sabato 21 aprile 2018

        NESSUNO     TOCCHI      CAINO         
  no     alla     pena     di      morte           


1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : COSTA D'AVORIO: CONGRESSO REGIONALE AFRICANO CONTRO LA PENA DI MORTE 2.  NEWS FLASH: ROMA: A REBIBBIA IL FILM DOCUMENTARIO NAPLES '44 DI PATIERNO 3.  NEWS FLASH: MYANMAR: AMNISTIA PRESIDENZIALE PER 8541 PRIGIONIERI 4.  NEWS FLASH: IRAQ: 13 GIUSTIZIATI, INCLUSI 11 PER TERRORISMO 5.  NEWS FLASH: PAKISTAN: PRESIDENTE RESPINGE 513 RICHIESTE DI GRAZIA DI CONDANNATI A MORTE NEGLI ULTIMI CINQUE ANNI 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


COSTA D'AVORIO: CONGRESSO REGIONALE AFRICANO CONTRO LA PENA DI MORTE
10 aprile 2018: Il Congresso regionale africano contro la pena di morte, svoltosi ad Abidjan in Costa d’Avorio il 9 e il 10 aprile, si è concluso con una Dichiarazione adottata per acclamazione dai circa trecento partecipanti nella sessione solenne di chiusura.

Intervenendo in Congresso, Antonio Stango, membro del Consiglio Direttivo di Nessuno tocchi Caino e già coordinatore del Congresso mondiale contro la pena di morte svoltosi ad Oslo nel 2016, ha ricordato l’impegno dell’associazione sia per ampliare il numero di Stati che votino a favore della prossima Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per la moratoria universale delle esecuzioni (con missioni previste in quattro Stati africani), sia nel progetto in corso contro la pena di morte anche nell’ambito della ‘guerra al terrorismo’, che ci vede impegnati in partenariato con organizzazioni locali in Tunisia, Egitto e Somalia. Stango ha inoltre espresso la volontà di collaborare alle iniziative della Coalizione mondiale per l’abolizione dell’obbligatorietà della pena di morte come unica sentenza possibile per alcuni reati, norma che è ancora in vigore in alcuni Stati, ed ha aggiunto che Nessuno tocchi Caino ritiene importante giungere anche al  superamento della pena del carcere a vita.
Le condizioni dei detenuti nei bracci della morte, anche nel caso di commutazione delle loro sentenze, sono state oggetto di un dibattito specifico e saranno il tema della Giornata mondiale contro la pena di morte del prossimo 10 ottobre.
Il Congresso regionale è stato propedeutico al 7 ° Congresso mondiale contro la pena di morte, che si terrà a Bruxelles nel febbraio 2019.

Dichiarazione finale del Congresso regionale africano contro la pena di morte

"Noi, partecipanti al congresso regionale africano di Abidjan (Costa d'Avorio) dal 9 al 10 aprile 2018, organizzato da ECPM - Insieme contro la pena di morte, in collaborazione con la Coalizione mondiale contro la pena di morte, FIACAT e la Commissione Nazionale per i Diritti Umani della Costa d’Avorio, ADOTTIAMO questa Dichiarazione dopo due giorni di intenso dibattito, scambio di esperienze, testimonianze e dichiarazioni ufficiali; SALUTANDO CON FAVORE:
- che il movimento abolizionista si sta sviluppando, in un mondo in cui quasi 3/4 Stati hanno rinunciato, di diritto o di fatto, all'applicazione della pena capitale;
- che dei 55 Stati africani 4/5 sono abolizionisti: 20 hanno abolito la pena di morte per tutti i reati e 22 osservano una moratoria sulle esecuzioni;
- che negli ultimi 10 anni 7 stati africani hanno abolito la pena di morte: Benin, Burundi, Congo, Gabon, Guinea, Madagascar, Togo.
RICORDIAMO:
- che il diritto alla vita è protetto da tutti gli strumenti internazionali e regionali in materia di diritti umani, in particolare dall'articolo 6 del Patto internazionale sui diritti civili e politici e dall'articolo 4 della Carta africana dei diritti umani e dei popoli;
- che l'abolizione della pena di morte è essenziale per l'effettiva tutela del diritto alla vita e il pieno riconoscimento della dignità intrinseca di tutti gli esseri umani;
- che nessuna disposizione di diritto internazionale prevede la pena di morte per i reati più gravi (genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra).
MA CONSTATANDO:
- che la lotta al terrorismo viene deviata da alcuni governi per estendere la portata della pena di morte e riprendere le esecuzioni;
- che la pena di morte è praticata in modo discriminatorio, in particolare in base allo stato socioeconomico e all'orientamento sessuale;
- che le persone condannate a morte soffrono, in ragione del loro status, di condizioni di detenzione che costituiscono un trattamento crudele, inumano e degradante;
- che ci sono ancora 13 Paesi in Africa che mantengono la pena di morte e spesso la applicano in modo arbitrario; SOTTOLINEANDO LA NECESSITÀ DI COMPIERE NUOVI SIGNIFICATIVI PASSI VERSO L'ABOLIZIONE TOTALE DELLA PENA CAPITALE IN AFRICA,
CHIEDIAMO:
alle Organizzazioni intergovernative internazionali e regionali
- di continuare e intensificare la cooperazione con gli Stati e la società civile per promuovere l'abolizione della pena di morte in Africa;
- di adottare quanto prima possibile il progetto di Protocollo aggiuntivo alla Carta africana dei diritti umani e dei popoli sull'abolizione della pena di morte in Africa; agli Stati presenti al Congresso di Abidjan:
- a Costa d'Avorio e Guinea di ratificare il Secondo Protocollo facoltativo al patto internazionale relativo ai diritti civili e politici;
- al Burkina Faso di adottare il progetto di Costituzione che prevede l'abolizione della pena di morte;
- al Ciad di abrogare la legge sul terrorismo del luglio 2015;
- alla Repubblica Democratica del Congo di votare a favore della Risoluzione delle Nazioni Unite che chiede una moratoria sulle esecuzioni; agli Stati africani mantenitori della pena di morte:
- di abolire la pena di morte per tutti i reati;
- di stabilire una moratoria sulle condanne a morte e sulle esecuzioni, in conformità con le Risoluzioni delle Nazioni Unite e della Commissione africana sui diritti umani e dei popoli;
- di abolire la pena di morte obbligatoria;
- di raccogliere e pubblicare informazioni regolari, scientificamente affidabili e indipendenti sull'applicazione della pena di morte; agli Stati africani abolizionisti di diritto o di fatto:
- di abolire la pena di morte per tutti i reati;
- di ratificare il Secondo Protocollo facoltativo al Patto internazionale sui diritti civili e politici;
- di sostenere l'adozione del progetto di Protocollo aggiuntivo alla Carta africana dei diritti umani e dei popoli concernente l'abolizione della pena di morte in Africa;
- di votare a favore della risoluzione dell'UNGA che chiede una moratoria universale delle esecuzioni nel 2018 e diventare co-sponsor di questa risoluzione;
- di sostenere gli attori della società civile che lavorano per l'abolizione della pena di morte; ai parlamentari africani:
- di unirsi in reti nazionali, regionali e internazionali e portare il dibattito sull'abolizione al centro dei loro parlamenti; alle Istituzioni Nazionali per i Diritti Umani:
- di integrare sistematicamente le questioni relative alla pena di morte nei loro piani d'azione e sollecitare i loro Stati ad abolire la pena di morte e votare a favore della Risoluzione per la moratoria; alla società civile abolizionista:
- di aderire alla World Coalition Against the Death Penalty;
- di formare coalizioni nazionali contro la pena di morte o aderirvi;
- di impegnarsi nella sensibilizzazione e nell'educazione all'abolizione tra il pubblico, i responsabili politici, i media, gli opinionisti e la professione legale.


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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

ROMA: A REBIBBIA IL FILM DOCUMENTARIO NAPLES '44 DI PATIERNO
18 aprile 2018: Questa mattina nel teatro del carcere di Rebibbia è stato proiettato il film documentario di Francesco Patierno "Naples '44" per i detenuti dell'istituto Terza Casa.
L'evento è stato organizzato con la collaborazione dell'associazione radicale "Nessuno Tocchi Caino".
Il film, tratto dall'omonimo romanzo autobiografico di Norman Lewis, racconta di quando nel 1943 Lewis, giovane ufficiale inglese, entrò con la Quinta Armata Americana in una Napoli distrutta e piegata dalla guerra.
Per un anno l'ufficiale annotò sui suoi taccuini quello che vide ogni giorno. La popolazione riusciva a sopravvivere, a inventarsi la vita grazie a risorse inaspettate e straordinarie. Quegli appunti divennero il libro Naples '44 che il regista Francesco Patierno ha voluto riprendere con materiali di archivio e sequenze di film per realizzare uno straordinario documento storico e umano.
"Naples '44 - spiegano gli organizzatori - viene portato in carcere per quelli che sembrano degli evidenti paralleli non solo con la vita dei detenuti ma con la situazione dell'intera Italia.
Il racconto, grazie alla profondissima sensibilità dell'autore e a quella del regista, fornisce infatti un apologo di come in mezzo a problemi apparentemente insormontabili, il senso di umanità e la cultura popolare permettono la sopravvivenza anche nelle condizioni apparentemente disperate. Il tutto con un senso di dignità degli ultimi fra ultimi, che in fondo è il vero messaggio del libro, del film e della presentazione in carcere".


MYANMAR: AMNISTIA PRESIDENZIALE PER 8541 PRIGIONIERI
18 aprile 2018: Il presidente Win Myint ha concesso un'amnistia generale per 8541 prigionieri, tra cui 36 prigionieri di coscienza e 51 stranieri, per celebrare il capodanno del Myanmar che cade il 17 aprile.
Un totale di 8490 detenuti sono stati rilasciati per l'amnistia presidenziale secondo la notifica n. 17/2018 allo scopo di consentire alle persone di sentirsi in pace con sé stesse, prestando particolare attenzione all'umanitarismo.
Il presidente ha rilasciato 51 prigionieri stranieri concedendo un'amnistia generale secondo la notifica n. 18/2018 con l'intenzione di celebrare il capodanno del Myanmar, prestando particolare attenzione alle relazioni estere e rispettando l'umanitarismo. I prigionieri stranieri sono stati riportati nei loro paesi nativi.
Tra i detenuti rilasciati per l'amnistia presidenziale c'erano 27 persone di 80 anni e oltre, 25 persone tra 75-80 anni, 14 persone malate, 44 stranieri, 1462 persone della sezione 15 sugli stupefacenti, 3220 persone della sezione 16 (C) sugli stupefacenti, 1680 persone della sezione 15/16 (C) sugli stupefacenti, 141 persone in punizione disciplinare della polizia, 36 prigionieri di coscienza, un prigioniero locale donna e 2 prigionieri vietnamiti, riportando quanto scritto su Facebook da Zaw Htay, Direttore generale dell’Ufficio del Consigliere di Stato.
Un totale di 58 prigionieri sono stati rilasciati dalla prigione di Thayawady, nella parte settentrionale della regione di Bago. Sono stati rilasciati anche tre prigionieri di coscienza tra cui Ye Baw Than Gyoung, che aveva avuto quattro condanne a morte e l'ergastolo. I tre prigionieri di coscienza sono Ye Baw Than Gyoung, il maggiore Win Naing Kyaw e Kyaw Hlaing.
"Non posso credere di essere stato rilasciato. È troppo presto per fare commenti perché non so come sto", ha detto Ye Baw Than Gyoung.
Il maggiore Win Naing Kyaw aveva avuto una condanna a morte e una condanna a 28 anni.
Un totale di 64 prigionieri della prigione di Dawei, regione di Taninthayi, sono stati rilasciati con l'amnistia presidenziale. C'erano 58 prigionieri di sesso maschile e 6 donne.
"La prigione di Dawei ha rilasciato un totale di 64 prigionieri che hanno ottenuto l'amnistia. Prima di rilasciare i prigionieri, i funzionari del dipartimento gli hanno dato dei consigli. 1000 kyat sono stati forniti a ciascun prigioniero. Non sono autorizzato a dire quale prigioniero avesse la punizione", ha detto il responsabile della prigione di Dawei.
La prigione di Pakokku ha rilasciato un totale di 22 prigionieri sulla base dell’amnistia. Allo stesso modo, la prigione di Meiktila ha liberato 64 prigionieri, la prigione di Myitkyina 470 prigionieri, la prigione di Paungte 15 prigionieri, la prigione di Monywa 41 prigionieri, la prigione di Pathein 47 prigionieri, il carcere di Katha 107 prigionieri, la prigione di Hpa-an 156 prigionieri, il carcere Thayet 44 prigionieri, il carcere di Lashio 162 prigionieri, il carcere di Orebo 460 prigionieri, il carcere di Sittwe 87 prigionieri, il carcere di Myeik 293 prigionieri, il carcere di Hinthada 23 prigionieri e la prigione di Buthidaung 58 detenuti di cui 23 bengalesi.


IRAQ: 13 GIUSTIZIATI, INCLUSI 11 PER TERRORISMO
16 aprile 2018: L’Iraq ha giustiziato 13 persone, incluse 11 per “terrorismo”, ha comunicato il Ministero della Giustizia.
Tra i giustiziati figurano criminali responsabili di attacchi con auto-bomba, uccisioni di personale delle forze di sicurezza e sequestri, è scritto nel comunicato, che non precisa date, luoghi e altri dettagli relativi agli attacchi.
Si tratta delle prime esecuzioni in Iraq dall’inizio dell’anno.


PAKISTAN: PRESIDENTE RESPINGE 513 RICHIESTE DI GRAZIA DI CONDANNATI A MORTE NEGLI ULTIMI CINQUE ANNI
11 aprile 2018: Il Pakistan è tra i cinque più prolifici boia al mondo con 487 esecuzioni negli ultimi tre anni, mentre il presidente ha respinto 513 richieste di grazia negli ultimi cinque anni, secondo un rapporto.
Il Rapporto, No Mercy: A Report on Clemency for Death Row Prisoners in Pakistan, è stato presentato da Justice Project Pakistan.
Il governo pakistano – si legge - ha giustiziato circa 500 persone da quando ha revocato la moratoria sulla pena di morte nel 2014.
E sebbene il presidente possieda l'autorità costituzionale ai sensi dell'articolo 45 di graziare i prigionieri del braccio della morte, in pratica tali petizioni sono state costantemente respinte dal dicembre 2014.
Il Rapporto cita il ministero dell'Interno, secondo cui l'ufficio del presidente ha respinto 513 richieste di grazia da parte di prigionieri condannati - 444 delle quali presentate nei primi 15 mesi dopo la ripresa delle esecuzioni nel dicembre 2014.
Il ministero degli Interni avrebbe anche confermato informalmente che il governo segue di fatto la politica di respingere sommariamente tutte le richieste di grazia.

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