sabato 15 ottobre 2016

               nessuno tocchi  CAINO                 
    no alla pena di morte    


  LA STORIA DELLA SETTIMANA : NESSUNO TOCCHI CAINO: PRIORITA’ E’ CONTENERE LA PENA DI MORTE PER TERRORISMO 2.  NEWS FLASH: BAN KI-MOON: LA PENA DI MORTE NON RIDUCE IL TERRORISMO 3.  NEWS FLASH: IRAN: RISCHIO IMMINENTE DI ESECUZIONE PER LA ‘SPOSA BAMBINA’ ACCUSATA DI AVER UCCISO IL MARITO 4.  NEWS FLASH: TUNISIA: 76 CONDANNATI PER UCCISIONE DI SOLDATI 5.  NEWS FLASH: TEXAS (USA): NUMERO PIÙ BASSO DI ESECUZIONI NEGLI ULTIMI 20 ANNI 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


NESSUNO TOCCHI CAINO: PRIORITA’ E’ CONTENERE LA PENA DI MORTE PER TERRORISMO
10 ottobre 2016: Nella giornata mondiale contro la pena di morte, Nessuno tocchi Caino lancia l’allarme sull’aumento del numero delle esecuzioni e delle condanne capitali in nome della guerra al terrorismo.

Secondo l’ultimo Rapporto sulla pena di morte nel mondo, nel 2015, almeno 100 esecuzioni per fatti di “terrorismo” o per crimini violenti di natura politica sono state effettuate in 12 Paesi: Arabia Saudita (almeno 2), Bangladesh (4), Ciad (10), Cina (almeno 3), Egitto (7), Emirati Arabi Uniti (1), Giordania (2), India (1), Iran (almeno 1), Iraq (almeno 30), Pakistan (30) e Somalia (almeno 9).
Nel 2016, al 30 giugno, almeno 121 persone sono state giustiziate per atti di “terrorismo” in 6 Paesi: Afghanistan (6), Arabia Saudita (almeno 47), Bangladesh (4), Iraq (almeno 55), Pakistan (6) e Somalia (almeno 3).
Inoltre, nel 2015 e nei primi mesi del 2016, centinaia di condanne a morte per “atti di terrorismo” sono state pronunciate anche se non eseguite in altri 6 Paesi: Algeria, Bahrein, Camerun, Kuwait, Libano e Tunisia. Nuove leggi anti-terrorismo che prevedono la pena di morte sono state approvate in Corea del Sud, Guyana e Tunisia.
Per contenere l’uso della pena di morte per terrorismo, l’Associazione radicale Nessuno tocchi Caino è impegnata per i prossimi tre anni in un progetto, sostenuto dalla Commissione Europea, in tre Paesi africani, particolarmente critici, quali l’Egitto, la Somalia e la Tunisia. L’azione verrà condotta in collaborazione con partner locali, l’Agenda delle Donne Somale (SWA) in Somalia, l’Istituto Arabo per i Diritti Umani (AIHR) in Tunisia e l’Organizzazione Araba per i Diritti Umani (AOHR) in Egitto.
Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti, Segretario e Tesoriere di Nessuno tocchi Caino, hanno in proposito dichiarato: “Le situazioni di emergenza, come quella del terrorismo, si combattono con più Stato di Diritto e non con la sua abdicazione”. “Anche nella lotta al terrorismo – hanno aggiunto i due esponenti radicali – non possiamo derogare dal rispetto degli standard minimi internazionali in materia di giusto processo nel quadro di un rafforzamento della protezione e del rispetto dei diritti umani, della giustizia e dello Stato di diritto.”

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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

BAN KI-MOON: LA PENA DI MORTE NON RIDUCE IL TERRORISMO
7 ottobre 2016: alla vigilia della Giornata mondiale contro la pena di morte, fissata per il 10 ottobre, il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha diffuso il seguente messaggio:
“La pena di morte è una pratica crudele e disumana. Non ha posto nel ventunesimo secolo.
La Giornata mondiale contro la pena di morte di quest'anno si concentra sui reati legati al terrorismo. In tutto il mondo, 65 Paesi mantengono la pena di morte per tali crimini. Per essere legittime ed efficaci, le misure antiterrorismo, come tutte le operazioni di sicurezza, devono essere ancorate al rispetto dei diritti umani e allo stato di diritto.
Eppure condanne a morte per terrorismo sono spesso emesse al termine di processi iniqui e sommari da tribunali militari o speciali. Confessioni sono spesso ottenute sotto costrizione o in altri modi nei quali il diritto di ricorso non è rispettato. Alcuni Paesi cercano anche di criminalizzare il legittimo esercizio delle libertà fondamentali, includendo definizioni vaghe nella legislazione antiterrorismo.
Cerchiamo di essere chiari: la partecipazione a proteste pacifiche e critiche di un governo – sia in privato che su Internet o nei media - non sono né reati né atti terroristici. La minaccia o l'uso della pena di morte in questi casi è una grave violazione dei diritti umani.
Alcuni potrebbero obiettare che la pena capitale diminuirà il terrorismo. Questo non è vero. L'esperienza ha dimostrato che mettere a morte i terroristi serve come propaganda per le loro organizzazioni con la creazione di “martiri” e per rendere più efficaci le loro macabre campagne di reclutamento.
Il mantenimento dello stato di diritto e il rispetto dei diritti umani - anche di fronte al terrorismo e all'estremismo violento - è un obbligo che amplificherà la capacità della società di affrontare minacce terroristiche.
Continuiamo il nostro lavoro per l'abolizione della pena di morte in tutte le circostanze e luoghi. Lasciate che le nostre azioni siano sempre guidate dalla bussola etica dei diritti umani - la via più efficace per un mondo più sicuro e più giusto.”


IRAN: RISCHIO IMMINENTE DI ESECUZIONE PER LA ‘SPOSA BAMBINA’ ACCUSATA DI AVER UCCISO IL MARITO
11 ottobre 2016: gruppi per i diritti umani hanno chiesto alle autorità di Teheran di sospendere l'esecuzione di Zeinab Sekaanvand, una donna curdo-iraniana di 22 anni, arrestata quando ne aveva 17 e condannata per aver ucciso il marito al termine di un processo viziato da gravi irregolarità.
L'esecuzione, tramite impiccagione, potrebbe aver luogo già dal 13 ottobre, ha reso noto Amnesty International.
"Questo caso è estremamente inquietante. Intanto, Zeinab Sekaanvand aveva meno di 18 anni al momento del reato. Inoltre, prima del processo le è stato impedito di avere un avvocato e ha anche dichiarato di essere stata torturata da agenti di sesso maschile su ogni parte del corpo" - ha dichiarato Philip Luther, del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty.
"Il continuo ricorso alla pena di morte contro rei minorenni illustra come le autorità iraniane disprezzino persino gli impegni presi ufficialmente. Chiediamo che la condanna sia annullata e che Zeinab Sekaanvand sia nuovamente processata, senza infliggerle la pena di morte e nel rispetto dei principi della giustizia minorile" - ha aggiunto Luther.
Zeinab Sekaanvand è stata arrestata nel febbraio 2012, all'età di 17 anni, per aver ucciso il marito, sposato quando aveva appena 15 anni. È stata trattenuta per 20 giorni in una stazione di polizia, dove - secondo quanto ha denunciato - è stata picchiata da agenti di sesso maschile. Ha "confessato" di aver accoltellato il marito dopo mesi e mesi di violenza psicologica e fisica e dopo che l'uomo aveva ripetutamente rifiutato di concederle il divorzio.
Il processo è stato gravemente irregolare. Nella fase che lo ha preceduto, Zeinab Sekaanvand non ha potuto avere un avvocato e ha incontrato quello d'ufficio solo nell'ultima udienza del processo, il 18 ottobre 2014. In quell'occasione, la ragazza ha ritrattato la "confessione" resa quando era priva di assistenza legale, denunciando che ad aver ucciso il marito era stato il fratello di quest'ultimo. Il vero assassino, ha raccontato Zeinab Sekaanvand, l'aveva violentata numerose volte e l'aveva convinta ad assumersi la responsabilità dell'omicidio promettendole che l'avrebbe perdonata (secondo la legge islamica, i parenti di una vittima di omicidio possono perdonare l'assassino in cambio di un risarcimento).
Le dichiarazioni rese da Zeinab Sekaanvand nell'ultima udienza del processo sono state ignorate.
Così, il 22 ottobre 2014, la seconda sezione del tribunale penale della provincia dell'Azerbaigian occidentale ha condannato a morte Zeinab Sekaanvand secondo il criterio del qesas o "pena equivalente". In seguito la sentenza è stata confermata dalla settima sezione della Corte suprema.
I due tribunali non hanno tenuto conto delle linee guida contenute nel codice penale islamico del 2013: non hanno disposto una perizia medica per valutare "lo sviluppo mentale e la maturità" dell'imputata al momento del reato e non l'hanno informata che, come previsto dall'articolo 91, avrebbe potuto chiedere un nuovo processo.
Dal codice penale iraniano sono praticamente assenti le garanzie previste dal diritto internazionale a favore degli imputati minorenni e anche la parziale garanzia che un condannato per un reato commesso da minorenne possa chiedere un nuovo processo viene spesso ignorata.
In quanto stato parte della Convenzione sui diritti dell'infanzia e del Patto internazionale sui diritti civili e politici, l'Iran è giuridicamente vincolato a considerare minorenni le persone al di sotto dei 18 anni e ad assicurare che non vengano mai condannate a morte né all'ergastolo senza possibilità di rilascio anticipato.
Il diritto internazionale, tra cui la Convenzione sui diritti dell'infanzia, vieta categoricamente l'uso della pena di morte nei confronti di persone che hanno commesso un reato quando avevano meno di 18 anni. Sulla base della legge iraniana, le persone condannate alla "pena equivalente" non hanno il diritto di chiedere la grazia o la commutazione della pena, come invece previsto dall'articolo 6.4 del Patto internazionale sui diritti civili e politici.

TUNISIA: 76 CONDANNATI PER UCCISIONE DI SOLDATI
12 ottobre 2016: un tribunale tunisino ha emesso condanne a morte e al carcere per 76 persone in relazione gli omicidi di otto soldati, commessi nel 2013 in un covo jihadista vicino al confine con l'Algeria, ha reso noto la procura.
Solo sette imputati, tutti tunisini, erano presenti in tribunale durante il processo che è iniziato a fine 2014 per gli omicidi avvenuti nella zona montagnosa di Chaambi, ha detto il portavoce della procura Sofiene Sliti.
Quattro hanno ricevuto una condanna a sette anni di carcere, uno a 13 anni e un altro è stato condannato a morte, mentre il settimo è stato scagionato da tutte le accuse.
I restanti 69 accusati, tutti latitanti e per lo più algerini, sono stati condannati a pene che vanno dai 40 anni alla pena di morte, ha detto Sliti, senza fornire il numero delle condanne a morte.
Sono stati riconosciuti colpevoli, tra l’altro, di "crimini terroristici", ha detto.
La Tunisia assiste ad un aumento degli attacchi jihadisti dalla rivolta del 2011 che portò al rovesciamento del dittatore Zine El Abidine Ben Ali.
Gli attacchi jihadisti in Tunisia sono costati la vita a decine di soldati e civili, inoltre 59 turisti stranieri sono stati uccisi nel 2015.
La Tunisia ha giustiziato più di 100 persone dall'indipendenza dalla Francia nel 1956, tuttavia osserva una moratoria sulla pena di morte dal 1991.


TEXAS (USA): NUMERO PIÙ BASSO DI ESECUZIONI NEGLI ULTIMI 20 ANNI
11 ottobre 2016: Quest’anno il Texas compirà il numero più basso di esecuzioni negli ultimi 20 anni. Come è noto, lo stato è da sempre il più attivo negli Usa quanto a condanne a morte e soprattutto esecuzioni. Fino ad oggi ne ha compiute 7, e prima della fine dell’anno ne è prevista ancora 1. Se anche questa venisse effettuata, sarebbe comunque la prima volta in 20 anni che il numero di esecuzioni rimarrebbe a una cifra.
L’ultima volta che le esecuzioni furono così poche fu il 1996, quando per diversi mesi le esecuzioni furono bloccate da una serie di ricorsi seguiti a una modifica della legge.
Nel corso del 2016 le esecuzioni di 11 persone sono state sospese o spostate ben 15 volte, e almeno 2 giudici della Corte d’Appello di stato hanno preso più volte posizione contro la scarsa assistenza legale spesso fornita agli imputati, e contro l’uso di prove “fintamente scientifiche” usate in diversi processi, e la Corte d’Appello nel suo complesso ha ordinato di riaprire diversi casi accogliendo ricorsi che ipotizzavano l’uso di prove falsificate o sbagliate.
Nello Stato il numero di condanne a morte è calato fortemente a partire dal 2005, quando è entrata in vigore la legge che consente di emettere condanne all’ergastolo senza condizionale.
Negli ultimi due anni il calo è stato particolarmente vistoso, con sole 2 nuove condanne a morte emesse nel 2015, e 3 fino ad oggi nel 2016.

Il tasso di criminalità è calato vistosamente tra il 1996 e il 2013, passando da 7,7 omicidi ogni 100.000 abitanti, a 4,4. Il tasso di omicidi è leggermente aumentato negli ultimi 2 anni. 

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