AGNOLO BRONZINO-LA PIETA'-BASILICA DI SANTA CROCE
FIRENZE
lunedì 31 ottobre 2016
ROSSO FIORENTINO-PALA DEI-GALLERIA PALATINA
FIRENZE
La Pala Dei è un dipinto a olio su tavola (250x299 cm) di Rosso Fiorentino, databile al 1522.
Con la repentina partenza di Raffaello da Firenze nel 1508, la famiglia Dei, che gli aveva commissionato una pala d'altare per la sua cappella in Santo Spirito, si dovette accontentare dell'incompiuta Madonna del Baldacchino. Anni dopo si rivolsero a Rosso per una nuova pala, che venne completata nel 1522. In particolare il committente fu Ranieri, figlio di Carlo Dei. L'opera fu lodata da Vasari, soprattutto per la vivacità dei colori.
Verso la fine del Seicento se ne interessò il gran principe Ferdinando de' Medici che, offrendo una copia agli Agostiniani, se la fece portare a palazzo Pitti, dove è citata negli inventari a partire dall'inizio del nuovo secolo, con le misure originarie. Per esigenze di arredamento, la pala venne ingrandita su tutti e quattro i lati di circa 50 cm, come si vede bene ancora oggi, e dotata di una cornice dorata e intagliata in stile barocco. Il Richa la vide nel 1761.
All'opera è stato accostato un disegno nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi (n. 479 F), in cui è possibile che sia rappresentata una prima idea per la pala.
Si tratta di una sacra conversazione, con al centro la Madonna, su un sedile rialzato, che tiene in braccio il Bambino, sullo sfondo di un'ombrosa abside. Attorno ad essa si accalcano ben dieci santi, che erano particolarmente stretti prima dell'ampliamento dei bordi, e che si dispongono a semicerchio ispirandosi proprio alla Madonna del Baldacchino di Raffaello. Sui due grandini alla base del trono si incontrano quindi san Pietro (veste gialla e azzurra, chiavi e libro in mano), san Bernardo di Chiaravalle (saio bianco), san Ranieri, sant'Agostino (vestito da vescovo), san Rocco (o san Giacomo maggiore) col bordone, san Sebastiano (seminudo, con le braccia legate dietro la schiena), san Giuseppe, san Maurizio e una santa seduta a terra al centro. Gli attributi di santa Caterina d'Alessandria (spada e ruota dentata rotta), vennero aggiunti solo nel Settecento, per cui non è dato sapere di chi si tratti esattamente. La scelta dei santi principali è dovuta soprattutto al nome dei componenti della famiglia.
Molti sono gli elementi di rottura con la tradizione: il superamento dello schema piramidale, i panneggi dal volume "astratto", cioè innaturale, il colore fatto di trasparenze e cangiantismi, le espressioni talvolta torve, le anatomie tormentate (soprattutto nello scultoreo Sebastiano), gli occhi "muti", cioè appannati che non trasmettaono dialogo visivo. Tutto ciò ne fa un'importante testimonianza delle inquietudini e delle trasformazioni che in quegli anni portavano avanti i rappresentati più all'avanguardia della "maniera", Rosso e, con esiti per certi versi simili, Pontormo.
RAFFAELLO SANZIO-MADONNA DEL BALDACCHINO-GALLERIA PALATINA
FIRENZE
La Madonna del Baldacchino è un dipinto a olio su tela (279x217 cm) di Raffaello Sanzio, databile al 1506-1508.
L'opera era la prima grande commissione religiosa di Raffaello a Firenze, avviata verso il 1507 per la cappella Dei in Santo Spirito. Lasciata incompleta per la repentina partenza dell'artista per Roma nel 1508, chiamato da Giulio II, subì varie vicende. Tale opera fu un imprescindibile modello nel decennio seguente, per artisti quali Andrea del Sarto, Fra' Bartolomeo e Lorenzo Lotto. I Dei, per il loro altare, si rivolsero poi a Rosso Fiorentino: anche la sua Pala Dei è oggi nello stesso museo.
La Madonna del Baldacchino, finita a metà del Cinquecento nella pieve di Pescia, venne acquistata nel 1697 dal principe Ferdinando de' Medici, che la fece restaurare e completare, in alcune parti, dai fratelli Niccolò e Agostino Cassana: la striscia superiore venne aggiunta in quel periodo per eguagliare le dimensioni di un altro dipinto con cui doveva fare pendant, Cristo tra i dottori di Fra' Bartolomeo. Nel complesso comunque gli interventi successivi appaiono limitati e individuabili.
Dal 1799 al 1813 la tela fu portata a Parigi.
Si tratta di una sacra conversazione organizzata attorno al fulcro del trono della Vergine coperto da baldacchino retto da angeli, con un fondale architettonico composto da un'abside semicircolare, grandioso ma tagliato ai margini, in modo da amplificarne la monumentalità. Da sinistra si vedono i santi Pietro, Bernardo di Chiaravalle, Giacomo maggiore e Agostino. Due angioletti si trovano alla base del trono e leggono l'iscrizione su un cartiglio.
Lo schema è simmetrico, raggruppato attorno all'alto trono, ma ogni staticità appare annullata dall'intenso movimento circolare di gesti e sguardi, esasperato poi negli angeli in turbolento volo, accuratamente scorciati, ispirati a quelli della Pala degli Otto di Filippino Lippi. Sant'Agostino ad esempio allunga un braccio verso sinistra invitando lo spettatore a percorrere con lo sguardo lo spazio semicircolare della nicchia, legando i personaggi uno per uno, caratteristica che a breve si ritroverà anche negli affreschi delle Stanze vaticane.
La luce che proviene da sinistra esalta la plasticità delle figure, rispetto alla "mandorla" d'ombra creata dai drappi rigonfi del baldacchino. Dolce è il gesto del Bambino, che gioca col proprio piedino.
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