no alla pena di morte
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : IRAN: NESSUNO TOCCHI CAINO, INACCETTABILE LEGGE ANTI-SIONISTA E
INTRODUZIONE DELLA PENA DI MORTE PER COLPIRE ISRAELE 2. NEWS FLASH: CARCERE: CORONAVIRUS, CLASS
ACTION PROCEDIMENTALE PER IL RISPETTO DELLE MISURE IGIENICO SANITARIE NEL
CARCERE DI TARANTO 3. NEWS FLASH: COREA
DEL NORD: COPPIA GIUSTIZIATA PER AVER TENTATO LA FUGA AL SUD DURANTE LA
QUARANTENA 4. NEWS FLASH: ARABIA
SAUDITA: I FIGLI DEL GIORNALISTA KHASHOGGI PERDONANO I CINQUE CONDANNATI A
MORTE PER L’OMICIDIO DEL PADRE 5. NEWS
FLASH: QATAR: NEPALESE GIUSTIZIATO PER L’OMICIDIO DI UN QATARIOTA 6. I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA : IMPARARE LA
LIBERTÀ (IL POTERE DEI GENITORI COME LEVA DI DEMOCRAZIA)
IRAN: NESSUNO TOCCHI CAINO, INACCETTABILE LEGGE
ANTI-SIONISTA E INTRODUZIONE DELLA PENA DI MORTE PER COLPIRE ISRAELE
L’associazione Nessuno tocchi Caino –Spes contra spem considera inaccettabile
la legge sugli “atti ostili del regime sionista contro la pace e la sicurezza”
annunciata dal Presidente Hassan Rouhani.
La legge considera la collaborazione con Israele un “atto
contro Allah” (moharebeh) e una forma di “diffusione di corruzione in terra”
(mofsed-e-filarz) dunque perseguibile con la pena di morte.
“Le dichiarazioni delle massime autorità iraniane, dal
Presidente Rouhani all’Ayatollah Ali Khamenei, che hanno annunciato la nuova
legge e attaccato Israele, paragonandolo al cancro e al coronavirus, sono di
una violenza inaudita. Affermare che Israele deve essere “sradicato” e
“distrutto” e chiamare su questo a sostenere la “jihad”, come ha fatto la Guida
Suprema Khamenei, equivale ad una dichiarazione di guerra che non può lasciare
nessuno indifferente. Siamo ancora una volta di fronte ad un regime, quello
iraniano, che si dimostra essere la minaccia alla pace e alla sicurezza nella
regione e nel mondo e che come tale non può essere considerato l’elemento di
stabilizzazione come si ostinano a sostenere i fautori della politica di
accondiscendenza. Chiediamo al Governo italiano e alla comunità internazionale
di intervenire per condannare queste dichiarazioni, per condannare questa legge
e soprattutto di cessare con la politica di accondiscendenza nei confronti
di questo regime
sanguinario prima che sia troppo tardi.”
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
CARCERE: CORONAVIRUS, CLASS ACTION PROCEDIMENTALE PER IL
RISPETTO DELLE MISURE IGIENICO SANITARIE NEL CARCERE DI TARANTO Taranto, 24
maggio 2020
L’avvocato Egidio Albanese, presidente della Camera
Penale di Taranto, gli avvocati Carlo Raffo, Carmine Urso, Marco Pomes,
Gianluca Sebastio, Enzo Luca Fumarola, Gianluca Mongelli componenti del
Consiglio Direttivo della Camera Penale di Taranto, l’avvocato Mario Calzolaro,
il dott. Danilo Vedruccio e Anna Briganti con il patrocinio dell’associazione
Nessuno tocchi Caino - Spes Contra Spem, hanno promosso una class action
procedimentale per il rispetto delle misure igienico sanitarie nel Carcere di
Taranto.
La class action ha come interlocutori il Presidente del
Consiglio dei Ministri, il Ministro della Giustizia oltre che il Sindaco di
Taranto ed è stata determinata dalla consapevolezza, drammatica, che il
sovraffollamento carcerario è l’emergenza permanente nel nostro Paese e che
oggi, in tempo di pandemia da Covid-19, lo è ancora di più.
Il Carcere di Taranto può accogliere 306 persone
detenute, ce ne sono invece 608 secondo le ultime stime aggiornate al 4 marzo
2020 sul sito del Ministero della Giustizia.
Tale situazione mette a rischio non solo la salute dei
detenuti, ma anche quella degli operatori penitenziari e fa vacillare il
principio di uguaglianza dei diritti e di non discriminazione sancito dalle
carte internazionali dei diritti dell’uomo e dalla Costituzione della
Repubblica Italiana.
L’iniziativa consiste fondamentalmente in un tentativo di
dialogo per l’affermazione dello Stato di Diritto e di tutela dei diritti umani
fondamentali che in carcere sono fortemente a rischio non solo per la
situazione pandemica.
Sulla base di queste premesse l’intero Consiglio
Direttivo della Camera Penale di Taranto con gli avv.ti Egidio Albanese
(Presidente), Carlo Raffo, Carmine Urso, Marco Pomes, Gianluca Sebastio, Enzo
Luca Fumarola, Gianluca Mongelli e l’avv. Mario Calzolaro, il dott. Danilo Vedruccio
e Anna Briganti hanno promosso questa iniziativa popolare nei confronti del
Governo sul presupposto della funzione sociale dell’avvocatura, intesa come
presidio di legalità e del principio di militanza del sapere giuridico posto al
servizio dei cittadini contro possibili torti di massa. Nei giorni scorsi è
stato trasmesso un atto di invito al Presidente del Consiglio dei Ministri e al
Ministro della Giustizia affinché il Governo consenta “il rispetto delle
ripetute prescrizioni governative in materia di mantenimento, nei contatti
sociali, di una distanza interpersonale di almeno un metro, di divieto di
assembramento e di affettività delle misure igienico sanitarie a protezione
della salute del
personale
penitenziario e dei detenuti”.
Il sindaco di Taranto è stato invitato a “verificare
tramite i competenti uffici tecnici, di concerto con il Ministero della
Giustizia, la sussistenza nelle mura della Casa Circondariale di Taranto delle
condizioni oggettive atte a garantire ai detenuti e al personale penitenziario
l’applicazione concreta della normativa sopra richiamata in materia di distanza
di sicurezza interpersonale, di divieto di assembramento e di affettività delle
misure di prevenzione igienico sanitarie”. Preannunciamo inoltre che “in
assenza di adempimento del rispetto delle misure di tutela del diritto alla
prevenzione dal contagio da agenti virali trasmissibili all’interno della Casa
Circondariale di Taranto potrà ritenersi ipotizzabile la fattispecie giuridica
del torto di massa idonea a dar corso a promuovere, anche in sostituzione degli
Enti locali predetti, ogni rimedio giuridico a livello nazionale e
sovranazionale idoneo ad assicurare il ripristino della legalità repubblicana e
consegu entemente ad imporre nella detta
Casa Circondariale l’applicazione concreta, senza alcuna discriminazione, delle
carte fondamentali del diritto universale, comunitario e nazionale in tema di
egualitaria tutela della salute.
info:
Anna Briganti
membro del Consiglio Direttivo
Nessuno tocchi Caino -
COREA DEL NORD: COPPIA GIUSTIZIATA PER AVER TENTATO LA
FUGA AL SUD DURANTE LA QUARANTENA Le autorità nordcoreane questo mese hanno
giustiziato un uomo e sua moglie per aver tentato di fuggire dal Paese durante
la quarantena nazionale di emergenza per il COVID-19, ha riferito il 22 maggio
2020 Radio Free Asia, riportando fonti interne alla Corea del Nord.
La coppia, proveniente dalla provincia di Ryanggang
vicino alla Cina, era stata fermata mentre cercava di scappare con il nipote
adolescente attraverso il confine, che è chiuso da gennaio. Non sono stati
sottoposti a processo e sono stati immediatamente fucilati, tuttavia il ragazzo
ha evitato l’esecuzione in quanto minorenne.
"In precedenza, questo mese, ho saputo da un
conoscente del dipartimento di sicurezza provinciale che una famiglia che aveva
cercato di fuggire dal Paese è stata uccisa a colpi di arma da fuoco", un
residente di Ryanggang, che ha chiesto l'anonimato per parlare liberamente, ha
riferito al servizio coreano di RFA la scorsa settimana.
"Sono stati arrestati per aver tentato di fuggire
attraversando il confine, che ora è fortemente controllato a causa della
quarantena di emergenza nazionale contro il coronavirus", ha detto la
fonte, secondo cui la coppia aveva intenzione di riunirsi con un membro della
famiglia una volta arrivato in Corea del Sud.
“Era una coppia sulla cinquantina e uno studente di 14
anni. Il ragazzo è il figlio del fratello minore della moglie, che era
precedentemente fuggito nel Sud. Sono stati catturati dalle guardie di
frontiera mentre cercavano di fuggire insieme", ha detto la fonte.
"La coppia è stata torturata dal dipartimento di
sicurezza provinciale per confessare di aver tentato la fuga con il nipote dopo
essere stati contattati dal fratello della donna, che si trova in Corea del
Sud", ha detto la fonte.
"Il padre del ragazzo, fuggito nel Sud, aveva
chiesto a sua sorella di portargli suo figlio", ha aggiunto.
I tre fuggitivi avrebbero avuto maggiori possibilità di
successo se non fosse stato per il COVID-19, secondo la fonte.
"Il tentativo di fuggire in un momento come questo,
con la sicurezza delle frontiere così stretta a causa delle misure di
quarantena, è stato un atto estremamente pericoloso e rischioso", ha
spiegato.
“La leadership suprema ha ordinato che chi tenta di
fuggire dal Paese durante il periodo di emergenza debba essere severamente
punito. Non gli è stato possibile evitare il plotone di esecuzione perché hanno
tentato di disertare in Corea del Sud ", ha detto, esprimendo sollievo dal
momento che le autorità hanno risparmiato l'adolescente.
"Fortunatamente il ragazzo arrestato con la coppia
ha evitato l'esecuzione perché è un minore".
"La coppia è stata invece fucilata, non in pubblico,
dopo essere stata accusata di tradimento per aver tentato di attraversare il
confine e andare in Corea del Sud."
Un altro residente di Ryanggang che ha chiesto
l'anonimato ha detto a RFA che la storia del tentativo di fuga si è diffusa tra
la gente.
“[Dicono] che le persone che sono state arrestate mentre
cercavano di fuggire da Hyesan sono state uccise a colpi di arma da fuoco. Il
fatto che siano stati immediatamente giustiziati solo per aver cercato di
scappare è scioccante per la maggior parte delle persone", ha detto la
seconda fonte, confermando i particolari della vicenda, inclusi i rapporti
familiari dei soggetti coinvolti.
“La coppia si era presa cura del nipote restato nel
Paese. Avevano difficoltà nelle loro attività a causa del coronavirus. Hanno
quindi cercato di disertare in Corea del Sud su richiesta del fratello minore
[della moglie], ma alla fine sono stati arrestati", ha detto.
Secondo questa fonte, il fatto che siano stati
immediatamente giustiziati ha fatto arrabbiare la gente.
“Stavano solo cercando di fuggire con il loro giovane
nipote per trovare un modo di vivere. Sono stati uccisi a colpi di arma da
fuoco prima ancora di poter fare un solo passo nel fiume Yalu", ha
aggiunto, riferendosi a un fiume che fa parte del confine tra Cina e Corea del
Nord.
"Quando le persone ascoltano questa notizia
scioccante, esprimono rabbia verso le autorità, dicendo che non c'è niente di
sbagliato nel cercare di fuggire dalla Corea del Nord, soprattutto quando è
così difficile arrivare a fine mese a causa della crisi del coronavirus."
Sebbene la Corea del Nord dichiari ufficialmente di non
avere casi confermati di COVID-19 all'interno dei suoi confini, ha ammesso in
una serie di conferenze per i suoi cittadini che il virus si sta diffondendo in
tre parti del Paese, tra cui la capitale Pyongyang.
ARABIA SAUDITA: I FIGLI DEL GIORNALISTA KHASHOGGI
PERDONANO I CINQUE CONDANNATI A MORTE PER L’OMICIDIO DEL PADRE La famiglia di
Jamal Khashoggi, editorialista saudita del Washington Post ucciso a Istambul
nell’ottobre 2017, ha annunciato il 22 maggio 2020 di aver perdonato i cinque agenti
del governo saudita che erano stati condannati a morte per l’omicidio.
"Noi, i figli del martire Jamal Khashoggi,
annunciamo di perdonare coloro che hanno ucciso nostro padre mentre chiediamo
la ricompensa di Dio Onnipotente", ha scritto uno dei suoi figli, Salah
Khashoggi, su Twitter.
Salah Khashoggi, che vive in Arabia Saudita e ha ricevuto
un risarcimento finanziario dalla corte reale per l'uccisione di suo padre, ha
spiegato che il perdono è stato concesso agli assassini durante le ultime notti
del mese santo musulmano del Ramadan, in linea con la tradizione islamica di
offrire perdono nei casi consentiti dalla Legge Islamica.
L'annuncio era in gran parte previsto perché il processo
in Arabia Saudita aveva lasciato aperta la possibilità del perdono stabilendo a
dicembre che l'omicidio non era premeditato. Questa conclusione è in linea con
la spiegazione ufficiale del governo saudita circa la morte di Khashoggi,
secondo cui l’uomo sarebbe stato ucciso accidentalmente durante una rissa con
gli agenti che cercavano di riportarlo con la forza in Arabia Saudita.
Prima della sua uccisione, Khashoggi aveva criticato il
principe ereditario dell'Arabia Saudita sulle colonne del Washington Post.
Aveva vissuto in esilio negli Stati Uniti per circa un anno mentre il principe
ereditario Mohammed bin Salman supervisionava la repressione in Arabia Saudita
contro attivisti per i diritti umani, scrittori e critici della sua guerra
nello Yemen.
Nell'ottobre 2017, un team di 15 agenti sauditi fu
inviato in Turchia per incontrare Khashoggi nel consolato saudita di Istanbul
per quello che il giornalista pensava essere un appuntamento per ricevere i
documenti necessari per sposare la sua fidanzata turca.
Il gruppo comprendeva un medico legale, funzionari
dell'intelligence e della sicurezza e persone che lavoravano per l'ufficio del
principe ereditario.
Funzionari turchi sostengono che Khashoggi sia stato
ucciso e poi smembrato con una sega per ossa. Il corpo non è stato trovato. La
Turchia, paese rivale dell'Arabia Saudita, aveva piazzato microfoni nel
consolato saudita e ha condiviso l'audio dell'omicidio con la CIA e altri.
QATAR: NEPALESE GIUSTIZIATO PER L’OMICIDIO DI UN
QATARIOTA Il Qatar ha giustiziato il mese scorso un lavoratore del Nepal di
nome Anil Chaudhary, originario del distretto nepalese di Mahottari, secondo
quanto riportato da The Himalayan Times il 21 maggio 2020.
Chaudhary era stato accusato di aver ucciso il cittadino
qatariota Omar Mohammed Umar al-Ramajani al-Nuaimi. E’ la prima volta che un
cittadino nepalese viene giustiziato in Qatar.
L'amministrazione penitenziaria del Qatar ha eseguito la
condanna a morte dopo che la Corte Suprema del Paese ha confermato la decisione
della corte di grado inferiore.
Kumar Dahal, direttore generale in Nepal del Dipartimento
del Lavoro all’Estero (DoFE), ha confermato che il cittadino nepalese è stato
giustiziato da un plotone di esecuzione nella prima settimana di aprile.
"Siamo venuti a conoscenza dell'esecuzione dopo che il Ministero degli
Affari Esteri (MoFA) ci ha informato al riguardo", ha detto.
Dahal ha aggiunto che il governo del Qatar ha giustiziato
l’immigrato nepalese dopo che la famiglia della vittima si è rifiutata di
perdonarlo.
Il Qatar aveva informato l'ambasciata nepalese in Qatar
dell'esecuzione solo il giorno prima della fucilazione. Dopo aver ricevuto le
informazioni, l'ambasciata aveva inviato una lettera al MoFA chiedendo di
provare a fermare l'esecuzione. "Tuttavia, la nostra richiesta è stata
respinta dal governo del Qatar", ha dichiarato un funzionario del MoFA
dietro anonimato.
Chaudhary avrebbe ucciso Omar Mohammed Umar al-Ramajani
al-Nuaimi colpendolo diverse volte con un khukuri (grosso coltello). Era stato
arrestato nella prima settimana di aprile 2017 con l'accusa di omicidio, ha
informato il funzionario.
Secondo il funzionario del MoFA, il Qatar non aveva
finora giustiziato nessun altro nepalese. La fucilazione di Chaudhary è la più
severa punizione data a un nepalese accusato di omicidio.
"La cosa interessante è che il governo del Qatar non
aveva fino a oggi giustiziato nessun altro nepalese condannato a morte in altri
casi", ha detto, aggiungendo che i dettagli completi del caso non sono
ancora stati resi pubblici.
Il corpo di Chaudhary si trova ora in un ospedale locale
e l'amministrazione del Qatar ha già dato il permesso di inviarlo in Nepal.
Si tratta anche del primo caso di cittadino del Qatar
ucciso da un nepalese. Al momento, sono 10 i nepalesi in prigione in Qatar per
aver commesso un omicidio, tuttavia anche le vittime erano nepalesi.
Chaudhary era partito per il Qatar il 27 agosto 2015 e
aveva trovato lavoro in una ditta di lavaggio auto. Era stato rinchiuso nella
prigione centrale del Qatar.
Secondo il funzionario, era stato condannato a morte da
un tribunale qatariota il 12 dicembre 2017. Chaudhary aveva quindi presentato
appello presso la Corte Suprema, che tuttavia ha confermato la condanna
capitale.
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