Enews 631, lunedì 20 aprile 2020
Buongiorno a
tutti.Tre parole chiave per questa settimana che si apre.
- Ripartire
- Europa
- Scuola
1. Ripartire
Dovremo fare chiarezza su ciò che non ha funzionato nella drammatica ecatombe legata al Coronavirus. E lo faremo innanzitutto nella sede della democrazia, che è il Parlamento. La commissione di inchiesta, su cui qualcuno – nelle settimane scorse – faceva sorrisini ironici, è un dovere etico prima ancora che politico.
Ci sono oltre ventimila morti: davvero c’è chi pensa di fare finta di nulla?
Ma adesso la priorità è ripartire, ripartire, ripartire. Sto dicendo da giorni che ogni settimana che perdiamo costa 10 miliardi di € al Paese. Dobbiamo riaprire: riaprire con intelligenza, riaprire con le mascherine, riaprire facendo i test ai lavoratori. Siamo fermi da troppo tempo e gli altri paesi europei sono stati più flessibili di noi sulla produzione industriale. E allora se non riapriamo subito, interi settori dell'economia saranno distrutti dalla concorrenza degli altri Paesi, anche nostri vicini. E avremo migliaia di famiglie disperate per la perdita dei posti di lavoro.
La pandemia rischia di trasformarsi in carestia: noi lo stiamo dicendo da settimane. Sento che finalmente il clima sta cambiando. Non mi interessa che ci diano ragione, mi basta che ci diano ascolto. Se non ci sbrighiamo, la conferenza stampa quotidiana delle 18 con il numero dei contagiati sarà sostituita da una conferenza stampa quotidiana con il numero dei fallimenti.
E non c’è niente su cui scherzare.
Per mesi e forse anni dovremo convivere con il Virus. E quindi dovremo essere flessibili e intelligenti. Può darsi che esploderanno, nei prossimi mesi, nuovi focolai. Nel caso dovremo essere molto rapidi a fare subito blocchi e zone rosse serie, territorialmente circoscritte. Ma non possiamo bloccare tutto per sempre. Ora è tempo di tornare a vivere.
Da senatore del collegio sono molto contento che oggi, ad esempio, riparta la produzione di Gucci a Scandicci. Ma tutto il sistema moda ha bisogno di un aiuto enorme. Ne ho parlato in questi giorni con gli amici di Prato, ne ho parlato con il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, con il quale ho spesso discusso in passato ma che in questa fase sostengo con tutte le mie forze – come sostengo tutti i livelli istituzionali – perché questo è il momento di ripartire. Ripartire con il lavoro, non con i sussidi, non con l’assistenzialismo.
Naturalmente c’è bisogno che il nuovo decreto, cui sta lavorando il ministro Roberto Gualtieri metta soldi veri sulla liquidità permettendo alle aziende di avere davvero la ciambella di salvataggio che servirà loro per superare l’emergenza. Noi di Italia Viva lavoriamo per questo.
E a tutti quelli che ci insultavano perché chiedevamo in solitaria di riaprire faccio notare che, se ci fossimo messi per tempo, avremmo gestito la ripartenza anziché rincorrerla.
Forza! L’Italia è un grande Paese, ce la faremo.
2. Europa
Sono molto ottimista. Il progetto del Recovery Fund lanciato da Emmanuel Macron – che l’Italia giustamente condivide e bene fa il Presidente Giuseppe Conte a sposare questa proposta – passerà giovedì. E dunque l’Europa metterà a disposizione di tutti i Paesi un altro strumento importante. Senza la BCE, l’Italia sarebbe fallita. Il patto di stabilità non c’è più. Il progetto SURE sulla disoccupazione è un grande passo in avanti. Il Recovery Fund da mille miliardi aiuterà il nostro Paese. E ovviamente il MES senza condizionalità ci permetterà di avere 37 miliardi da spendere sulla sanità.
È chiaro che i Cinque Stelle sono divisi e devono fare la voce grossa. Ma il finale di questa storia è già scritto. Ed è un finale positivo. Viva l’Europa che aiuta l’Italia, viva l’Italia che crede nell’Europa.
3. Scuola
Non c’è fase due se non si chiarisce il tema della scuola.
I professori fanno i miracoli ma la didattica a distanza non è la stessa cosa delle lezioni in classe. E dei rapporti tra studenti, delle esperienze che una comunità educativa può fare. Anche qui: in una recente intervista su "Avvenire", super criticata, ho chiesto di riaprire le scuole a maggio, cominciando da chi deve fare la maturità. Apriti cielo. “Ma Renzi è impazzito?” Adesso scopriamo che i grandi Paesi europei si dividono tra chi riapre le scuole ad aprile e chi le riapre a maggio. Noi sembriamo quelli più in ritardo.
Se davvero il Governo ha deciso di ricominciare a settembre, noi accettiamo la decisione.
Ma chiediamo con forza:
a) Che nel frattempo si facciano i lavori dentro le scuole (firma qui la petizione). Assurdo avere le scuole vuote e i cantieri fermi per colpa dei codici Ateco o della burocrazia. Qui c’è la petizione che stiamo lanciando. Fatela girare, per favore.
b) Che almeno i ragazzi che devono fare la Maturità la facciano a scuola. Leggete questo bellissimo articolo dello scrittore Paolo Giordano pubblicato sabato dal "Corriere della Sera". Leggetelo, fatelo leggere ai vostri figli, parlatene in famiglia.
Rifiuto la logica del sei politico, il messaggio diseducativo che porta i ragazzi ad accontentarsi.
Sono grato ai professori per il lavoro che stanno svolgendo ma loro sono i primi a sapere che non basta.
Mentre scrivo questa E-News sono circondato dagli altri 4 membri della famiglia (moglie e tre figli) connessi alla rete per la didattica a distanza. Gli sforzi che professori e studenti stanno facendo sono magnifici. Ma se la scuola non riparte, il Paese è fermo.
E noi – che abbiamo chiuso le scuole prima degli impianti di risalita sulle piste da sci – abbiamo il dovere di avere un progetto di riapertura serio e credibile. Sbaglio? Vi leggo: matteo@matteorenzi.it.
Dedicheremo alla scuola larga parte della chiacchierata notturna di stasera su Instagram (dalle 23 alle 24). Proverò a leggere i vostri messaggi al 366 445 6507 e le vostre email.
Pensierino della sera. Ora che la fase acuta è passata, possiamo sommessamente dire che gli italiani sono stati bravissimi e che hanno rispettato le regole in modo strepitoso? Che dobbiamo uscire da questa follia per cui gli elicotteri danno la caccia ai runner o che una bambina con disturbi dello spettro autistico - se cammina con la madre per prendere un po’ d’aria - viene insultata dai passanti? Che lo sport fa bene, non fa male? Che i bambini devono uscire, con tutte le sicurezze per carità ma devono uscire? Non sarà facile tornare al tempo degli abbracci, lo sappiamo, ma intanto recuperiamo un po’ di senso della misura amici. E basta con i pregiudizi anti italiani: abbiamo dimostrato di essere un popolo molto più disciplinato di quanto pensavamo di essere.
Un sorriso,
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