CHIESA DEI SANTI MICHELE E GAETANO FIRENZE
La chiesa dei Santi Michele e Gaetano, più spesso chiamata semplicemente San Gaetano, si trova inpiazza Antinori in prosecuzione di via de' Tornabuoni a Firenze, uno dei più importanti esempi di stile barocco nella città.
I rilievi romanici da San Michele Bertelde
Le origini della chiesa, già dedicata all'arcangelo Michele e detta San Michele Bertelde, risalgono almeno all'XI secolo: Michele era infatti un santo protettore dei longobardi. Una prima documentazione sulla chiesa risale al 1055, quando veniva indicata tra i possedimenti della potente abbazia di Nonantola presso Modena. Il monastero aveva il patronato della chiesa, e la reggeva tramite un priore e alcuni canonici appartenenti al clero secolare. L'ultimo atto nonantolano che menzioni la giurisdizione è del 1290.
Le origini della chiesa, già dedicata all'arcangelo Michele e detta San Michele Bertelde, risalgono almeno all'XI secolo: Michele era infatti un santo protettore dei longobardi. Una prima documentazione sulla chiesa risale al 1055, quando veniva indicata tra i possedimenti della potente abbazia di Nonantola presso Modena. Il monastero aveva il patronato della chiesa, e la reggeva tramite un priore e alcuni canonici appartenenti al clero secolare. L'ultimo atto nonantolano che menzioni la giurisdizione è del 1290.
Dopo essere stata curata dal clero regolare fiorentino, venne utilizzata dai monaci olivetani di San Miniato al Monte. All'epoca la chiesa contava un'unica navata, con il tipico orientamento verso est, ed aveva un'abitazione per i monaci ed un chiostro. Della chiesa primitiva, distrutta definitivamente nel 1640 quando la navata della nuova chiesa era completata, restano poche tracce: tre rilievi in marmo facenti forse parte del portale romanico, oggi nella Cappella Antinori e raffiguranti San Michele, San Pietro e San Miniato.
I Teatini
Nel 1592 venne concessa ai Teatini, uno dei nuovi ordini protagonisti della Controriforma che affiancarono alla tradizionale dedica a San Michele quella del loro fondatore San Gaetano di Thiene, ma solo dopo la sua canonizzazione, il 12 aprile 1671 ad opera di Clemente X.
Nel 1592 venne concessa ai Teatini, uno dei nuovi ordini protagonisti della Controriforma che affiancarono alla tradizionale dedica a San Michele quella del loro fondatore San Gaetano di Thiene, ma solo dopo la sua canonizzazione, il 12 aprile 1671 ad opera di Clemente X.
I nuovi titolari dell'edificio decisero di ricostruirlo ex novo con un ambizioso progetto, concepito dagli stessi religiosi (come padre Anselmo Cangiano e padre Andrea Castaldo, fondatori della comunità fiorentina) e di don Giovanni de' Medici ed elaborato da Matteo Nigetti che non sappiamo in che misura tenne conto dei suggerimenti. Pare inoltre che già nel 1597 il Buontalenti ne avesse fatto un progetto, trasformato in un modello ligneo (oggi perduto) da Dionigi Nigetti, padre di Matteo.
I Teatini erano entrati presto in ottimi rapporti con l'aristocrazia fiorentina, che elargì donazioni, legati e generose elemosine. Oltre alla benedizione del papa fiorentino Clemente VII essi furono sovvenzionati dalla stessa famiglia granducale: la granduchessa Cristina di Lorena, moglie di Ferdinando I, e suo figlio il cardinale Carlo de' Medici, il cui nome si legge ancora oggi sulla facciata, elargirono un regolare finanziamento per la costruzione. Particolarmente attivi furono anche gli Antinori, che avevano il palazzo antistante la chiesa.
Le nobili famiglie dell'entourage della corte granducale, impegnate a realizzare intorno a via Tornabuoni una delle zone più fastose della città, speravano con San Gaetano di creare la più bella chiesa barocca di Firenze.
Ed in effetti, in questa mirabile opera architettonica, costruita, arredata e decorata nell'arco di un secolo, dal 1604 al 1701, si può ripercorrere la storia dell'arte sacra del Seicento fiorentino.
La prima pietra venne solennemente posta il 22 agosto 1604. Matteo Nigetti seguì i lavori fino al compimento del transetto e del coro, quando nel 1633, prima gli successe l'architetto di corte Gherardo Silvani, coadiuvato dal figlio Pierfrancesco.
Nel 1631 i Teatini posero lo stemma del loro più illustre benefattore, Carlo de' Medici, all'interno della chiesa, al centro della volta della crociera.
I Silvani completarono il corpo della navata e le cappelle laterali, continuando il progetto originario. Il 29 agosto 1649 il cardinale Carlo consacrò solennemente il tempio, che non disponeva ancora della facciata.
Nel 1701 la costruzione fu completata con l'ampliamento scenografico della scalinata su piazza Antinori.
Nel 1785, in seguito alla soppressione dei Teatini, la chiesa divenne parrocchia.
La facciata
La facciata, costruita nella tipica pietraforte fiorentina, rappresenta uno stile nuovo rispetto agli schemi che i fiorentini erano abituati a vedere nelle facciate delle chiese di Firenze, infatti rispecchia un gusto tipicamente romano, a partire dalla scalinata. Essa fu abbellita da sculture in marmo bianco, che risaltano sullo sfondo color avana opaco. Venne messa in opera a partire dal 1648 e conclusa nel 1683, senza le sculture. Cosimo III, all'epoca gran principe, sovvenzionò con il pagamento di 40 scudi al mese il progetto per la decorazione della facciata, tra il 1688 e il 1693. Architetto incaricato del progetto fu Gherardo Silvani, che prese sicuramente a modello la vicina facciata di Santa Trinita del Buontalenti, elaborando una realizzazione ancora più trionfalmente teatrale. All'epoca doveva anche essere stato influenzato dai due modelli lignei per la facciata del Duomo di Firenze del Buontalenti stesso e di Don Giovanni de' Medici.
La facciata, costruita nella tipica pietraforte fiorentina, rappresenta uno stile nuovo rispetto agli schemi che i fiorentini erano abituati a vedere nelle facciate delle chiese di Firenze, infatti rispecchia un gusto tipicamente romano, a partire dalla scalinata. Essa fu abbellita da sculture in marmo bianco, che risaltano sullo sfondo color avana opaco. Venne messa in opera a partire dal 1648 e conclusa nel 1683, senza le sculture. Cosimo III, all'epoca gran principe, sovvenzionò con il pagamento di 40 scudi al mese il progetto per la decorazione della facciata, tra il 1688 e il 1693. Architetto incaricato del progetto fu Gherardo Silvani, che prese sicuramente a modello la vicina facciata di Santa Trinita del Buontalenti, elaborando una realizzazione ancora più trionfalmente teatrale. All'epoca doveva anche essere stato influenzato dai due modelli lignei per la facciata del Duomo di Firenze del Buontalenti stesso e di Don Giovanni de' Medici.
Venne progettata su due ordini divisi da uno sporgente cornicione, attraversata verticalmente da due coppie di paraste scanalate con capitelli compositi, che si ripetono anche alle estremità nella parte inferiore. Nella parte inferiore si aprono tre portali con timpani triangolari che fanno pensare a una tripartizione interna in navate che non esiste. Al di sopra dei timpani laterali si aprono due nicchie che contengono le statue di San Gaetano di Thiene di Balthasar Permoser[3] e Sant'Andrea Avellino, uno dei maggiori esponenti dell'ordine, eseguita da Anton Francesco Andreozzi. Entrambe hanno un'impostazione teatrale, ma la prima presenta anche una profondità psicologica nel gesto di San Gaetano che indica la gente, oggetto della missione dei teatini, che manca completamente nella seconda.
Balthasar Permoser, Speranza e Poverta accanto alla stemma dei Teatini
Il portale centrale è invece decorato dallo stemma dei teatini affiancato dalla personificazioni della Speranza e della Povertà, del Permoser, che richiamano le regole fondamentali dell'ordine.
Il portale centrale è invece decorato dallo stemma dei teatini affiancato dalla personificazioni della Speranza e della Povertà, del Permoser, che richiamano le regole fondamentali dell'ordine.
Il nome di Carlo de' Medici torna nell'iscrizione a caratteri cubitali che corre lungo l'alto cornicione centrale.
Il registro superiore è dominato dall'oculo del rosone, sormontato dallo stemma Medici sorretto da due putti marmorei di Carlo Marcellini (1688 circa). In alto in grande timpano suggerisce la forma a capanna della basilica, mentre ai lati due volute terminano nei piedistalli di due urne con il fuoco della Fede, scolpite in marmo da Pietro Romolo Malavisti su disegno di Giovan Battista Foggini. Notevoli s
ono gli effetti chiaroscurali ottenuti con il sovrapporsi dei volumi, i dentelli, le profonde riquadrature.
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