IL FAMIGERATO "ALBERGHETTO" DELLA TORRE DI ARNOLFO PALAZZO VECCHIO FIRENZE
La torre di Palazzo Vecchio, altrimenti detta torre di Arnolfo, svetta all’ altezza di 94 metri su Piazza della Signoria. Le principali curiosità che la torre racchiude sono la piccola cella, detta “Alberghetto” in cui furono reclusi Cosimo de’ Medici ed il Savonarola, le tre campane ancora oggi in funzione ed infine la graziosa banderuola che raffigura il Marzocco, simbolo di Firenze.
La torre di Arnolfo si innalza sul corpo frontale di Palazzo Vecchio in una inconsueta posizione decentrata: la curiosa asimmetria rispetto al centro della facciata dipende dal fatto che la torre fu eretta inglobando una torre preesistente in quel punto. Si trattava della torre detta “della Vacca”appartenente all’ epoca alla famiglia Foraboschi.
Nella torre era posta, fino al 1530, la campana detta “del Popolo” perchè i suoi rintocchi servivano a chiamare il popolo a combattere. Usata in quell’ occasione per chiamare il popolo a difendere le libertà repubblicane, fu per questo motivo fatta spezzare da Alessandro de’ Medici una volta rientrato in città, e con il suo bronzo furono coniate monete con la sua effigie.
Nella torre era posta, fino al 1530, la campana detta “del Popolo” perchè i suoi rintocchi servivano a chiamare il popolo a combattere. Usata in quell’ occasione per chiamare il popolo a difendere le libertà repubblicane, fu per questo motivo fatta spezzare da Alessandro de’ Medici una volta rientrato in città, e con il suo bronzo furono coniate monete con la sua effigie.
Il motivo di maggiore rinomanza della torre è però la prigionia di Cosimo de’ Medici e del Savonarola nella piccola cella detta l’ “Alberghetto”. Cosimo vi fu imprigionato alla vigilia dell’ esilio, nel 1433 e, nonostante i tentativi di avvelenargli il cibo, ebbe salva la vita grazie all’ integrità del carceriere. Il frate domenicano arso sul rogo nel 1498, invece, vi passò gli ultimi giorni della sua vita prima di essere bruciato come eretico nella sottostante Piazza della Signoria.
Delle tre campane, ancora oggi in funzione nella cella campanaria, la campana del Mezzogiorno suona una volta sola giorno per annunciare le ore 12, la campana del Leone batte i rintocchi in corrispondenza delle ore, mentre la “Martinella” veniva utilizzata per chiamare l’ adunanza del popolo in occasioni importanti.
Chi osserva attentamente l’ orologio posto sulla facciata della Torre di Arnolfo, si accorge che possiede una sola lancetta: questo significa che le mezz’ ore ed i quarti d’ ora vanno capiti interpretando l’ esatta posizione dell’ unica lancetta sul quadrante tra un’ ora e l’ altra.
Le curiosità non sono però finite: sul cucuzzolo della Torre di Arnolfo svetta la banderuola che reca effigiato un leone rampante, simbolo del potere di Firenze: dall’ animale raffigurato sulla banderuola è derivato un celebre proverbio fiorentino che recita “quando il leone piscia in Arno, è acqua”, a significare che, quando la banderuola è rivolta verso l’ Arno, si prevede che verrà a piovere.
La banderuola oggi presente sulla sommità della torre di Arnolfo non è quella originale; quest’ ultima è infatti conservata di fronte al Salone dei Cinquecento, sostituita da una copia in vetroresina.
Delle tre campane, ancora oggi in funzione nella cella campanaria, la campana del Mezzogiorno suona una volta sola giorno per annunciare le ore 12, la campana del Leone batte i rintocchi in corrispondenza delle ore, mentre la “Martinella” veniva utilizzata per chiamare l’ adunanza del popolo in occasioni importanti.
Chi osserva attentamente l’ orologio posto sulla facciata della Torre di Arnolfo, si accorge che possiede una sola lancetta: questo significa che le mezz’ ore ed i quarti d’ ora vanno capiti interpretando l’ esatta posizione dell’ unica lancetta sul quadrante tra un’ ora e l’ altra.
Le curiosità non sono però finite: sul cucuzzolo della Torre di Arnolfo svetta la banderuola che reca effigiato un leone rampante, simbolo del potere di Firenze: dall’ animale raffigurato sulla banderuola è derivato un celebre proverbio fiorentino che recita “quando il leone piscia in Arno, è acqua”, a significare che, quando la banderuola è rivolta verso l’ Arno, si prevede che verrà a piovere.
La banderuola oggi presente sulla sommità della torre di Arnolfo non è quella originale; quest’ ultima è infatti conservata di fronte al Salone dei Cinquecento, sostituita da una copia in vetroresina.
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