NO ALLA PENA DI MORTE
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : EMIRATI ARABI UNITI: GIORDANO GIUSTIZIATO PER L’OMICIDIO E STUPRO
DI UN BAMBINO 2. NEWS FLASH: CALIFORNIA
(USA): È MORTO CHARLES MANSON 3. NEWS
FLASH: MAURITANIA: RAFFORZATA LA PENA DI MORTE CONTRO LA BLASFEMIA 4. NEWS FLASH: BANGLADESH: SEI CONDANNATI A
MORTE PER CRIMINI DI GUERRA NEL 1971 5.
NEWS FLASH: SRI LANKA: CONDANNATO A MORTE PER DETENZIONE DI 147 GRAMMI
DI EROINA 6. I SUGGERIMENTI DELLA
SETTIMANA :
EMIRATI ARABI UNITI: GIORDANO GIUSTIZIATO PER L’OMICIDIO
E STUPRO DI UN BAMBINO
23 novembre 2017: Le autorità degli Emirati Arabi Uniti
hanno giustiziato il cittadino giordano Nidal Eisa Abdullah, 48 anni, in
relazione all’omicidio e stupro di un bambino di otto anni di nome Obaida,
avvenuti nel maggio 2016, secondo quanto riferito dai media locali.
Il quotidiano di Dubai Gulf News ha citato un procuratore
capo: "Oggi (23 novembre) di mattina, il detenuto è stato prelevato dalla
sua cella nella Prigione Centrale di Dubai, dove stava aspettando che i
governanti approvassero l’ordine di esecuzione ... un gruppo speciale di
esecuzione ha applicato la sentenza in presenza di alti ufficiali, procuratori
e altri organi di polizia coinvolti. Giustizia è stata fatta e la sentenza è
stata portata a termine".
A febbraio, la Corte di Cassazione di Dubai aveva
respinto l'appello presentato dal condannato Nidal Eisa Abdullah e aveva
confermato la condanna a morte emessa da tribunali di grado inferiore.
Cittadini degli Emirati Arabi Uniti in precedenza erano
intervenuti sui social media esprimendo la propria rabbia e lo shock per il
crimine, con alcuni che chiedevano l'esecuzione pubblica dell’omicida.
Il corpo di Obaida Ibrahim al-Aqrabawi fu ritrovato nella
zona Al Warqa di Dubai dopo due giorni di ricerche. L'ultima volta era stato
visto giocare fuori dalla sua casa nell'Area Industriale di Sharjah.
Il capo della polizia di Dubai, maggiore Khamis Al
Muzeina, disse che il bambino era stato rapito di fronte a un garage nella zona
industriale di Sharjah, dove lavorava suo padre.
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
CALIFORNIA (USA): È MORTO CHARLES MANSON
19 novembre 2017: È morto Charles Manson, organizzatore
di uno dei più famosi omicidi di massa della storia Usa. Sarebbe morto oggi di
cause naturali, a 83 anni, dopo un ricovero d’urgenza in una struttura
ospedaliera.
È stato ritenuto il “mandante” di 9 omicidi.
Le vittime furono Gary Hinman (27 luglio 1969), Sharon
Tate, che era incinta di 8 mesi e il bambino che portava in grembo viene
considerate una delle vittime, Jay Sebring, Voityck Frykowski, Abigail Folger
(9 agosto 1969), Leno LaBianca, Rosemary LaBianca (10 agosto 1969) Donald Shea
(26 agosto 1969).
Secondo l’accusa Manson confidava che gli omicidi sarebbero
stati attribuiti alle Pantere Nere, un gruppo che all’epoca si batteva anche
con azioni armate per l’emancipazione delle persone di colore, e che questo
avrebbe scatenato una guerra “razziale”.
Nel 1970 cominciò il processo contro Manson, che non
confessò gli omicidi della sua banda, né le altre azioni criminali. Il 29 marzo
1971 il processo si chiuse con la condanna a morte di tutti i componenti della
"Famiglia", ma nel 1972 lo Stato della California abolì la pena di
morte e Manson e la sua setta vennero spostati dal braccio della morte al
carcere, con pena commutata in ergastolo. Quando pochi mesi dopo, con un
referendum, la pena di morte venne reintrodotta, la commutazione a Manson e ai
suoi adepti era già stata disposta. All’epoca non esisteva quello che oggi
viene definito “ergastolo senza condizionale”, e quindi Manson ha avuto la
possibilità di chiedere la libertà sulla parola, ma gli è stata rifiutata 12
volte.
Anche i principali coimputati di Manson al processo erano
stati condannati a morte, ed anche per loro nel 1972 era stata disposta la
commutazione.
Patricia Krenwinkel, che oggi ha 69 anni, è detenuta nel
carcere di media sicurezza denominato California Institution for Women, a
Chino. La libertà sulla parola le è stata negata 14 volte, l’ultima in giugno.
Potrà ripresentare la richiesta tra 5 anni.
Nello stesso carcere è detenuta anche Leslie Van Houten,
68 anni. La libertà sulla parola le è stata negata 19 volte. Due mesi fa, a
settembre, una commissione carceraria le aveva concesso la libertà sulla
parola, ma il governatore Jerry Brown non ha controfirmato il provvedimento, di
fatto bocciandolo.
Charles "Tex" Watson, 71 anni, ha avuto la
libertà su parola respinta per 17 volte.
Bruce Davis sta scontando due ergastoli per gli omicidi
di Gary Hinman e Donald Shea. Anche nel suo caso una commissione carceraria a
settembre gli aveva concesso la libertà sulla parola, ma il governatore Jerry
Brown a giugno ha rifiutato di controfirmare il provvedimento.
Bobby Beausoleil, 70 anni, condannato all’ergastolo per
l’omicidio di Gary Hinman, sta scontando la pena in una struttura medica
carceraria, a Vacaville.
Susan "Sadie" Denise Atkins, condannata a morte
prima e all’ergastolo poi per gli omicidi del 9 e del 10 agosto è morta, in
carcere, di cancro al cervello nel 2009.
Lynette "Squeaky" Fromme, non coinvolta
materialmente nei 9 omicidi, venne condannata all’ergastolo nel 1975 per aver
puntato una pistola contro l’allora presidente Gerald Ford. Nel 2009 è stata
rilasciata sulla parola, dopo aver scontato 34 anni.
Steven "Clem" Grogan è stato rilasciato sulla
parola nel 1985 grazie allo sconto di pena ottenuto sia per condizioni mentali
considerate al limite del ritardo, sia per aver rivelato il luogo dove era
sepolto, fatto a pezzi, Donald Shea.
MAURITANIA: RAFFORZATA LA PENA DI MORTE CONTRO LA
BLASFEMIA
17 novembre 2017: La Mauritania ha deciso di rafforzare
le sue leggi contro la blasfemia e l’apostasia.
La mossa fa seguito al rilascio, avvenuto il 9 novembre,
di un blogger che era stato condannato a morte per aver criticato la
giustificazione religiosa della discriminazione nella società mauritana.
Una nuova legge "rafforzerà le condanne previste per
i blasfemi", ha detto il governo della nazione dell'Africa occidentale in
una dichiarazione rilasciata all'agenzia di stampa ufficiale AMI.
"Ogni musulmano, uomo o donna, che schernisce o
insulta Maometto (la pace sia con lui), i suoi angeli, i libri ... rischia la
pena di morte, senza che gli venga chiesto di pentirsi. Incorrerà nella pena di
morte anche se si pente", ha detto il ministro della Giustizia Brahim Ould
Daddah.
La decisione di liberare il blogger Cheikh Ould Mohamed
Ould Mkheitir per il tempo trascorso in carcere, dopo la commutazione della
pena di morte per blasfemia in due anni di prigione, ha provocato scontri e
indignazione in Mauritania la scorsa settimana.
Musulmano sulla trentina, Mkheitir, è stato condannato a
dicembre 2014 per un blog che metteva in dubbio le decisioni prese dal profeta
Maometto e dai suoi compagni durante le guerre sante nel settimo secolo.
Mkheitir ha anche attaccato il maltrattamento della
popolazione nera della Mauritania, facendo saltare "un ordine sociale
iniquo" con una sottoclasse che è stata "emarginata e discriminata
fin dalla nascita".
I pubblici ministeri hanno impugnato la decisione di
rilasciare il blogger e stanno chiedendo ancora una volta che la pena di morte
venga emessa.
La Mauritania non applica la pena capitale dal 1987.
Il ministro della giustizia Ould Daddah ha detto che i
tempi sono cambiati da quando la legge originale è stata scritta nel 1983 e
"di conseguenza la legge deve andare avanti", ha riportato l'AMI.
BANGLADESH: SEI CONDANNATI A MORTE PER CRIMINI DI GUERRA
NEL 1971
22 novembre 2017: Un tribunale di Dhaka ha condannato a
morte sei imputati per aver commesso crimini di guerra e contro l’umanità nel
corso della Guerra di Liberazione del 1971.
Un collegio di tre giudici ha stabilito il verdetto, che
è stato letto dal giudice presidente Shahinur Islam.
I sei condannati sono Abu Saleh Md Abdul Aziz Mia alias
Ghoramara Aziz, ex parlamentare di Gaibandha per il Jamaat, Ruhul Amin alias
Manju, Abu Muslim Md Ali, Abdul Latif, Najmul Huda e Abdur Rahim Mia.
Il tribunale aveva concluso le udienze lo scorso 23
ottobre.
Latif si trova attualmente in carcere, mentre gli altri
sono latitanti.
SRI LANKA: CONDANNATO A MORTE PER DETENZIONE DI 147
GRAMMI DI EROINA
19 novembre 2017: L’Alta Corte di Colombo, nello Sri
Lanka, ha condannato a morte un uomo, L. Chaminda Jagath, padre di due figli,
per la detenzione di 147 grammi di eroina.
Il suo arresto fu effettuato dalla Divisione
Anti-Narcotici della Polizia il 10 luglio 2013.
Il giudice dell’Alta Corte Gihan Kulatunga ha dichiarato
che i reati legati alle droghe hanno disastrosi effetti sulla società e sui
giovani e devono essere fermati.
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