no alla pena di morte
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LA STORIA DELLA
SETTIMANA : NESSUNO TOCCHI CAINO: PRIORITA’ E’ CONTENERE LA PENA DI MORTE PER
TERRORISMO 2. NEWS FLASH: BAN KI-MOON:
LA PENA DI MORTE NON RIDUCE IL TERRORISMO 3.
NEWS FLASH: IRAN: RISCHIO IMMINENTE DI ESECUZIONE PER LA ‘SPOSA BAMBINA’
ACCUSATA DI AVER UCCISO IL MARITO 4.
NEWS FLASH: TUNISIA: 76 CONDANNATI PER UCCISIONE DI SOLDATI 5. NEWS FLASH: TEXAS (USA): NUMERO PIÙ BASSO DI
ESECUZIONI NEGLI ULTIMI 20 ANNI 6. I
SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :
NESSUNO TOCCHI CAINO: PRIORITA’ E’ CONTENERE LA PENA DI
MORTE PER TERRORISMO
10 ottobre 2016: Nella giornata mondiale contro la pena
di morte, Nessuno tocchi Caino lancia l’allarme sull’aumento del numero delle
esecuzioni e delle condanne capitali in nome della guerra al terrorismo.
Secondo l’ultimo Rapporto sulla pena di morte nel mondo,
nel 2015, almeno 100 esecuzioni per fatti di “terrorismo” o per crimini
violenti di natura politica sono state effettuate in 12 Paesi: Arabia Saudita
(almeno 2), Bangladesh (4), Ciad (10), Cina (almeno 3), Egitto (7), Emirati
Arabi Uniti (1), Giordania (2), India (1), Iran (almeno 1), Iraq (almeno 30),
Pakistan (30) e Somalia (almeno 9).
Nel 2016, al 30 giugno, almeno 121 persone sono state
giustiziate per atti di “terrorismo” in 6 Paesi: Afghanistan (6), Arabia
Saudita (almeno 47), Bangladesh (4), Iraq (almeno 55), Pakistan (6) e Somalia
(almeno 3).
Inoltre, nel 2015 e nei primi mesi del 2016, centinaia di
condanne a morte per “atti di terrorismo” sono state pronunciate anche se non
eseguite in altri 6 Paesi: Algeria, Bahrein, Camerun, Kuwait, Libano e Tunisia.
Nuove leggi anti-terrorismo che prevedono la pena di morte sono state approvate
in Corea del Sud, Guyana e Tunisia.
Per contenere l’uso della pena di morte per terrorismo,
l’Associazione radicale Nessuno tocchi Caino è impegnata per i prossimi tre
anni in un progetto, sostenuto dalla Commissione Europea, in tre Paesi
africani, particolarmente critici, quali l’Egitto, la Somalia e la Tunisia. L’azione
verrà condotta in collaborazione con partner locali, l’Agenda delle Donne
Somale (SWA) in Somalia, l’Istituto Arabo per i Diritti Umani (AIHR) in Tunisia
e l’Organizzazione Araba per i Diritti Umani (AOHR) in Egitto.
Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti, Segretario e
Tesoriere di Nessuno tocchi Caino, hanno in proposito dichiarato: “Le
situazioni di emergenza, come quella del terrorismo, si combattono con più
Stato di Diritto e non con la sua abdicazione”. “Anche nella lotta al
terrorismo – hanno aggiunto i due esponenti radicali – non possiamo derogare
dal rispetto degli standard minimi internazionali in materia di giusto processo
nel quadro di un rafforzamento della protezione e del rispetto dei diritti
umani, della giustizia e dello Stato di diritto.”
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
BAN KI-MOON: LA PENA DI MORTE NON RIDUCE IL TERRORISMO
7 ottobre 2016: alla vigilia della Giornata mondiale
contro la pena di morte, fissata per il 10 ottobre, il Segretario generale
delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha diffuso il seguente messaggio:
“La pena di morte è una pratica crudele e disumana. Non
ha posto nel ventunesimo secolo.
La Giornata mondiale contro la pena di morte di
quest'anno si concentra sui reati legati al terrorismo. In tutto il mondo, 65
Paesi mantengono la pena di morte per tali crimini. Per essere legittime ed
efficaci, le misure antiterrorismo, come tutte le operazioni di sicurezza,
devono essere ancorate al rispetto dei diritti umani e allo stato di diritto.
Eppure condanne a morte per terrorismo sono spesso emesse
al termine di processi iniqui e sommari da tribunali militari o speciali.
Confessioni sono spesso ottenute sotto costrizione o in altri modi nei quali il
diritto di ricorso non è rispettato. Alcuni Paesi cercano anche di
criminalizzare il legittimo esercizio delle libertà fondamentali, includendo
definizioni vaghe nella legislazione antiterrorismo.
Cerchiamo di essere chiari: la partecipazione a proteste
pacifiche e critiche di un governo – sia in privato che su Internet o nei media
- non sono né reati né atti terroristici. La minaccia o l'uso della pena di
morte in questi casi è una grave violazione dei diritti umani.
Alcuni potrebbero obiettare che la pena capitale
diminuirà il terrorismo. Questo non è vero. L'esperienza ha dimostrato che
mettere a morte i terroristi serve come propaganda per le loro organizzazioni
con la creazione di “martiri” e per rendere più efficaci le loro macabre
campagne di reclutamento.
Il mantenimento dello stato di diritto e il rispetto dei
diritti umani - anche di fronte al terrorismo e all'estremismo violento - è un
obbligo che amplificherà la capacità della società di affrontare minacce
terroristiche.
Continuiamo il nostro lavoro per l'abolizione della pena
di morte in tutte le circostanze e luoghi. Lasciate che le nostre azioni siano
sempre guidate dalla bussola etica dei diritti umani - la via più efficace per
un mondo più sicuro e più giusto.”
IRAN: RISCHIO IMMINENTE DI ESECUZIONE PER LA ‘SPOSA
BAMBINA’ ACCUSATA DI AVER UCCISO IL MARITO
11 ottobre 2016: gruppi per i diritti umani hanno chiesto
alle autorità di Teheran di sospendere l'esecuzione di Zeinab Sekaanvand, una
donna curdo-iraniana di 22 anni, arrestata quando ne aveva 17 e condannata per
aver ucciso il marito al termine di un processo viziato da gravi irregolarità.
L'esecuzione, tramite impiccagione, potrebbe aver luogo
già dal 13 ottobre, ha reso noto Amnesty International.
"Questo caso è estremamente inquietante. Intanto,
Zeinab Sekaanvand aveva meno di 18 anni al momento del reato. Inoltre, prima
del processo le è stato impedito di avere un avvocato e ha anche dichiarato di
essere stata torturata da agenti di sesso maschile su ogni parte del
corpo" - ha dichiarato Philip Luther, del programma Medio Oriente e Africa
del Nord di Amnesty.
"Il continuo ricorso alla pena di morte contro rei
minorenni illustra come le autorità iraniane disprezzino persino gli impegni
presi ufficialmente. Chiediamo che la condanna sia annullata e che Zeinab
Sekaanvand sia nuovamente processata, senza infliggerle la pena di morte e nel
rispetto dei principi della giustizia minorile" - ha aggiunto Luther.
Zeinab Sekaanvand è stata arrestata nel febbraio 2012,
all'età di 17 anni, per aver ucciso il marito, sposato quando aveva appena 15
anni. È stata trattenuta per 20 giorni in una stazione di polizia, dove -
secondo quanto ha denunciato - è stata picchiata da agenti di sesso maschile.
Ha "confessato" di aver accoltellato il marito dopo mesi e mesi di
violenza psicologica e fisica e dopo che l'uomo aveva ripetutamente rifiutato
di concederle il divorzio.
Il processo è stato gravemente irregolare. Nella fase che
lo ha preceduto, Zeinab Sekaanvand non ha potuto avere un avvocato e ha incontrato
quello d'ufficio solo nell'ultima udienza del processo, il 18 ottobre 2014. In
quell'occasione, la ragazza ha ritrattato la "confessione" resa
quando era priva di assistenza legale, denunciando che ad aver ucciso il marito
era stato il fratello di quest'ultimo. Il vero assassino, ha raccontato Zeinab
Sekaanvand, l'aveva violentata numerose volte e l'aveva convinta ad assumersi
la responsabilità dell'omicidio promettendole che l'avrebbe perdonata (secondo
la legge islamica, i parenti di una vittima di omicidio possono perdonare
l'assassino in cambio di un risarcimento).
Le dichiarazioni rese da Zeinab Sekaanvand nell'ultima
udienza del processo sono state ignorate.
Così, il 22 ottobre 2014, la seconda sezione del
tribunale penale della provincia dell'Azerbaigian occidentale ha condannato a
morte Zeinab Sekaanvand secondo il criterio del qesas o "pena
equivalente". In seguito la sentenza è stata confermata dalla settima
sezione della Corte suprema.
I due tribunali non hanno tenuto conto delle linee guida
contenute nel codice penale islamico del 2013: non hanno disposto una perizia
medica per valutare "lo sviluppo mentale e la maturità" dell'imputata
al momento del reato e non l'hanno informata che, come previsto dall'articolo
91, avrebbe potuto chiedere un nuovo processo.
Dal codice penale iraniano sono praticamente assenti le
garanzie previste dal diritto internazionale a favore degli imputati minorenni
e anche la parziale garanzia che un condannato per un reato commesso da
minorenne possa chiedere un nuovo processo viene spesso ignorata.
In quanto stato parte della Convenzione sui diritti
dell'infanzia e del Patto internazionale sui diritti civili e politici, l'Iran
è giuridicamente vincolato a considerare minorenni le persone al di sotto dei
18 anni e ad assicurare che non vengano mai condannate a morte né all'ergastolo
senza possibilità di rilascio anticipato.
Il diritto internazionale, tra cui la Convenzione sui
diritti dell'infanzia, vieta categoricamente l'uso della pena di morte nei
confronti di persone che hanno commesso un reato quando avevano meno di 18
anni. Sulla base della legge iraniana, le persone condannate alla "pena
equivalente" non hanno il diritto di chiedere la grazia o la commutazione
della pena, come invece previsto dall'articolo 6.4 del Patto internazionale sui
diritti civili e politici.
TUNISIA: 76 CONDANNATI PER UCCISIONE DI SOLDATI
12 ottobre 2016: un tribunale tunisino ha emesso condanne
a morte e al carcere per 76 persone in relazione gli omicidi di otto soldati,
commessi nel 2013 in un covo jihadista vicino al confine con l'Algeria, ha reso
noto la procura.
Solo sette imputati, tutti tunisini, erano presenti in
tribunale durante il processo che è iniziato a fine 2014 per gli omicidi
avvenuti nella zona montagnosa di Chaambi, ha detto il portavoce della procura
Sofiene Sliti.
Quattro hanno ricevuto una condanna a sette anni di
carcere, uno a 13 anni e un altro è stato condannato a morte, mentre il settimo
è stato scagionato da tutte le accuse.
I restanti 69 accusati, tutti latitanti e per lo più
algerini, sono stati condannati a pene che vanno dai 40 anni alla pena di
morte, ha detto Sliti, senza fornire il numero delle condanne a morte.
Sono stati riconosciuti colpevoli, tra l’altro, di
"crimini terroristici", ha detto.
La Tunisia assiste ad un aumento degli attacchi jihadisti
dalla rivolta del 2011 che portò al rovesciamento del dittatore Zine El Abidine
Ben Ali.
Gli attacchi jihadisti in Tunisia sono costati la vita a
decine di soldati e civili, inoltre 59 turisti stranieri sono stati uccisi nel
2015.
La Tunisia ha giustiziato più di 100 persone
dall'indipendenza dalla Francia nel 1956, tuttavia osserva una moratoria sulla
pena di morte dal 1991.
TEXAS (USA): NUMERO PIÙ BASSO DI ESECUZIONI NEGLI ULTIMI
20 ANNI
11 ottobre 2016: Quest’anno il Texas compirà il numero
più basso di esecuzioni negli ultimi 20 anni. Come è noto, lo stato è da sempre
il più attivo negli Usa quanto a condanne a morte e soprattutto esecuzioni.
Fino ad oggi ne ha compiute 7, e prima della fine dell’anno ne è prevista
ancora 1. Se anche questa venisse effettuata, sarebbe comunque la prima volta in
20 anni che il numero di esecuzioni rimarrebbe a una cifra.
L’ultima volta che le esecuzioni furono così poche fu il
1996, quando per diversi mesi le esecuzioni furono bloccate da una serie di
ricorsi seguiti a una modifica della legge.
Nel corso del 2016 le esecuzioni di 11 persone sono state
sospese o spostate ben 15 volte, e almeno 2 giudici della Corte d’Appello di
stato hanno preso più volte posizione contro la scarsa assistenza legale spesso
fornita agli imputati, e contro l’uso di prove “fintamente scientifiche” usate
in diversi processi, e la Corte d’Appello nel suo complesso ha ordinato di
riaprire diversi casi accogliendo ricorsi che ipotizzavano l’uso di prove
falsificate o sbagliate.
Nello Stato il numero di condanne a morte è calato
fortemente a partire dal 2005, quando è entrata in vigore la legge che consente
di emettere condanne all’ergastolo senza condizionale.
Negli ultimi due anni il calo è stato particolarmente
vistoso, con sole 2 nuove condanne a morte emesse nel 2015, e 3 fino ad oggi
nel 2016.
Il tasso di criminalità è calato vistosamente tra il 1996
e il 2013, passando da 7,7 omicidi ogni 100.000 abitanti, a 4,4. Il tasso di
omicidi è leggermente aumentato negli ultimi 2 anni.
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