sabato 30 luglio 2016

         nessuno  tocchi    Caino          
no alla pena di morte  ...........
                                                                                                                                                                             




1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : IL DOCUFILM ‘SPES CONTRA SPEM’ ALLA 73° BIENNALE DEL CINEMA DI VENEZIA 2.  NEWS FLASH: INDONESIA: QUATTRO PRIGIONIERI GIUSTIZIATI NELLE PRIME ESECUZIONI IN PIÙ DI UN ANNO 3.  NEWS FLASH: IRAN: 250 IMPICCAGIONI DA INIZIO 2016 4.  NEWS FLASH: ARABIA SAUDITA: FILIPPINO SALVO GRAZIE AL PREZZO DEL SANGUE PAGATO DA DUE RICCHI SAUDITI 5.  NEWS FLASH: ARKANSAS (USA): INDIVIDUATO FORNITORE DEL FARMACO PER LE INIEZIONI LETALI 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


IL DOCUFILM ‘SPES CONTRA SPEM’ ALLA 73° BIENNALE DEL CINEMA DI VENEZIA Sarà presentato alla 73° Biennale del Cinema di Venezia (31 ago – 10 sett 2016) il Docu-film ‘Spes contra spem – Liberi dentro’ di Ambrogio Crespi, prodotto da Nessuno tocchi Caino.

Si tratta di un lavoro frutto del dialogo e della riflessione comune di detenuti e operatori penitenziari della Casa di Reclusione di Opera.
Il docu-film si compone di immagini e interviste con detenuti condannati all’ergastolo, il direttore del carcere e agenti di polizia penitenziaria e il capo del DAP Santi Consolo.
Dal documento emerge con chiarezza non solo un cambiamento interiore dei detenuti - nel loro modo di pensare, di sentire e di agire - ma anche la rottura esplicita con logiche e comportamenti del passato e una maggiore fiducia nelle istituzioni.
Dalle testimonianze emerge anche che l’istituzione-carcere può rendere possibile il cambiamento e la ri-conversione di persone detenute in persone autenticamente libere.
Sarà questa una preziosa occasione per promuovere un messaggio di grande valore umano e civile.

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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

INDONESIA: QUATTRO PRIGIONIERI GIUSTIZIATI NELLE PRIME ESECUZIONI IN PIÙ DI UN ANNO
29 luglio 2016: l’Indonesia ha effettuato le sue prime esecuzioni in più di un anno, nonostante una serie di ricorsi legali, la pressione diplomatica e la condanna internazionale.
Quattro prigionieri, tutti condannati a morte per reati di droga, sono stati scortati fino ad una radura sull'isola penale di Nusa Kambangan e giustiziati da un plotone di esecuzione la mattina presto.
Sono stati identificati come Freddy Budiman, cittadino indonesiano; Humphrey Jefferson Ejike Eleweke e Michael Tito Igweh, dalla Nigeria; e Seck Osmane, dal Senegal.
Altri dieci detenuti che dovevano essere giustiziati - tra cui tre indonesiani, e stranieri di paesi tra cui Pakistan e l'India - non sono stati uccisi, tuttavia i funzionari hanno detto che saranno messi a morte in un secondo momento.
Le autorità non hanno spiegato il motivo della sospensione di queste esecuzioni, tuttavia l'isola è stata colpita da una violenta tempesta mentre le altre esecuzioni venivano effettuate.
Il Vice procuratore generale Noor Rachmad ha detto che i quattro uomini sono stati giustiziati poco dopo la mezzanotte ora locale.
"Questo non è un lavoro divertente. Per noi è davvero un lavoro triste perché coinvolge la vita delle persone ", ha detto. "Non viene fatto per togliere la vita ma per fermare le cattive intenzioni e l'atto malvagio del traffico di droga."
L'avvocato di Jefferson, Afif Abdul Qoyim, ha detto alla AFP che l'esecuzione non sarebbe dovuta andare avanti perché il suo cliente questa settimana aveva presentato un ricorso legale. "Quando questa procedura non viene rispettata significa che questo non è più un paese che applica la legge, né i diritti umani", ha detto.
Secondo gli avvocati c’erano prove che indicano la non colpevolezza di Jefferson per il reato per cui è stato condannato a morte - il possesso di 1,7 kg di eroina – inclusa un'ammissione di colpa sul letto di morte dell’uomo che lo avrebbe incastrato.
Jefferson si era precedentemente rifiutato di chiedere clemenza, sostenendo che si sarebbe trattato di un'ammissione di colpa. In un ultimo tentativo, i suoi avvocati hanno presentato una richiesta di clemenza il 25 luglio mattina. Secondo la legge indonesiana, esecuzioni non possono essere praticate mentre una richiesta di clemenza è in sospeso.
La polizia, personale dell'esercito e della marina controllavano il porto, e la porta d'ingresso del carcere di Nusa Kambangan, con 1.500 agenti che presidiavano la zona.
Le bare sono state trasportate fino a Nusa Kambangan il 28 mattina, ed ai consiglieri spirituali - che forniscono assistenza ai prigionieri nelle loro ultime ore - è stato detto di preparare i detenuti per le esecuzioni.
Amnesty International ha descritto le esecuzioni come "un atto deplorevole".
"Tutte le esecuzioni in programma devono essere fermate immediatamente. L'ingiustizia già fatta non può essere invertita, ma c'è ancora speranza di non aggravarla", ha detto Rafendi Djamin, direttore di Amnesty per il sud-est asiatico e Pacifico.
L’Indonesia non ha fornito all’opinione pubblica molte informazioni su questo round di esecuzioni, evitando anche di confermare pubblicamente la lista dei condannati da giustiziare.
Due persone i cui casi sono noti a livello internazionale non sono state giustiziate.
Il primo è il pakistano Zulfiqar Ali, che ha sostenuto di essere stato picchiato per confessare il possesso di eroina. L'altra è una donna indonesiana, Merri Utami, che è stata catturata con l'eroina nella sua borsa mentre attraversava l’aeroporto di Giacarta e che sostiene di essere stata ingannata al fine di diventare un corriere della droga.
Ricky Gunawan, direttore del Community Legal Aid Institute, ha detto che la mancanza di trasparenza in quest’ultimo round di esecuzioni è una copertura di comodo. "Per tutto questo tempo hanno mantenuto il segreto", ha detto. "L'Indonesia è forse consapevole di violare tante leggi, così hanno mantenuto il segreto."
Secondo la legge indonesiana, i condannati a morte non possono essere giustiziati prima che tutte le vie legali - tra cui gli appelli di clemenza - siano completamente esaurite.


IRAN: 250 IMPICCAGIONI DA INIZIO 2016
26 luglio 2016: secondo un rapporto pubblicato da Iran Human Rights (IHR), le autorità iraniane hanno giustiziato almeno 250 persone tra il 1° gennaio e il 20 luglio di quest'anno, il che rappresenta una media di più di una esecuzione al giorno. I numeri delle esecuzioni praticate finora nel 2016 sono comunque sensibilmente inferiori rispetto allo stesso periodo del 2015.
L'anno scorso, le autorità iraniane hanno giustiziato più di 700 persone nei primi sette mesi dell'anno. Il numero delle esecuzioni per l'intero anno fu superiore a 969, il più alto in più di 25 anni.
"Nonostante la significativa riduzione del numero di esecuzioni rispetto agli ultimi due anni, l’Iran rimane in cima alla lista dei carnefici dopo la Cina. Inoltre, non vi è alcuna indicazione che la riduzione del numero di esecuzioni sia dovuta ad un cambiamento della politica da parte delle autorità iraniane. I numeri sono più bassi rispetto allo scorso anno molto probabilmente a causa delle elezioni politiche nel febbraio e marzo di quest'anno e al mese islamico del Ramadan a giugno", ha dichiarato Mahmood Amiry-Moghaddam, portavoce di Iran Human Rights.
Le analisi di IHR mostrano che il numero di esecuzioni in Iran è normalmente molto basso nel mese del Ramadan, nelle settimane intorno al Capodanno iraniano (20 marzo) e nelle settimane prima delle elezioni parlamentari e presidenziali.
"Più di 40 esecuzioni sono state effettuate nelle prime tre settimane di luglio, e temiamo che le esecuzioni aumenteranno ulteriormente nei prossimi mesi. Facciamo appello alla comunità internazionale e a tutti i Paesi che hanno relazioni diplomatiche con l'Iran affinché pongano la questione della pena di morte in Iran in cima all'agenda nei colloqui bilaterali con le autorità iraniane", ha detto Amiry-Moghaddam.
Secondo il rapporto di IHR, come negli anni passati, la maggior parte delle esecuzioni effettuate finora quest'anno sono per reati di droga e omicidi. Le autorità iraniane continuano a giustiziare persone nei luoghi pubblici di fronte a comuni cittadini, compresi i bambini. Ci sono anche diversi possibili minorenni tra i giustiziati finora nel 2016; IHR sta indagando ulteriormente su questi casi.
Alcuni dati dal recente rapporto di IHR sulle esecuzioni tra 1° gennaio e 20 luglio 2016 evidenziano che:
Il 45% delle esecuzioni sono state riportate da fonti iraniane ufficiali; Il 47% delle esecuzioni sono legate a reati di droga; Il 39% delle esecuzioni sono per omicidio;
19 persone sono state impiccate in pubblico; E' importante sottolineare che IHR sta ancora indagando su alcune notizie di esecuzione, che non sono state incluse nel rapporto a causa della mancanza di sufficienti dettagli.

ARABIA SAUDITA: FILIPPINO SALVO GRAZIE AL PREZZO DEL SANGUE PAGATO DA DUE RICCHI SAUDITI
27 luglio 2016: due milionari sauditi hanno donato 225.000 riyal per pagare la “diya” (prezzo del sangue) di un autista filippino che era stato condannato a morte per aver ucciso un cittadino indiano, salvandolo quindi dall’esecuzione.
Il filippino guidava un furgone nella città centrale di Al Rass quando investì il pedone, uccidendolo all'istante, ha riportato il 'Sabq'.
Dopo la condanna a morte dell’autista, la famiglia della vittima chiese un prezzo del sangue di 225.000 riyal.
In base alla legge islamica applicata rigorosamente in Arabia Saudita, la famiglia della vittima può chiedere qualsiasi cifra come risarcimento per la perdita del parente, anche se la “diya” standard per una vittima musulmana è 300.000 riyal.
Il lavoratore filippino in questione non aveva però i soldi per pagare la diya e sarebbe quindi stato giustiziato. Per fortuna due ricchi cittadini sauditi si sono interessati al caso e hanno deciso di pagare la somma.
La notizia non spiega perché questi sauditi abbiano pagato la diya per il filippino, né rende noti i nomi delle persone coinvolte nella vicenda, limitandosi a riportare che "La corte ha appena inviato una lettera al carcere per liberare il filippino e considerare il caso chiuso."


ARKANSAS (USA): INDIVIDUATO FORNITORE DEL FARMACO PER LE INIEZIONI LETALI
25 luglio 2016: nonostante la nuova legge sulla segretezza, individuato dalla Associated Press il fornitore di vecuronium bromide. L’agenzia giornalistica ha ottenuto dall’Amministrazione Penitenziaria foto dei flaconi recentemente acquistati. Le foto avevano alcune parti oscurate, ma gli esperti della Associated Press, confrontando le foto “censurate” con quelle ricavate dall’archivio della agenzia governativa National Institutes of Health, hanno identificato i flaconi come proveniente dalla Hospira, una ditta farmaceutica già in passato coinvolta in polemiche sui farmaci letali, e acquistata l’anno scorso dalla Pfizer.
La Pfizer a marzo aveva preso posizione contro l’uso dai propri farmaci nelle iniezioni letali, e si era impegnata a “monitorare costantemente” che nessuno dei 7 farmaci letali contenuti nel suo portafoglio finisse nelle camere della morte.
La Associated Press ha contattato la portavoce della multinazionale, Rachel Hooper. La Hooper, rispondendo per iscritto, ha confermato che la Pfizer ha posto restrizione sulla vendita dei farmaci che potenzialmente potrebbero essere usati nelle iniezioni letali “implementando una strategia complessiva e migliorando i controlli per contribuire a contrastare l’uso non autorizzato di propri prodotti nella pena di morte. La Pfizer sta inviando agli stati comunicazioni per ricordare loro la nostra linea di condotta”.

Hooper non ha risposto alla domanda se la Pfizer fosse al corrente della vendita di vecuronium bromide all’Arkansas.

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