sabato 16 maggio 2020

       NESSUNO   TOCCHI     CAINO           
        no   alla   pena   di    morte          


1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : CARCERE, NESSUNO TOCCHI CAINO: CON LA VICENDA DI CUTOLO, L’ITALIA DEGRADA DA CULLA A TOMBA DEL DIRITTO 2.  NEWS FLASH: IRAN: CONDANNATA ALL'ESTIRPAZIONE DEGLI OCCHI 3.  NEWS FLASH: COREA DEL NORD: UOMO D'AFFARI GIUSTIZIATO PER ESSERSI RIFIUTATO DI ACQUISTARE OBBLIGAZIONI GOVERNATIVE 4.  NEWS FLASH: UGANDA: CORTE SUPREMA CONFERMA CONDANNA A MORTE DI 82ENNE 5.  NEWS FLASH: SOMALIA: TRIBUNALE MILITARE EMETTE DUE CONDANNE A MORTE PER OMICIDIO 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA : 'GENITORI IN REGOLA. REGOLE, DISCIPLINA E RESPONSABILITÀ'


CARCERE, NESSUNO TOCCHI CAINO: CON LA VICENDA DI CUTOLO, L’ITALIA DEGRADA DA CULLA A TOMBA DEL DIRITTO Sergio D’Elia, Segretario di Nessuno tocchi caino-Spes contra spem, sulla vicenda di Raffaele Cutolo, a cui è stato negato il differimento dell'esecuzione pena in detenzione domiciliare, ha dichiarato:

"La storia di Raffaele Cutolo, un uomo di quasi 80 anni – vissuti in un tempo “equamente” diviso fra tre generazioni: la prima in libertà, la seconda nel carcere “normale”, la terza al “carcere duro” – è la cifra del degrado di un Paese passato dalla “culla del diritto” alla “tomba del diritto”. Dopo mezzo secolo di storia, che sia quella di uno Stato o quella di un nemico dello Stato, sarebbe sempre ora di voltare pagina. Negli ultimi 50 anni lo Stato italiano ha vissuto solo di stati di emergenza, in cui a emergere è stato solo il potere, il disordine costituito da regimi, leggi, processi e carceri speciali. E non appare all’orizzonte una soluzione di continuità. Negli ultimi 50 anni, Cutolo, da “giustiziere” che era, rischia di essere “giustiziato”. Di morire nelle mani di uno Stato che ha abolito la pena di morte, ma intende continuare a praticare la morte per pena e la pena fino alla morte. Il nostro dire “Nessuno tocchi Caino” è rivolt  o a questo Stato, a un Potere che rischia di degradare nella aberrante logica per la quale, nel nome di Abele, diventa esso stesso Caino. Noi siamo i più strenui difensori di uno Stato che abbia i connotati dello Stato di Diritto. Per questo noi diciamo: Nessuno tocchi Caino! Mentre diffidiamo del dolorismo e del vittimismo di professione, di chi professa la parte di Abele, quando vittima non è e ne esercita abusivamente il ruolo. 

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IRAN: CONDANNATA ALL'ESTIRPAZIONE DEGLI OCCHI Una giovane donna è stata condannata in Iran all’estirpazione degli occhi, ha riportato il 9 maggio 2020 il Comitato delle Donne del Consiglio Nazionale della Resistenza iraniana.
La donna, identificata come F.M., 30 anni, è stata processata dalla 5a sezione del tribunale della provincia del Khorasan Razavi, nell'Iran nord-orientale.
Secondo la sentenza, deve essere accecata in entrambi gli occhi, ma le orbite devono essere lasciate intatte.
Nel 2014, la donna nel corso di una lite avrebbe gettato acido sulla faccia del suo fidanzato 33enne, secondo l’agenzia Rokna, rendendolo completamente cieco.
Gli articoli da 269 a 293 del Terzo Volume del codice penale islamico descrivono tutte le condizioni per questo tipo di punizione.
La Convenzione delle Nazioni Unite contro la Tortura e altre Pene o Trattamenti Crudeli, Inumani o Degradanti (1984) è una direttiva internazionale sui diritti umani a cui finora hanno aderito 159 nazioni, ma non la Repubblica Islamica dell'Iran.


COREA DEL NORD: UOMO D'AFFARI GIUSTIZIATO PER ESSERSI RIFIUTATO DI ACQUISTARE OBBLIGAZIONI GOVERNATIVE Un proprietario di miniere situate in un’area suburbana di Pyongyang, che si era rifiutato di acquistare obbligazioni del governo, è stato recentemente arrestato e giustiziato senza clamore, ha appreso il Daily NK.
"Il proprietario, il signor Lee, è stato arrestato nella Sala dei Lavoratori all’interno del complesso di estrazione del carbone della zona di Kangdong il 6 maggio ed è stato giustiziato subito dopo", ha riferito una fonte della Corea del Nord al Daily NK il 7 maggio.
Alla fine di aprile, Lee fu chiamato a partecipare a un incontro con altri proprietari di miniere dal direttore del dipartimento vendite del complesso. Secondo quanto riferito, in questo incontro Lee si sarebbe rifiutato di sottoscrivere dei titoli di stato e questo sarebbe il motivo per una punizione così dura.
La Corea del Nord ha iniziato a chiedere agli enti che usano fondi statali per acquistare materie prime o forniture nel Paese di usare obbligazioni anziché pagare in contanti, a partire dal 20 aprile.
La fonte ha riferito al Daily NK che il direttore del dipartimento vendite aveva convocato la riunione con i proprietari a seguito della richiesta del governo di "far spendere loro dollari per partecipare al piano nazionale di acquisto di titoli pubblici". Mentre gli altri proprietari della miniera ascoltavano in silenzio, secondo quanto riferito Lee avrebbe chiesto al direttore cosa sarebbe successo se avesse scelto di "non acquistare obbligazioni pubbliche".
Il direttore del dipartimento vendite ha risposto che l'atto sarebbe stato considerato "reazionario" perché avrebbe significato il rifiuto di attuare la politica del Partito.
Lee avrebbe risposto sarcasticamente, chiedendo in che modo lo "stato" e il "complesso" lo avessero aiutato a sviluppare la sua attività mineraria. La sua risposta portò a uno scontro verbale tra i due uomini.
"Il dirigente ha immediatamente riportato il fatto al comitato di partito del complesso. Il comitato ha convocato una "riunione del comitato di sicurezza" che ha finito per denunciare Lee al Ministero per la Sicurezza dello Stato [MSS]", ha detto la fonte.
Le riunioni del comitato di sicurezza sono convocate a livello provinciale, municipale e di contea per discutere e prendere decisioni su questioni urgenti. I partecipanti includono in genere il presidente del comitato del partito competente, il presidente e il vicepresidente del comitato del popolo locale e i funzionari della sicurezza a livello gestionale.
Il Ministero non ha immediatamente preso provvedimenti contro Lee. Solo il 6 maggio agenti della sicurezza hanno visitato il complesso, costretto tutti i lavoratori a riunirsi nella Sala dei Lavoratori della struttura, e poi hanno arrestato Lee di fronte a loro per "reazionarismo verbale". Lee è stato accusato di "critiche alla politica del Partito" ed è stato immediatamente giustiziato senza processo o qualsiasi altro procedimento.
È raro nella Corea del Nord che una punizione del genere sia inflitta così rapidamente, nello stesso giorno dell’arresto. Le autorità nordcoreane potrebbero aver mirato a fare di Lee un esempio di ciò che accade quando gli uomini d'affari rifiutano di appoggiare la politica del Partito.
"[Altri] proprietari di miniere sembrano accettare i piani (del governo) di far acquistare le obbligazioni pubbliche dalle imprese, ma si lamentano comunque di questo", ha detto la fonte.
Secondo quanto riferito, lo stato ha sequestrato i giacimenti di Lee insieme ai grandi camion acquistati da Lee con i suoi soldi. Le autorità nordcoreane hanno anche fatto irruzione nella casa di Lee e sequestrato i suoi beni mentre sua moglie e i due figli sono stati mandati in un campo di prigionia.
Secondo la fonte, la famiglia della moglie di Lee si è lamentata del fatto che le autorità non hanno dato alla moglie la possibilità di divorziare da Lee, possibilità generalmente concessa in casi del genere.
"La madre della moglie è attualmente detenuta in una struttura della polizia nella contea di Kangdong per aver chiesto alle autorità di essere mandata nello stesso campo di prigionia in cui si trova sua figlia", ha detto la fonte, aggiungendo: "La gente dice che potrebbe ricevere una condanna a sei mesi di lavori forzati".


UGANDA: CORTE SUPREMA CONFERMA CONDANNA A MORTE DI 82ENNE La Corte Suprema ugandese ha confermato la condanna a morte di Clement Wandubire, 82 anni, che è stato riconosciuto colpevole degli omicidi di tre persone, ha riportato il Pml Daily il 12 maggio 2020.
L'accusa ha sostenuto che il 21 settembre 1998, mentre era a casa sua nel villaggio di Kimaruli, sottocontea di Bugobero, nel distretto di Mbale, Wandubire sparò contro e uccise il sergente Etuket, responsabile del posto di polizia di Bugobero, l'agente di polizia Ojok e un anziano civile, John Musunga, a seguito di una lite su un terreno.
Secondo l'accusa, Wandubire acquistò terreni che erano oggetto di una contesa che finì poi in tribunale, con sentenza a favore di John Musunga.
Nella causa, Musunga aveva anche segnalato un danno arrecato alla proprietà da Wandubire e il giorno degli omicidi, alle 6 del mattino, i tre erano arrivati a dare esecuzione agli ordini del tribunale, per sfrattare e arrestare Wandubire.
Dopo aver commesso gli omicidi, Wandubire insieme a suo figlio cercarono di scappare ma una folla si avventò su di loro uccidendo il figlio mentre Wandubire fu salvato dalla polizia, che lo arrestò e incriminò per gli omicidi delle tre persone.
L'Alta Corte di Mbale ha riconosciuto colpevole Wandubire per tutti e tre gli omicidi il 20 gennaio 2003 e lo ha condannato a morte.
Il condannato si è rivolto allora alla Corte d’Appello, sostenendo che l’Alta Corte non avesse considerato la sua età avanzata e il fatto che non avesse precedenti.
Tuttavia la Corte d'Appello il 21 agosto 2017 ha confermato la sua condanna capitale.
Infine, i cinque giudici della Corte Suprema, guidati dal giudice Esther Kisaakye, hanno confermato la condanna a morte di Wandubire sostenendo che, sebbene fosse incensurato e in età avanzata, le circostanze in cui ha ucciso le vittime giustificano la condanna a morte, come stabilito e confermato dai tribunali di grado inferiore.


SOMALIA: TRIBUNALE MILITARE EMETTE DUE CONDANNE A MORTE PER OMICIDIO Un tribunale militare della Somalia il 13 maggio 2020 ha condannato a morte due guardie dell'hotel Maa’ida per aver ucciso il comandante militare Mohamed Suleiman Abukar il 19 ottobre 2019 nella capitale Mogadiscio.
Altri due uomini, che erano stati accusati di aver preso parte all’aggressione, sono stati condannati a 5 anni di reclusione ciascuno.
La procura della Corte delle Forze Armate ha sostenuto che l'omicidio dell'ex comandante delle forze Gorgor sia stato premeditato, presentando le quattro pistole e relativi proiettili utilizzati dagli aggressori.
"Dopo l'indagine sull'incidente, effettuata dall'ufficio del pubblico ministero con prove complete nei confronti dell’agente Hassan Shuute Osman e Juule Gabow Ibrahim, il tribunale li ha condannati a morte", ha detto il colonnello Hassan Mohamed Nur.
Il comandante aveva preso parte all’occupazione di aree ritenute roccaforti di Al-Shabaab tra cui Jammame, Jilib e altre, durante la sua attività nella regione centrale di Shabelle.

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