NO ALLA PENA DI MORTE
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : MOZIONE GENERALE DEL VII° CONGRESSO DI NESSUNO TOCCHI CAINO 2. NEWS FLASH: IL DECENNALE DELLA MORATORIA ONU
DELLE ESECUZIONI CAPITALI 3. NEWS FLASH:
PARLAMENTO CURDO APPROVA AMNISTIA PER I CONDANNATI A MORTE 4. NEWS FLASH: GIAPPONE: IMPICCATI DUE
PRIGIONIERI 5. NEWS FLASH: CINA:
CONDANNATI A MORTE DAVANTI A MIGLIAIA DI SPETTATORI 6. I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :
MOZIONE GENERALE DEL VII° CONGRESSO DI NESSUNO TOCCHI
CAINO Il VII° Congresso di Nessuno tocchi Caino, tenuto nella Casa di
Reclusione di Opera (Milano) il 16 dicembre 2017,
Prende atto con soddisfazione, nel decennale
dall’approvazione della Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite
sulla moratoria delle esecuzioni capitali, della continua evoluzione positiva
verso l’abolizione della pena di morte in atto nel mondo e impegna gli organi
dirigenti a intensificare l’azione di promozione e pressione, a partire
dall’Africa, volta a ottenere altri sostegni alla nuova Risoluzione
pro-moratoria in vista dell’Assemblea generale del 2018;
Sostiene il progetto in atto di Nessuno tocchi Caino e
della Commissione Europea dal titolo “Contenere la pena di morte in tempi di
guerra al terrorismo” in Egitto Tunisia e Somalia, volto a limitare il campo di
applicazione della pena di morte, a garantire la sua applicazione in conformità
con principi inderogabili e standard universalmente riconosciuti oltre che con
gli obblighi e gli impegni internazionali di questi Paesi, nonché a introdurre
una moratoria in vista della soppressione totale della pena di morte;
Impegna gli organi dirigenti a prendere iniziative volte
a superare, con la pena di morte, anche la morte per pena e la pena fino alla
morte, nei fatti decretate dall’armamentario emergenzialista speciale di norme
e regimi penitenziari quali l’ergastolo ostativo, il 41-bis e l’isolamento
diurno, per far vivere il “diritto alla speranza” che appartiene ad ogni essere
umano, diritto codificato nello spazio del Consiglio d’Europa dalla
giurisprudenza della Corte europea dei Diritti dell’Uomo e dagli standard del
Comitato europeo per la prevenzione della tortura (CPT), ma negato, come è in
Italia, da quello sbarramento automatico alla concessione di benefici
penitenziari per chi sia imputato o condannato per i reati di cui al 4-bis,
fintanto che non decida di collaborare alle indagini;
A tal fine, sostiene i ricorsi al Comitato Diritti Umani
e al Comitato contro la Tortura delle Nazioni Unite presentati dallo Studio
legale del Professor Andrea Saccucci per conto di oltre 240 condannati
all’ergastolo ostativo e il ricorso in atto alla Corte EDU presentato dallo
Studio legale di Antonella Mascia, con i Professori Valerio Onida e Barbara
Randazzo a partire dal caso Viola, ribadisce il suo sostegno al Progetto di
ricerca europeo “Il diritto di sperare - L'ergastolo nel contesto europeo”,
incardinato presso l’Università Statale di Milano e coordinato dal Professor
Davide Galliani, fa propria l’Ipotesi di Atto di Promovimento alla Corte
Costituzionale italiana predisposta dal Professor Andrea Pugiotto contro il
sistema dell’ergastolo ostativo che, combinato al “carcere duro” e
all’isolamento diurno, provoca nel tempo – come ampiamente dimostrato dalla
analisi statistica prodotta da Francesco Fabi in base alle risposte ai questionari
di centin aia ergastolani ostativi –
danni irreversibili sulla salute fisica e mentale del detenuto, tali da
configurare punizioni e/o trattamenti inumani e degradanti;
Ringrazia il regista Ambrogio Crespi che su questo tema
ha realizzato il docufilm “Spes contra Spem – Liberi dentro”, un’opera
straordinaria con protagonisti condannati all’ergastolo del Carcere di Opera
che, negata per legge la speranza con un “fine pena mai”, hanno deciso di
incarnarla, di essere fonte di un processo attivo di cambiamento, come
testimoniano i condannati che animano i Laboratori Spes contra Spem costituiti
nelle carceri di Opera, Parma, Voghera, Rebibbia e Secondigliano e fortemente
sostenuti dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando e dal Capo del Dap Santi
Consolo;
Saluta con soddisfazione il raggiungimento dell’obiettivo
dei 3000 iscritti al Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito
fissato, pena la sua chiusura, dal 40° Congresso tenuto nel Carcere di Rebibbia
e invita gli iscritti e gli organi dirigenti di Nessuno tocchi Caino a
sostenere la campagna per il raggiungimento di almeno 3000 iscritti anche nel
2018, per salvare e far vivere, con il Partito Radicale, un patrimonio politico
inestimabile, che è non solo nostro ma di tutti, dell’umanità, quello che ci ha
lasciato Marco Pannella e che consiste nel modo di pensare, di sentire e di
agire con cui Marco, per oltre mezzo secolo, è riuscito a scoprire e a dar
corpo a idee, lotte e riforme, in Italia e non solo;
Nel dare atto al Ministro della Giustizia Andrea Orlando
di aver trasmesso da tempo al capo del governo Paolo Gentiloni i decreti
attuativi della riforma dell’ordinamento penitenziario, sostiene l’azione
nonviolenta di Rita Bernardini e Deborah Cianfanelli, condotta insieme a decine
di migliaia di detenuti, volta all’approvazione da parte del Consiglio dei
Ministri di una riforma sempre più necessaria e urgente per le condizioni in
cui versano le carceri del nostro Paese, a partire dalla salute dei detenuti
sempre più vittime di abbandono sanitario spesso a causa di irresponsabili
decisioni dei giudici di sorveglianza, come testimonia la vicenda di Marcello
Dell’Utri, più che mai rappresentativa dei tantissimi casi di detenuti che in
carcere non sono adeguatamente curati persino quando sono affetti da malattie
gravissime.
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
IL DECENNALE DELLA MORATORIA ONU DELLE ESECUZIONI
CAPITALI La dichiarazione congiunta di Nessuno tocchi Caino, dell'Istituto
Arabo per i Diritti Umani, l'Organizzazione Araba per i Diritti Umani e la
Somali Women Agenda:
“Il 18 dicembre 2017 ricorre il decennale
dell’approvazione della Risoluzione per la moratoria universale delle
esecuzioni capitali da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Uniti, un
voto storico che ha contributo ad accelerare politicamente il processo
abolizionista storicamente in corso. Se nel 2007 le esecuzioni registrate erano
almeno 5.851, oggi si sono ridotte a poco più di 3000 e se i Paesi a vario
titolo abolizionisti nel 2007 erano 148 oggi sono saliti a 160. Così come sono
aumentati gli Stati che votano a favore della Risoluzione ONU per la moratoria,
dai 104 del 2007 ai 117 del 2016.
L’unico dato che non è mutato è quello per cui il 99%
delle esecuzioni continua a concentrarsi in Paesi autoritari ed illiberali a
riprova che la battaglia per l’abolizione della pena di morte riguarda
innanzitutto l’affermazione dello Stato di Diritto. Uno Stato di Diritto oggi
fortemente minacciato dall’emergenza terrorismo in nome della quale alcuni
Stati hanno reintrodotto la pena di morte o hanno ripreso le esecuzioni.
E’ proprio in questi momenti che invece si misura
l’autorevolezza di uno Stato, che è tale se non abdica al rispetto dei diritti
umani come definiti dagli strumenti internazionali ma li afferma con forza,
senza eccezioni. Proprio per questo siamo impegnati in un progetto per
contenere la pena di morte in tempo di terrorismo attraverso il rispetto degli
standard internazionali sul giusto processo ed il sostegno alla Risoluzione Onu
per la moratoria universale delle esecuzioni capitali che nel 2018 sarà
nuovamente al voto dell’Assemblea Generale di New York.”
PARLAMENTO CURDO APPROVA AMNISTIA PER I CONDANNATI A
MORTE
16 dicembre 2017: Il parlamento del Kurdistan ha deciso a
maggioranza di concedere un'amnistia ai prigionieri del braccio della morte,
riducendo la loro condanna a 15 anni di carcere, esclusi i detenuti condannati
per gravi crimini.
I condannati a morte avranno una riduzione della pena a
15 anni di detenzione, esclusi coloro che sono stati condannati per terrorismo,
minaccia alla sicurezza nazionale od omicidio di donne nei cosiddetti delitti
d'onore, ha stabilito il parlamento curdo in seguito a una seduta chiusa il 16
dicembre.
In seguito alle dimissioni del presidente curdo Masoud
Barzani, il potere di imporre la pena di morte è stato ora assegnato al primo
ministro del Governo Regionale Curdo, Nechirvan Barzani.
La Regione del Kurdistan, a differenza dell'Iraq, applica
raramente la pena di morte. L'ultimo caso conosciuto in cui è stata applicata
risale a dicembre 2016, quando l'allora presidente Masoud Barzani approvò
l'esecuzione di un uomo riconosciuto colpevole dello stupro e uccisione di una
bambina nella città curda di Duhok.
GIAPPONE: IMPICCATI DUE PRIGIONIERI
19 dicembre 2017: Il Giappone ha impiccato questa mattina
due detenuti del braccio della morte, tra cui un uomo di 44 anni che uccise
quattro persone quando era minorenne, ha comunicato il Ministero della
Giustizia.
Teruhiko Seki è diventato il secondo detenuto a essere
impiccato per un crimine commesso da minore, nella prima esecuzione di questo
tipo in 20 anni, dopo che Norio Nagayama, che aveva ucciso quattro persone a 19
anni, fu giustiziato nel 1997.
Seki aveva 19 anni quando uccise un dirigente d’azienda
di 42 anni, sua moglie di 36 anni, la figlia di 4 anni e la madre di 83 anni
del dirigente, ferendo l'unica sopravvissuta, una figlia di 15 anni, nel 1992.
Inoltre rubò 340.000 yen dalla loro casa nella prefettura di Chiba.
L'altro detenuto giustiziato, Kiyoshi Matsui, un ex
idraulico di 69 anni, uccise la sua ragazza e i suoi genitori nella prefettura
di Gunma nel 1994.
Il ministro della Giustizia Yoko Kamikawa ha ordinato le
esecuzioni, le prime da luglio.
Sia Seki che Matsui avevano presentato richieste di nuovi
processi, secondo il ministero.
"Questi crimini sono stati molto atroci e
assolutamente deplorevoli per le vittime e le loro famiglie. Le pene capitali
sono state finalizzate in seguito a processi adeguati nei tribunali e ho dato
l'ordine di eseguirle dopo un'attenta considerazione", ha detto Kamikawa
in una conferenza stampa.
La politica della pena capitale del Giappone ha suscitato
critiche internazionali, mentre la Federazione delle Associazioni degli
Avvocati del Giappone ha chiesto che venga abolita entro il 2020, chiedendo la
sua sostituzione con l’ergastolo.
Il caso di Nagayama ha creato i cosiddetti standard
Nagayama, che tengono conto di fattori quali il numero di vittime, la brutalità
e l'impatto sociale dei crimini. Gli standard sono utilizzati per decidere se
applicare la sentenza di morte nei casi di omicidio.
"Un minore è meno in grado di giudicare le cose
rispetto agli adulti e facilmente influenzato dalle circostanze familiari e
sociali. Non è appropriato attribuire responsabilità sui singoli minori e non
dovrebbero essere giustiziati", ha detto Yuji Ogawara dell'associazione
degli avvocati, incaricata di seguire il tema dell'abolizione della pena di
morte.
Il dibattito sull'abolizione della pena di morte rimane
scarno in Giappone, anche se la maggior parte dei Paesi sviluppati l'ha già
abolita.
L'associazione degli avvocati ha adottato una proposta
che afferma per la prima volta che lavorerà per abolire la pena di morte in un
meeting nell'ottobre 2016, ma ha incontrato una forte opposizione da parte
degli avvocati che sostengono le vittime di casi di omicidio.
Più di 100 avvocati di tutto il Paese quest'anno hanno
inviato una lettera aperta al presidente dell'associazione, insistendo sul
fatto che la proposta adottata avrebbe causato confusione tra i membri
dell'associazione in quanto vi sono argomenti a favore e contro di essa.
Hidemichi Morosawa, ex preside della Tokiwa University,
ha affermato che "non è appropriato" evitare la pena di morte sulla
base di "una ragione non scientifica per cui i giovani possono recuperare
la propria vita". La pena capitale è inevitabile, considerando i
sentimenti delle vittime e gli effetti dei crimini sulla società, ha affermato.
Kamikawa è riluttante a cambiare la politica. Ha detto in
una conferenza stampa in occasione del suo insediamento come ministro della
Giustizia ad agosto, "vorrei trattare con cura e rigorosamente (le
esecuzioni) in linea con le leggi e nel rispetto delle sentenze dei
tribunali".
Ha ordinato l'esecuzione di un detenuto quando ha
ricoperto la carica di Ministro della Giustizia per circa un anno da ottobre
2014.
A luglio di quest'anno, il predecessore di Kamikawa, Katsutoshi
Kaneda, ha dato l'ordine di impiccare due detenuti di sesso maschile.
CINA: CONDANNATI A MORTE DAVANTI A MIGLIAIA DI SPETTATORI
18 dicembre 2017: Un tribunale cinese ha condannato a
morte 10 persone, per lo più per reati legati alle droghe, davanti a migliaia
di spettatori prima di portarli via per l'esecuzione.
Le 10 persone sono state messe a morte subito dopo la
condanna a Lufeng, nella provincia meridionale del Guangdong, a soli 160 km da
Hong Kong, secondo quanto riferito dai media statali.
Sette dei 10 giustiziati erano stati condannati per reati
connessi alla droga, mentre gli altri sono stati giudicati colpevoli di
omicidio e rapina.
Quattro giorni prima dell'evento, i residenti erano stati
invitati ad assistere alla sentenza con un avviso ufficiale diffuso sui social
media. Gli imputati sono stati portati allo stadio sul retro di camion della
polizia con le sirene a tutto volume, ognuno affiancato da quattro agenti che
indossavano occhiali da sole.
Sono stati portati uno ad uno su una piccolo palco
allestito su quella che di solito è una pista da corsa per ascoltare la loro
sentenza, secondo il video del processo. In migliaia hanno assistito allo
“spettacolo”, inclusi studenti che indossavano le loro uniformi.
La gente stava in piedi sui sedili mentre altri si
affollavano al centro del campo, alcuni con i loro telefoni cellulari sollevati
per registrare l'evento, altri che chiacchieravano o fumavano.
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