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Buona settimana a
tutti.
Tre notizie e tre piccole domande cui inspiegabilmente non risponde nessuno. Le 3 notizie. 1. Rocco Casalino insulta le persone con sindrome di Down. Il portavoce del Presidente del Consiglio nella sua carriera ha offeso mezzo mondo: i poveri, gli stranieri, gli anziani, i giornalisti, gli avversari politici. Basta una ricerca su Google per capire che cosa pensa davvero, nel profondo del suo cuore, il signor Rocco Casalino. Quando è uscito il video sulle persone con sindrome di Down, molti di noi hanno chiesto a Conte di far dimettere Casalino. Ma per come funzionano le cose nei Cinque Stelle è impossibile che il premier Conte licenzi il suo portavoce Casalino: è più facile che Casalino licenzi Conte. Io ho scritto questo, su Instagram. Casalino ha detto che mostrando la foto di mia nipote io mi devo vergognare e che mi dovrei dimettere (io!). Al che ho risposto a Casalino che non mi vergogno delle foto di mia nipote Maria, mi vergogno di Rocco Casalino portavoce del Premier. Casalino ha poi deciso di andare su Rai1, in prima serata, da Fazio, in collegamento per scusarsi con le persone con sindrome di Down. Per evitare che le scuse siano l'ennesima sceneggiata occorre un atto molto semplice: le scuse siano accompagnate dalle dimissioni. Altrimenti è l'ennesima finzione, l'ennesima simulazione. 2. Il flop della conferenza sulla Libia. Ieri a Parigi c'era il mondo, da Trump a Putin: tutti ospiti di Macron per ricordare la Prima Guerra Mondiale. L'Italia di Conte e di Moavero Milanesi aveva studiato bene il calendario e pensato di organizzare una bella conferenza sulla Libia in Italia, il giorno dopo Parigi, contando sulla presenza "in zona" di tutti i grandi leader. Purtroppo nessuno dei grandi – che pure hanno partecipato in massa a Parigi – ha deciso di accogliere l'invito italiano. La credibilità in politica estera è una cosa seria, non si improvvisa. Per chi conosce le regole degli incontri internazionali e della diplomazia quello di Palermo è purtroppo un flop clamoroso. E io, da italiano, sono molto dispiaciuto. Macron ha mostrato a Conte come si organizzano gli eventi internazionali. E mentre il mondo era a Parigi a discutere di Pace e di futuro, i due leader del governo italiano erano uno alla fiera del motociclo, l'altro a insultare i giornalisti su Facebook. 3. Il popolo del sì. A Torino migliaia di persone sono scese in piazza per contestare l'Amministrazione Appendino. Una folla impressionante che ha espresso il proprio assenso alla TAV, sulle Olimpiadi, sul desiderio di bloccare tutto tipico dei grillini. L'Italia che vuole la crescita, l'apertura, lo sblocco delle opere pubbliche, l'innovazione c'è. Ed è molto più forte di quello che sembra. Il tempo è galantuomo, amici. I Comitati "Ritorno al Futuro" intanto lavorano. E crescono giorno dopo giorno. In questa settimana i comitati si sono mobilitati per Casa Italia (la petizione ha quasi raggiunto 20.000 firme, serve un ultimo sforzo e poi consegneremo il tutto a Renzo Piano e ai membri del Governo), per la libertà della ricerca dopo che il Governo ha cacciato un professionista eccellente come Roberto Battiston dalla guida dell'Agenzia Spaziale Italiana, per la libertà di stampa. Venerdì 16 Ivan sarà a Torino per incontrare i primi comitati del Piemonte. Il comitato che vi presento in questa enews è il "Sapere Verona" guidato da Francesca, giovane professionista che sta animando un dibattito sui temi della cultura e dell'identità. È un comitato che nasce in Veneto ma che su questi temi sta trovando adesioni in tutta Italia. E secondo me questo tema è uno dei più interessanti per i mesi che verranno. Chi vuole aprire un comitato, può farlo dal sito www.comitatiritornoalfuturo.it. Tre domande cui non riesco a dare una risposta. Mi aiutate voi?
Le mie interviste.
Sul sito www.matteorenzi.it troverete le interviste a Avvenire, a Le Monde, a Le Figaro e quella televisiva a "W L'Italia" il programma di Rete 4. Pensierino della sera. Ci ha lasciati un grande professionista, ma soprattutto un grande amico e un grande uomo. Tiberio Barchielli è stato per quattro anni il fotografo di Palazzo Chigi (con me e con Paolo Gentiloni). Ha combattuto contro il cancro come un leone, fino all'ultimo istante, come ci aveva promesso. E noi cercheremo di onorare la promessa che gli abbiamo fatto. Venivamo dallo stesso piccolo paese della provincia di Firenze, Rignano sull'Arno: anche per questo durante i #MilleGiorni è stato molto di più del fotografo ufficiale, per me. Ma era un signor professionista, straordinario. In questi giorni rileggevo le parole di un gigante della fotografia, Sebastiao Salgado: "Quando lavora, il fotografo è un cowboy solitario. Solo con le sue idee, i suoi dubbi, le sue emozioni. Ogni fotografo porta con sé suo padre e sua madre, il suo villaggio, i libri, la politica, tutto si fonde in un'unità che sei solo tu". Tiberio quando lavorava ricordava un cowboy solitario, pronto a tutto per trovare la giusta luce, il giusto scatto, la giusta inquadratura. Ma aveva anche una straordinaria capacità di fare squadra con tutti, con i colleghi di tutto il mondo, con i ragazzi della scorta, con i giornalisti (un po' meno coi cerimoniali...), con tutte le persone che partecipavano ai nostri incontri. E molti ci stanno scrivendo per ricordarlo, grazie!. Insieme alla sua famiglia e ai suoi amici organizzeremo una mostra, tra qualche mese, recuperando tanti suoi scatti, anche quelli da fotoreporter di guerra nella ex Jugoslavia. E se troviamo due lire mi piacerebbe istituire un premio annuale per i giovani fotografi. Ti teniamo con noi, Tiberio. Un sorriso, Matteo App Matteo Renzi PS Ho ricevuto molte critiche per aver telefonato a Virginia Raggi, dopo la sua assoluzione. Mi rendo conto che la reazione di Di Battista e Di Maio sia stata al limite del ridicolo (il mio amico Giovanni Sasso, in questo post, lo dice nel modo più chiaro possibile). Ma penso proprio per questo che la politica abbia bisogno di civiltà. Io sono garantista sempre, non solo per i miei amici. E dunque aspetto i processi. E se Virginia Raggi viene assolta sono contento. Perché io faccio politica, non il pubblico ministero e dunque la voglio giudicare per come fa il sindaco, non in un tribunale. La barbarie di giudicare gli altri prima del processo la lascio ai giustizialisti: io credo nella giustizia. E per me Virginia Raggi è un'avversaria, non una nemica. Recuperiamo la civiltà, amici. Prima che sia troppo tardi. E lasciamo la barbarie ai giustizialisti, noi teniamoci stretta la giustizia. |
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lunedì 12 novembre 2018
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