NESSUNO TOCCHI CAINO
no alla pena di morte....................
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : PENA DI MORTE: PAPA FRANCESCO CHIEDE LA MORATORIA, IL PRESIDENTE
MATTARELLA RICORDA L’IMPEGNO ITALIANO 2.
NEWS FLASH: ZIMBABWE: PASSI DEL GOVERNO VERSO L’ABOLIZIONE DELLA PENA DI
MORTE 3. NEWS FLASH: UTAH (USA):
COMMISSIONE GIUSTIZIA DEL SENATO APPROVA ABOLIZIONE DELLA PENA CAPITALE 4. NEWS FLASH: SIRIA: DUE ADOLESCENTI LAPIDATE
DALL’ISIS PER ADULTERIO 5. NEWS FLASH:
LIBERIA: DUE CONDANNATI ALL’IMPICCAGIONE E 50 ANNI DI CARCERE PER OMICIDIO 6. I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :
PENA DI MORTE: PAPA FRANCESCO CHIEDE LA MORATORIA, IL
PRESIDENTE MATTARELLA RICORDA L’IMPEGNO ITALIANO Il 21 febbraio 2016, Papa
Francesco ha lanciato all'Angelus un "appello alla coscienza dei
governanti, affinche' si giunga ad un consenso internazionale per l'abolizione
della pena di morte.
E propongo - ha scandito - a quanti tra loro sono
cattolici di compiere un gesto coraggioso ed esemplare: che nessuna condanna
venga eseguita in questo Anno Santo della Misericordia".
Secondo il Papa, "il Giubileo straordinario della
Misericordia e' un'occasione propizia per promuovere nel mondo forme sempre
piu' mature di rispetto della vita e della dignita' di ogni persona".
"Anche il criminale - ha ricordato Francesco -
mantiene l’inviolabile diritto alla vita, dono di Dio".
Secondo il Papa, "il comandamento 'non uccidere' ha
valore assoluto e riguarda sia l'innocente che il colpevole". "Tutti
i cristiani e gli uomini di buona volonta' - ha aggiunto Francesco - sono
chiamati oggi ad operare non solo per l'abolizione della pena di morte, ma
anche al fine di migliorare le condizioni carcerarie, nel rispetto della
dignita' umana delle persone private della liberta'".
"Domani avra' luogo a Roma un convegno
internazionale dal titolo 'Per un mondo senza la pena di morte', promosso dalla
Comunita' di Sant'Egidio", ha quindi annunciato il Papa auspicando che
"il simposio possa dare rinnovato impulso all'impegno per l'abolizione
della pena capitale. Un segno di speranza e' costituito dallo sviluppo,
nell'opinione pubblica, di una sempre piu' diffusa contrarieta' alla pena di
morte anche solo come strumento di legittima difesa sociale. In effetti, le
societa' moderne hanno la possibilita' di reprimere efficacemente il crimine
senza togliere definitivamente a colui che l'ha commesso la possibilita' di
redimersi. Il problema va inquadrato nell'ottica di una giustizia penale che
sia sempre piu' conforme alla dignita' dell'uomo e al disegno di Dio sull'uomo
e sulla societa'".
Il 22 febbraio, nel convegno promosso dalla Comunità di
Sant'Egidio, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato
l'impegno internazionale dell'Italia per l'abolizione della pena capitale in
ambito Onu affermando che: “L'Italia non si è limitata a bandire la pena
capitale dal proprio territorio, ma si è adoperata, a livello politico,
diplomatico, giudiziario, affinché l'abolizione della pena di morte diventasse
patrimonio di tutta l'umanità...Rafforzare la sensibilità - non solo dei
responsabili dei governi, ma delle opinioni pubbliche, dei giovani, di tutti i
cittadini - verso questi temi costituisce, per l'Italia, un dovere e un impegno
culturale irrinunciabili. Per questo è importante che realtà sociali e
movimenti come la Comunità di Sant'Egidio, come Amnesty International, come
Nessuno tocchi Caino, continuino la loro opera di informazione e di
formazione”.
Il Presidente Mattarella ha poi tenuto ad evidenziare che
la pena di morte rappresenta un atto di svalutazione del valore della vita e
della sua dignità, fondamentale per la sicurezza delle relazioni sociali e dei
rapporti tra gli Stati.
La pena capitale nega la possibilità di qualsiasi forma
di rieducazione del condannato, la quale rappresenta in alcuni ordinamenti
l'espressione di civiltà giuridica, ed un lungimirante obiettivo da perseguire
con impegno costante da parte dello Stato,in quanto determina le condizioni per
il recupero dei detenuti e per una maggiore sicurezza della società.
Importante l'invito del Presidente per l'Italia ed agli
altri paesi europei “a fare il meglio” per adeguare il sistema penale e
carcerario” ai principi di umanità, consentendo ai carcerati una vita dignitosa
durante la pena e dando loro la possibilità di progettare un futuro dopo aver
effettivamente pagato per gli errori commessi”.
Sergio D'Elia, segretario di Nessuno tocchi Caino ha
commentato le parole del Presidente della Repubblica affermando di essere
fiducioso e di confidare in Mattarella. “Di la e di qua dal Tevere”, ha detto
il segretario dell'associazione radicale,” da San Pietro e da Quirinale sono
giunte in 48 ore parole chiare e forti contro la pena di morte. Mi viene da
osservare che esattamente in mezzo, nel tratto di strada da San Pietro al
Quirinale, le sedi del potere politico e religioso, c'è un'altra sede, quella
del Partito Radicale, senza nessun potere, se non quello evocativo e creativo
della parola e del dialogo, incarnati da Marco Pannella la cui visione ha
realizzato quello che oggi tutti - Stato Italiano, Chiesa, governi e
parlamenti, opinione pubblica ritengono maturo, attuale e giusto: porre fine
alle aberrazioni di uno Stato che per difendere la vita impone la morte, che
nel modo di pensare ad Abele diventa esso stesso Caino”.
Sergio D'Elia rilancia affermando che: ”Occorre però
risolvere un'altra questione: non solo pena di morte ma pena fino alla morte.
Papa Francesco ha capito le analogie, le similitudini, parlando dell'ergastolo
come una pena di morte mascherata e l'ha abolita come primo atto del suo alto
magistero. Se c'è un'attualità, un urgenza della politica dello Stato Italiano
è proprio questa: abolire l'ergastolo.
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
ZIMBABWE: PASSI DEL GOVERNO VERSO L’ABOLIZIONE DELLA PENA
DI MORTE
23 febbraio 2016: lo Zimbabwe sta compiendo passi
significativi verso l'eliminazione della pena di morte dalle sue leggi, come
dimostra l’esclusione di tutte le donne e delle persone di età inferiore a 21
anni dalla condanna a morte, ha dichiarato il Vice Presidente Emmerson
Mnangagwa.
Rivolgendosi ai delegati presenti al 9° Incontro
Internazionale dei Ministri della Giustizia il 22 febbraio, il Vice Presidente
Mnangagwa ha detto di ritenere che lo Zimbabwe presto abolirà la pena capitale.
Ha ricordato di essere sopravvissuto alla pena di morte
durante il regime Rhodesiano e di conoscere "le tribolazioni patite dai
prigionieri del braccio della morte".
"La storia legislativa dello Zimbabwe relativa alla
pena di morte dimostra che il Paese sta compiendo passi significativi verso
l'eliminazione della pena capitale", ha detto Mnangagwa.
"L'esclusione di tutte le donne e l'aumento da 18 a
21 anni dell'età minima per l’esecuzione in base all'attuale Costituzione dello
Zimbabwe è un passo positivo verso l'abolizione della pena di morte."
Secondo la vecchia Costituzione, solo le donne incinte ed
i minori di 18 anni erano esclusi dalla pena di morte.
"Molte critiche sono state mosse contro il Paese nel
senso che tali disposizioni costituzionali invece di promuovere la parità di
genere nell'ambito del sistema di giustizia penale sono in realtà
discriminatorie nei confronti di criminali di sesso maschile", ha detto
Mnangagwa.
"Questa disposizione discriminatoria è stata
mantenuta dopo la realizzazione da parte della maggioranza che i reati più
odiosi e dannosi sono opera di maschi e non di femmine".
Mnangagwa ha aggiunto che i leader del governo hanno
notato le preoccupazioni sollevate, che saranno affrontate al momento
opportuno.
«Di certo non esiteremo a cancellare la pena di morte
dalle nostre leggi", ha detto.
Ha ricordato che il Ministero della Giustizia e degli
Affari Giuridici e Parlamentari ha lanciato campagne per informare i cittadini
sulla nuova Costituzione, evidenziando l’abolizione della pena di morte.
Ha evidenziato che lo Zimbabwe è molto consapevole e
impegnato sugli obblighi relativi agli strumenti internazionali sui diritti
umani che ha ratificato e cui ha aderito, aggiungendo che sono state prese
misure per garantire che il diritto nazionale sia conforme alle norme
internazionali sui diritti umani.
"Il Paese si è sottoposto al processo di revisione
paritaria sotto gli auspici del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni
Unite, nel cui ambito ha accettato la maggior parte delle raccomandazioni per
migliorare la situazione dei diritti umani", ha detto Mnangagwa.
"Una delle raccomandazioni accettate era relativa
all'abolizione della pena di morte.
"Il Paese ha accettato anche le raccomandazioni a
considerare la ratifica del Secondo protocollo opzionale al Patto
internazionale sui diritti civili e politici e ad adottare misure per abolire
la pena di morte".
Mnangagwa ha detto che l'obiettivo del sistema di
giustizia penale è ora sempre più visto da una prospettiva di riabilitazione
piuttosto che di carcerazione e retributiva.
"Dopo essere io stesso sopravvissuto alla pena di
morte, conosco le tribolazioni patite dai prigionieri del braccio della
morte", ha ricordato.
"Nel momento in cui viene pronunciata la condanna
all’impiccagione, tutto il mondo crolla su di voi.
"La pena di morte è, nei fatti, una flagrante
violazione del diritto alla vita e alla dignità."
UTAH (USA): COMMISSIONE GIUSTIZIA DEL SENATO APPROVA
ABOLIZIONE DELLA PENA CAPITALE
23 febbraio 2016: la Commissione Giustizia del Senato ha
approvato 5-2 l’abolizione della pena di morte. Tre senatori repubblicani hanno
votato a favore assieme agli unici 2 rappresentanti democratici, mentre 2
senatori repubblicani hanno votato contro. La legge passa ora all’esame
dell’aula, dove la maggioranza repubblicana è molto forte, con 24 repubblicani
e 5 democratici.
Il disegno di legge è stato presentato dal senatore
repubblicano Stephen Urquhart.
Negli scorsi giorni la Camera ha approvato 44-28 un disegno
di legge che aggiunge l’aggravante di “traffico di esseri umani” a quelli per i
quali può essere chiesta la pena di morte, e lo scorso anno il governatore Gary
Herbert aveva ratificato una legge per la reintroduzione della fucilazione come
“secondo metodo di esecuzione nel caso non fossero disponibili i farmaci
letali”.
Al di là dell’attivismo legislativo, lo Utah ha compiuto
solo 7 esecuzioni dal 1976, e l’ultima esecuzione, avvenuta per fucilazione,
risale al 2010. Lo stato ha solo 9 detenuti nel braccio della morte.
SIRIA: DUE ADOLESCENTI LAPIDATE DALL’ISIS PER ADULTERIO
23 febbraio 2016: due adolescenti sono state lapidate
dall’ISIS in Siria per adulterio, mentre i due uomini con cui sono state se la
sono cavata con delle frustate.
Le due ragazze sono state identificate come Hasna, 17
anni, e Madiha, 16, che sono state giustiziate dai miliziani nella città di
Deir ez-Zor, nella Siria orientale.
Ahmed Ramadan dell’agenzia ARA News ha riferito:
"l'esecuzione è avvenuta di pomeriggio nel quartiere Hamidiya di Deir
ez-Zor, alla presenza di centinaia di persone."
Il tribunale della sharia ha emesso un comunicato
sostenendo che le ragazze erano state sorprese in una casa "con due
sconosciuti".
Le vittime sono state quindi accusate di aver commesso
adulterio con due uomini più grandi, identificati dal tribunale come Abu Zubair
al-Idlbi e Maher Hameed.
Al-Idlbi e Hamdeed hanno ricevuto in pubblico 50 frustate
ciascuno per mano dei jihadisti dell’ISIS, nel centro di Deir ez-Zor.
"La decisione del Tribunale della Sharia ha
provocato la rabbia dei residenti di Deir ez-Zor, che hanno ritenuto ingiusto
lapidare le due ragazze mentre gli uomini sono stati solo frustati, per poi
essere liberati”, ha detto Ramadan.
LIBERIA: DUE CONDANNATI ALL’IMPICCAGIONE E 50 ANNI DI
CARCERE PER OMICIDIO
24 febbraio 2016: il Tribunale del 13° Circuito
giudiziario di Kakata, capitale della Liberia, ha riconosciuto due imputati
colpevoli di omicidio, condannandoli la settimana scorsa rispettivamente a 50
anni di reclusione e a morte mediante impiccagione.
I condannati, il 54enne Garpue Gayeezon e il 55enne
Arthur Wakai, erano stati all’unanimità giudicati colpevoli da un panel di
giurati.
Gayeezon e Wakai sono stati condannati per l’omicidio di
primo grado di Peter Gaye, un residente della città di Doe-Gboteh, nella
Margibi County, avvenuto il 29 luglio 2015.
Secondo l'accusa, Wakai avrebbe ordinato a Gayeezon di
uccidere Gaye dietro un compenso di circa 110 dollari Usa. Wakai aveva accusato
la vittima di avere una relazione con sua moglie.
"Si è rifiutato di fare marcia indietro nonostante
le lamentele su di lui presso gli anziani della città," Wakai aveva detto
all'accusa.
L'accusa ha dimostrato che tre colpi di uno stesso fucile
hanno ucciso Gaye.
Anche se gli imputati si sono dichiarati non colpevoli
davanti al tribunale, l'accusa ha presentato due testimoni, l’arma e i tre
colpi che sono stati utilizzati per il crimine.
Due collaboratori di giustizia hanno testimoniato che
Gayeezon e Wakai hanno confessato davanti agli anziani del clan e nelle
dichiarazioni volontarie rese alla polizia.