no alla pena di morte...................
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : ONU: I GOVERNI DEVONO CAMBIARE POLITICHE SULLE DROGHE 2. NEWS FLASH: ARABIA SAUDITA: PAKISTANO
GIUSTIZIATO PER TRAFFICO DI DROGHE 3.
NEWS FLASH: GAZA: CINQUE CONDANNATI A MORTE PER SPIONAGGIO 4. NEWS FLASH: INDIA: OTTO CONDANNE A MORTE NEL
BENGALA OCCIDENTALE 5. NEWS FLASH: CINA:
CHIARITI CRITERI DELLA PENA DI MORTE PER APPROPRIAZIONE E TANGENTI 6. I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :
ONU: I GOVERNI DEVONO CAMBIARE POLITICHE SULLE DROGHE
19 aprile 2016: in una riunione alle Nazioni Unite sul
problema globale delle droghe, i governi del mondo sono stati invitati ad
allontanarsi dalla politica della repressione, ad abolire la pena di morte per
i reati di droga e ad intensificare il trattamento sanitario.
Nel primo incontro del genere in quasi 20 anni,
l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato un documento che segna un
cambiamento rispetto alla "guerra alla droga", lanciata negli anni
‘70, con il suo approccio pesante incentrato su repressione e
criminalizzazione.
"Le politiche sulle droghe che si concentrano quasi
esclusivamente sull'uso del sistema di giustizia penale hanno bisogno di essere
ampliate, abbracciando un approccio per la salute pubblica", ha detto tra
gli applausi il direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)
Margaret Chan.
La sessione speciale di tre giorni è stato richiesta da
Colombia, Messico e Guatemala, che hanno subito il peso della guerra alla droga
con un'esplosione di criminalità e violenza.
Il presidente del Messico Enrique Peña Nieto ha detto che
la lotta alla droga deve essere vista dalla "prospettiva dei diritti
umani", e ha avvertito che pene severe per l'uso di droghe "creano un
circolo vizioso di emarginazione e criminalità."
Affermando che il suo Paese ha pagato un "prezzo
alto" per fallite politiche sulle droghe a livello mondiale, ha anche
sostenuto la depenalizzazione dell'uso di marijuana per scopi medici e
scientifici.
I delegati provenienti da Unione Europea, Svizzera,
Brasile, Costa Rica e Uruguay, tra gli altri, hanno chiesto l'abolizione della
pena di morte per i reati legati alle droghe, una pratica ampiamente utilizzata
da Cina, Iran e Indonesia.
Il delegato indonesiano è stato fischiato quando ha
sostenuto che spetta ai singoli Stati decidere sull'uso della pena di morte, in
una dichiarazione appoggiata da Singapore, Arabia Saudita, Cina, Iran e
Pakistan, tra gli altri Paesi.
Il documento adottato nella sessione non fa alcun
riferimento alla pena di morte, ma chiede ai governi di "promuovere
politiche giudiziarie nazionali proporzionate ... per cui la gravità delle
sanzioni sia proporzionata alla gravità dei reati".
Il Pakistan ha detto di essere seriamente preoccupato per
la tendenza verso la legalizzazione dell'uso di marijuana e altre droghe.
L’Uruguay è diventato il primo Paese a legalizzare
completamente la marijuana nel 2013 e il Canada è tra i paesi che guardano ad
una misura simile.
"Questo darebbe un impulso alla domanda di droga,
intensificando la filiera con ricadute dirette sulla nostra regione," ha
avvertito il ministro dell'Interno pakistano Chaudhry Nisar Ali Khan.
"Abbiamo sognato una società libera dalla droga
piuttosto che una società che la tollera", ha detto.
Il Ministro cinese per la Sicurezza Pubblica Guo Shengkun
si è detto d’accordo: "Ogni forma di legalizzazione degli stupefacenti
deve essere risolutamente contrastata."
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
ARABIA SAUDITA: PAKISTANO GIUSTIZIATO PER TRAFFICO DI
DROGHE
21 aprile 2016: un cittadino pakistano è stato
giustiziato nella regione di Riad, in Arabia Saudita, per traffico di droghe.
Con l’esecuzione di Shah Zaman Khan Sayyed giungono a 86
i prigionieri messi a morte in Arabia Saudita da inizio anno. Il pakistano – ha
reso noto il Ministero degli Interni di Riad - era stato riconosciuto colpevole
del traffico di eroina e metanfetamine.
Le 86 esecuzioni praticate finora quest'anno comprendono
le 47 per "terrorismo" effettuate in un solo giorno, il 2 gennaio.
Ad Amnesty International risulta che l'Arabia Saudita
abbia il terzo più alto numero di esecuzioni nello scorso anno, almeno 158.
GAZA: CINQUE CONDANNATI A MORTE PER SPIONAGGIO
18 aprile 2016: un tribunale militare di Gaza ha
condannato cinque uomini a morte con l'accusa di essere informatori di Israele.
Tre dei casi riguardano attività di spionaggio tra 2000 e
2001, mentre i restanti due uomini avrebbero lavorato per Israele nel 2008.
In quattro sono stati condannati all’impiccagione, il
quinto alla fucilazione.
Almeno uno dei condannati può ancora presentare appello.
Alcuni degli uomini avrebbero fornito informazioni ad
Israele utili ad eliminare combattenti di Hamas, secondo il sito palestinese di
notizie Safa. Alcuni sono stati anche accusati di tradimento.
Non è chiaro quando le cinque condanne capitali verranno
eseguite.
Hamas, che controlla la Striscia di Gaza dal 2006, in
passato ha giustiziato in pubblico persone accusate di collaborazionismo con
Israele, i cui corpi sono poi stati trascinati con delle moto.
Il Centro Palestinese per i Diritti Umani ha reso noto
alla fine di dicembre che nove condanne a morte sono state emesse nella
Striscia di Gaza nel 2015 e due in Cisgiordania.
Dall'inizio del 2016, sono quattro gli abitanti di Gaza
condannati a morte dopo essere stati accusati di spionaggio a favore di
Israele.
INDIA: OTTO CONDANNE A MORTE NEL BENGALA OCCIDENTALE
19 aprile 2016: otto persone sono state condannate
all’impiccagione nel Bengala Occidentale per l'omicidio dello studente
universitario Saurabh Chowdhury, avvenuto nel 2014.
Il tribunale di Barasat ha condannato a morte: Shyamal
Karmakar, Suman Sarkar, Suman Das, Amal Barui, Tapas Biswas, Ratan Samaddar,
Tarak Das e Somnath Sardar.
Un altro imputato, Rakesh Burman, è stato condannato
all’ergastolo, mentre ancora altri tre imputati - Ratan Das, Palli Maity e
Sisir Mukherjee - sono stati condannati a cinque anni di carcere.
Nel pronunciare la sentenza, il giudice ha definito
questo caso come 'più raro tra i rari'.
I genitori e gli altri membri della famiglia di Chowdhury
hanno ben accolto la sentenza del tribunale.
"Avevamo chiesto la condanna a morte per tutti gli
imputati, ma siamo felici che il giudice abbia riconosciuto colpevoli otto di
loro condannandoli a morte. Siamo grati alla polizia e alla magistratura. Alla
fine, per mio figlio è stata fatta giustizia", ha detto la madre di
Chowdhury.
Il 4 luglio 2014, Chowdhury sparì da casa e il giorno
dopo il suo cadavere mutilato fu ritrovato nei pressi della linea ferroviaria
tra Barasat e Dattapukur.
Sarebbe stato rapito e ucciso perché aveva protestato
contro i traffici illegali di alcolici e droghe a Bamangachi.
CINA: CHIARITI CRITERI DELLA PENA DI MORTE PER
APPROPRIAZIONE E TANGENTI
18 aprile 2016: la pena di morte sarà applicabile in Cina
ai leader corrotti che si appropriano di fondi o accettano tangenti per oltre
463.000 $, hanno stabilito la Corte Suprema del Popolo e la Procura Suprema del
Popolo, le più alte autorità giudiziarie del Paese.
Il provvedimento, che entra in vigore da subito, si
propone di chiarire l'ultima revisione del Codice penale della fine del 2015,
che non prevedeva le quantità esatte per le quali potrebbe essere applicata la
pena di morte e lasciava la decisione finale alla discrezionalità dei giudici.
Le due istituzioni hanno anche precisato che nel caso
l’accusato collabori nelle indagini, confessi il crimine o restituisca la somma
sottratta, la pena di morte potrebbe essere sospesa per due anni, il che
equivale ad una commutazione della pena in ergastolo, la punizione più comune
in Cina nei casi di corruzione.
Le punizioni per corruzione sono state modificate verso
la fine del 2015 poiché le somme sottratte punibili con l'ergastolo o la pena
di morte erano ritenute troppo basse.
Tuttavia, l'emendamento del 2015 ha eliminato i
riferimenti a cifre precise parlando invece di pena di morte per "somme
molto ingenti di denaro," un criterio soggettivo che le due autorità hanno
ora deciso di rivedere per evitare confusione.
Le nuove norme prevedono che anche gli alti funzionari
possano essere processati per complicità, se non denunciano pratiche di
corruzione dei loro stretti collaboratori o dei membri della loro stessa
famiglia.
Allo stesso tempo, si sottolinea che la donazione di
denaro in beneficenza o ad altre cause pubbliche non sarà presa in
considerazione a discarico in ipotetici processi per corruzione.
Da quando il presidente Xi Jinping è entrato in carica
tre anni fa, il governo cinese ha condotto una aggressiva campagna contro la
corruzione, diffusa in tutti i settori compreso l'esercito, che in precedenza
era stato intoccabile, portando a decine di licenziamenti ed espulsioni dal
Partito comunista, oltre a indagini, processi e condanne contro leader o ex
leader a tutti i livelli.
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