lunedì 14 gennaio 2019



      nessuno    tocchi      CAINO            
       NO    ALLA    PENA     DI    MORTE       



1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : SUPERCOPPA ITALIANA: NESSUNO TOCCHI CAINO, BENE CHE SI SVOLGA IN ARABIA SAUDITA 2.  NEWS FLASH: IRAN: 12 ESECUZIONI PER DROGA 3.  NEWS FLASH: NIGERIA: GOVERNATORE DI ONDO COMMUTA TRE CONDANNE CAPITALI 4.  NEWS FLASH: BIELORUSSIA: CONDANNATO A MORTE PER L’OMICIDIO DI DUE RAGAZZE 5.  NEWS FLASH: STUDIO: GLI OMICIDI DIMINUISCONO DOPO L’ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :



SUPERCOPPA ITALIANA: NESSUNO TOCCHI CAINO, BENE CHE SI SVOLGA IN ARABIA SAUDITA


“L’Arabia Saudita è da sempre il maggior partner commerciale italiano nell'area mediorientale e nessuno ha mai avuto nulla da ridire. Ora, con la Supercoppa, molti si accorgono che lì vige un regime illiberale, dove le donne sono discriminate, gli oppositori politici vengono torturati e uccisi e i condannati a morte anche per reati non violenti sono decapitati sulla pubblica piazza”, hanno dichiarato Rita Bernardini, Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti, responsabili dell’associazione radicale Nessuno tocchi Caino.
“I governi occidentali, in questi anni, sono sempre stati accondiscendenti nei confronti di un governo considerato amico dell’Occidente anche se responsabile delle più gravi violazioni di diritti umani universali. Le imprese di tutto il mondo libero non hanno mai smesso di fare affari con un Paese dove i gli immigrati dai Paesi più poveri del mondo sono sfruttati sul lavoro e privati di ogni diritto sindacale. Autorevoli donne di potere dell’Europa libera e civile, che ora si stracciano le vesti per le limitazioni all’accesso allo stadio delle donne saudite, si sono sempre presentate con il capo coperto dal velo al cospetto delle autorità mediorientali più illiberali e retrograde.”
“Questo genere di boicottaggi e diserzioni di un evento sportivo non è la via per favorire un cambio di regime in Arabia Saudita come in altri paesi autoritari. Meglio andare lì per denunciare piuttosto che denunciare restando a casa. Ad esempio, le giornaliste accreditate a coprire quell’evento vadano lì con il capo scoperto per manifestare la libertà che ci sta tanto a cuore e per essere vicine alle donne saudite che non vogliamo abbandonare al loro destino.”


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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

IRAN: 12 ESECUZIONI PER DROGA
Dodici detenuti per droga il 6 dicembre 2018 sono stati giustiziati nella prigione centrale di Kerman, nell'Iran sudorientale.
Si tratta del numero più alto di esecuzioni legate agli stupefacenti in un giorno solo da quando i nuovi emendamenti alla legge antinarcotici sono entrati in vigore nel novembre 2017.
Secondo le fonti di IHR, nella mattinata del 6 dicembre almeno 12 prigionieri sono stati impiccati nel carcere di Kerman, tutti con accuse relative alle droghe.
Tre dei prigionieri sono stati identificati come Ali Deyhim (o Deyhi), Majid Shiki e Reza Ouhadi, accusati di possesso di 700 kg di oppio, 1700 kg di oppio e 14 Kg di eroina rispettivamente.
Fonti locali hanno identificato altri due uomini come Jalil, figlio di Khodabakhs e Yousef, figlio di Jalaloddin.
"Queste persone erano in prigione da diversi anni. Uno di loro aveva trascorso 15 anni in prigione. Un altro era stato condannato all'ergastolo. Aveva ottenuto un permesso ed era stato accusato di possesso di droghe mentre era in permesso e condannato a morte ", ha detto una fonte a IHR," le loro condanne a morte sono state confermate anche dopo che il caso è stato rivisto in base alla nuova legge.”
Le identità di altri quattro prigionieri giustiziati sono state rivelate da altri gruppi per i diritti umani come "Abdolghani Ghalandarzehi, Yaghoub Ghalandarzehi; e due fratelli con il cognome di Shahzehi", tutti della provincia del Baluchistan.
Tre dei prigionieri giustiziati il 6 dicembre non sono stati ancora identificati. Nessuna delle esecuzioni è stata annunciata dalle autorità iraniane.


NIGERIA: GOVERNATORE DI ONDO COMMUTA TRE CONDANNE CAPITALI Il Governatore dello Stato nigeriano di Ondo, Rotimi Akeredolu, il 31 dicembre 2018 ha commutato le condanne a morte di tre detenuti in ergastolo, concedendo la grazia ad altri 12 prigionieri, nell’ambito delle celebrazioni per il nuovo anno.
Questo il contenuto della dichiarazione emessa e firmata dal segretario per la stampa del Governatore, Segun Ajiboye, il quale ha affermato che il governatore ha esercitato il potere nello spirito delle celebrazioni per il nuovo anno 2019.
Ajiboye ha anche dichiarato che altri 12 detenuti che hanno scontato vari periodi in carcere hanno beneficiato del gesto del governatore dal momento che quest’ultimo ha ordinato il loro immediato rilascio.


BIELORUSSIA: CONDANNATO A MORTE PER L’OMICIDIO DI DUE RAGAZZE Alyaksandr Asipovich, 36 anni, è stato condannato a morte in Bielorussia il 9 gennaio 2019 per l'omicidio di due ragazze.
La scorsa estate il brutale omicidio delle due giovani a Babruysk aveva scioccato l'intero Paese.
Il 20 luglio, una ragazza telefonò alla polizia gridando che stavano per essere uccise:
"Ci sta uccidendo! Ci siamo chiuse in bagno! Ha un'ascia! Mio Dio, distruggerà tutto! Sono coperta di sangue!" urlò la vittima.
Le ragazze non conoscevano l'indirizzo dell'aggressore e la polizia non fu in grado di identificarlo immediatamente.
Secondo i pubblici ministeri, Asipovich, un residente di Babruysk, ha brutalmente ucciso le due ragazze. L'uomo le aveva incontrate in un bar, dove avevano bevuto qualcosa, poi i tre si recarono a casa dell’uomo. Asipovich le pugnalò e le colpì con un martello. I loro corpi con numerosi tagli e ferite furono trovati nel bagno.
L'imputato si rese pienamente conto di ciò che stava accadendo al momento dell'omicidio; ha anche cercato di coprire il crimine, ha detto il procuratore di stato Volha Ivanova. Il fatto che si sia consegnato alla polizia non può essere un fattore attenuante, ha sottolineato.
La giuria ha inflitto la condanna capitale all’imputato. Inoltre, dovrà pagare 100.000 rubli bielorussi alla madre di una delle vittime per danni morali, oltre a tutti i costi dei funerali e delle spese legali. Il giudice ha informato il condannato del suo diritto di appellarsi contro il verdetto e chiedere la grazia.


STUDIO: GLI OMICIDI DIMINUISCONO DOPO L’ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE
11 nazioni che hanno abolito la pena di morte hanno riscontrato una diminuzione degli omicidi.
Il dato è contenuto nello studio “Cosa succede al tasso di omicidi quando la pena di morte viene abolita? Uno sguardo a 11 nazioni che potrebbe sorprendere” (What Happens to Murder Rates when the Death Penalty is Scrapped? A Look at Eleven Countries Might Surprise You), pubblicato a dicembre dall’Abdorrahman Boroumand Center, un’organizzazione con sede a Washinfton DC che promuove i diritti umani e la democrazia in Iran.
Il rapporto ha esaminato i tassi di omicidio in 11 paesi che hanno abolito la pena capitale, constatando che dieci di questi paesi hanno registrato un calo degli omicidi nel decennio successivo all'abolizione.
I paesi venivano inclusi se rispettavano i seguenti criteri: avevano abolito formalmente la pena di morte da almeno dieci anni, almeno una condanna a morte era stata imposta o eseguita nel decennio precedente l'abolizione, e sul paese dovevano essere disponibili dati affidabili sul tasso di omicidi a cura della World Trade Organization.
I paesi che hanno soddisfatto i criteri dello studio sono Azerbaigian, Bulgaria, Polonia, Serbia, Estonia, Lettonia, Ucraina, Sudafrica, Kirghizistan, Georgia e Albania.
I ricercatori hanno confrontato i tassi di omicidi nei dieci anni successivi all'abolizione della pena di morte, e li hanno messi a confronto con i tassi dell'anno di abolizione.
Sei paesi (Azerbaijan, Bulgaria, Serbia, Estonia, South Africa, e Albania) hanno sperimentato tassi di omicidio al di sotto della linea di base per tutti e dieci gli anni successivi all’abolizione. Quattro paesi (Kirghizistan, Lettonia, Polonia e Ucraina) hanno avuto tassi superiori per uno o due anni, ma hanno visto gli omicidi scendere al di sotto della linea di base entro cinque anni, e hanno registrato tendenze generali al ribasso. Solo un paese nello studio, la Georgia, ha visto i tassi di omicidi tendersi verso l'alto nel decennio successivo all'abolizione, e 10 anni dopo l’abolizione verificare un aumento di 0,18 omicidi ogni 100.000 abitanti.
I restanti 10 paesi hanno invece registrato un calo medio di 6 omicidi ogni 100.000 abitanti.
A titolo di paragone, ricordiamo che il tasso medio degli Omicidi in Usa è di circa 4,5 ogni 100.000 abitanti, e in Europa (esclusi i paesi baltici, dove il tasso è quasi il triplo, sembra per l’incidenza dell’alcol) di 1,2 ogni 100.000.
Il tasso di omicidi in Italia è dello 0,6 ogni 100.000 abitanti. Un calo di 6 punti è quindi da considerarsi molto rilevante. Gli autori dello studio concludono: "I fautori della pena di morte sostengono che se lo stato rinuncia alla punizione definitiva incoraggia i potenziali criminali, o almeno indebolisca la deterrenza. Queste tesi, alla luce di questi dati, si rivelano infondate”.
Questi dati sono coerenti con i dati a livello statale negli Stati Uniti, che hanno ripetutamente mostrato tassi di omicidio più bassi negli stati che non hanno la pena di morte rispetto agli stati che l’hanno, e che la presenza o l'assenza della pena di morte non sembra influire sulle tendenze degli omicidi. Un'analisi del DPIC del 2017 ha rilevato che l'abolizione della pena di morte non ha avuto effetti misurabili sui tassi di omicidio in generale o sul tasso di uccisione degli agenti di polizia, contraddicendo gli argomenti popolari secondo cui la pena di morte è necessaria per la sicurezza pubblica e per proteggere i dipendenti delle forze dell'ordine.

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