PIERO DEL POLLAIOLO-LA PRUDENZA-GALLERIA DEGLI UFFIZI
FIRENZE
La Prudenza è un dipinto a olio su tavola (167x88 cm) di Piero del Pollaiolo, databile al 1470.
Sette Virtù vennero commissionate con un contratto datato 18 agosto 1469 al Pollaiolo dal tribunale della Mercanzia (l'organo che soprintendeva alle corporazioni di arti e mestieri di Firenze) per decorare le spalliere degli stalli nella sala delle Udienze della sede in piazza della Signoria. Si conosce anche una seconda delibera che confermò l'incarico, al quale dovette partecipare, ma non sappiamo esattamente in quale misura, anche il fratello di Piero, Antonio.
La bottega del Pollaiolo eseguì sei dei sette dipinti previsti; il settimo, la Fortezza venne eseguito dal giovane Sandro Botticelli.
Molto controversa è l'attribuzione a Piero o Antonio, con questioni che peraltro riguardano quasi l'intero catalogo dei dipinti dei due fratelli. Se alcuni (come Billi, Albertini e Cruttwell) basandosi sui documenti attribuiscono l'intero ciclo a Piero, altri (come Ullman) li riferiscono ad Antonio, sulla base di confronti stilistici con le poche opere firmate da lui (come alcune incisioni); altri infine riferiscono il disegno dei cartoni ad Antonio e l'esecuzione pittorica a Piero.
Le tavole arrivarono agli Uffizi nel 1717 dopo la soppressione dell'istituzione. Nel XIX secolo però versavano in uno stato di conservazione poco soddisfacente, tanto che delle sette solo la Prudenza veniva esposta.
Descrizione e stile
Le Virtù erano collocate in posizione piuttosto alta (come cerca anche di ricreare l'attuale disposizione nella sala del museo), per questo le figure sono deformate per ottimizzare una visione dal basso, con le gambe e la parte inferiore possente e la testa e le spalle più esili, in modo da far sembrare le figure più slanciate e imponenti.
Le Virtù erano collocate in posizione piuttosto alta (come cerca anche di ricreare l'attuale disposizione nella sala del museo), per questo le figure sono deformate per ottimizzare una visione dal basso, con le gambe e la parte inferiore possente e la testa e le spalle più esili, in modo da far sembrare le figure più slanciate e imponenti.
La Prudenza, intesa come la virtù che dispone l'intelletto all'analisi accorta e circostanziata per discernere in ogni situazione il bene e i mezzi adeguati per compierlo, è raffigurata con gli attributi tipici dello specchio, per guardarsi le spalle, e del serpente: derivano dalla Bibbia Sapienza, VII, 26: "La sapienza... è uno splendido riverbero della luce eterna, specchio puro dell'attività di Dio, immagine della sua bontà") e dal Vangelo di Matteo (Matteo, X, 16: "Ecco io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate adunque prudenti come serpenti e semplici come colombe").
Il panneggio sulle gambe, rispetto ad altre Virtù della serie, è qui estremamente liscio e scultoreo, sbalzato da un profondo chiaroscuro con pieghe ampie e morbide, che rendono la consistenza della stoffa. Il trono è inquadrato entro tre transenne con specchiature marmoree ed è raffigurato con una prospettiva deformata detta "a grandangolo", in cui i lati divergono fortemente: l'arco superiore infatti è visto dal basso, rivelando i lacunari, mentre il gradino inferiore mostra l'intera sua superficie in una visione dall'alto.
L'attenzione ai dettagli decorativi, come il pavimento con un motivo che ricorda i tappeti orientali, o la fine decorazione dello specchio, denotano la lezione della pittura fiamminga della terza generazione, che in quegli anni a Firenze si faceva più viva che mai grazie all'arrivo diretto di opere dalle Fiandre e dal nord-Europa.
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