no alla pena di morte
1. LA STORIA DELLA
SETTIMANA : COSTA D'AVORIO: CONGRESSO REGIONALE AFRICANO CONTRO LA PENA DI
MORTE 2. NEWS FLASH: ROMA: A REBIBBIA IL
FILM DOCUMENTARIO NAPLES '44 DI PATIERNO 3.
NEWS FLASH: MYANMAR: AMNISTIA PRESIDENZIALE PER 8541 PRIGIONIERI 4. NEWS FLASH: IRAQ: 13 GIUSTIZIATI, INCLUSI 11
PER TERRORISMO 5. NEWS FLASH: PAKISTAN:
PRESIDENTE RESPINGE 513 RICHIESTE DI GRAZIA DI CONDANNATI A MORTE NEGLI ULTIMI
CINQUE ANNI 6. I SUGGERIMENTI DELLA
SETTIMANA :
COSTA D'AVORIO: CONGRESSO REGIONALE AFRICANO CONTRO LA
PENA DI MORTE
10 aprile 2018: Il Congresso regionale africano contro la
pena di morte, svoltosi ad Abidjan in Costa d’Avorio il 9 e il 10 aprile, si è
concluso con una Dichiarazione adottata per acclamazione dai circa trecento
partecipanti nella sessione solenne di chiusura.
Intervenendo in Congresso, Antonio Stango, membro del
Consiglio Direttivo di Nessuno tocchi Caino e già coordinatore del Congresso
mondiale contro la pena di morte svoltosi ad Oslo nel 2016, ha ricordato
l’impegno dell’associazione sia per ampliare il numero di Stati che votino a
favore della prossima Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite
per la moratoria universale delle esecuzioni (con missioni previste in quattro
Stati africani), sia nel progetto in corso contro la pena di morte anche
nell’ambito della ‘guerra al terrorismo’, che ci vede impegnati in partenariato
con organizzazioni locali in Tunisia, Egitto e Somalia. Stango ha inoltre
espresso la volontà di collaborare alle iniziative della Coalizione mondiale
per l’abolizione dell’obbligatorietà della pena di morte come unica sentenza
possibile per alcuni reati, norma che è ancora in vigore in alcuni Stati, ed ha
aggiunto che Nessuno tocchi Caino ritiene importante giungere anche al superamento della pena del carcere a vita.
Le condizioni dei detenuti nei bracci della morte, anche
nel caso di commutazione delle loro sentenze, sono state oggetto di un
dibattito specifico e saranno il tema della Giornata mondiale contro la pena di
morte del prossimo 10 ottobre.
Il Congresso regionale è stato propedeutico al 7 °
Congresso mondiale contro la pena di morte, che si terrà a Bruxelles nel
febbraio 2019.
Dichiarazione finale del Congresso regionale africano
contro la pena di morte
"Noi, partecipanti al congresso regionale africano
di Abidjan (Costa d'Avorio) dal 9 al 10 aprile 2018, organizzato da ECPM -
Insieme contro la pena di morte, in collaborazione con la Coalizione mondiale
contro la pena di morte, FIACAT e la Commissione Nazionale per i Diritti Umani
della Costa d’Avorio, ADOTTIAMO questa Dichiarazione dopo due giorni di intenso
dibattito, scambio di esperienze, testimonianze e dichiarazioni ufficiali;
SALUTANDO CON FAVORE:
- che il movimento abolizionista si sta sviluppando, in
un mondo in cui quasi 3/4 Stati hanno rinunciato, di diritto o di fatto,
all'applicazione della pena capitale;
- che dei 55 Stati africani 4/5 sono abolizionisti: 20
hanno abolito la pena di morte per tutti i reati e 22 osservano una moratoria
sulle esecuzioni;
- che negli ultimi 10 anni 7 stati africani hanno abolito
la pena di morte: Benin, Burundi, Congo, Gabon, Guinea, Madagascar, Togo.
RICORDIAMO:
- che il diritto alla vita è protetto da tutti gli
strumenti internazionali e regionali in materia di diritti umani, in
particolare dall'articolo 6 del Patto internazionale sui diritti civili e
politici e dall'articolo 4 della Carta africana dei diritti umani e dei popoli;
- che l'abolizione della pena di morte è essenziale per
l'effettiva tutela del diritto alla vita e il pieno riconoscimento della dignità
intrinseca di tutti gli esseri umani;
- che nessuna disposizione di diritto internazionale
prevede la pena di morte per i reati più gravi (genocidio, crimini contro
l'umanità e crimini di guerra).
MA CONSTATANDO:
- che la lotta al terrorismo viene deviata da alcuni
governi per estendere la portata della pena di morte e riprendere le
esecuzioni;
- che la pena di morte è praticata in modo
discriminatorio, in particolare in base allo stato socioeconomico e
all'orientamento sessuale;
- che le persone condannate a morte soffrono, in ragione
del loro status, di condizioni di detenzione che costituiscono un trattamento
crudele, inumano e degradante;
- che ci sono ancora 13 Paesi in Africa che mantengono la
pena di morte e spesso la applicano in modo arbitrario; SOTTOLINEANDO LA
NECESSITÀ DI COMPIERE NUOVI SIGNIFICATIVI PASSI VERSO L'ABOLIZIONE TOTALE DELLA
PENA CAPITALE IN AFRICA,
CHIEDIAMO:
alle Organizzazioni intergovernative internazionali e
regionali
- di continuare e intensificare la cooperazione con gli Stati
e la società civile per promuovere l'abolizione della pena di morte in Africa;
- di adottare quanto prima possibile il progetto di
Protocollo aggiuntivo alla Carta africana dei diritti umani e dei popoli
sull'abolizione della pena di morte in Africa; agli Stati presenti al Congresso
di Abidjan:
- a Costa d'Avorio e Guinea di ratificare il Secondo
Protocollo facoltativo al patto internazionale relativo ai diritti civili e
politici;
- al Burkina Faso di adottare il progetto di Costituzione
che prevede l'abolizione della pena di morte;
- al Ciad di abrogare la legge sul terrorismo del luglio
2015;
- alla Repubblica Democratica del Congo di votare a
favore della Risoluzione delle Nazioni Unite che chiede una moratoria sulle
esecuzioni; agli Stati africani mantenitori della pena di morte:
- di abolire la pena di morte per tutti i reati;
- di stabilire una moratoria sulle condanne a morte e
sulle esecuzioni, in conformità con le Risoluzioni delle Nazioni Unite e della
Commissione africana sui diritti umani e dei popoli;
- di abolire la pena di morte obbligatoria;
- di raccogliere e pubblicare informazioni regolari,
scientificamente affidabili e indipendenti sull'applicazione della pena di
morte; agli Stati africani abolizionisti di diritto o di fatto:
- di abolire la pena di morte per tutti i reati;
- di ratificare il Secondo Protocollo facoltativo al Patto
internazionale sui diritti civili e politici;
- di sostenere l'adozione del progetto di Protocollo
aggiuntivo alla Carta africana dei diritti umani e dei popoli concernente
l'abolizione della pena di morte in Africa;
- di votare a favore della risoluzione dell'UNGA che
chiede una moratoria universale delle esecuzioni nel 2018 e diventare
co-sponsor di questa risoluzione;
- di sostenere gli attori della società civile che
lavorano per l'abolizione della pena di morte; ai parlamentari africani:
- di unirsi in reti nazionali, regionali e internazionali
e portare il dibattito sull'abolizione al centro dei loro parlamenti; alle
Istituzioni Nazionali per i Diritti Umani:
- di integrare sistematicamente le questioni relative
alla pena di morte nei loro piani d'azione e sollecitare i loro Stati ad
abolire la pena di morte e votare a favore della Risoluzione per la moratoria;
alla società civile abolizionista:
- di aderire alla World Coalition Against the Death
Penalty;
- di formare coalizioni nazionali contro la pena di morte
o aderirvi;
- di impegnarsi nella sensibilizzazione e nell'educazione
all'abolizione tra il pubblico, i responsabili politici, i media, gli
opinionisti e la professione legale.
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
ROMA: A REBIBBIA IL FILM DOCUMENTARIO NAPLES '44 DI
PATIERNO
18 aprile 2018: Questa mattina nel teatro del carcere di
Rebibbia è stato proiettato il film documentario di Francesco Patierno "Naples
'44" per i detenuti dell'istituto Terza Casa.
L'evento è stato organizzato con la collaborazione
dell'associazione radicale "Nessuno Tocchi Caino".
Il film, tratto dall'omonimo romanzo autobiografico di
Norman Lewis, racconta di quando nel 1943 Lewis, giovane ufficiale inglese,
entrò con la Quinta Armata Americana in una Napoli distrutta e piegata dalla
guerra.
Per un anno l'ufficiale annotò sui suoi taccuini quello
che vide ogni giorno. La popolazione riusciva a sopravvivere, a inventarsi la
vita grazie a risorse inaspettate e straordinarie. Quegli appunti divennero il
libro Naples '44 che il regista Francesco Patierno ha voluto riprendere con
materiali di archivio e sequenze di film per realizzare uno straordinario
documento storico e umano.
"Naples '44 - spiegano gli organizzatori - viene
portato in carcere per quelli che sembrano degli evidenti paralleli non solo
con la vita dei detenuti ma con la situazione dell'intera Italia.
Il racconto, grazie alla profondissima sensibilità
dell'autore e a quella del regista, fornisce infatti un apologo di come in
mezzo a problemi apparentemente insormontabili, il senso di umanità e la
cultura popolare permettono la sopravvivenza anche nelle condizioni
apparentemente disperate. Il tutto con un senso di dignità degli ultimi fra
ultimi, che in fondo è il vero messaggio del libro, del film e della
presentazione in carcere".
MYANMAR: AMNISTIA PRESIDENZIALE PER 8541 PRIGIONIERI
18 aprile 2018: Il presidente Win Myint ha concesso
un'amnistia generale per 8541 prigionieri, tra cui 36 prigionieri di coscienza
e 51 stranieri, per celebrare il capodanno del Myanmar che cade il 17 aprile.
Un totale di 8490 detenuti sono stati rilasciati per
l'amnistia presidenziale secondo la notifica n. 17/2018 allo scopo di
consentire alle persone di sentirsi in pace con sé stesse, prestando
particolare attenzione all'umanitarismo.
Il presidente ha rilasciato 51 prigionieri stranieri
concedendo un'amnistia generale secondo la notifica n. 18/2018 con l'intenzione
di celebrare il capodanno del Myanmar, prestando particolare attenzione alle
relazioni estere e rispettando l'umanitarismo. I prigionieri stranieri sono
stati riportati nei loro paesi nativi.
Tra i detenuti rilasciati per l'amnistia presidenziale
c'erano 27 persone di 80 anni e oltre, 25 persone tra 75-80 anni, 14 persone
malate, 44 stranieri, 1462 persone della sezione 15 sugli stupefacenti, 3220
persone della sezione 16 (C) sugli stupefacenti, 1680 persone della sezione
15/16 (C) sugli stupefacenti, 141 persone in punizione disciplinare della
polizia, 36 prigionieri di coscienza, un prigioniero locale donna e 2
prigionieri vietnamiti, riportando quanto scritto su Facebook da Zaw Htay,
Direttore generale dell’Ufficio del Consigliere di Stato.
Un totale di 58 prigionieri sono stati rilasciati dalla
prigione di Thayawady, nella parte settentrionale della regione di Bago. Sono
stati rilasciati anche tre prigionieri di coscienza tra cui Ye Baw Than Gyoung,
che aveva avuto quattro condanne a morte e l'ergastolo. I tre prigionieri di
coscienza sono Ye Baw Than Gyoung, il maggiore Win Naing Kyaw e Kyaw Hlaing.
"Non posso credere di essere stato rilasciato. È
troppo presto per fare commenti perché non so come sto", ha detto Ye Baw
Than Gyoung.
Il maggiore Win Naing Kyaw aveva avuto una condanna a
morte e una condanna a 28 anni.
Un totale di 64 prigionieri della prigione di Dawei,
regione di Taninthayi, sono stati rilasciati con l'amnistia presidenziale. C'erano
58 prigionieri di sesso maschile e 6 donne.
"La prigione di Dawei ha rilasciato un totale di 64
prigionieri che hanno ottenuto l'amnistia. Prima di rilasciare i prigionieri, i
funzionari del dipartimento gli hanno dato dei consigli. 1000 kyat sono stati
forniti a ciascun prigioniero. Non sono autorizzato a dire quale prigioniero
avesse la punizione", ha detto il responsabile della prigione di Dawei.
La prigione di Pakokku ha rilasciato un totale di 22
prigionieri sulla base dell’amnistia. Allo stesso modo, la prigione di Meiktila
ha liberato 64 prigionieri, la prigione di Myitkyina 470 prigionieri, la
prigione di Paungte 15 prigionieri, la prigione di Monywa 41 prigionieri, la
prigione di Pathein 47 prigionieri, il carcere di Katha 107 prigionieri, la prigione
di Hpa-an 156 prigionieri, il carcere Thayet 44 prigionieri, il carcere di
Lashio 162 prigionieri, il carcere di Orebo 460 prigionieri, il carcere di
Sittwe 87 prigionieri, il carcere di Myeik 293 prigionieri, il carcere di
Hinthada 23 prigionieri e la prigione di Buthidaung 58 detenuti di cui 23
bengalesi.
IRAQ: 13 GIUSTIZIATI, INCLUSI 11 PER TERRORISMO
16 aprile 2018: L’Iraq ha giustiziato 13 persone, incluse
11 per “terrorismo”, ha comunicato il Ministero della Giustizia.
Tra i giustiziati figurano criminali responsabili di
attacchi con auto-bomba, uccisioni di personale delle forze di sicurezza e
sequestri, è scritto nel comunicato, che non precisa date, luoghi e altri
dettagli relativi agli attacchi.
Si tratta delle prime esecuzioni in Iraq dall’inizio
dell’anno.
PAKISTAN: PRESIDENTE RESPINGE 513 RICHIESTE DI GRAZIA DI
CONDANNATI A MORTE NEGLI ULTIMI CINQUE ANNI
11 aprile 2018: Il Pakistan è tra i cinque più prolifici
boia al mondo con 487 esecuzioni negli ultimi tre anni, mentre il presidente ha
respinto 513 richieste di grazia negli ultimi cinque anni, secondo un rapporto.
Il Rapporto, No Mercy: A Report on Clemency for Death Row
Prisoners in Pakistan, è stato presentato da Justice Project Pakistan.
Il governo pakistano – si legge - ha giustiziato circa
500 persone da quando ha revocato la moratoria sulla pena di morte nel 2014.
E sebbene il presidente possieda l'autorità costituzionale
ai sensi dell'articolo 45 di graziare i prigionieri del braccio della morte, in
pratica tali petizioni sono state costantemente respinte dal dicembre 2014.
Il Rapporto cita il ministero dell'Interno, secondo cui
l'ufficio del presidente ha respinto 513 richieste di grazia da parte di
prigionieri condannati - 444 delle quali presentate nei primi 15 mesi dopo la
ripresa delle esecuzioni nel dicembre 2014.
Il ministero degli Interni avrebbe anche confermato
informalmente che il governo segue di fatto la politica di respingere
sommariamente tutte le richieste di grazia.
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