no alla pena di morte
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : CARCERE, NESSUNO TOCCHI CAINO: CON LA VICENDA DI CUTOLO, L’ITALIA
DEGRADA DA CULLA A TOMBA DEL DIRITTO 2.
NEWS FLASH: IRAN: CONDANNATA ALL'ESTIRPAZIONE DEGLI OCCHI 3. NEWS FLASH: COREA DEL NORD: UOMO D'AFFARI
GIUSTIZIATO PER ESSERSI RIFIUTATO DI ACQUISTARE OBBLIGAZIONI GOVERNATIVE
4. NEWS FLASH: UGANDA: CORTE SUPREMA
CONFERMA CONDANNA A MORTE DI 82ENNE 5.
NEWS FLASH: SOMALIA: TRIBUNALE MILITARE EMETTE DUE CONDANNE A MORTE PER
OMICIDIO 6. I SUGGERIMENTI DELLA
SETTIMANA : 'GENITORI IN REGOLA. REGOLE, DISCIPLINA E RESPONSABILITÀ'
CARCERE, NESSUNO TOCCHI CAINO: CON LA VICENDA DI CUTOLO,
L’ITALIA DEGRADA DA CULLA A TOMBA DEL DIRITTO Sergio D’Elia, Segretario di
Nessuno tocchi caino-Spes contra spem, sulla vicenda di Raffaele Cutolo, a cui
è stato negato il differimento dell'esecuzione pena in detenzione domiciliare, ha
dichiarato:
"La storia di Raffaele Cutolo, un uomo di quasi 80
anni – vissuti in un tempo “equamente” diviso fra tre generazioni: la prima in
libertà, la seconda nel carcere “normale”, la terza al “carcere duro” – è la
cifra del degrado di un Paese passato dalla “culla del diritto” alla “tomba del
diritto”. Dopo mezzo secolo di storia, che sia quella di uno Stato o quella di
un nemico dello Stato, sarebbe sempre ora di voltare pagina. Negli ultimi 50
anni lo Stato italiano ha vissuto solo di stati di emergenza, in cui a emergere
è stato solo il potere, il disordine costituito da regimi, leggi, processi e
carceri speciali. E non appare all’orizzonte una soluzione di continuità. Negli
ultimi 50 anni, Cutolo, da “giustiziere” che era, rischia di essere “giustiziato”.
Di morire nelle mani di uno Stato che ha abolito la pena di morte, ma intende
continuare a praticare la morte per pena e la pena fino alla morte. Il nostro
dire “Nessuno tocchi Caino” è rivolt o a
questo Stato, a un Potere che rischia di degradare nella aberrante logica per
la quale, nel nome di Abele, diventa esso stesso Caino. Noi siamo i più strenui
difensori di uno Stato che abbia i connotati dello Stato di Diritto. Per questo
noi diciamo: Nessuno tocchi Caino! Mentre diffidiamo del dolorismo e del
vittimismo di professione, di chi professa la parte di Abele, quando vittima
non è e ne esercita abusivamente il ruolo.
ISCRIZIONE A NESSUNO TOCCHI CAINO (almeno 100 euro)
Bollettino postale: intestato a Nessuno tocchi Caino, C/C n. 95530002
Con carta di credito telefonando al 335 8000577
N. B. I contributi a Nessuno tocchi Caino sono deducibili
dalle tasse in base al D.P.R. 917/86
5x1000 A NESSUNO TOCCHI CAINO
firma nel riquadro “Sostegno alle organizzazioni non
lucrative, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni
riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10 c. 1, lett d, del D.
Lgs. N. 460 del 1997.
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
IRAN: CONDANNATA ALL'ESTIRPAZIONE DEGLI OCCHI Una giovane
donna è stata condannata in Iran all’estirpazione degli occhi, ha riportato il
9 maggio 2020 il Comitato delle Donne del Consiglio Nazionale della Resistenza
iraniana.
La donna, identificata come F.M., 30 anni, è stata
processata dalla 5a sezione del tribunale della provincia del Khorasan Razavi,
nell'Iran nord-orientale.
Secondo la sentenza, deve essere accecata in entrambi gli
occhi, ma le orbite devono essere lasciate intatte.
Nel 2014, la donna nel corso di una lite avrebbe gettato
acido sulla faccia del suo fidanzato 33enne, secondo l’agenzia Rokna,
rendendolo completamente cieco.
Gli articoli da 269 a 293 del Terzo Volume del codice
penale islamico descrivono tutte le condizioni per questo tipo di punizione.
La Convenzione delle Nazioni Unite contro la Tortura e altre
Pene o Trattamenti Crudeli, Inumani o Degradanti (1984) è una direttiva
internazionale sui diritti umani a cui finora hanno aderito 159 nazioni, ma non
la Repubblica Islamica dell'Iran.
COREA DEL NORD: UOMO D'AFFARI GIUSTIZIATO PER ESSERSI
RIFIUTATO DI ACQUISTARE OBBLIGAZIONI GOVERNATIVE Un proprietario di miniere
situate in un’area suburbana di Pyongyang, che si era rifiutato di acquistare
obbligazioni del governo, è stato recentemente arrestato e giustiziato senza
clamore, ha appreso il Daily NK.
"Il proprietario, il signor Lee, è stato arrestato
nella Sala dei Lavoratori all’interno del complesso di estrazione del carbone
della zona di Kangdong il 6 maggio ed è stato giustiziato subito dopo", ha
riferito una fonte della Corea del Nord al Daily NK il 7 maggio.
Alla fine di aprile, Lee fu chiamato a partecipare a un
incontro con altri proprietari di miniere dal direttore del dipartimento
vendite del complesso. Secondo quanto riferito, in questo incontro Lee si
sarebbe rifiutato di sottoscrivere dei titoli di stato e questo sarebbe il
motivo per una punizione così dura.
La Corea del Nord ha iniziato a chiedere agli enti che
usano fondi statali per acquistare materie prime o forniture nel Paese di usare
obbligazioni anziché pagare in contanti, a partire dal 20 aprile.
La fonte ha riferito al Daily NK che il direttore del
dipartimento vendite aveva convocato la riunione con i proprietari a seguito
della richiesta del governo di "far spendere loro dollari per partecipare
al piano nazionale di acquisto di titoli pubblici". Mentre gli altri
proprietari della miniera ascoltavano in silenzio, secondo quanto riferito Lee
avrebbe chiesto al direttore cosa sarebbe successo se avesse scelto di
"non acquistare obbligazioni pubbliche".
Il direttore del dipartimento vendite ha risposto che
l'atto sarebbe stato considerato "reazionario" perché avrebbe
significato il rifiuto di attuare la politica del Partito.
Lee avrebbe risposto sarcasticamente, chiedendo in che modo
lo "stato" e il "complesso" lo avessero aiutato a
sviluppare la sua attività mineraria. La sua risposta portò a uno scontro
verbale tra i due uomini.
"Il dirigente ha immediatamente riportato il fatto
al comitato di partito del complesso. Il comitato ha convocato una
"riunione del comitato di sicurezza" che ha finito per denunciare Lee
al Ministero per la Sicurezza dello Stato [MSS]", ha detto la fonte.
Le riunioni del comitato di sicurezza sono convocate a
livello provinciale, municipale e di contea per discutere e prendere decisioni
su questioni urgenti. I partecipanti includono in genere il presidente del
comitato del partito competente, il presidente e il vicepresidente del comitato
del popolo locale e i funzionari della sicurezza a livello gestionale.
Il Ministero non ha immediatamente preso provvedimenti
contro Lee. Solo il 6 maggio agenti della sicurezza hanno visitato il
complesso, costretto tutti i lavoratori a riunirsi nella Sala dei Lavoratori
della struttura, e poi hanno arrestato Lee di fronte a loro per
"reazionarismo verbale". Lee è stato accusato di "critiche alla
politica del Partito" ed è stato immediatamente giustiziato senza processo
o qualsiasi altro procedimento.
È raro nella Corea del Nord che una punizione del genere
sia inflitta così rapidamente, nello stesso giorno dell’arresto. Le autorità
nordcoreane potrebbero aver mirato a fare di Lee un esempio di ciò che accade
quando gli uomini d'affari rifiutano di appoggiare la politica del Partito.
"[Altri] proprietari di miniere sembrano accettare i
piani (del governo) di far acquistare le obbligazioni pubbliche dalle imprese,
ma si lamentano comunque di questo", ha detto la fonte.
Secondo quanto riferito, lo stato ha sequestrato i
giacimenti di Lee insieme ai grandi camion acquistati da Lee con i suoi soldi.
Le autorità nordcoreane hanno anche fatto irruzione nella casa di Lee e
sequestrato i suoi beni mentre sua moglie e i due figli sono stati mandati in
un campo di prigionia.
Secondo la fonte, la famiglia della moglie di Lee si è
lamentata del fatto che le autorità non hanno dato alla moglie la possibilità
di divorziare da Lee, possibilità generalmente concessa in casi del genere.
"La madre della moglie è attualmente detenuta in una
struttura della polizia nella contea di Kangdong per aver chiesto alle autorità
di essere mandata nello stesso campo di prigionia in cui si trova sua
figlia", ha detto la fonte, aggiungendo: "La gente dice che potrebbe
ricevere una condanna a sei mesi di lavori forzati".
UGANDA: CORTE SUPREMA CONFERMA CONDANNA A MORTE DI 82ENNE
La Corte Suprema ugandese ha confermato la condanna a morte di Clement
Wandubire, 82 anni, che è stato riconosciuto colpevole degli omicidi di tre
persone, ha riportato il Pml Daily il 12 maggio 2020.
L'accusa ha sostenuto che il 21 settembre 1998, mentre
era a casa sua nel villaggio di Kimaruli, sottocontea di Bugobero, nel
distretto di Mbale, Wandubire sparò contro e uccise il sergente Etuket,
responsabile del posto di polizia di Bugobero, l'agente di polizia Ojok e un
anziano civile, John Musunga, a seguito di una lite su un terreno.
Secondo l'accusa, Wandubire acquistò terreni che erano
oggetto di una contesa che finì poi in tribunale, con sentenza a favore di John
Musunga.
Nella causa, Musunga aveva anche segnalato un danno
arrecato alla proprietà da Wandubire e il giorno degli omicidi, alle 6 del
mattino, i tre erano arrivati a dare esecuzione agli ordini del tribunale, per
sfrattare e arrestare Wandubire.
Dopo aver commesso gli omicidi, Wandubire insieme a suo
figlio cercarono di scappare ma una folla si avventò su di loro uccidendo il
figlio mentre Wandubire fu salvato dalla polizia, che lo arrestò e incriminò
per gli omicidi delle tre persone.
L'Alta Corte di Mbale ha riconosciuto colpevole Wandubire
per tutti e tre gli omicidi il 20 gennaio 2003 e lo ha condannato a morte.
Il condannato si è rivolto allora alla Corte d’Appello,
sostenendo che l’Alta Corte non avesse considerato la sua età avanzata e il
fatto che non avesse precedenti.
Tuttavia la Corte d'Appello il 21 agosto 2017 ha
confermato la sua condanna capitale.
Infine, i cinque giudici della Corte Suprema, guidati dal
giudice Esther Kisaakye, hanno confermato la condanna a morte di Wandubire
sostenendo che, sebbene fosse incensurato e in età avanzata, le circostanze in
cui ha ucciso le vittime giustificano la condanna a morte, come stabilito e
confermato dai tribunali di grado inferiore.
SOMALIA: TRIBUNALE MILITARE EMETTE DUE CONDANNE A MORTE
PER OMICIDIO Un tribunale militare della Somalia il 13 maggio 2020 ha
condannato a morte due guardie dell'hotel Maa’ida per aver ucciso il comandante
militare Mohamed Suleiman Abukar il 19 ottobre 2019 nella capitale Mogadiscio.
Altri due uomini, che erano stati accusati di aver preso
parte all’aggressione, sono stati condannati a 5 anni di reclusione ciascuno.
La procura della Corte delle Forze Armate ha sostenuto
che l'omicidio dell'ex comandante delle forze Gorgor sia stato premeditato,
presentando le quattro pistole e relativi proiettili utilizzati dagli
aggressori.
"Dopo l'indagine sull'incidente, effettuata
dall'ufficio del pubblico ministero con prove complete nei confronti
dell’agente Hassan Shuute Osman e Juule Gabow Ibrahim, il tribunale li ha
condannati a morte", ha detto il colonnello Hassan Mohamed Nur.
Il comandante aveva preso parte all’occupazione di aree
ritenute roccaforti di Al-Shabaab tra cui Jammame, Jilib e altre, durante la
sua attività nella regione centrale di Shabelle.
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