no alla pena di morte
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : ALABAMA (USA): GIUSTIZIATO ROBERT MELSON 2. NEWS FLASH: PAKISTAN: CONDANNATO A MORTE PER
BLASFEMIA SU FACEBOOK 3. NEWS FLASH:
IRAN: 20 PERSONE FRUSTATE PER AVER MANGIATO O BEVUTO DURANTE IL RAMADAN 4. NEWS FLASH: MALESIA: 9 FILIPPINI CONDANNATI A
MORTE PER GLI SCONTRI DI SABAH 5. NEWS
FLASH: KUWAIT: DUE CONDANNE A MORTE ANNULLATE IN APPELLO 6. I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA : DEVOLVI IL
5X1000 A NESSUNO TOCCHI CAINO
ALABAMA (USA): GIUSTIZIATO ROBERT MELSON
8 giugno 2017: Robert Melson, 46 anni, nero, è stato
giustiziato.
Era accusato di aver ucciso 3 dipendenti di un fast food
nel corso di una rapina il 16 aprile 1994. Le vittime furono James Baker, 17
anni, Tamika Collins, 18 anni, e Darryl Collier, 23 anni. Un quarto dipendente,
Bryant Archer, 17 anni, venne colpito da 4 proiettili ma sopravvisse, e al
processo ha testimoniato contro Melson.
Il complice di Melson, Cuhuatemoc Peraita, che all’epoca
aveva 17 anni, testimoniò contro Melson e venne condannato all’ergastolo senza
condizionale.
In seguito, nel 2001, è stato condannato anche lui a
morte per aver ucciso, nel 1999, Quincy Lewis, un compagno di detenzione nella
Holman Prison.
I difensori di Melson avevano presentato una serie di
ricorsi, compreso uno contro l’uso del Midazolam che ha portato ad una breve
sospensione dell’esecuzione da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti,
sospensione che è stata ritirata alle 9 di sera, consentendo il “normale”
svolgimento dell’esecuzione che era fissata per le 22.
Melson diventa il 2° giustiziato di quest’anno in
Alabama, il 60° da quando l’Alabama ha ripreso le esecuzioni nel 1983, il 13°
dell’anno negli Usa, e il n° 1455 da quando gli Usa hanno ripreso le esecuzioni
nel 1977.
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
PAKISTAN: CONDANNATO A MORTE PER BLASFEMIA SU FACEBOOK
11 giugno 2017: Un tribunale pakistano ha condannato a
morte un uomo che avrebbe commesso reato di blasfemia su Facebook, ha detto un
procuratore, nel primo caso del genere legato ai social media.
La condanna di Taimoor Raza, 30 anni, è giunta sull’onda
della repressione contro la blasfemia sui social media da parte del governo del
primo ministro Nawaz Sharif.
Shafiq Qureshi, procuratore pubblico a Bahawalpur, a sud
della capitale provinciale Lahore, ha detto che Raza è stato condannato per
commenti offensivi contro il profeta Muhammad, le sue mogli e compagni.
"Un tribunale anti-terrorismo di Bahawalpur lo ha
condannato a morte", ha detto Qureshi all'agenzia di stampa Reuters,
aggiungendo: "È la prima condanna a morte in un caso del genere che
coinvolge i social media".
È raro che un tribunale anti-terrorismo tratti casi di
blasfemia, ma il processo di Raza è rientrato in questa categoria poiché le sue
accuse includevano reati legati ai “discorsi di odio”.
Qureshi ha detto che Raza è stato arrestato dopo aver
diffuso materiale blasfemo e discorsi di odio col suo telefono ad una fermata
dell'autobus a Bahawalpur, dove un agente dell’anti-terrorismo lo ha arrestato
confiscando il suo telefono.
Il materiale ottenuto dal telefono ha portato alla
condanna di Raza, ha aggiunto.
"Il processo è stato condotto in prigione a
Bahawapur tra alte misure di sicurezza", ha detto Qureshi.
Qureshi ha aggiunto che Raza appartiene alla comunità
minoritaria sciita e in tribunale lo ha accusato di diffondere "discorsi
di odio" contro la setta Deobani, che aderisce ad una rigorosa scuola
dell'Islam sunnita.
Dal momento che la condanna per blasfemia di Raza
riguarda il tribunale contro il terrorismo, potrà appellarsi all’Alta Corte e
in seguito alla Corte Suprema.
IRAN: 20 PERSONE FRUSTATE PER AVER MANGIATO O BEVUTO
DURANTE IL RAMADAN
12 giugno 2017: Dall'inizio del mese sacro del Ramadan,
circa 90 casi sono stati aperti nella città di Qazvin (Iran centrale) su
persone che sono state sorprese a mangiare o bere durante le ore di digiuno. Il
media statale iraniano Mehr ha pubblicato la notizia, citando il procuratore di
Qazvin.
Secondo il procuratore, 20 persone sono state condannate
alle frustate e a multe nello stesso giorno del loro arresto e le loro condanne
sono state applicate nello stesso giorno.
Le frustate sono un chiaro esempio di tortura e
violazione dell'articolo 5 della Dichiarazione universale dei diritti
dell'uomo, che afferma: Nessuno deve essere sottoposto a torture e trattamenti
o punizioni crudeli, inumani o degradanti.
L'esecuzione di una condanna alle frustate è inumana,
tuttavia è giustificata dall'articolo 638 del codice penale islamico dell’Iran,
in cui si afferma: Chiunque nei luoghi pubblici e nelle strade commetta apertamente
un atto haram (peccato), oltre alla punizione prevista per l'atto, sarà
condannato a due mesi di reclusione o fino a 74 frustate.
MALESIA: 9 FILIPPINI CONDANNATI A MORTE PER GLI SCONTRI
DI SABAH
8 giugno 2017: La Corte d'appello della Malesia ha
condannato 9 filippini a morte in relazione agli scontri di Sabah, che
provocarono la morte di almeno 70 persone nel 2013.
Bernama, agenzia di stampa nazionale della Malaysia, ha
riferito che "la Corte, con decisione unanime, ha emesso la condanna a
morte per i 9 filippini per aver fatto la guerra al Yang di-Pertuan
Agong", il capo di stato della Malesia.
La Corte di appello malese ha annullato una prima
sentenza all’ergastolo emessa contro di loro dall’Alta Corte di Kota Kinabalu
nel 2016.
Lo scontro di Sabah si riferisce alla sanguinosa
incursione di circa 200 ribelli Moro armati provenienti dalle Filippine
meridionali. Un auto-proclamato sultanato filippino rivendica uno storico
controllo su Sabah, che è rivendicato anche dal governo di Manila.
L'assalto, che ha rappresentato la più grave crisi di
sicurezza della Malesia da anni, ha portato a un assedio dei ribelli Moro da
parte delle forze armate malesi inviate nella zona.
Almeno 70 persone, soprattutto ribelli Moro, restarono
uccisi durante le 6 settimane di crisi.
La Bernama ha affermato che i seguenti filippini si
trovano ad affrontare la pena di morte in Malesia in relazione agli scontri di
Sabah: "Datu Amirbahar Hushin Kiram, 54 anni, figlio dell’auto proclamato
sultano di Sulu Jamalul Kiram, Julham Rashid, 70, Virgilio Nemar Patulada;
Mohamad Alam Patulada, 53, Salib Akhmad Emali, 64, Tani Lahad Dahi, 64, Basad
H. Manuel, 42, Atik Hussin Abu Bakar, 46, Al-Wazir Osman, 62 e Ismail Yasin, 77.
"
KUWAIT: DUE CONDANNE A MORTE ANNULLATE IN APPELLO
12 giugno 2017: La Corte d’Appello del Kuwait ha
annullato le condanne a morte di un padre e di una madre che avrebbero
torturato a morte la figlia di quattro anni mettendo poi il suo corpo in un
congelatore.
La Corte nella sua nuova sentenza ha condannato il padre
a 10 anni di prigione e ha assolto la madre.
Le ragioni che hanno indotto la Corte d'Appello ad
annullare i verdetti pronunciati dal tribunale di grado inferiore non sono
stati riportati.
Secondo i documenti del caso, il padre 26enne nel maggio
dello scorso anno avrebbe picchiato sua figlia Isra con un cavo elettrico e
versato acqua calda su di lei davanti a sua madre, 23 anni, e tre fratelli
minori.
Secondo fonti della sicurezza, il dipartimento
investigativo ricevette una soffiata su un omicidio commesso in un appartamento
nella zona di Salmiya, nella capitale Kuwait City.
Durante l’interrogatorio, il padre, secondo quanto
riferito un tossicodipendente, avrebbe dichiarato che sua figlia era morta dopo
aver preso una delle sue pillole.
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