1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : ARABIA SAUDITA: SALVO GRAZIE ALLA MEDIAZIONE DEL PRINCIPE 2. NEWS FLASH: UK: 'ASSANGE NON VERRÀ ESTRADATO
IN NESSUN PAESE CON LA PENA DI MORTE'
3. NEWS FLASH:
SOUTH CAROLINA (USA): ‘AMMORBIDITO’ IL BRACCIO DELLA MORTE 4. NEWS FLASH: CORTE INTERNAZIONALE DELL’AIA: IL
PAKISTAN RIVEDA LA CONDANNA A MORTE DELLA PRESUNTA SPIA INDIANA 5. NEWS FLASH: IRAN: CONDANNATI A MORTE
AUTORIZZATI A ‘DONARE’ I PROPRI ORGANI 6.
I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :
ARABIA SAUDITA: SALVO GRAZIE ALLA MEDIAZIONE DEL PRINCIPE
Un membro della famiglia reale saudita, che è anche il governatore della
regione saudita di Asir, è intervenuto per fermare l'esecuzione di un uomo
riconosciuto colpevole di omicidio.
Il principe Turki bin Talal ha mediato tra il condannato
e la famiglia della vittima, ed è riuscito a convincere la famiglia a perdonare
l'assassino del figlio, salvandolo quindi dalla pena di morte, ha riferito il
quotidiano saudita Muwatin.
Il principe Bin Talal ha detto che una guida saggia
implica che venga fatta giustizia, ma che si promuova anche il perdono.
La legge saudita stabilisce la retribuzione per i
crimini, inclusa la morte. La Sharia islamica consente la cancellazione di una
condanna a morte nel contesto della vendetta se la famiglia della vittima
decide di rinunciare al diritto di vedere la punizione eseguita.
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
UK: 'ASSANGE NON VERRÀ ESTRADATO IN NESSUN PAESE CON LA
PENA DI MORTE'
Il ministro di Stato britannico per l'Europa e le
Americhe, Alan Duncan, ha riaffermato che il fondatore di WikiLeaks, Julian
Assange, non verrà estradato "in nessun posto dove potrebbe essere
condannato a morte", ha riportato l'agenzia spagnola EFE.
Il comunicato ha citato Duncan nel suo discorso durante
una conferenza stampa congiunta con il ministro degli Esteri ecuadoriano Jose
Valencia, secondo cui un accordo rilevante sull'estradizione di Assange è stato
concluso all'inizio di questo mese e che Londra è preoccupata per la sua
salute.
Duncan aveva dichiarato ad aprile che il Regno Unito non
estraderà Assange negli Stati Uniti qualora rischiasse lì la pena di morte.
"È la nostra politica generale in tutte le
circostanze, quindi vale anche per Julian Assange, che non verrà estradato se
rischiasse la pena di morte", disse all’epoca a Sky News il diplomatico
britannico.
Nel Regno Unito, una decisione sull'estradizione è presa
personalmente dal ministro degli Esteri del Paese, che tuttavia si attiene alle
norme stabilite dalla legge europea e britannica.
Secondo la legislazione del Regno Unito,
"l'estradizione è proibita dalla legge se una persona rischia la pena di morte
(se il ministro non riceve le dovute garanzie scritte che questa persona non
sarà condannata a morte, o se condannata, questa sentenza non sarà
eseguita)" .
SOUTH CAROLINA (USA): ‘AMMORBIDITO’ IL BRACCIO DELLA
MORTE A seguito di un’azione legale dei detenuti contro l’eccessivo uso
dell’isolamento nel braccio della morte, l’Amministrazione Penitenziaria del
South Carolina (SCDOC) l’11 luglio 2019 ha trasferito tutti i 38 condannati a
morte dal Kirkland Correctional Institution al vicino Broad River Correctional
Institution, dove nel 1988 era stato costruito un braccio della morte che poi
non era mai stato utilizzato.
La nuova struttura dovrebbe consentire di allentare le
misure di sicurezza, che fino ad oggi confinavano ogni singolo detenuto
all’interno di una piccola cella senza finestre per 23 ore al giorno, e lo
teneva in isolamento anche nell’ora d’aria quotidiana. L’Amministrazione ha
ritenuto così di anticipare una probabile sentenza negativa da parte della
Corte d’Appello del 4° Circuito, la corte d’appello federale che ha
giurisdizione su Maryland, North Carolina, e Virginia. La Corte federale
infatti, il 3 maggio 2019 aveva dichiarato “incostituzionale” il regime
detentivo del braccio della morte della Virginia, regime anch’esso basato su un
uso estensivo dell’isolamento. In realtà all’epoca la Virginia aveva già
“ammorbidito” il regime detentivo (sempre a seguito di un’azione legale dei
detenuti), ma voleva riservarsi la possibilità di tornare ad usare
massicciamente l’isolamento. Nel nuovo braccio della morte, secondo quanto
dichiarato dall’Amminist razione
Penitenziaria del South Carolina, i detenuti potranno svolgere alcune mansioni
lavorative, come passare il vitto, pulire le aree comuni, lavanderia, o
assistere i detenuti invalidi. Inoltre potranno partecipare alle funzioni
religiose. Nella sentenza della Virginia la Corte federale aveva rilevato che
"Le informazioni in rapida evoluzione disponibili sui potenziali effetti
nocivi della detenzione in isolamento collocano questo caso in un contesto in
cui si deve prescindere da sentenze precedenti riguardanti le condizioni di
detenzione, e di conseguenza le precedenti decisioni della Corte Suprema e della
corte d'appello federale, ancorate a concetti vecchi di decenni, che difendono
il braccio della morte le condizioni carcerarie non risultano vincolanti. Come
hanno cominciato a rendersi conto le corti e le amministrazioni penitenziarie
di tutto il paese, l'isolamento lungo anni che le condizioni di reclusione
pre-2015 applicavano ai detenuti ricorrenti creavano, quantomeno, u n rischio significativo di danni psicologici
ed emotivi sostanziali".
CORTE INTERNAZIONALE DELL’AIA: IL PAKISTAN RIVEDA LA
CONDANNA A MORTE DELLA PRESUNTA SPIA INDIANA La Corte Internazionale di
Giustizia il 17 luglio 2019 ha ordinato al Pakistan di rivedere la condanna a
morte di una presunta spia indiana, dichiarando che Islamabad ha violato i
diritti di Nuova Delhi alle visite consolari dopo il suo arresto.
L'ex ufficiale della marina indiana Kulbhushan Sudhir
Jadhav fu arrestato in Pakistan nel marzo 2016, nella provincia occidentale del
Balochistan, con l'accusa di spionaggio, e condannato a morte da un tribunale
militare l'anno successivo.
Il tribunale internazionale dell'Aia ha ordinato
"l'effettiva revisione e la riconsiderazione del giudizio di colpevolezza
e della condanna", secondo un documento sul sito web della Corte.
I giudici della Corte delle Nazioni Unite hanno stabilito
che il Pakistan abbia violato la Convenzione di Vienna sulle relazioni
diplomatiche, che attribuisce ai Paesi il diritto all'accesso consolare quando
i propri cittadini vengono arrestati all'estero.
Il Pakistan "ha privato la Repubblica dell'India del
diritto di comunicare con il sig. Kulbhushan Sudhir Jadhav, di fargli visita
nel corso della detenzione e di organizzare la sua rappresentanza legale",
hanno affermato i giudici.
"Una duratura sospensione dell'esecuzione
costituisce una condizione indispensabile per l'efficace revisione e
riconsiderazione della condanna di Kulbhushan Sudhir Jadhav", hanno
dichiarato.
L'India ha salutato la sentenza come una "vittoria
completa".
"L’ordine dato al Pakistan di seguire la Convenzione
di Vienna è una vittoria completa per noi. Ciò apre la possibilità di un
accesso consolare e di un nuovo processo in un tribunale civile ", ha
detto un funzionario del governo indiano.
"Se il Pakistan vuole migliorare i rapporti,
dovrebbe liberarlo e restituirlo a noi".
IRAN: CONDANNATI A MORTE AUTORIZZATI A ‘DONARE’ I PROPRI
ORGANI L'Iran prevede la “donazione” di organi da parte dei condannati a morte.
Lo ha detto Ebrahim Raeesi in una conferenza stampa. Raeesi (anche scritto
Raisi) nel marzo 2019 è stato nominato a capo del sistema giudiziario
dell’Iran, praticamente è il ministro della giustizia. Raeesi è stato nominato
direttamente dalla Guida Suprema, Ali Khamenei, la principale carica politica e
religiosa dell’Iran, ed è conosciuto in patria e all'estero per aver fatto
parte della cosiddetta “Commissione della morte” che nel 1988 ordinò
l’esecuzione di massa di 30.000 prigionieri politici. Illustrando una recente
modifica al codice penale, ha spiegato che ora i detenuti del braccio della
morte verranno autorizzati a “offrire” i propri organi, sia prima che dopo
l’esecuzione.
La “donazione” dovrà essere approvata da un giudice, dal
Ministero della Giustizia, e in ultima istanza da un medico legale che dovrà
appurare se gli organi sono idonei alla donazione.
La nuova legge è stata criticata pesantemente
dall'Associazione Iraniana dei Chirurghi, da cui è stata definita “estremamente
preoccupante, lesiva della nostra professione e della reputazione dell’Iran
agli occhi del mondo civilizzato”.
L’agenzia filogoverantiva ISNA ha intervistato un
professore, non identificandolo, che lavora nell'unità dei trapianti di fegato
al cosiddetto “Khomeini hospital” di Teheran. Il professore ha detto che
“nessun chirurgo specializzato seguirebbe la legge, perché è immorale e contro
tutti i valori della nostra professione”. “Nessuna persona condannata a morte,
ha argomentato il professore, sarebbe nelle adeguate condizioni mentali di
offrire “volontariamente” i propri organi, a meno che non sia obbligata a farlo
sotto enormi pressioni. I membri della nostra associazione dei chirurghi non
rispetteranno mai questa legge”.
La legge nasce forse dal fatto che allo stato attuale
l’Iran ha un enorme deficit di organi per i trapianti, soprattutto reni, cuori
e fegati, e soprattutto per coloro che non sono in grado di pagare. Secondo
Katayoun Najafizadeh, direttore dell’Associazione Donatori Iraniani, sono oltre
25.000 i pazienti in lista d’attesa, ma gli organi disponibili sono in media
meno di 1.000 l’anno. Nel 2018 ad esempio si sono resi disponibili 926 organi,
la maggior parte da vittime di incidenti automobilistici. Inoltre, a complicare
la situazione, poiché in Iran è legale vendere organi, migliaia di pazienti da
altre nazioni del Medio Oriente si rivolgono a cliniche private iraniana per
effettuare trapianti a pagamento, scavalcando così sia la lista d’attesa nei
loro paesi. La mancanza di organi, e la crescente povertà della popolazione, ha
creato un mercato nero degli organi, dove un rene può essere venduto a circa
200 euro.
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