lunedì 30 aprile 2018

O Notte, o dolce tempo
Michelangelo Buonarroti


O Notte, o dolce tempo, benchè nero,
con pace ogn'opra sempre al fin assalta, 
ben vede e ben intende chi t'esalta,
e chi t'onora ha l'intelletto intero.
Tu mozzi e tronchi ogni stanco pensiero,
che l'umid' ombra e ogni quet'appalta,
e dell'infima parte alla più alta
in sogno spesso porti ov'ire spero.
O ombra del morir, per cui si ferma
ogni miseria all'alma, al cor nemica,
ultimo degli afflitti e buon rimedio,
tu rendi sana nostra carn' inferma,
rasciugh' i pianti e posi ogni fatica
e furi a chi ben vive ogni ira e tedio
CORREGGIO-IL RIPOSO IN EGITTO-GALLERIA DEGLI UFFIZI 
FIRENZE

Il Riposo in Egitto con san Francesco è un dipinto a olio su tela (123,5x106,5 cm) di Correggio, databile al 1520 circa.
In passato attribuita a Federico Barocci, oggi la tela è universalmente riconosciuta al Correggio. Il dipinto è stato messo in relazione con le disposizioni testamentarie del giurista Francesco Munari, che nel 1520 lasciò del denaro alla chiesa di San Francesco di Correggio perché venisse decorata la cappella dell'Immacolata Concezione, dove aveva espresso il desiderio di venire sepolto. La presenza di san Francesco si spiegherebbe infatti con l'eponimia del committente.
Rimase nella chiesa di San Francesco, dove era ospitata anche la Madonna di San Francesco oggi a Dresda, nel 1638 il duca Francesco I d'Este lo fece trasferire nelle sue raccolte di Modena e la fece sostituire con una copia fatta eseguire da Jean Boulanger.
A differenza della maggior parte dei dipinti della collezione d’Este che passarono a Dresda a metà del Settecento, questo è rimasto in Italia poiché prima di allora era stato barattato, nel 1649, con il Sacrificio di Isacco di Andrea del Sarto allora in possesso della famiglia Medici a cui toccò la sorte di migrare a Dresda dove ancora oggi si trova. Il riposo in egitto passò così alla collezione di Ferdinando II de' Medici, che la fece esporre nella Tribuna degli Uffizi.
La datazione del dipinto è dubbia. Potrebbe risalire al 1520 (quando venne redatto il testamento di Munari) o agli anni immediatamente successivi: la somiglianza tra l'immagine della Madonna e quella della Diana nella camera di San Paolo, non anteriore al 1519, pare suffragare questa ipotesi anche dal punto di vista stilistico.
Una menzione manoscritta dell’opera si rintraccia in un inventario della collezione di Scipione Borghese (1615-1630) che aveva incluso la personale collezione di Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino: “un quadro la Madonna, il figliolo, san Gioseppe et un san Francesco cornice negra profilata d’oro […] copia del Correggio fatta da Gioseppino”. Si trattava quindi di una copia del dipinto eseguita dal pittore romano, forse da un’altra copia presente a Roma nel tardo Cinquecento a meno di non voler supporre una sua visita a Correggio. Comunque siano andate le cose la presenza a Roma nel primo Seicento di questa copia dovette contribuire a rafforzare la peraltro già elevata fortuna del Correggio nell’Urbe.

Descrizione e stile
Il dipinto è ispirato a un episodio dell'infanzia di Cristo narrato nel vangelo apocrifo dello pseudo-Matteo: durante il viaggio di ritorno dall'Egitto, la Sacra famiglia si fermò per riposare all'ombra di una palma; la pianta si sarebbe piegata per offrire i suoi datteri ai viandanti e dalle sue radici sarebbe sgorgata dell'acqua.
Al centro della scena la Vergine, assorta, seduta ai piedi dell'albero, regge sulle ginocchia il Bambino, che guarda verso l'osservatore e tende le mani verso Giuseppe, il quale gli porge dei frutti; sulla parte destra della tela è raffigurato Francesco d'Assisi che, inginocchiato, contempla la scena.


E-NEWS FEBBRAIO
30/04/2018



GUEST. CHIARA TOTI

ALBERTO DELLA RAGIONE. COLLEZIONISTA E MECENATE DEL NOVECENTO

Venerdì 4 maggio ore 18.00

Nella nuova sala conferenze la presentazione del volume è dedicato all’in­gegnere Alberto Della Ra­gione e alla sua appassionata vicenda di collezionista e promotore delle arti del XX secolo. Scopri di più >



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domenica 29 aprile 2018

LORENZO DI CREDI-L'ADORAZIONE DEI PASTORI-GALLERIA DEGLI UFFIZI FIRENZE

L'Adorazione dei pastori è un dipinto a olio su tavola (224x196 cm) di Lorenzo di Credi, databile al 1510 circa.
Storia
L'opera, destinata alle monache di santa Chiara, è ricordata da Mariotto Albertinelli, dal Vasari ed è citata nelle principali guide della città fin dal XVII secolo.
Dell'opera esistono vari studi preparatori: all'Albertina di Vienna (SR. 105), al Cabinet des Dessins di Parigi (n. 1780 per la figura di san Giuseppe) e al Gabinetto dei disegni e delle stampe degli Uffizi (n. 7890R per l'agnello in braccio al pastore).
Descrizione e stile
Sotto una capanna in rovina, tradizionale simbolo delle religioni pagana ed ebraica in declino, si svolge l'adorazione attorno a Gesù Bambino, fulcro della composizione, poggiato in basso al centro su un velo steso su un po' di paglia, il quale ricorda nelle fattezze l'esempio di Andrea del Verrocchio. Da sinistra, a semicerchio, si vedono un pastore con un agnello, simbolo del sacrificio di Cristo, che guarda vacuo verso sinistra ispirandosi a Perugino, due pastori in preghiera che riecheggiano il Trittico Portinari, filtrati magari dall'esempio del Ghirlandaio, un angelo in ginocchio vestito di rosso, la Madonna, due angeli in piedi e un altro angelo inginocchiato e rosso vestito, e san Giuseppe in piedi, pure di ascendenza peruginesca. La Vergine e gli angeli ricordano invece le fisionomie di Leonardo da Vinci, in opere come la Vergine delle Rocce.
La critica recente si è espressa negativamente sul dipinto, rilevandone sì la sapienza tecnica, ma anche un'evidenza freddezza espressiva.

sabato 28 aprile 2018

RAFFAELLO-SAN GIOVANNINO-GALLERIA DEGLI UFFIZI 
FIRENZE

San Giovannino
Autore Bottega di Raffaello Sanzio
Data 1518-1519 circa
Tecnica Olio su tela
Dimensioni 135×147 cm
Il San Giovannino è un dipinto a olio su tela (135x147 cm) della bottega di Raffaello, databile al 1518-1519 circa e conservato negli Uffizi di Firenze.

L'opera è di solito identificata con il dipinto che Vasari indicò come realizzato per il cardinale Jacopo da Carpi. Altri lo riferiscono a Pompeo Colonna, che lo avrebbe commissionato quando fu creato cardinale da Leone X, omaggiando poi il papa col dipinto del santo protettore della sua città, Firenze.
Si trovò agli Uffizi dal 1589, passando poi a Palazzo Pitti e alla Galleria dell'Accademia, per tornare alla sede odierna solo in anni recenti, nella Tribuna.
Sebbene l'opera godette di una certa celebrità in passato, testimoniata dalle numerose copie antiche, oggi è riferita alla bottega del Sanzio, sebbene l'invenzione sia quasi certamente da riferire al maestro.
Il giovane san Giovanni Battista è raffigurato vestito della sola pelle, tradizionalmente di cammello, ma in questo caso un'esotica pelliccia maculata, adagiata attorno al corpo mentre, seduto su una roccia, compie il suo gesto tipico di indicare Gesù, simboleggiato dalla croce alla sua sinistra, di cui fu il Precursore. La forma atletica e mossa del corpo deriva dall'esempio degli Ignudi di Michelangelo sulla volta della Cappella Sistina. Notevole è il senso per la luce incidente e il tentativo di dare rilievo plastico illusorio alla figura, ben visibile nei piedi in scorcio.
         nessuno    tocchi     CAINO             
  NO    ALLA     PENA    DI     MORTE 


1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : BAHRAIN: CONDANNE A MORTE COMMUTATE DAL RE 2.  NEWS FLASH: INDIA: PRESIDENTE APPROVA CONDANNA A MORTE PER GLI STUPRATORI 3.  NEWS FLASH: CINA: PROGETTO DI LEGGE PREVEDE GIURATI NEI PROCESSI CAPITALI 4.  NEWS FLASH: IRAQ: PIÙ DI 300 CONDANNATI A MORTE PER APPARTENENZA ALL’ISIS 5.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


BAHRAIN: CONDANNE A MORTE COMMUTATE DAL RE
26 aprile 2018: Il Re del Bahrain ha commutato in ergastolo le condanne a morte emesse dal tribunale militare contro quattro uomini, ha riferito l'agenzia di stampa statale BNA.

Le condanne a morte erano state le prime ad essere emesse da un tribunale militare nello stato arabo del Golfo contro civili, secondo gli attivisti.
A dicembre, un tribunale militare aveva condannato a morte sei uomini e revocato la loro cittadinanza dopo averli riconosciuti colpevoli di aver formato una cellula terroristica e complottato per assassinare un ufficiale.
L’agenzia BNA ha detto che il Re Hamad bin Isa al Khalifa ha commutato le sentenze confermate da una corte d'appello militare il giorno precedente.
Non è chiaro se la condanna a morte sia stata commutata per i restanti due uomini, che sarebbero fuggiti in Iran e sono stati processati in contumacia.
(Fonti: Reuters, 26/04/2018)
Per saperne di piu' :

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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

INDIA: PRESIDENTE APPROVA CONDANNA A MORTE PER GLI STUPRATORI
22 aprile 2018: Il presidente Ram Nath Kovind ha promulgato un'ordinanza che prevede pene severe, inclusa la pena di morte, per chi stupra ragazze di età inferiore ai 12 anni.
L'approvazione del Presidente ha seguito l'approvazione da parte dello Union Cabinet (esecutivo) dell'ordinanza il 21 aprile, dopo che il Primo Ministro Narendra Modi ha tenuto una riunione di emergenza in risposta alla serie di scioccanti casi di stupro nel Paese.
L'ordinanza - Ordinanza Penale del 2018 (Emendamento) - prevede pene severe per i colpevoli di stupro, in particolare per le ragazze di età inferiore ai 16 e 12 anni. L'ordinanza prescrive la condanna a morte per lo stupro di ragazze al di sotto dei 12 anni.


CINA: PROGETTO DI LEGGE PREVEDE GIURATI NEI PROCESSI CAPITALI
25 aprile 2018: Un progetto di legge prevede in Cina che giurati partecipino alle udienze in casi in cui gli imputati potrebbero essere condannati a morte.
Il progetto di legge sui giurati popolari è stato sottoposto alla sessione bimestrale del massimo organo legislativo del Paese, la Commissione permanente del Congresso nazionale del popolo, per la seconda lettura.
È stato discusso per la prima volta tra i legislatori l'anno scorso.
Rispetto alla prima versione che riguardava casi penali in cui gli imputati potevano essere condannati a oltre 10 anni di carcere o all’ergastolo, l'ultimo ha aggiunto la pena di morte.
L'ultima bozza ha anche stabilito che alcune persone non possano diventare giurati, come morosi, mediatori, avvocati la cui licenza è stata revocata e chi ha commesso gravi violazioni.
Nel frattempo, stabilisce che i cittadini di età pari o superiore a 28 anni e che abbiano ricevuto un'istruzione superiore o più alta possano essere selezionati a caso come giurati, ma una determinata percentuale dovrebbe essere scelta sulla base di candidature personali e raccomandazioni di vari organismi.
Inoltre, i giurati saranno selezionati per un periodo di 5 anni e normalmente non avranno un secondo mandato.


IRAQ: PIÙ DI 300 CONDANNATI A MORTE PER APPARTENENZA ALL’ISIS
18 aprile 2018: I tribunali iracheni hanno condannato a morte un totale di oltre 300 persone, tra cui decine di stranieri, per appartenenza al gruppo dello Stato Islamico, hanno riferito fonti giudiziarie.
I sospettati vengono processati da due tribunali, uno vicino all'ex roccaforte jihadista Mosul, nel nord dell'Iraq e un secondo a Baghdad, che si occupa in particolare di stranieri e donne.
Da gennaio nella capitale, 103 cittadini stranieri sono stati condannati a morte e 185 all’ergastolo, secondo una fonte giudiziaria.
La maggior parte delle donne condannate provengono dalla Turchia e dalle repubbliche dell'ex Unione Sovietica.
A gennaio, un tribunale iracheno ha condannato a morte una donna tedesca dopo averla riconosciuta colpevole di appartenenza all’IS, mentre il 17 aprile una donna francese è stata condannata all'ergastolo.
Presso la corte di Tel Keif, nei pressi di Mosul, 212 persone sono state condannate a morte, 150 all’ergastolo e 341 ad altre pene detentive, ha riferito in una dichiarazione il portavoce del Consiglio Supremo Giudiziario Abdel Sattar Bayraqdar.
"È stato dimostrato che hanno compiuto azioni criminali in udienze pubbliche condotte in conformità con la legge, durante le quali i diritti degli imputati sono stati garantiti".

venerdì 27 aprile 2018

PUBLIO ELIO ADRIANO-IMPERATORE



Animula vagula blandula
Hospes comesque corporis,
Quae nunc abibis in loca
Pallidula, rigida, nudula,
Nec, ut soles, dabis iocos…
Piccola anima smarrita e soave,
compagna e ospite del corpo,
ora t’appresti a scendere in luoghi
incolori, ardui e spogli,
ove non avrai più gli svaghi consueti…
PIERO DEL POLLAIOLO-LA PRUDENZA-GALLERIA DEGLI UFFIZI           
  FIRENZE   

La Prudenza è un dipinto a olio su tavola (167x88 cm) di Piero del Pollaiolo, databile al 1470.
Sette Virtù vennero commissionate con un contratto datato 18 agosto 1469 al Pollaiolo dal tribunale della Mercanzia (l'organo che soprintendeva alle corporazioni di arti e mestieri di Firenze) per decorare le spalliere degli stalli nella sala delle Udienze della sede in piazza della Signoria. Si conosce anche una seconda delibera che confermò l'incarico, al quale dovette partecipare, ma non sappiamo esattamente in quale misura, anche il fratello di Piero, Antonio.
La bottega del Pollaiolo eseguì sei dei sette dipinti previsti; il settimo, la Fortezza venne eseguito dal giovane Sandro Botticelli.
Molto controversa è l'attribuzione a Piero o Antonio, con questioni che peraltro riguardano quasi l'intero catalogo dei dipinti dei due fratelli. Se alcuni (come Billi, Albertini e Cruttwell) basandosi sui documenti attribuiscono l'intero ciclo a Piero, altri (come Ullman) li riferiscono ad Antonio, sulla base di confronti stilistici con le poche opere firmate da lui (come alcune incisioni); altri infine riferiscono il disegno dei cartoni ad Antonio e l'esecuzione pittorica a Piero.
Le tavole arrivarono agli Uffizi nel 1717 dopo la soppressione dell'istituzione. Nel XIX secolo però versavano in uno stato di conservazione poco soddisfacente, tanto che delle sette solo la Prudenza veniva esposta.
Descrizione e stile
Le Virtù erano collocate in posizione piuttosto alta (come cerca anche di ricreare l'attuale disposizione nella sala del museo), per questo le figure sono deformate per ottimizzare una visione dal basso, con le gambe e la parte inferiore possente e la testa e le spalle più esili, in modo da far sembrare le figure più slanciate e imponenti.
La Prudenza, intesa come la virtù che dispone l'intelletto all'analisi accorta e circostanziata per discernere in ogni situazione il bene e i mezzi adeguati per compierlo, è raffigurata con gli attributi tipici dello specchio, per guardarsi le spalle, e del serpente: derivano dalla Bibbia Sapienza, VII, 26: "La sapienza... è uno splendido riverbero della luce eterna, specchio puro dell'attività di Dio, immagine della sua bontà") e dal Vangelo di Matteo (Matteo, X, 16: "Ecco io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate adunque prudenti come serpenti e semplici come colombe").
Il panneggio sulle gambe, rispetto ad altre Virtù della serie, è qui estremamente liscio e scultoreo, sbalzato da un profondo chiaroscuro con pieghe ampie e morbide, che rendono la consistenza della stoffa. Il trono è inquadrato entro tre transenne con specchiature marmoree ed è raffigurato con una prospettiva deformata detta "a grandangolo", in cui i lati divergono fortemente: l'arco superiore infatti è visto dal basso, rivelando i lacunari, mentre il gradino inferiore mostra l'intera sua superficie in una visione dall'alto.
L'attenzione ai dettagli decorativi, come il pavimento con un motivo che ricorda i tappeti orientali, o la fine decorazione dello specchio, denotano la lezione della pittura fiamminga della terza generazione, che in quegli anni a Firenze si faceva più viva che mai grazie all'arrivo diretto di opere dalle Fiandre e dal nord-Europa.
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