NO ALLA PENA DI MORTE
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : FLORIDA (USA): ZIO E NIPOTE SCARCERATI DOPO 42 ANNI DI DETENZIONE
2. NEWS FLASH: ARABIA SAUDITA: QUATTRO
GIUSTIZIATI PER DROGA 3. NEWS FLASH:
EGITTO: POLIZIOTTO CONDANNATO A MORTE PER GLI OMICIDI DI DUE COPTI 4. NEWS FLASH: PAKISTAN: STOP AI PROCESSI PER
TERRORISMO NEI TRIBUNALI MILITARI SPECIALI 5.
NEWS FLASH: ZIMBABWE: 61% CITTADINI CONTRARI ALLA PENA DI MORTE 6. I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :
FLORIDA (USA): ZIO E NIPOTE SCARCERATI DOPO 42 ANNI DI
DETENZIONE Clifford Williams, 76 anni, nero, è stato scarcerato il 28 marzo
2019.
Era stato condannato a morte nel 1976 per aver ucciso,
assieme al nipote Hubert “Nathan" Myers, oggi 61 anni, una donna ed averne
ferita gravemente un’altra. Un primo processo contro i due si concluse con uno
stallo della giuria popolare.
Un secondo processo si concluse con due condanne
all’ergastolo, ma il giudice aumentò quella di Williams alla pena di morte.
4 anni dopo la Corte d’Appello trovò irregolarità nella
decisione del giudice di non rispettare il parere della giuria popolare, e
riabbassò la condanna di Williams all’ergastolo. Da allora i due uomini hanno
continuato a dichiararsi innocenti. Lo scorso anno in Florida la Duval County
ha istituito una State Attorney's Office Conviction Integrity Unit, ossia una
unità, all’interno dell’Ufficio del Procuratore Generale, che ha l’incarico di
riesaminare i casi di possibile errore giudiziario.
Proprio da questo ufficio, attualmente presieduto dalla
Procuratrice Generale Melissa Nelson, Repubblicana, è stata inviata alla
giudice Angela Cox la segnalazione su questo caso, segnalazione che oggi la
giudice Cox ha formalizzato con una sentenza di proscioglimento che ha portato,
in poche ore, alla scarcerazione di zio e nipote dopo 42 anni di detenzione, 4
dei quali, per Williams, nel braccio della morte.
Per la legge dello stato, una persona riconosciuta
innocente può ricevere un risarcimento di 50.000 dollari per ogni anno di
ingiusta detenzione per un massimo di 2 milioni, a patto che non avessero,
prima della condanna ingiusta, altre condanne le quali evidentemente, secondo i
legislatori della Florida renderebbero “giustificati” gli errori giudiziari.
Williams e Myers erano accusati di aver ucciso, il 2
maggio 1976, nella sua abitazione, Jeannette Williams (nessun grado di
parentela), e di aver ferito gravemente Nina Marshal. Al processo la prova
principale contro i due fu la testimonianza della ferita, Nina Marshal, che
asserì di averli riconosciuti. In realtà i due sembravano avere un alibi che
aveva trovato riscontro dalle verifiche della polizia, ma questa circostanza
non venne portata in tribunale.
Inoltre secondo la perizia balistica, i colpi di pistola
erano stati esplosi dall’esterno della casa, circostanza che se fosse stata
approfondita avrebbe smentito il racconto della Marshall.
Negli anni successivi alla condanna un uomo, Nathaniel
Lawson, aveva raccontato a più persone di essere lui il vero responsabile dell’uccisione,
di sentirsi in colpa, ma di non sapere cosa fare, visto che non aveva certo
intenzione di costituirsi. Il rapporto della polizia conferma che Lawson, morto
nel 1994, era tra le persone notate nelle vicinanze dell’abitazione delle
vittime. Come è noto, il Death Penalty Information Center tiene un conteggio
dei detenuti che, dal 1983 ad oggi, sono stati prosciolti dopo essere stati
condannati a morte. Williams diventa il n° 165, il 29° dalla Florida.
Fino ad oggi nel 2019, secondo i dati del National
Registry of Exonerations, che tiene traccia di tutti i proscioglimenti, non
solo di quelli dal braccio della morte, sono 33 le condanne che sono state
annullate negli Stati Uniti, portando alla scarcerazione di persone accusate di
vari reati, da reati di droga, ai reati sessuali, fino all’omicidio.
Sempre secondo National Registry of Exonerations, lo
scorso anno i prosciolti sono stati 93, 23 dei quali grazie a nuovi test del
Dna. Nel commentare la conclusione del caso di oggi, la procuratrice Nelson ha
voluto sottolineare che dal 1976 ad oggi le cose sono cambiate, oggi gli
standard processuali sono molto migliorati. Secondo uno studio pubblicato
l’anno scorso da Time Magazine, ogni 100 condannati a morte almeno 4 sarebbero
innocenti, ma solo due riuscirebbero a dimostrarlo.
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