PASQUA "IL BRINDELLONE LA STORIA DELLO SCOPPIO DEL CARRO A FIRENZE"
Da una memoria tratta dalle Ricordanze di Ghinozzo di Uguccione de' Pazzi scritta nel 1535, riprendendo un precedente libro conservato in famiglia, si può risalire all'origine dell'attuale evento dello “Scoppio del Carro”. Ghinozzo narra che nel 1096 durante la I° Crociata, voluta da Papa Urbano II° per riconquistare ai Saraceni il Santo Sepolcro, un suo antenato Pazzino de' Pazzi, comandante delle 2500 milizie fiorentine presenti alla Crociata , il giorno di Sabato 15 Luglio del 1099 fu il primo ad entrare a Gerusalemme, scalarne le mura e piantare nel punto più alto il vessillo cristiano. Per questo atto valoroso Pazzino ebbe in dono dal Comandante generale Goffedro IV°di Buglione tre schegge di pietra silicea provenienti dal Santo Sepolcro.
Pazzino rientrato a Firenze nel 1101, accolto con grandi onori e manifestazioni di entusiasmo, consegnò le pietre alle Autorità fiorentine le quali le deposero in un prezioso cofanetto e le affidarono ai prelati della Chiesa di San Maria Sopra Porta chiamata in seguito San Biagio. Da subito iniziò una tradizione, già nota a Gerusalemme fino dal IV° secolo: la distribuzione al popolo del fuoco Sacro acceso in un bracere per mezzo delle pietre del S.Sepolcro. Tradizione ripresa a Firenze il Sabato di Pasqua all'interno della Cattedrale.
Nel Duecento i Pazzi, per ricordare e mantenere viva la memoria del loro antenato, fecero costruire un carro itinerante riccamente addobbato che ogni anno, il Sabato Santo, portava il fuoco acceso con le sacre pietre a giro per la città, consentendo ai cittadini che non avevano potuto prendere parte alla cerimonia in Cattedrale, di accorrere al suo passaggio per accendere i ceri e le candele che sarebbero servite, a loro volta, ad appiccare il fuoco al proprio focolare domestico da tenere rigorosamente acceso per tutta la durata della Pasqua. Il significato religioso di tale atto associava il il valore mistico del fuoco che sprizza dalla pietra con la Resurrezione di Cristo dalla tomba.
L'organizzazione di questo evento da parte dei Pazzi si ripeté ogni anno nei secoli successivi, ma si interruppe nel 1478 a seguito della congiura contro i Medici. I Consoli dell'Arte di Calimala si sostituirono ai Pazzi per circa sedici anni, dopo i quali, complice la cacciata dei Medici e l'arrivo del Savonarola , la nobile famiglia fiorentina riprese a organizzare direttamente l'antica usanza. I Medici tornarono nel 1512 dopo l'allontanamento di Pier Soderini, tuttavia i Pazzi, avendo nel frattempo riacquistato onore presso i cittadini, continuarono a gestire la ricorrenza e nel 1515, probabilmente per suggerimento della famiglia Medicea, variarono alcuni atti cerimoniali, in particolare l'uso del carro che da itinerante passò a postazione fissa dinanzi al Battistero allo scopo di distribuire simbolicamente e idealmente il fuoco sacro del carro, attraverso lo scoppio di mortaretti e fuochi d'artificio atutti i cittadini dovunque essi si trovassero, anche nei punti piu lontani dalla Cattedrale.
A causa di incendi ed incidenti vari, il carro usato per le rappresentazioni dovette essere spesso sostituito, così nel Seicento i Pazzi fecero costruire un “carro trionfale ” a tre ripiani, estremamente solido e imponente, più adeguato all'uso che ne doveva essere fatto. Ebbene, si tratta dello stesso “carro”, opportunamente restaurato, che ancora oggi ammiriamo il giorno di Pasqua. L'organizzazione del rito Pasquale fu mantenuto dai Pazzi fino al 1859, anno in cui si verificò l'estinzione del ramo principale della famiglia. Da quella data in poi l'onere e l'onore della manifestazione fu assunto in via definitiva dal Comune di Firenze.
La cerimonia attuale non si discosta molto da quella antica e ricalca abbastanza fedelmente le modalità originali. La sera del Sabato Santo un corteo della Repubblica fiorentina, preceduto dal Gonfalone della città, si reca alla Chiesa dei SS.Apostoli (che dal 1785 custodisce le reliquie a seguito della soppressione della Parrocchia di San Biagio), dove viene ricevuto dal Vescovo vicario il quale dopo una breve funzione preleva il Sacro Cofanetto delle Tre Pietre e unendosi al corteo raggiunge il sagrato della Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Lì il Cardinale Arcivescovo provvede a compiere il cerimoniale dell'accensione del fuoco con le Sacre pietre su un bracere posto dinanzi alla porta principale e, dopo una breve funzione liturgica con l'accensione dei ceri offerti, il fuoco benedetto viene portato all'interno del Duomo e vegliato in preghiera tutta la notte.
La mattina della Domenica di Pasqua davanti alla Cattedrale si svolgono tutti i rituali celebrativi: il grande carro partito dal suo deposito di Porta a Prato, trainato da due coppie di buoi bianchi ornati di ghirlande, arriva davanti al Duomo, quasi in contemporanea con il Corteo storico della Repubblica fiorentina preceduto dal Gonfalone e dallo stendardo della famiglia Pazzi, composto da musici e sbandieratori e seguito dalle più importanti autorità civili. In quel momento, all'interno del Battistero, l'Arrcivescovo sta celebrando la liturgia dell'ora terza, preghiere a ricordo della morte di Cristo ed al termine egli si porta nell'area antistante il sagrato del Duomo, benedice la folla ed il carro prima di rientrare in Cattedrale per officiare la solenne funzione Pasquale.
Il “carro”, alto 11 metri e 60, lungo 3 metri e 40, dal peso di 40 quintali, ha sulle fiancate gli stendardi dei quattro quartieri storici fiorentini e su tutti lati la struttura contenente il carico esplosivo. Dal carro parte un cavo, teso all'altezza di 7 metri da terra, che attraversa tutta la navata centrale del Duomo e raggiunge una colonna in legno al centro del coro dove si trova appesa la “Colombina”, un impasto di gesso e cartapesta a foggia di candida colomba, con un ramoscello d'olivo nel becco che simboleggia lo Spirito Santo.
Durante la messa Pasquale, al momento del canto “Gloria in Excelsis Deo, l'Arcivescovo appicca il fuoco sacro alla miccia della “Colombina” che, spinta da un razzo, raggiunge il “carro” innescando l'esplosione di mortaretti, castagnole, girandole, e fuochi di artificio che si produrranno in un carosello di venti minuti di lampi e scoppi accompagnati dal suono a distesa delle campane. La “Colombina” dovrà ora compiere il viaggio di ritorno verso l'Altare Maggiore. Se il retrorazzo sarà calibrato bene e il viaggio risulterà perfetto, il popolo potrà sperare nei buoni auspici per il futuro così come in passato i contadini speravano nel buon raccolto. Ma se il viaggio della “colombina” invece si dovesse interrompere prima della meta, qualcuno potrà pensare si tratti di un qualche presagio negativo.
Per la cronaca si ricorda che nel 1966 la “Colombina” non raggiunse l'Altare Maggiore” e come sappiamo, avvenne il tragico evento dell'alluvione.
Infine, vogliamo spiegare l'appellativo “Brindellone” dato dai Fiorentini allo storico “carro”. Si fa riferimento all'antica e ormai scomparsa Festa della Zecca che si svolgeva il 24 Giugno, giorno di San Giovanni. Un uomo che impersonava San Giovanni Battista, vestito dimessamente, coperto da pelo di cammello consunto e stracciato , in piedi, legato ad un palo su un alto carro di fieno, attraversava le vie della città.
L'uomo sul carro traballante, nel suo ciondolare a destra e sinistra, suscitava l'ilarità dei fiorentini che con il loro proverbiale “spiritaccio”, non tardarono ad affibbiargli l'appellativo di “Brindellone”, trasferendo poi il nomignolo al carro di fieno e, quindi per analogia, al più famoso” carro” pasquale.