no alla pena di morte ..................
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : IRAN: NESSUNO TOCCHI CAINO, APPELLO A GOVERNO PER FERMARE
ESECUZIONE DJALALI 2. NEWS FLASH:
SETTIMO CONGRESSO DI NESSUNO TOCCHI CAINO NEL CARCERE DI OPERA NEL DECENNALE
DELLA MORATORIA ONU 3. NEWS FLASH: IRAQ:
38 IMPICCATI PER TERRORISMO 4. NEWS
FLASH: TANZANIA: IL PRESIDENTE GRAZIA 61 CONDANNATI A MORTE 5. NEWS FLASH: KENYA: CONDANNA A MORTE
OBBLIGATORIA DICHIARATA INCOSTITUZIONALE 6.
I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :
IRAN: NESSUNO TOCCHI CAINO, APPELLO A GOVERNO PER FERMARE
ESECUZIONE DJALALI
13 dicembre 2017: Sulla conferma della condanna a morte
del ricercatore iraniano Ahmadreza Djalali con accuse di spionaggio da parte
della Corte Suprema, Nessuno tocchi Caino ha chiesto una forte presa di
posizione dell'Italia.
E’ grave che la Corte Suprema iraniana abbia confermato
la condanna a morte decretata nei confronti di Ahmadreza Djalali, 46 anni,
ricercatore universitario per anni attivo in Italia e detenuto a Teheran
dall’aprile 2016 con l'accusa di spionaggio. E ancora più grave è che il
governo italiano non faccia nulla per fermare l'esecuzione di una persona
condannata per collaborazionismo con Israele al termine di un processo
assolutamente sommario. Djalali ha lavorato molti anni in Italia nelle
università piemontesi, dove ha svolto ricerche. Una ragion in piu' per
appellarci al governo italiano affinché intervenga.
La conferma della condanna nei confronti del ricercatore
iraniano è avvenuta nello stesso giorno in cui, con la manovra di bilancio, è
stata approvata la trasformazione dell'agenzia Invitalia per assicurare gli
investimenti in Paesi altamente a rischio come l'Iran e superare così le
resistenze di Cassa Depositi Prestiti, Sace e grossi gruppi bancari a far partire
il business tra Italia e Iran.
Pensare che si possano fare "buoni" affari
acriticamente con un regime teocratico, oscurantista e che fa
dell'anti-sionismo una priorità della propria politica estera è un errore.
L'Iran dall'inizio dell'anno, ha mandato al patibolo più
di 520 persone superando il numero delle esecuzioni compiute nel 2016.
La condanna a morte di Ahmadreza Djalali ci richiama a
considerare che la lotta per l’abolizione della pena di morte nei Paesi totalitari
come l’Iran, è innanzitutto una lotta per la piena affermazione dello Stato di
Diritto e ci appelliamo al Governo italiano affinché ponga la questione del
rispetto dei diritti umani e la liberazione di Djalali come richiesta
prioritaria nelle relazioni che riguardano l’Iran.
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
SETTIMO CONGRESSO DI NESSUNO TOCCHI CAINO NEL CARCERE DI
OPERA NEL DECENNALE DELLA MORATORIA ONU Il Settimo Congresso di Nessuno tocchi
Caino si terrà nella Casa di Reclusione di Opera (Milano), sabato 16 dicembre
2017, a partire dalle ore 10.
Il Congresso si aprirà con il saluto del Direttore
Giacinto Siciliano e le relazioni del Segretario di Nessuno tocchi Caino Sergio
D’Elia, della Tesoriera Elisabetta Zamparutti e dei Coordinatori della
Presidenza del Partito Radicale Rita Bernardini e Maurizio Turco.
Al centro del dibattito è posta la campagna in corso per
il superamento dell’ergastolo ostativo e il 41-bis, attraverso anche ricorsi in
sede giurisdizionale, nazionale ed europea.
Al Congresso saranno presenti, oltre a rappresentanti
istituzionali ed esperti del mondo giuridico e scientifico, anche i detenuti
del carcere di Opera che ospita anche molti ergastolani, tra cui i protagonisti
del Docufilm di Ambrogio Crespi “Spes contra Spem – Liberi dentro”
sull’ergastolo ostativo, girato proprio nel carcere di Opera nel dicembre 2015,
in occasione del precedente Congresso di Nessuno tocchi Caino.
Il Congresso sarà anche l’occasione per celebrare il
decennale dell’approvazione nel dicembre 2007 della prima Risoluzione sulla
Moratoria Universale delle esecuzioni da parte dell’Assemblea Generale
dell’ONU.
La stampa che si vuole accreditare al Congresso deve
inviare una email a segrtrattamentale.cr.opera@giustizia.it.
IRAQ: 38 IMPICCATI PER TERRORISMO
14 dicembre 2017: L'Iraq ha impiccato 38 militanti
musulmani sunniti che erano stati condannati a morte per terrorismo, ha reso
noto il Ministero della Giustizia in un comunicato.
L’esecuzione di massa è stata effettuata in una prigione
della città meridionale irachena di Nassiriya, secondo il comunicato che cita
il Ministro della Giustizia.
Il 24 settembre, l'Iraq ha giustiziato 42 militanti
musulmani sunniti con accuse di terrorismo che vanno dall'uccisione di membri
delle forze di sicurezza alla detonazione di autobombe.
Il Ministero della Giustizia ha detto che tutti i
giustiziati erano membri dello Stato Islamico.
I funzionari hanno precisato che tutte le opzioni di
ricorso disponibili per i condannati erano esaurite, secondo il comunicato.
TANZANIA: IL PRESIDENTE GRAZIA 61 CONDANNATI A MORTE
9 dicembre 2017: Il presidente John Magufuli ha graziato
61 prigionieri nel braccio della morte.
Ha anche graziato altri 8.157 prigionieri che erano stati
condannati per vari reati. Il Presidente ha chiarito che coloro che sono stati
incarcerati per reati penali non rientreranno nel provvedimento di clemenza.
Magufuli ha annunciato l’amnistia mentre si rivolgeva
alla nazione durante le celebrazioni del 56° anniversario dell'indipendenza del
Tanganyika allo stadio Jamhuri di Dodoma, il 9 dicembre.
"Alcuni di quei prigionieri che sono stati
condannati a morte hanno un'età superiore a 80 anni, sono in prigione da oltre
45 anni e, in conformità con la sezione 45 della Costituzione, voglio che
vengano rilasciati oggi", ha detto.
La Tanzania ha oltre 39.000 prigionieri, di cui 2.000
sono donne, ha detto Magufuli.
KENYA: CONDANNA A MORTE OBBLIGATORIA DICHIARATA
INCOSTITUZIONALE
14 dicembre 2017: La condanna a morte obbligatoria non è
più legale in Kenya, dopo che la Corte Suprema il 14 dicembre ha dichiarato
incostituzionale la sezione 204 del codice penale, che prevede la condanna a
morte obbligatoria.
La Corte Suprema ha chiarito che questa decisione non
influisce sulla validità della pena di morte, dal momento che la condanna a
morte è ancora legale ma non più obbligatoria.
Omicidio e rapina con violenza sono i reati nel codice
penale keniota che comportano la condanna a morte.
I giudici della Corte Suprema hanno incaricato il
Procuratore generale, il Direttore della Pubblica Accusa e di altre agenzie
competenti di preparare una revisione professionale dettagliata di tutti i casi
di omicidio e rapina con violenza.
Hanno anche ordinato che una copia della sentenza venga
trasmessa ai presidenti del parlamento e al National Council for Law Reporting
per dare modo di procedere ad eventuali emendamenti necessari alla condanna a
morte.
I giudici hanno anche ordinato che i due keniani che
hanno depositato la causa debbano essere ascoltati in via prioritaria dall'Alta
Corte e ri-sentenziati.
I detenuti nel braccio della morte Francis Karioko
Muruatetu e Wilson Thirimbu Mwangi, che sono in carcere da 14 anni, hanno
presentato l’istanza.
Avevano chiesto alla Corte Suprema di abolire la pena di
morte obbligatoria dalla legge keniota.
La coppia è stata condannata insieme ad altri cinque, tra
cui la moglie dell'ex Commissario alle Terre Wilson Gachanja, per l'omicidio
dell'uomo d'affari Lawrence Githinji Magondu.
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