sabato 2 marzo 2019


        NESSUNO     TOCCHI       CAINO           
         no    alla      pena     di      morte                   



1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : NESSUNO TOCCHI CAINO INVITA ALL’EVENTO IN RICORDO DI ENZO MAZZARELLA ‘NASCONDI LA PIETRA CHE CAINO NON LA TROVI’
2.  NEWS FLASH: CALIFORNIA (USA): FREDDIE TAYLOR SCARCERATO DOPO 33 ANNI NEL BRACCIO DELLA MORTE 3.  NEWS FLASH: EGITTO: EX VICEPRESIDENTE ELBARADEI CHIEDE ABOLIZIONE DELLA PENA CAPITALE 4.  NEWS FLASH: INDONESIA: NOVE CONDANNATI A MORTE PER TRAFFICO DI DROGA 5.  NEWS FLASH: SUD SUDAN: SETTE IMPICCATI NEL MESE DI FEBBRAIO 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


NESSUNO TOCCHI CAINO INVITA ALL’EVENTO IN RICORDO DI ENZO MAZZARELLA ‘NASCONDI LA PIETRA CHE CAINO NON LA TROVI’
Il 4 marzo 2019, ore 18.00, nella sede del Partito Radicale, Via di Torre Argentina 76, Roma.

“Il messaggio della mostra è un’utopia: non si possono nascondere tutte le pietre del mondo. E un’utopia che tutto il male del mondo possa essere prevenuto semplicemente nascondendo “le pietre” ossia le occasioni o le armi. Una mostra di pietre per chiedere agli Stati di non uccidere in nostro nome, nel nome di un dio o di un’ideologia, in nome di nessuno.” Enzo Mazzarella

Una “festa” per ricordare Enzo Mazzarella, poliedrico animatore dell’arte contemporanea romana, e amico di lungo corso di Nessuno tocchi Caino, scomparso nel dicembre scorso. Con “Caino” e il Partito Radicale, Enzo ha creato eventi di alto spessore artistico con i detenuti del carcere di Rebibbia, i condannati a morte nel mondo, e i rifugiati politici.

Fra questi, la mostra “Nascondi la pietra che Caino non la trovi”, con decine di artisti chiamati a lavorare sul tema della “pietra della lapidazione”, il modo descritto nei nostri testi più antichi per eseguire le condanne capitali. “Nascondi la pietra” salutò l’approvazione della Moratoria delle esecuzioni Capitali alle Nazioni Unite nel 2008. Le Pietre, tornate a Roma dopo varie mostre, adempiranno un desiderio di Enzo: essere messe all’asta.

L’asta, alla presenza di quasi tutti gli artisti, verrà battuta lunedì 4 marzo da Fulvio Abbate, che alla mostra a suo tempo aveva dedicato una poesia.

Le pietre sono di: Achille Bonito Oliva, Anna Sarnholm, Alain Denis, Anna Maria Cossiga, Anna Maria Sacconi, Baldo Diodato, Benni Iacovoni, Claude Lebet, Dominot, Enzo Cucchi, Eros Renzetti, Erri De Luca, Fabio Benzi, Fabio Salini, Fausto Delle Chiaie, Francesca Cesaroni, Francesco Patierno, Franco Scapellato, Fulvio Abbate, Gelsy Caporali, Georges De Canino, Giancarlino Benedetti Corcos, Giancarlo Limoni, Gianluca Maggi, Giorgio Ceccotti, Giovanni Albanese, Giovanni Di Carpegna, Giuseppe Graziosi, Giuseppina Julia, Laura Palmieri, Lily Salvo, Lino Frongia, Luigi Scialanga, Maria Giulia Fabbri, Mariano Rossano, Marilù Eustachio, Mark Kostabi, Matteo Peretti, Mario Mazzarella, Massimo Napoli, Michele Lostia, Ovidio Jacorossi, Pablo Euchaurren, Paolo Bielli, Pier Paolo Pancotto, Rosa di Brigida, Riccardo De Antonis, Rosanna Ruscio, Salvatore Marrone, Sandro Mazzuccato, Sergio Picciaredda, Silvia Codignola, Silvia Maccariello, Tiziana Parisi, Umberto Scrocca, Veronica Picciardini.
Accompagnano l’iniziativa i musicisti Davide D’Ercole e Federico Mollo.


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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

CALIFORNIA (USA): FREDDIE TAYLOR SCARCERATO DOPO 33 ANNI NEL BRACCIO DELLA MORTE Freddie Taylor, 58 anni, nero, il 20 febbraio 2019 è stato scarcerato dopo 33 anni nel braccio della morte. Era stato condannato a morte nella Contra Costa County il 30 maggio 1986 con l’accusa di aver violentato e picchiato a morte, il 22 gennaio 1985, durante una rapina in abitazione, Carmen Carlos Vasquez, 84 anni.
I difensori di Taylor avevano sempre contestato il poco rilievo dato alla lunga storia di malattia mentale, con diagnosi di schizofrenia paranoide, danno cerebrale e disordine da personalità borderline. Nel 2016 un giudice federale ordinò la ripetizione del processo vista l’impossibilità di valutare oggi, basandosi solo sugli atti processuali, se le condizioni mentali dell’imputato all’epoca del processo originario lo rendevano eligibile per la condanna capitale.
La sentenza del giudice federale venne confermata dalla Corte d’Appello del 9° Circuito il 31 dicembre 2018, la quale confermò il termine di 60 giorni entro i quali la pubblica accusa doveva decidere se tentare di ripetere il processo. Oggi, con un compromesso che in queste situazioni viene utilizzato spesso, la pubblica accusa ha offerto un accordo: l’immediata scarcerazione in cambio di una dichiarazione di colpevolezza per un reato minore, omicidio di terzo grado. In cambio di tale accordo Taylor è stato condannato “a quanto già scontato”, e scarcerato. Se avesse rifiutato questo accordo, e avesse puntato ad una totale assoluzione, la pubblica accusa avrebbe potuto allungare la procedura giudiziaria ancora per diversi anni. Ad esempio, la pubblica accusa invece di accettare la sentenza della Corte d’Appello avrebbe potuto impugnarla sia davanti al plenum della Corte d’Appello, sia davanti alla Corte Suprema di Stato, che davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti  . All’epoca del processo le prove contro Taylor non erano state preponderanti. Nonostante la vittima fosse stata stuprata, non ci sono stati test del Dna che hanno indicato Taylor. Corrispondenti a Taylor vennero trovate delle impronte digitali su una finestra e una porta, ma Taylor apparentemente dette una spiegazione plausibile, dicendo che era stato in quella casa alcuni giorni prima per rubare.
La pubblica accusa ha preso atto che, in mancanza di Dna e con la morte di quasi tutti investigatori che avevano condotto le indagini, le sole impronte digitali avrebbero reso difficile un nuovo processo. A causa della dichiarazione di colpevolezza per omicidio di terzo grado, Taylor non sarà aggiunto alla “Innocence List” del DPIC che registra i casi (fino ad oggi 164) di persone inizialmente condannate a morte e in seguito prosciolte.


EGITTO: EX VICEPRESIDENTE ELBARADEI CHIEDE ABOLIZIONE DELLA PENA CAPITALE L'ex vicepresidente egiziano Mohamed ElBaradei il 21 febbraio 2019 ha condannato l'abituale ricorso dell'Egitto alla pena capitale e ha chiesto l'abolizione della pratica.
Ha reso la dichiarazione un giorno dopo che le autorità egiziane hanno giustiziato nove persone per presunto coinvolgimento nell'assassinio del Procuratore generale Hisham Barakat nel 2015.
"La pena di morte è irreversibile", ha twittato ElBaradei, affermando che la pratica è stata "universalmente respinta".
"Più di 170 Paesi hanno abolito la pena capitale, sia in via legislativa che nella pratica", ha affermato. "Meno di 40 Paesi la usano ancora".
ElBaradei è stato brevemente vice presidente dopo il colpo di stato militare del 2013, che portò alla cacciata di Mohamed Morsi, il primo presidente del Paese eletto democraticamente e leader dei Fratelli Musulmani.


INDONESIA: NOVE CONDANNATI A MORTE PER TRAFFICO DI DROGA Il tribunale distrettuale di Palembang, nel Sud Sumatra, ha condannato a morte nove persone il 7 febbraio 2019 dopo averle giudicate colpevoli del trasporto di 80 kg di metanfetamina di tipo cristallo.
I condannati, tutti originari di Surabaya, nell’East Java, furono sorpresi a trasportare droga da Palembang a Java tra marzo e aprile 2018.
Per il trasporto usavano un camion carico di manioca come copertura.
Il leader del gruppo, identificato come Letto, ha 25 anni, mentre la maggior parte degli altri membri del gruppo ha età compresa tra 20 e 30 anni.
Sono stati tutti condannati a morte nonostante i pubblici ministeri avessero chiesto l’ergastolo.


SUD SUDAN: SETTE IMPICCATI NEL MESE DI FEBBRAIO Nel solo febbraio 2019 le autorità del Sud Sudan hanno giustiziato almeno sette persone, tre delle quali appartenenti alla stessa famiglia. E’stato così eguagliato il numero di giustiziati in tutto il 2018, il che rappresenta un picco scioccante nell'uso della pena di morte nel Paese, ha dichiarato Amnesty International il 1° marzo 2019.
Sei dei giustiziati di quest'anno sono stati messi a morte nella prigione di Juba, mentre almeno uno nella prigione centrale di Wau. Erano tutti uomini. Il Paese esegue le condanne a morte mediante impiccagione.
Amnesty International ha appurato che almeno tre delle esecuzioni praticate nel febbraio 2019 siano state avvolte nel segreto; la famiglia dei tre uomini imparentati non è stata informata della loro imminente esecuzione e ha appreso della morte dei loro cari dopo le impiccagioni.
Amnesty International ha stabilito che almeno quattro dei sette uomini giustiziati erano stati condannati per omicidio.

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