sabato 16 dicembre 2017

     NESSUNO   TOCCHI    CAINO     
  no   alla   pena    di    morte ..................





1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : IRAN: NESSUNO TOCCHI CAINO, APPELLO A GOVERNO PER FERMARE ESECUZIONE DJALALI 2.  NEWS FLASH: SETTIMO CONGRESSO DI NESSUNO TOCCHI CAINO NEL CARCERE DI OPERA NEL DECENNALE DELLA MORATORIA ONU 3.  NEWS FLASH: IRAQ: 38 IMPICCATI PER TERRORISMO 4.  NEWS FLASH: TANZANIA: IL PRESIDENTE GRAZIA 61 CONDANNATI A MORTE 5.  NEWS FLASH: KENYA: CONDANNA A MORTE OBBLIGATORIA DICHIARATA INCOSTITUZIONALE 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


IRAN: NESSUNO TOCCHI CAINO, APPELLO A GOVERNO PER FERMARE ESECUZIONE DJALALI
13 dicembre 2017: Sulla conferma della condanna a morte del ricercatore iraniano Ahmadreza Djalali con accuse di spionaggio da parte della Corte Suprema, Nessuno tocchi Caino ha chiesto una forte presa di posizione dell'Italia.

E’ grave che la Corte Suprema iraniana abbia confermato la condanna a morte decretata nei confronti di Ahmadreza Djalali, 46 anni, ricercatore universitario per anni attivo in Italia e detenuto a Teheran dall’aprile 2016 con l'accusa di spionaggio. E ancora più grave è che il governo italiano non faccia nulla per fermare l'esecuzione di una persona condannata per collaborazionismo con Israele al termine di un processo assolutamente sommario. Djalali ha lavorato molti anni in Italia nelle università piemontesi, dove ha svolto ricerche. Una ragion in piu' per appellarci al governo italiano affinché intervenga.
La conferma della condanna nei confronti del ricercatore iraniano è avvenuta nello stesso giorno in cui, con la manovra di bilancio, è stata approvata la trasformazione dell'agenzia Invitalia per assicurare gli investimenti in Paesi altamente a rischio come l'Iran e superare così le resistenze di Cassa Depositi Prestiti, Sace e grossi gruppi bancari a far partire il business tra Italia e Iran.
Pensare che si possano fare "buoni" affari acriticamente con un regime teocratico, oscurantista e che fa dell'anti-sionismo una priorità della propria politica estera è un errore.
L'Iran dall'inizio dell'anno, ha mandato al patibolo più di 520 persone superando il numero delle esecuzioni compiute nel 2016.
La condanna a morte di Ahmadreza Djalali ci richiama a considerare che la lotta per l’abolizione della pena di morte nei Paesi totalitari come l’Iran, è innanzitutto una lotta per la piena affermazione dello Stato di Diritto e ci appelliamo al Governo italiano affinché ponga la questione del rispetto dei diritti umani e la liberazione di Djalali come richiesta prioritaria nelle relazioni che riguardano l’Iran.


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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

SETTIMO CONGRESSO DI NESSUNO TOCCHI CAINO NEL CARCERE DI OPERA NEL DECENNALE DELLA MORATORIA ONU Il Settimo Congresso di Nessuno tocchi Caino si terrà nella Casa di Reclusione di Opera (Milano), sabato 16 dicembre 2017, a partire dalle ore 10.
Il Congresso si aprirà con il saluto del Direttore Giacinto Siciliano e le relazioni del Segretario di Nessuno tocchi Caino Sergio D’Elia, della Tesoriera Elisabetta Zamparutti e dei Coordinatori della Presidenza del Partito Radicale Rita Bernardini e Maurizio Turco.
Al centro del dibattito è posta la campagna in corso per il superamento dell’ergastolo ostativo e il 41-bis, attraverso anche ricorsi in sede giurisdizionale, nazionale ed europea.
Al Congresso saranno presenti, oltre a rappresentanti istituzionali ed esperti del mondo giuridico e scientifico, anche i detenuti del carcere di Opera che ospita anche molti ergastolani, tra cui i protagonisti del Docufilm di Ambrogio Crespi “Spes contra Spem – Liberi dentro” sull’ergastolo ostativo, girato proprio nel carcere di Opera nel dicembre 2015, in occasione del precedente Congresso di Nessuno tocchi Caino.
Il Congresso sarà anche l’occasione per celebrare il decennale dell’approvazione nel dicembre 2007 della prima Risoluzione sulla Moratoria Universale delle esecuzioni da parte dell’Assemblea Generale dell’ONU.
La stampa che si vuole accreditare al Congresso deve inviare una email a segrtrattamentale.cr.opera@giustizia.it.


IRAQ: 38 IMPICCATI PER TERRORISMO
14 dicembre 2017: L'Iraq ha impiccato 38 militanti musulmani sunniti che erano stati condannati a morte per terrorismo, ha reso noto il Ministero della Giustizia in un comunicato.
L’esecuzione di massa è stata effettuata in una prigione della città meridionale irachena di Nassiriya, secondo il comunicato che cita il Ministro della Giustizia.
Il 24 settembre, l'Iraq ha giustiziato 42 militanti musulmani sunniti con accuse di terrorismo che vanno dall'uccisione di membri delle forze di sicurezza alla detonazione di autobombe.
Il Ministero della Giustizia ha detto che tutti i giustiziati erano membri dello Stato Islamico.
I funzionari hanno precisato che tutte le opzioni di ricorso disponibili per i condannati erano esaurite, secondo il comunicato.

TANZANIA: IL PRESIDENTE GRAZIA 61 CONDANNATI A MORTE
9 dicembre 2017: Il presidente John Magufuli ha graziato 61 prigionieri nel braccio della morte.
Ha anche graziato altri 8.157 prigionieri che erano stati condannati per vari reati. Il Presidente ha chiarito che coloro che sono stati incarcerati per reati penali non rientreranno nel provvedimento di clemenza.
Magufuli ha annunciato l’amnistia mentre si rivolgeva alla nazione durante le celebrazioni del 56° anniversario dell'indipendenza del Tanganyika allo stadio Jamhuri di Dodoma, il 9 dicembre.
"Alcuni di quei prigionieri che sono stati condannati a morte hanno un'età superiore a 80 anni, sono in prigione da oltre 45 anni e, in conformità con la sezione 45 della Costituzione, voglio che vengano rilasciati oggi", ha detto.
La Tanzania ha oltre 39.000 prigionieri, di cui 2.000 sono donne, ha detto Magufuli.


KENYA: CONDANNA A MORTE OBBLIGATORIA DICHIARATA INCOSTITUZIONALE
14 dicembre 2017: La condanna a morte obbligatoria non è più legale in Kenya, dopo che la Corte Suprema il 14 dicembre ha dichiarato incostituzionale la sezione 204 del codice penale, che prevede la condanna a morte obbligatoria.
La Corte Suprema ha chiarito che questa decisione non influisce sulla validità della pena di morte, dal momento che la condanna a morte è ancora legale ma non più obbligatoria.
Omicidio e rapina con violenza sono i reati nel codice penale keniota che comportano la condanna a morte.
I giudici della Corte Suprema hanno incaricato il Procuratore generale, il Direttore della Pubblica Accusa e di altre agenzie competenti di preparare una revisione professionale dettagliata di tutti i casi di omicidio e rapina con violenza.
Hanno anche ordinato che una copia della sentenza venga trasmessa ai presidenti del parlamento e al National Council for Law Reporting per dare modo di procedere ad eventuali emendamenti necessari alla condanna a morte.
I giudici hanno anche ordinato che i due keniani che hanno depositato la causa debbano essere ascoltati in via prioritaria dall'Alta Corte e ri-sentenziati.
I detenuti nel braccio della morte Francis Karioko Muruatetu e Wilson Thirimbu Mwangi, che sono in carcere da 14 anni, hanno presentato l’istanza.
Avevano chiesto alla Corte Suprema di abolire la pena di morte obbligatoria dalla legge keniota.

La coppia è stata condannata insieme ad altri cinque, tra cui la moglie dell'ex Commissario alle Terre Wilson Gachanja, per l'omicidio dell'uomo d'affari Lawrence Githinji Magondu.

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