sabato 6 aprile 2019

          NESSUNO      TOCCHI         CAINO          
          NO     ALLA      PENA     DI         MORTE 



1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : FLORIDA (USA): ZIO E NIPOTE SCARCERATI DOPO 42 ANNI DI DETENZIONE 2.  NEWS FLASH: ARABIA SAUDITA: QUATTRO GIUSTIZIATI PER DROGA 3.  NEWS FLASH: EGITTO: POLIZIOTTO CONDANNATO A MORTE PER GLI OMICIDI DI DUE COPTI 4.  NEWS FLASH: PAKISTAN: STOP AI PROCESSI PER TERRORISMO NEI TRIBUNALI MILITARI SPECIALI 5.  NEWS FLASH: ZIMBABWE: 61% CITTADINI CONTRARI ALLA PENA DI MORTE 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


FLORIDA (USA): ZIO E NIPOTE SCARCERATI DOPO 42 ANNI DI DETENZIONE Clifford Williams, 76 anni, nero, è stato scarcerato il 28 marzo 2019.

Era stato condannato a morte nel 1976 per aver ucciso, assieme al nipote Hubert “Nathan" Myers, oggi 61 anni, una donna ed averne ferita gravemente un’altra. Un primo processo contro i due si concluse con uno stallo della giuria popolare.
Un secondo processo si concluse con due condanne all’ergastolo, ma il giudice aumentò quella di Williams alla pena di morte.
4 anni dopo la Corte d’Appello trovò irregolarità nella decisione del giudice di non rispettare il parere della giuria popolare, e riabbassò la condanna di Williams all’ergastolo. Da allora i due uomini hanno continuato a dichiararsi innocenti. Lo scorso anno in Florida la Duval County ha istituito una State Attorney's Office Conviction Integrity Unit, ossia una unità, all’interno dell’Ufficio del Procuratore Generale, che ha l’incarico di riesaminare i casi di possibile errore giudiziario.
Proprio da questo ufficio, attualmente presieduto dalla Procuratrice Generale Melissa Nelson, Repubblicana, è stata inviata alla giudice Angela Cox la segnalazione su questo caso, segnalazione che oggi la giudice Cox ha formalizzato con una sentenza di proscioglimento che ha portato, in poche ore, alla scarcerazione di zio e nipote dopo 42 anni di detenzione, 4 dei quali, per Williams, nel braccio della morte.
Per la legge dello stato, una persona riconosciuta innocente può ricevere un risarcimento di 50.000 dollari per ogni anno di ingiusta detenzione per un massimo di 2 milioni, a patto che non avessero, prima della condanna ingiusta, altre condanne le quali evidentemente, secondo i legislatori della Florida renderebbero “giustificati” gli errori giudiziari.
Williams e Myers erano accusati di aver ucciso, il 2 maggio 1976, nella sua abitazione, Jeannette Williams (nessun grado di parentela), e di aver ferito gravemente Nina Marshal. Al processo la prova principale contro i due fu la testimonianza della ferita, Nina Marshal, che asserì di averli riconosciuti. In realtà i due sembravano avere un alibi che aveva trovato riscontro dalle verifiche della polizia, ma questa circostanza non venne portata in tribunale.
Inoltre secondo la perizia balistica, i colpi di pistola erano stati esplosi dall’esterno della casa, circostanza che se fosse stata approfondita avrebbe smentito il racconto della Marshall.
Negli anni successivi alla condanna un uomo, Nathaniel Lawson, aveva raccontato a più persone di essere lui il vero responsabile dell’uccisione, di sentirsi in colpa, ma di non sapere cosa fare, visto che non aveva certo intenzione di costituirsi. Il rapporto della polizia conferma che Lawson, morto nel 1994, era tra le persone notate nelle vicinanze dell’abitazione delle vittime. Come è noto, il Death Penalty Information Center tiene un conteggio dei detenuti che, dal 1983 ad oggi, sono stati prosciolti dopo essere stati condannati a morte. Williams diventa il n° 165, il 29° dalla Florida.
Fino ad oggi nel 2019, secondo i dati del National Registry of Exonerations, che tiene traccia di tutti i proscioglimenti, non solo di quelli dal braccio della morte, sono 33 le condanne che sono state annullate negli Stati Uniti, portando alla scarcerazione di persone accusate di vari reati, da reati di droga, ai reati sessuali, fino all’omicidio.
Sempre secondo National Registry of Exonerations, lo scorso anno i prosciolti sono stati 93, 23 dei quali grazie a nuovi test del Dna. Nel commentare la conclusione del caso di oggi, la procuratrice Nelson ha voluto sottolineare che dal 1976 ad oggi le cose sono cambiate, oggi gli standard processuali sono molto migliorati. Secondo uno studio pubblicato l’anno scorso da Time Magazine, ogni 100 condannati a morte almeno 4 sarebbero innocenti, ma solo due riuscirebbero a dimostrarlo.

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