sabato 30 maggio 2020

      NESSUNO   TOCCHI   CAINO       
       no   alla   pena   di   morte     




1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : IRAN: NESSUNO TOCCHI CAINO, INACCETTABILE LEGGE ANTI-SIONISTA E INTRODUZIONE DELLA PENA DI MORTE PER COLPIRE ISRAELE 2.  NEWS FLASH: CARCERE: CORONAVIRUS, CLASS ACTION PROCEDIMENTALE PER IL RISPETTO DELLE MISURE IGIENICO SANITARIE NEL CARCERE DI TARANTO 3.  NEWS FLASH: COREA DEL NORD: COPPIA GIUSTIZIATA PER AVER TENTATO LA FUGA AL SUD DURANTE LA QUARANTENA 4.  NEWS FLASH: ARABIA SAUDITA: I FIGLI DEL GIORNALISTA KHASHOGGI PERDONANO I CINQUE CONDANNATI A MORTE PER L’OMICIDIO DEL PADRE 5.  NEWS FLASH: QATAR: NEPALESE GIUSTIZIATO PER L’OMICIDIO DI UN QATARIOTA 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA : IMPARARE LA LIBERTÀ (IL POTERE DEI GENITORI COME LEVA DI DEMOCRAZIA)


IRAN: NESSUNO TOCCHI CAINO, INACCETTABILE LEGGE ANTI-SIONISTA E INTRODUZIONE DELLA PENA DI MORTE PER COLPIRE ISRAELE L’associazione Nessuno tocchi Caino –Spes contra spem considera inaccettabile la legge sugli “atti ostili del regime sionista contro la pace e la sicurezza” annunciata dal Presidente Hassan Rouhani.

La legge considera la collaborazione con Israele un “atto contro Allah” (moharebeh) e una forma di “diffusione di corruzione in terra” (mofsed-e-filarz) dunque perseguibile con la pena di morte.
“Le dichiarazioni delle massime autorità iraniane, dal Presidente Rouhani all’Ayatollah Ali Khamenei, che hanno annunciato la nuova legge e attaccato Israele, paragonandolo al cancro e al coronavirus, sono di una violenza inaudita. Affermare che Israele deve essere “sradicato” e “distrutto” e chiamare su questo a sostenere la “jihad”, come ha fatto la Guida Suprema Khamenei, equivale ad una dichiarazione di guerra che non può lasciare nessuno indifferente. Siamo ancora una volta di fronte ad un regime, quello iraniano, che si dimostra essere la minaccia alla pace e alla sicurezza nella regione e nel mondo e che come tale non può essere considerato l’elemento di stabilizzazione come si ostinano a sostenere i fautori della politica di accondiscendenza. Chiediamo al Governo italiano e alla comunità internazionale di intervenire per condannare queste dichiarazioni, per condannare questa legge e soprattutto di cessare con la politica di accondiscendenza nei confronti
  di questo regime sanguinario prima che sia troppo tardi.”


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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

CARCERE: CORONAVIRUS, CLASS ACTION PROCEDIMENTALE PER IL RISPETTO DELLE MISURE IGIENICO SANITARIE NEL CARCERE DI TARANTO Taranto, 24 maggio 2020

L’avvocato Egidio Albanese, presidente della Camera Penale di Taranto, gli avvocati Carlo Raffo, Carmine Urso, Marco Pomes, Gianluca Sebastio, Enzo Luca Fumarola, Gianluca Mongelli componenti del Consiglio Direttivo della Camera Penale di Taranto, l’avvocato Mario Calzolaro, il dott. Danilo Vedruccio e Anna Briganti con il patrocinio dell’associazione Nessuno tocchi Caino - Spes Contra Spem, hanno promosso una class action procedimentale per il rispetto delle misure igienico sanitarie nel Carcere di Taranto.
La class action ha come interlocutori il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Ministro della Giustizia oltre che il Sindaco di Taranto ed è stata determinata dalla consapevolezza, drammatica, che il sovraffollamento carcerario è l’emergenza permanente nel nostro Paese e che oggi, in tempo di pandemia da Covid-19, lo è ancora di più.
Il Carcere di Taranto può accogliere 306 persone detenute, ce ne sono invece 608 secondo le ultime stime aggiornate al 4 marzo 2020 sul sito del Ministero della Giustizia.
Tale situazione mette a rischio non solo la salute dei detenuti, ma anche quella degli operatori penitenziari e fa vacillare il principio di uguaglianza dei diritti e di non discriminazione sancito dalle carte internazionali dei diritti dell’uomo e dalla Costituzione della Repubblica Italiana.
L’iniziativa consiste fondamentalmente in un tentativo di dialogo per l’affermazione dello Stato di Diritto e di tutela dei diritti umani fondamentali che in carcere sono fortemente a rischio non solo per la situazione pandemica.
Sulla base di queste premesse l’intero Consiglio Direttivo della Camera Penale di Taranto con gli avv.ti Egidio Albanese (Presidente), Carlo Raffo, Carmine Urso, Marco Pomes, Gianluca Sebastio, Enzo Luca Fumarola, Gianluca Mongelli e l’avv. Mario Calzolaro, il dott. Danilo Vedruccio e Anna Briganti hanno promosso questa iniziativa popolare nei confronti del Governo sul presupposto della funzione sociale dell’avvocatura, intesa come presidio di legalità e del principio di militanza del sapere giuridico posto al servizio dei cittadini contro possibili torti di massa. Nei giorni scorsi è stato trasmesso un atto di invito al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro della Giustizia affinché il Governo consenta “il rispetto delle ripetute prescrizioni governative in materia di mantenimento, nei contatti sociali, di una distanza interpersonale di almeno un metro, di divieto di assembramento e di affettività delle misure igienico sanitarie a protezione della salute del
  personale penitenziario e dei detenuti”.
Il sindaco di Taranto è stato invitato a “verificare tramite i competenti uffici tecnici, di concerto con il Ministero della Giustizia, la sussistenza nelle mura della Casa Circondariale di Taranto delle condizioni oggettive atte a garantire ai detenuti e al personale penitenziario l’applicazione concreta della normativa sopra richiamata in materia di distanza di sicurezza interpersonale, di divieto di assembramento e di affettività delle misure di prevenzione igienico sanitarie”. Preannunciamo inoltre che “in assenza di adempimento del rispetto delle misure di tutela del diritto alla prevenzione dal contagio da agenti virali trasmissibili all’interno della Casa Circondariale di Taranto potrà ritenersi ipotizzabile la fattispecie giuridica del torto di massa idonea a dar corso a promuovere, anche in sostituzione degli Enti locali predetti, ogni rimedio giuridico a livello nazionale e sovranazionale idoneo ad assicurare il ripristino della legalità repubblicana e consegu  entemente ad imporre nella detta Casa Circondariale l’applicazione concreta, senza alcuna discriminazione, delle carte fondamentali del diritto universale, comunitario e nazionale in tema di egualitaria tutela della salute.

info:
Anna Briganti
membro del Consiglio Direttivo
Nessuno tocchi Caino - 

COREA DEL NORD: COPPIA GIUSTIZIATA PER AVER TENTATO LA FUGA AL SUD DURANTE LA QUARANTENA Le autorità nordcoreane questo mese hanno giustiziato un uomo e sua moglie per aver tentato di fuggire dal Paese durante la quarantena nazionale di emergenza per il COVID-19, ha riferito il 22 maggio 2020 Radio Free Asia, riportando fonti interne alla Corea del Nord.
La coppia, proveniente dalla provincia di Ryanggang vicino alla Cina, era stata fermata mentre cercava di scappare con il nipote adolescente attraverso il confine, che è chiuso da gennaio. Non sono stati sottoposti a processo e sono stati immediatamente fucilati, tuttavia il ragazzo ha evitato l’esecuzione in quanto minorenne.
"In precedenza, questo mese, ho saputo da un conoscente del dipartimento di sicurezza provinciale che una famiglia che aveva cercato di fuggire dal Paese è stata uccisa a colpi di arma da fuoco", un residente di Ryanggang, che ha chiesto l'anonimato per parlare liberamente, ha riferito al servizio coreano di RFA la scorsa settimana.
"Sono stati arrestati per aver tentato di fuggire attraversando il confine, che ora è fortemente controllato a causa della quarantena di emergenza nazionale contro il coronavirus", ha detto la fonte, secondo cui la coppia aveva intenzione di riunirsi con un membro della famiglia una volta arrivato in Corea del Sud.
“Era una coppia sulla cinquantina e uno studente di 14 anni. Il ragazzo è il figlio del fratello minore della moglie, che era precedentemente fuggito nel Sud. Sono stati catturati dalle guardie di frontiera mentre cercavano di fuggire insieme", ha detto la fonte.
"La coppia è stata torturata dal dipartimento di sicurezza provinciale per confessare di aver tentato la fuga con il nipote dopo essere stati contattati dal fratello della donna, che si trova in Corea del Sud", ha detto la fonte.
"Il padre del ragazzo, fuggito nel Sud, aveva chiesto a sua sorella di portargli suo figlio", ha aggiunto.
I tre fuggitivi avrebbero avuto maggiori possibilità di successo se non fosse stato per il COVID-19, secondo la fonte.
"Il tentativo di fuggire in un momento come questo, con la sicurezza delle frontiere così stretta a causa delle misure di quarantena, è stato un atto estremamente pericoloso e rischioso", ha spiegato.
“La leadership suprema ha ordinato che chi tenta di fuggire dal Paese durante il periodo di emergenza debba essere severamente punito. Non gli è stato possibile evitare il plotone di esecuzione perché hanno tentato di disertare in Corea del Sud ", ha detto, esprimendo sollievo dal momento che le autorità hanno risparmiato l'adolescente.
"Fortunatamente il ragazzo arrestato con la coppia ha evitato l'esecuzione perché è un minore".
"La coppia è stata invece fucilata, non in pubblico, dopo essere stata accusata di tradimento per aver tentato di attraversare il confine e andare in Corea del Sud."
Un altro residente di Ryanggang che ha chiesto l'anonimato ha detto a RFA che la storia del tentativo di fuga si è diffusa tra la gente.
“[Dicono] che le persone che sono state arrestate mentre cercavano di fuggire da Hyesan sono state uccise a colpi di arma da fuoco. Il fatto che siano stati immediatamente giustiziati solo per aver cercato di scappare è scioccante per la maggior parte delle persone", ha detto la seconda fonte, confermando i particolari della vicenda, inclusi i rapporti familiari dei soggetti coinvolti.
“La coppia si era presa cura del nipote restato nel Paese. Avevano difficoltà nelle loro attività a causa del coronavirus. Hanno quindi cercato di disertare in Corea del Sud su richiesta del fratello minore [della moglie], ma alla fine sono stati arrestati", ha detto.
Secondo questa fonte, il fatto che siano stati immediatamente giustiziati ha fatto arrabbiare la gente.
“Stavano solo cercando di fuggire con il loro giovane nipote per trovare un modo di vivere. Sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco prima ancora di poter fare un solo passo nel fiume Yalu", ha aggiunto, riferendosi a un fiume che fa parte del confine tra Cina e Corea del Nord.
"Quando le persone ascoltano questa notizia scioccante, esprimono rabbia verso le autorità, dicendo che non c'è niente di sbagliato nel cercare di fuggire dalla Corea del Nord, soprattutto quando è così difficile arrivare a fine mese a causa della crisi del coronavirus."
Sebbene la Corea del Nord dichiari ufficialmente di non avere casi confermati di COVID-19 all'interno dei suoi confini, ha ammesso in una serie di conferenze per i suoi cittadini che il virus si sta diffondendo in tre parti del Paese, tra cui la capitale Pyongyang.


ARABIA SAUDITA: I FIGLI DEL GIORNALISTA KHASHOGGI PERDONANO I CINQUE CONDANNATI A MORTE PER L’OMICIDIO DEL PADRE La famiglia di Jamal Khashoggi, editorialista saudita del Washington Post ucciso a Istambul nell’ottobre 2017, ha annunciato il 22 maggio 2020 di aver perdonato i cinque agenti del governo saudita che erano stati condannati a morte per l’omicidio.
"Noi, i figli del martire Jamal Khashoggi, annunciamo di perdonare coloro che hanno ucciso nostro padre mentre chiediamo la ricompensa di Dio Onnipotente", ha scritto uno dei suoi figli, Salah Khashoggi, su Twitter.
Salah Khashoggi, che vive in Arabia Saudita e ha ricevuto un risarcimento finanziario dalla corte reale per l'uccisione di suo padre, ha spiegato che il perdono è stato concesso agli assassini durante le ultime notti del mese santo musulmano del Ramadan, in linea con la tradizione islamica di offrire perdono nei casi consentiti dalla Legge Islamica.
L'annuncio era in gran parte previsto perché il processo in Arabia Saudita aveva lasciato aperta la possibilità del perdono stabilendo a dicembre che l'omicidio non era premeditato. Questa conclusione è in linea con la spiegazione ufficiale del governo saudita circa la morte di Khashoggi, secondo cui l’uomo sarebbe stato ucciso accidentalmente durante una rissa con gli agenti che cercavano di riportarlo con la forza in Arabia Saudita.
Prima della sua uccisione, Khashoggi aveva criticato il principe ereditario dell'Arabia Saudita sulle colonne del Washington Post. Aveva vissuto in esilio negli Stati Uniti per circa un anno mentre il principe ereditario Mohammed bin Salman supervisionava la repressione in Arabia Saudita contro attivisti per i diritti umani, scrittori e critici della sua guerra nello Yemen.
Nell'ottobre 2017, un team di 15 agenti sauditi fu inviato in Turchia per incontrare Khashoggi nel consolato saudita di Istanbul per quello che il giornalista pensava essere un appuntamento per ricevere i documenti necessari per sposare la sua fidanzata turca.
Il gruppo comprendeva un medico legale, funzionari dell'intelligence e della sicurezza e persone che lavoravano per l'ufficio del principe ereditario.
Funzionari turchi sostengono che Khashoggi sia stato ucciso e poi smembrato con una sega per ossa. Il corpo non è stato trovato. La Turchia, paese rivale dell'Arabia Saudita, aveva piazzato microfoni nel consolato saudita e ha condiviso l'audio dell'omicidio con la CIA e altri.


QATAR: NEPALESE GIUSTIZIATO PER L’OMICIDIO DI UN QATARIOTA Il Qatar ha giustiziato il mese scorso un lavoratore del Nepal di nome Anil Chaudhary, originario del distretto nepalese di Mahottari, secondo quanto riportato da The Himalayan Times il 21 maggio 2020.
Chaudhary era stato accusato di aver ucciso il cittadino qatariota Omar Mohammed Umar al-Ramajani al-Nuaimi. E’ la prima volta che un cittadino nepalese viene giustiziato in Qatar.
L'amministrazione penitenziaria del Qatar ha eseguito la condanna a morte dopo che la Corte Suprema del Paese ha confermato la decisione della corte di grado inferiore.
Kumar Dahal, direttore generale in Nepal del Dipartimento del Lavoro all’Estero (DoFE), ha confermato che il cittadino nepalese è stato giustiziato da un plotone di esecuzione nella prima settimana di aprile. "Siamo venuti a conoscenza dell'esecuzione dopo che il Ministero degli Affari Esteri (MoFA) ci ha informato al riguardo", ha detto.
Dahal ha aggiunto che il governo del Qatar ha giustiziato l’immigrato nepalese dopo che la famiglia della vittima si è rifiutata di perdonarlo.
Il Qatar aveva informato l'ambasciata nepalese in Qatar dell'esecuzione solo il giorno prima della fucilazione. Dopo aver ricevuto le informazioni, l'ambasciata aveva inviato una lettera al MoFA chiedendo di provare a fermare l'esecuzione. "Tuttavia, la nostra richiesta è stata respinta dal governo del Qatar", ha dichiarato un funzionario del MoFA dietro anonimato.
Chaudhary avrebbe ucciso Omar Mohammed Umar al-Ramajani al-Nuaimi colpendolo diverse volte con un khukuri (grosso coltello). Era stato arrestato nella prima settimana di aprile 2017 con l'accusa di omicidio, ha informato il funzionario.
Secondo il funzionario del MoFA, il Qatar non aveva finora giustiziato nessun altro nepalese. La fucilazione di Chaudhary è la più severa punizione data a un nepalese accusato di omicidio.
"La cosa interessante è che il governo del Qatar non aveva fino a oggi giustiziato nessun altro nepalese condannato a morte in altri casi", ha detto, aggiungendo che i dettagli completi del caso non sono ancora stati resi pubblici.
Il corpo di Chaudhary si trova ora in un ospedale locale e l'amministrazione del Qatar ha già dato il permesso di inviarlo in Nepal.
Si tratta anche del primo caso di cittadino del Qatar ucciso da un nepalese. Al momento, sono 10 i nepalesi in prigione in Qatar per aver commesso un omicidio, tuttavia anche le vittime erano nepalesi.
Chaudhary era partito per il Qatar il 27 agosto 2015 e aveva trovato lavoro in una ditta di lavaggio auto. Era stato rinchiuso nella prigione centrale del Qatar.
Secondo il funzionario, era stato condannato a morte da un tribunale qatariota il 12 dicembre 2017. Chaudhary aveva quindi presentato appello presso la Corte Suprema, che tuttavia ha confermato la condanna capitale.

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