sabato 2 aprile 2016

VASO FRANçOIS-MUSEO ARCHEOLOGICO FIRENZE

Vaso François è il nome convenzionale attribuito, dal nome dell'archeologo che lo scoprì nel 1845 a Chiusi, ad un cratere a volute a figure nere di produzione attica, capolavoro della ceramografia arcaica, datato intorno al 570 a.C. Si tratta del più antico cratere a volute attico conosciuto. Le sue dimensioni si sviluppano su un'altezza di 66 cm e un diametro massimo di 57 cm.
I numerosi frammenti del vaso furono rinvenuti nella necropoli etrusca di "Fonte Rotella" a Chiusi nel 1844 e 1845, ad opera di Alessandro François, lo scopritore della celebre Tomba François di Vulci, dispersi in due tumuli funerari saccheggiati già in antico. I cocci del vaso che, nonostante ripetute ricerche, non sono mai stati interamente ritrovati, furono inviati a Firenze dove un accurato restauro, per opera del restauratore Vincenzo Manni, permise un'ottima ricostruzione dell'oggetto che fu acquisito ed esposto presso il Museo archeologico nazionale di Firenze (inv. 4209).
Dopo la prima ricomposizione, il 9 settembre 1900, il vaso fu vittima della collera di un custode del museo che lo disintegrò proditoriamente in 638 pezzi; si rese necessario quindi un secondo restauro.
Durante l'alluvione del 1966 subì altri danni che resero necessario un ultimo restauro, eseguito nel 1973.
Un'iscrizione dipinta sullo stesso vaso ne riporta gli autori: il ceramista Ergotimos e il ceramografo Kleitias. L'iscrizione è riportata due volte: una prima con due frasi verticali inserite nella scena delle nozze di Peleo e Teti, e una seconda, non interamente conservata, sopra una nave raffigurata sul collo.

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