TADDEO GADDI-L'ALBERO DELLA VITA-BASILICA DI SANTA CROCE FIRENZE
L'Albero della Vita, Ultima cena e storie sacre è un grande affresco di Taddeo Gaddi, databile al 1355 circa e conservato nella parete ovest del refettorio della basilica di Santa Croce a Firenze.
L'affresco venne riferito a Giotto da Giorgio Vasari e tale attribuzione venne ripetuta fino agli studi moderni, quando il Rumhor lo escluse dal catalogo del maestro. Crowe e Cavalcaselle, almeno per l'Albero della Croce e l'Ultima cena, poi per tutte le scene da Adolfo Venturi.
Dettaglio dei santi francescani alla base del Lignum Vitae
Lo schema della decorazione del refettorio è il più antico noto, e divenne tipico per i cenacoli conventuali, come si vede anche nel cenacolo di Santo Spirito. Organizzato come un enorme trittico dotato di una sorta di predella, mostra in alto al centro una grande Crocifissione, qui rappresentata come Albero della Vita (iconografia tratta dal Lignum Vitae di san Bonaventura), contornata da due coppie di scene ai lati e dall'Ultima cena in basso, primo prototipo dei cenacoli fiorentini che andranno a decorare i refettori dei più prestigiosi conventi e monasteri della città.
Lo schema della decorazione del refettorio è il più antico noto, e divenne tipico per i cenacoli conventuali, come si vede anche nel cenacolo di Santo Spirito. Organizzato come un enorme trittico dotato di una sorta di predella, mostra in alto al centro una grande Crocifissione, qui rappresentata come Albero della Vita (iconografia tratta dal Lignum Vitae di san Bonaventura), contornata da due coppie di scene ai lati e dall'Ultima cena in basso, primo prototipo dei cenacoli fiorentini che andranno a decorare i refettori dei più prestigiosi conventi e monasteri della città.
Le scene laterali che compongono l'insieme sono tutti spunti sui quali i monaci potevano riflettere durante il pasto, legati in particolare al monachesimo e ai santi francescani:
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