzo inizialmente appartenuto alla famiglia degli Albizi poi ai Valori, ai Guicciardi e infine agli Altoviti, chiamato dai fiorentini il “Palazzo dei Visacci”. Il palazzo era così chiamato perchè nella facciata vi erano state scolpite con il metodo dello schiacciato 15 personaggi illustri di Firenze, sottoforma di erme.
L'erma è un pilastrino di sezione quadrangolare, sormontato da una testa scolpita a tutto tondo, che nell'antica Grecia, raffigurava Ermes. Il palazzo oggi denominato Valori-Altoviti, assunse l’attuale conformazione, grazie ai lavori voluti da Baccio Valori, il quale tra le altre cose commissionò tutte l’erme presenti allo sculture Giovan Battista Caccini.
Baccio Valori fu un letterato, umanista, politico e mecenate, scelse personaggi per molti sconosciuti come rappresentanti illustri di Firenze, cercandoli in quel mondo culturale non accessibile ai più e per questo non capito dagli stessi cittadini fiorentini che a spregio e soprattutto per ignoranza chiamarono sempre quel palazzo, “Il Palazzo dei Visacci”.


Nella facciata in basso sulla destra del palazzo, c’è una targa che ricorda un miracolo operato da uno dei santi protettori di Firenze, San Zanobi.
L’origine di Zanobi è molto discussa, alcuni pensano che la sua terra natia fosse greco-siriaca, altri invece che appartenesse ad una famiglia fiorentina, i Gerolami. Fu nominato diacono da papa Damaso nel 381 ed inviato lo stesso anno a Costantinopoli come legato pontificio.
Nel 383 dopo un anno dalla morte del vescovo di Firenze Teodoro, i fiorentini non erano riusciti ancora ad eleggere un nuovo vescovo, ma tornato a Firenze Zanobi, il popolo tutto lo acclama e lui viene insignito della carica vacante. Il 25 maggio del 425 dopo una vita dedicata all’evangelizzazione, muore e viene sepolto in San Lorenzo; in seguito le sue spoglie saranno traslate dalla chiesa di San Lorenzo a quelle di Santa Reparata (su questa chiesa verrà edificata Santa Maria del Fiore, il nostro attuale Duomo).
San Zanobi fu un santo molto importante per Firenze ed operò numerosi miracoli, alcuni di questi magistralmente dipinti da Sandro Botticelli e dal Ghirlandaio. Come dicevo uno di questi miracoli è ricordato da una targa in pietra posta sotto una finestra al pianterreno del Palazzo dei Visacci, se vi piegate leggermente troverete il vostro reperto storico.
B. Zenobius puerum sibi a matre gallica roma eunte
creditum atque interea mortuum dum sibi urbem
lustranti eademreversa hoc loco conquerens
occurrit signo crucis ad vitam revocat
AN. SAL. CCCC
La lapide marmorea a memoria del “Miracolo di San Zanobi

Questa storia ci racconta di una donna francese che con il suo piccolo figlio intraprese un lungo e faticoso pellegrinaggio verso Roma ed appena arrivati a Firenze il figlio si ammalò.
La madre volle proseguire ugualmente il viaggio e pregò vivamente il vescovo san Zanobi di prendersi cura del suo unico figlio. San Zanobi accettò volentieri la richiesta di occuparsi del figlio della donna tanto che lo fece alloggiare nella propria dimora; ma il piccolo morì all’improvviso proprio il giorno stesso che la giovane “matre gallica” faceva ritorno da Roma.
La donna straziata dal dolore della perdita dell’unico figlio corse disperata alla ricerca del vescovo Zanobi, il quale partito dalla chiesa di San Pier Maggiore per una processione incontrò la donna sconvolta con in braccio il figlio morto proprio dove è stata posizionata la targa e lo pregò piangendo di aiutarla; San Zanobi preso da compassione e da così grande amore materno dimostrato, inginocchiandosi sul corpo del bambino lo benedì e questi miracolosamente resuscitò, abbracciando immediatamente la giovane madre.
Il palazzo dei visacci
lapide marmorea di San Zanobi
Sandro Botticelli, al centro la resurrezione del fanciullo.



venerdì 26 febbraio 2016

CENACOLO DI SANTO SPIRITO-FONDAZIONE ROMANO 

FIRENZE 

Si tratta dell'antico refettorio del convento agostiniano, composto da una grande stanza coperta da capriate. L'ambiente era uno dei rari resti del convento medievale dopo la ristrutturazione quattrocentesca di Filippo Brunelleschi, ma il valore di questo ambiente venne riconosciuto solo in epoca relativamente recente: alla fine dell'Ottocento venne usato come deposito dei tram e con l'occasione venne aperta la parete sulla piazza distruggendo irrimediabilmente l'Ultima Cena di Andrea Orcagna.
Sopra la frammentaria Ultima cena resta però una grande Crocifissione, risalente agli anni fra il 1360 e il 1365.
Nella grande sala è esposta la collezione di sculture che va dall'XI al XV secolo che è stata donata alla città dall'antiquario Salvatore Romano, attraverso l'omonima fondazione che gestisce il piccolo museo in cooperazione con l'amministrazione comunale. Nella collezione spiccano due bassorilievi attribuiti a Donatello, provenienti da Padova (San Massimo e San Prosdocimo), l'altorilievo della Madonna con il bambino di Jacopo della Quercia e due sculture marmoree (una Cariatide ed un Angelo adorante) di Tino da Camaino che risalgono al periodo tra il 1320 e il 1322. Vi si trovano inoltre affreschi staccati e mobilio risalente al Cinque e Seicento.






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DIRITTI: CAPPATO "IL PARLAMENTO SI RISCATTI CON LA LEGALIZZAZIONE DELL'EUTANASIA"
Dichiarazione di Marco Cappato, Presidente di Radicali italiani e Tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni
Tra canguri, dietrofront e voto di fiducia, la legge sulle unioni civili è rimasta ostaggio dei partiti, dei loro giochini e risse da talk-show. Per avere una buona legge sarebbe stato necessario un vero dibattito parlamentare, accompagnato da confronti televisivi sul modello di quelle tribune politiche che la legge impone ma che la Commissione di Vigilanza continua a impedire.
In Commissione alla Camera è iniziato (anche se inaccessibile alla registrazione) il dibattito sul testamento biologico e, dalla prossima settimana, sull'eutanasia. Nel merito, non ci aspettiamo e non chiediamo nulla né al Governo né alle opposizioni, né tanto meno ai vertici dei partiti. Chiediamo invece a tutti di consentire un riscatto del Parlamento, lasciando i Parlamentari liberi di confrontarsi davvero e di assumersi le proprie responsabilità davanti a un'opinione pubblica informata, già ampiamente a favore della legalizzazione dell'eutanasia.
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