GIOVANNI BOLDINI
Nasce ottavo di tredici figli, da Antonio, nativo di Spoleto, e Benvenuta Caleffi. Antonio Boldini (1799 - 1872) era pittore di matrice purista, allievo di Tommaso Minardi (1787 - 1871), e restauratore. Si dice che, dotato di notevole tecnica, eseguisse buone copie di opere di Raffaello e di vedutisti veneziani. Dal padre, Zanin riceve, giovanissimo, i primi insegnamenti di disegno.
A Ferrara frequenta dal 1858 i corsi di pittura di Girolamo Domenichini (1813 – 1891), che col padre Gaetano fu autore degli affreschi accademici nel locale Teatro, e di Giovanni Pagliarini (1809 – 1878), tenuti nel Palazzo dei Diamanti. Qui ha modo di conoscere bene i grandi quattrocentisti ferraresi, oltre a Dosso Dossi e al Parmigianino.
La sua prima opera nota è Il cortile della casa paterna, un olio datato al 1855; seguono, datati alla fine degli anni cinquanta, il suoAutoritratto a sedici anni e i ritratti del fratello Francesco, di Maria Angelini e di Vittore Carletti.
Nel 1862 si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Firenze, allievo di Stefano Ussi (1822 - 1901) e del cavalier Enrico Pollastrini (1817 -1876). Frequenta il noto ritrovo di artisti fiorentini, il Caffè Michelangelo, dove conosce Giovanni Fattori, Odoardo Borrani, Telemaco Signorini, il critico d'arte e mecenate del nascente movimento dei Macchiaioli Diego Martelli. Diviene amico inseparabile dei pittori Michele Gordigiani e Cristiano Banti del quale è ospite nelle sue ville di Montorsoli e di Montemurlo.
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