domenica 31 luglio 2016

BERNARDO DADDI-LA MADONNA COL BAMBINO-
  GALLERIA UFFIZI    

FIRENZE
                                         


La Madonna col Bambino, angeli e santi è un dipinto a tempera e oro su tavola (56x26 cm) di Bernardo Daddi, firmato e datato 1334.
La piccola tavola, destinata probabilmente alla devozione privata come parte centrale di un altarolo chiudibile, si trova agli Uffizi dal 1948 e si ignora la sua destinazione originaria. La data sullo zoccolo è mutila (MCCCXXXII...) ed era stata variamente interpretata da 1332 a 1334, ma con la pulitura voluta da Ugo Procacci nel 1936 è emerso chiaramente che si trattava del 1334. La stessa data era stata proposta dal Sirèn, per confronto con il trittico del Bargello datato 1333.
Anche la firma del dipinto ("Bernardo da Firenze") aveva generato qualche perplessità, con una prima attribuzione a Nardo di Cione, sciolta poi in Bernardo Daddi dal Milanesi alla fine del XIX secolo.
Il soggetto della tavola è una Maestà, cioè una Madonna col Bambino in trono (in questo caso una sorta di ciborio trilobato che riprende la forma della tavola stessa), circondata da otto angeli e, al di sotto di due gradini, due santi, Pietro e Paolo. La firma sul bordo inferiore recita: "NOMINE BERNARDVS DE FLORE[N]TIA PI[N]XIT H[OC] OP[VS] M[C]CCXX[II]II".
L'opera mostra evidenti influenze giottesche, soprattutto nella forma dilatata della Vergine nel suo manto, nell'attenzione spaziale e nel vivace studio dal vero del Bambino, che si aggrappa al manto della madre come fanno i fanciullini. Alcuni tocchi fini e alcune finezze coloristiche denotano poi l'influenza della scuola senese. La Madonna abbozza un lieve sorriso mentre dirige lo sguardo verso uno degli angeli a destra, a cui si rivolge anche Gesù.
Palazzo Pitti FIRENZE: le Sale dei Pianeti di Pietro da 

Cortona





sabato 30 luglio 2016

Cosimo Rosselli, Incoronazione della Vergine (1505)-

Chiesa di Santa Maria Maddalena dei Pazzi-

FIRENZE



BERNARDO BUONTALENTI- Villa Medicea di Marignolle che si trova nel sobborgo sud di 

FIRENZE   


via di Santa di Maria a Marignolle 30 (ma l'antico portale d'entrata è in via del Ferrone 1), sulle colline tra Soffiano e il Galluzzo.
Nel Trecento appartenne alla famiglia Sacchetti e da essi venne venduta come casa da signore nel 1550 a Lorenzo di Pietro Ridolfi. Venne confiscata a quest'ultimo dal principe Francesco de' Medici, per via del suo coinvolgimento nella Congiura dei Pucci (1560), che aveva nelle intenzioni l'eliminazione del granduca Cosimo I, padre di Francesco.
Dopo essere stata ristrutturata dall'architetto di corte Bernardo Buontalenti, Francesco la donò al figlio naturale avuto dall'amante e futura seconda moglie Bianca Cappello, Don Antonio.
La dimora, l'unica dei Medici in questa parte della città, è caratterizzata da un unico blocco sviluppato in senso longitudinale, con un'ampia facciata affacciata verso Firenze rimasta per lo più intatta nello stile sobrio cinquecentesco, caratterizzata da un intonaco bianco sul quale spiccano i portali e le finestre incorniciati da pietra serena grigia.
A destra della villa si apriva uno "Stanzone" usato per il gioco della pallacorda con grandi abbaini, edificato nel 1596 dall'architetto Gherardo Mechini.


Il parco, dove ancora oggi si trovano alcuni cipressi secolari, è caratterizzato da un viale rettilineo centrale affiancato da terreni un tempo alberati (come si vede dalla lunetta di Giusto Utens). Il cancello monumentale si trova ai piedi della collina.
Nel 1621 la villa e la fattoria vennero acquistate da Girolamo Capponi, e rimasero in possesso della sua famiglia fino all'estinzione, avvenuta nell'Ottocento con il famoso statista e letterato Gino Capponi, morto nel 1876, che proprio qui venne sepolto, nella cappella della villa, prima di essere traslato nella Basilica di Santa Croce. La villa passò quindi per via ereditaria alla figlia di Gino, Marianna Capponi, sposa del marchese Francesco Gentile-Farinola e in seguito a Giulia Gentile-Farinola, sposa del marchese Luigi Ridolfi, senatore del Regno, che vi morì nel 1909. Nel 1939 i nipoti Luigi Ridolfi e Roberto Ridolfi alienarono la proprietà alla famiglia di antiquari Bellini, che la tennero fino al 1976.

         nessuno  tocchi    Caino          
no alla pena di morte  ...........
                                                                                                                                                                             




1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : IL DOCUFILM ‘SPES CONTRA SPEM’ ALLA 73° BIENNALE DEL CINEMA DI VENEZIA 2.  NEWS FLASH: INDONESIA: QUATTRO PRIGIONIERI GIUSTIZIATI NELLE PRIME ESECUZIONI IN PIÙ DI UN ANNO 3.  NEWS FLASH: IRAN: 250 IMPICCAGIONI DA INIZIO 2016 4.  NEWS FLASH: ARABIA SAUDITA: FILIPPINO SALVO GRAZIE AL PREZZO DEL SANGUE PAGATO DA DUE RICCHI SAUDITI 5.  NEWS FLASH: ARKANSAS (USA): INDIVIDUATO FORNITORE DEL FARMACO PER LE INIEZIONI LETALI 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


IL DOCUFILM ‘SPES CONTRA SPEM’ ALLA 73° BIENNALE DEL CINEMA DI VENEZIA Sarà presentato alla 73° Biennale del Cinema di Venezia (31 ago – 10 sett 2016) il Docu-film ‘Spes contra spem – Liberi dentro’ di Ambrogio Crespi, prodotto da Nessuno tocchi Caino.

Si tratta di un lavoro frutto del dialogo e della riflessione comune di detenuti e operatori penitenziari della Casa di Reclusione di Opera.
Il docu-film si compone di immagini e interviste con detenuti condannati all’ergastolo, il direttore del carcere e agenti di polizia penitenziaria e il capo del DAP Santi Consolo.
Dal documento emerge con chiarezza non solo un cambiamento interiore dei detenuti - nel loro modo di pensare, di sentire e di agire - ma anche la rottura esplicita con logiche e comportamenti del passato e una maggiore fiducia nelle istituzioni.
Dalle testimonianze emerge anche che l’istituzione-carcere può rendere possibile il cambiamento e la ri-conversione di persone detenute in persone autenticamente libere.
Sarà questa una preziosa occasione per promuovere un messaggio di grande valore umano e civile.

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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

INDONESIA: QUATTRO PRIGIONIERI GIUSTIZIATI NELLE PRIME ESECUZIONI IN PIÙ DI UN ANNO
29 luglio 2016: l’Indonesia ha effettuato le sue prime esecuzioni in più di un anno, nonostante una serie di ricorsi legali, la pressione diplomatica e la condanna internazionale.
Quattro prigionieri, tutti condannati a morte per reati di droga, sono stati scortati fino ad una radura sull'isola penale di Nusa Kambangan e giustiziati da un plotone di esecuzione la mattina presto.
Sono stati identificati come Freddy Budiman, cittadino indonesiano; Humphrey Jefferson Ejike Eleweke e Michael Tito Igweh, dalla Nigeria; e Seck Osmane, dal Senegal.
Altri dieci detenuti che dovevano essere giustiziati - tra cui tre indonesiani, e stranieri di paesi tra cui Pakistan e l'India - non sono stati uccisi, tuttavia i funzionari hanno detto che saranno messi a morte in un secondo momento.
Le autorità non hanno spiegato il motivo della sospensione di queste esecuzioni, tuttavia l'isola è stata colpita da una violenta tempesta mentre le altre esecuzioni venivano effettuate.
Il Vice procuratore generale Noor Rachmad ha detto che i quattro uomini sono stati giustiziati poco dopo la mezzanotte ora locale.
"Questo non è un lavoro divertente. Per noi è davvero un lavoro triste perché coinvolge la vita delle persone ", ha detto. "Non viene fatto per togliere la vita ma per fermare le cattive intenzioni e l'atto malvagio del traffico di droga."
L'avvocato di Jefferson, Afif Abdul Qoyim, ha detto alla AFP che l'esecuzione non sarebbe dovuta andare avanti perché il suo cliente questa settimana aveva presentato un ricorso legale. "Quando questa procedura non viene rispettata significa che questo non è più un paese che applica la legge, né i diritti umani", ha detto.
Secondo gli avvocati c’erano prove che indicano la non colpevolezza di Jefferson per il reato per cui è stato condannato a morte - il possesso di 1,7 kg di eroina – inclusa un'ammissione di colpa sul letto di morte dell’uomo che lo avrebbe incastrato.
Jefferson si era precedentemente rifiutato di chiedere clemenza, sostenendo che si sarebbe trattato di un'ammissione di colpa. In un ultimo tentativo, i suoi avvocati hanno presentato una richiesta di clemenza il 25 luglio mattina. Secondo la legge indonesiana, esecuzioni non possono essere praticate mentre una richiesta di clemenza è in sospeso.
La polizia, personale dell'esercito e della marina controllavano il porto, e la porta d'ingresso del carcere di Nusa Kambangan, con 1.500 agenti che presidiavano la zona.
Le bare sono state trasportate fino a Nusa Kambangan il 28 mattina, ed ai consiglieri spirituali - che forniscono assistenza ai prigionieri nelle loro ultime ore - è stato detto di preparare i detenuti per le esecuzioni.
Amnesty International ha descritto le esecuzioni come "un atto deplorevole".
"Tutte le esecuzioni in programma devono essere fermate immediatamente. L'ingiustizia già fatta non può essere invertita, ma c'è ancora speranza di non aggravarla", ha detto Rafendi Djamin, direttore di Amnesty per il sud-est asiatico e Pacifico.
L’Indonesia non ha fornito all’opinione pubblica molte informazioni su questo round di esecuzioni, evitando anche di confermare pubblicamente la lista dei condannati da giustiziare.
Due persone i cui casi sono noti a livello internazionale non sono state giustiziate.
Il primo è il pakistano Zulfiqar Ali, che ha sostenuto di essere stato picchiato per confessare il possesso di eroina. L'altra è una donna indonesiana, Merri Utami, che è stata catturata con l'eroina nella sua borsa mentre attraversava l’aeroporto di Giacarta e che sostiene di essere stata ingannata al fine di diventare un corriere della droga.
Ricky Gunawan, direttore del Community Legal Aid Institute, ha detto che la mancanza di trasparenza in quest’ultimo round di esecuzioni è una copertura di comodo. "Per tutto questo tempo hanno mantenuto il segreto", ha detto. "L'Indonesia è forse consapevole di violare tante leggi, così hanno mantenuto il segreto."
Secondo la legge indonesiana, i condannati a morte non possono essere giustiziati prima che tutte le vie legali - tra cui gli appelli di clemenza - siano completamente esaurite.


IRAN: 250 IMPICCAGIONI DA INIZIO 2016
26 luglio 2016: secondo un rapporto pubblicato da Iran Human Rights (IHR), le autorità iraniane hanno giustiziato almeno 250 persone tra il 1° gennaio e il 20 luglio di quest'anno, il che rappresenta una media di più di una esecuzione al giorno. I numeri delle esecuzioni praticate finora nel 2016 sono comunque sensibilmente inferiori rispetto allo stesso periodo del 2015.
L'anno scorso, le autorità iraniane hanno giustiziato più di 700 persone nei primi sette mesi dell'anno. Il numero delle esecuzioni per l'intero anno fu superiore a 969, il più alto in più di 25 anni.
"Nonostante la significativa riduzione del numero di esecuzioni rispetto agli ultimi due anni, l’Iran rimane in cima alla lista dei carnefici dopo la Cina. Inoltre, non vi è alcuna indicazione che la riduzione del numero di esecuzioni sia dovuta ad un cambiamento della politica da parte delle autorità iraniane. I numeri sono più bassi rispetto allo scorso anno molto probabilmente a causa delle elezioni politiche nel febbraio e marzo di quest'anno e al mese islamico del Ramadan a giugno", ha dichiarato Mahmood Amiry-Moghaddam, portavoce di Iran Human Rights.
Le analisi di IHR mostrano che il numero di esecuzioni in Iran è normalmente molto basso nel mese del Ramadan, nelle settimane intorno al Capodanno iraniano (20 marzo) e nelle settimane prima delle elezioni parlamentari e presidenziali.
"Più di 40 esecuzioni sono state effettuate nelle prime tre settimane di luglio, e temiamo che le esecuzioni aumenteranno ulteriormente nei prossimi mesi. Facciamo appello alla comunità internazionale e a tutti i Paesi che hanno relazioni diplomatiche con l'Iran affinché pongano la questione della pena di morte in Iran in cima all'agenda nei colloqui bilaterali con le autorità iraniane", ha detto Amiry-Moghaddam.
Secondo il rapporto di IHR, come negli anni passati, la maggior parte delle esecuzioni effettuate finora quest'anno sono per reati di droga e omicidi. Le autorità iraniane continuano a giustiziare persone nei luoghi pubblici di fronte a comuni cittadini, compresi i bambini. Ci sono anche diversi possibili minorenni tra i giustiziati finora nel 2016; IHR sta indagando ulteriormente su questi casi.
Alcuni dati dal recente rapporto di IHR sulle esecuzioni tra 1° gennaio e 20 luglio 2016 evidenziano che:
Il 45% delle esecuzioni sono state riportate da fonti iraniane ufficiali; Il 47% delle esecuzioni sono legate a reati di droga; Il 39% delle esecuzioni sono per omicidio;
19 persone sono state impiccate in pubblico; E' importante sottolineare che IHR sta ancora indagando su alcune notizie di esecuzione, che non sono state incluse nel rapporto a causa della mancanza di sufficienti dettagli.

ARABIA SAUDITA: FILIPPINO SALVO GRAZIE AL PREZZO DEL SANGUE PAGATO DA DUE RICCHI SAUDITI
27 luglio 2016: due milionari sauditi hanno donato 225.000 riyal per pagare la “diya” (prezzo del sangue) di un autista filippino che era stato condannato a morte per aver ucciso un cittadino indiano, salvandolo quindi dall’esecuzione.
Il filippino guidava un furgone nella città centrale di Al Rass quando investì il pedone, uccidendolo all'istante, ha riportato il 'Sabq'.
Dopo la condanna a morte dell’autista, la famiglia della vittima chiese un prezzo del sangue di 225.000 riyal.
In base alla legge islamica applicata rigorosamente in Arabia Saudita, la famiglia della vittima può chiedere qualsiasi cifra come risarcimento per la perdita del parente, anche se la “diya” standard per una vittima musulmana è 300.000 riyal.
Il lavoratore filippino in questione non aveva però i soldi per pagare la diya e sarebbe quindi stato giustiziato. Per fortuna due ricchi cittadini sauditi si sono interessati al caso e hanno deciso di pagare la somma.
La notizia non spiega perché questi sauditi abbiano pagato la diya per il filippino, né rende noti i nomi delle persone coinvolte nella vicenda, limitandosi a riportare che "La corte ha appena inviato una lettera al carcere per liberare il filippino e considerare il caso chiuso."


ARKANSAS (USA): INDIVIDUATO FORNITORE DEL FARMACO PER LE INIEZIONI LETALI
25 luglio 2016: nonostante la nuova legge sulla segretezza, individuato dalla Associated Press il fornitore di vecuronium bromide. L’agenzia giornalistica ha ottenuto dall’Amministrazione Penitenziaria foto dei flaconi recentemente acquistati. Le foto avevano alcune parti oscurate, ma gli esperti della Associated Press, confrontando le foto “censurate” con quelle ricavate dall’archivio della agenzia governativa National Institutes of Health, hanno identificato i flaconi come proveniente dalla Hospira, una ditta farmaceutica già in passato coinvolta in polemiche sui farmaci letali, e acquistata l’anno scorso dalla Pfizer.
La Pfizer a marzo aveva preso posizione contro l’uso dai propri farmaci nelle iniezioni letali, e si era impegnata a “monitorare costantemente” che nessuno dei 7 farmaci letali contenuti nel suo portafoglio finisse nelle camere della morte.
La Associated Press ha contattato la portavoce della multinazionale, Rachel Hooper. La Hooper, rispondendo per iscritto, ha confermato che la Pfizer ha posto restrizione sulla vendita dei farmaci che potenzialmente potrebbero essere usati nelle iniezioni letali “implementando una strategia complessiva e migliorando i controlli per contribuire a contrastare l’uso non autorizzato di propri prodotti nella pena di morte. La Pfizer sta inviando agli stati comunicazioni per ricordare loro la nostra linea di condotta”.

Hooper non ha risposto alla domanda se la Pfizer fosse al corrente della vendita di vecuronium bromide all’Arkansas.
SANDRO BOTTICELLI-RITORNO DI GIUDITTA E 
SCOPERTA DEL CADAVERE DI OLOFERNE-GALLERIA 
DEGLI UFFIZI 

FIRENZE


Il Ritorno di Giuditta a Betulia è un dipinto a tempera su tavola (31x25 cm) di Sandro Botticelli, databile al 1472 e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze. È lo scomparto destro di un dittico con la Scoperta del cadavere di Oloferne.
Il dittico, datato in genere al 1472, è ricordato da Vincenzo Borghini nel 1584 come donato da Rodolfo Sirigatti a Bianca Cappello, che lo teneva nel suo "scrittoio" entro una cornice dorata e intagliata, poi perduta. Con la morte di quest'ultima passò nelle collezioni del figlio don Antonio de' Medici, che lo conservava nel suo Casino di San Marco in via Larga. Nel 1633 finì nelle collezioni granducali dei futuri Uffizi.
Le consonanze con le opere di Antonio del Pollaiolo fanno in genere optare gli studiosi per una datazione verso il 1470 e solo Bettini ne anticipa la realizzazione al 1467-1468, cogliendovi un'influenza di Mantegna che negli anni immediatamente precedenti fu a Firenze.
Della Giuditta si conosce una replica su ovale venduta da Stefano Bardini alla New Gallery di New York.
Scoperta del cadavere di Oloferne
Le due opere sono tra le prime scene narrative più conosciute di Botticelli al mondo e mostrano una notevole abilità nel descrivere gli avvenimenti con il ricorso sicuro ad elementi essenziali. Giuditta, eroina biblica, per proteggere la propria città di Betulia minacciata dal generale assiro Oloferne, finse di voler collaborare con il nemico riuscendo a parlare al comandante, che si innamorò di lei. La sera lo fece ubriacare e giunta nella sua tenda lo decapitò mentre dormiva intorpidito dall'alcol. La prima scena è ambientata nella tenda di Oloferne e mostra i suoi dignitari che scoprono con orrore il corpo decapitato nel suo letto; la seconda mostra Giuditta che incede con passo sicuro verso la sua città, seguita dall'ancella che tiene in un cesto coperto da un lenzuolo la testa decapitata del tiranno.


Pur nelle piccole dimensioni le Storie di Giuditta sono un vero capolavoro per la complessità della composizione, l'attenzione alla resa dei dettagli minuti e l'azzeccata scelta della diversa ambientazione per ciascuna scena.
Nella tavoletta di Giuditta la drammaticità e la violenza che caratterizzano il primo episodio scompaiono totalmente e al posto dell'opprimente tenda ci si ritrova in un liberatorio spazio aperto. Ciò è sottolineato dai colori più chiari e dalla composizione più sgombra, con panneggi che si fanno leggerissimi e si intridono di luce. Le due donne incedono su un poggiolo, voltandosi come per assicurarsi di non essere inseguite dal nemico, e accelerando il passo come se fossero senza peso, soprattutto come si nota nell'ancella. Giuditta tiene in mano la sciabola con cui ha decapitato il nemico e nella mano destra un rametto d'ulivo, simbolo della pacificazione guadagnata. In lontananza viene descritta la campagna piena di armati.
L'atmosfera quasi idilliaca deriva dal linguaggio di Filippo Lippi, primo maestro di Sandro, anche se il vibrante panneggio delle vesti suggerisce un senso di irrequietezza estraneo a Filippo, così come la malinconica espressione sul volto di Giuditta. Le vesti setose che si increspano col movimento divennero uno dei temi più cari all'arte fiorentina, le cui origini si possono rintracciare nel San Giorgio e la principessa (1416-1417) di Donatello e, in pittura, nel Tondo Bartolini (1465-1470) di Filippo Lippi.

venerdì 29 luglio 2016

IERI A LUCCA E' VENUTO A MANCARE ANTONIO 

POSSENTI.



BACCIO BANDINELLI-ERCOLE E CACO-PIAZZA 
SIGNORIA 

FIRENZE



L'Ercole e Caco è una scultura in marmo di Baccio Bandinelli situata in Piazza della Signoria davanti a Palazzo Vecchio e a fianco di quella che oggi è una copia del David di Michelangelo, a Firenze. L'opera è posta su un basamento con dei busti di fauno scolpiti a bassorilievo e reca, in latino, la firma dell'autore. Il tema allegorico è quello della forza e dell'ingegno di Ercole che sconfiggono la malvagità di Caco, episodio narrato da Virgilio e altri poeti nella saga delle Dodici fatiche di Ercole.
Finita nel 1533, ebbe una genesi travagliata e complessa. In un primo momento era stata infatti commissionata a Michelangelo nel 1505, che ebbe appena il tempo di realizzare un (presunto) modellino conservato oggi al Museo di Casa Buonarroti, preso dai sempre più pressanti impegni a Roma.
La commissione restò solo sulla carta: nel 1525 si interpellò per la prima volta Baccio, poi nel 1528 si tornò a parlare di Michelangelo e in quell'occasione venne mutato il soggetto su sua iniziativa, preferendo il Sansone e i filistei. Con il ritorno dei Medici (1530) la commissione fu affidata definitivamente al Bandinelli, che la terminò nel 1534.

Baccio, secondo quanto racconta il Vasari nelle Vite, era uno dei più accaniti ammiratori di Michelangelo, attento studioso della sua opera nell'ambizione di arrivare a superarlo. Quando però si dovette rassegnare a non avere il talento per essergli alla pari, l'ammirazione si mutò prima in invidia e poi in odio. Lo imitò spesso nei soggetti e nel gigantismo, credendo che la grandezza del Buonarroti consistesse nelle grandi misure delle statue, facendo sculture enormi, ma senza forza né anima, né perfezione anatomica.
L'Ercole è giudicato come un tipico esempio dei tentativi di Baccio per superare o almeno eguagliare Michelangelo: lo scolpì raggiungendo l'obiettivo di essere collocato nella prestigiosa piazza pubblica a fianco del David, ma l'opera è permeata di gigantismo, con uno sfoggio di massa muscolare che non si traduce in espressività e movimento, ma resta fine a sé stessa.
Ma basti il commento tagliente di Benvenuto Cellini a proposito dell'Ercole per dare la misura di quanto, in questo confronto, Baccio ne sia uscito sconfitto:
"Se gli si tolgono i capelli non gli rimane testa sufficiente per un cervellino […]
e il corpo sembra un saccaccio di poponi appoggiato a un muro!"

La figura di Baccio, permeata da una secolare cattiva fama, va magari analizzata nel contesto di un ambiente artistico "ossessionato" dalla fama dei "giganti" del Rinascimento maturo, (Raffaello, Leonardo e Michelangelo), dove ai giovani artisti veniva indicato di cercare la "maniera" dei grandi piuttosto che sforzarsi a individuare una propria strada a partire dall'osservazione della natura. È l'epoca del manierismo, dove Baccio forse sentì la sua sensibilità schiacciata da modelli tanto grandi, accantonando tipologie di lavoro magari a lui più congeniali (come lo stiacciato del quale diede una altissima prova nei rilievi di Santa Maria del Fiore) in favore di altre più tutto sommato estranee.


  S'I FOSSE FUOCO........    


Questo pomeriggio mentre ero seduto al bar preferito a sorbire un caffè, vicino al mio tavolino c'era un giovane intento a smanettare il suo smartphone, l'ho guardato con più attenzione e l'ho riconosciuto nonostante che fossero passati alcuni anni da l'ultima volta che lo avevo incontrato. Quando si è accorto che lo stavo guardando ha alzato gli occhi dallo strumento che in quel momento stava assorbendo la sua attenzione........Ehi come stai ? è tanto che non ci vedevamo........questa è stata la sua reazione nel vedermi e nel riconoscermi..........
io-Eh già è tanto, ma ormai sono in pensione e non prendo più il treno per andare a lavoro.....
lui- già me lo ricordo bene, la mattina prestissimo ad aspettare un treno stra.colmo di persone.....
io-scusa se ti ho distolto dal tuo telefonino, vedo che la cosa ti impegna molto......
lui-Eh si stavo guardando le ultime notizie su Facebook......sai sono iscritto ed ho tantissimi amici....e tu ?
io-anch'io ho un profilo su questo social.....
lui-possiamo diventare amici ?
io-di sicuro ecco il mio nome e cognome, fai la richiesta ed io l'accetto immediatamente.......
lui-lo sai che nell'ultimo mio post ho avuto più di cinquanta MI PIACE e circa venticinque commenti......?????
io-Wow.....allora sei molto conosciuto, complimenti........di cosa parlava il tuo post ?
lui-..........BUON GIORNO AMICHE ED AMICI........
io- me lo dovevo immaginare........si certo molto interessante, però voglio darti un consiglio per poter aumentare i tuoi consensi......
Lui- dimmi dai son curioso.......
io-terminerei la frase con.......BACINI.... ed anche un po' di cuoricini.......sono cose che fanno impressione e piacciono tanto.
Lui- hai ragione lo farò di sicuro.........ed ora voglio giocare un po' a POKEMON GO...........
A questo punto ho pensato" ora non ci mancavano che i Pokemon" con un cenno della mano e della testa ho salutato e faticosamente, a causa dell'età e della calura mi sono avviato verso il mio cavallo d'acciaio costituito da due ruote un sellino e pedali.......... ed in modo automatico ho pensato a CECCO ANGIOLIERI................................................
S'i fosse fuoco, arderei 'l mondo;
s'i fosse vento, lo tempestarei;
s'i fosse acqua, i' l'annegherei;
CHISSA' PERCHE' MI SIA VENUTO IN MENTE CECCO ANGIOLIERI........
S'I FOSSE FUOCO,ARDEREI 'L MONDO
MAH...........
Comunicato
Associazione Luca Coscioni
per la libertà di ricerca scientifica.
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Ufficio Stampa
Associazione Luca Coscioni
ufficiostampa@associazionelucacoscioni.it
Telefono +39-06.68979.286

DISABILITA': STRADE E MARCIAPIEDI OFF LIMITS, ASS. COSCIONI LANCIA APP PER SEGNALARE E ABBATTERE BARRIERE ARCHITETTONICHE 

Dimostrazione dal vivo lungo percorso a ostacoli nel cuore di Roma. Gallo e Cappato: "In Italia disattesa legge contro le discriminazioni, con persone disabili possiamo realizzare insieme piano nazionale di rimozione barriere 



Un'applicazione per segnalare le barriere architettoniche e ricevere aiuto per abbatterle. E' "No-Barriere", app ideata dall'Associazione Luca Coscioni, da sempre in prima linea per i diritti delle persone disabili, e presentata oggi con una dimostrazione dal vivo lungo un percorso a ostacoli nel cuore di Roma. 
A mostrare lo slalom tra marciapiedi, strade e uffici off limits a cui è costretto chi si muove in carrozzina nelle nostre città, il co-presidente e il vicesegretario dell'Associazione Luca Coscioni Marco Gentili Gustavo Fraticelli, entrambi con disabilità motoria - a causa della SLA il primo e della tetraplegia il secondo - e Mara Ruggieri, che attraverso la App No-Barriere hanno "mappato" le barriere architettoniche trovate sul proprio cammino, da piazza Colonna a piazza del Collegio Romano. Ad accompagnarli, il segretario dell'Associazione Luca Coscioni Filomena Gallo, il tesoriere Marco Cappato, i membri di giunta Rocco Berardo e Vittorio Ceradini e un testimonial d'eccezione: Salvatore Cimmino, atleta con disabilità che dal 2010 porta avanti il tour “A nuoto nei mari del globo, per un mondo senza barriere e senza frontiere”. 

"La app è gratuita - spiega Rocco Berardo - è disponibile per Android e iOS e usarla è molto semplice: basta scattare una foto, inserire una descrizione della barriera e attivare la geolocalizzazione. La segnalazione apparirà in tempo reale sulla mappa online e le informazioni saranno notificate all'Associazione Luca Coscioni che fornirà assistenza al cittadino per denunciare la barriera al proprio sindaco. La segnalazione, infatti, genera automaticamente un'email da inviare al Comune".

"Se il Comune non se ne fa carico, si può ricorrere alle vie legali per rivendicare il proprio diritto a non essere discriminati - aggiunge Marco Cappato - la legge del 2006 che tutela i cittadini portatori di disabilità dalle discriminazioni è disattesa quasi ovunque in Italia. Con questo strumento, una moltitudine di persone con disabilità che inviano segnalazioni possono realizzare una politica nazionale, cioè un grande piano di investimenti per la rimozione delle barriere architettoniche. Si tratta di investimenti e non di spese perché le risorse ritornano. Un esempio? In una città come Roma con il turismo. Un turista con disabilità o anziano, infatti, oggi avrebbe difficoltà a percorrere strade come quelle che abbiamo attraversato oggi".   

"La forza della App No Barriere sta non solo nella condivisione dei problemi ma anche degli strumenti per risolverli", spiega Filomena Gallo. "Per migliorare la vita di ciascuno all'interno dello spazio urbano sarà perciò fondamentale la partecipazione della comunità, ma ogni cittadino che vorrà attivarsi potrà contare sul supporto del nostro staff. Alcuni piccoli comuni hanno già manifestato il proprio interesse ad adottare la app come strumento civico e nei prossimi mesi la sottoporremo a quante più possibili amministrazioni comunali". 

Roma, 29 luglio 2016

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ANDREA DEL VERROCCHIO-TOMBA DI GIOVANNI E 
PIERO DE' MEDICI-BASILICA DI SAN LORENZO 

FIRENZE 

La Tomba di Giovanni e Piero de' Medici è un'opera in marmo, bronzo, porfido e pietra serena di Andrea del Verrocchio e si trova nella Basilica di San Lorenzo a Firenze, nell'intercapedine tra il transetto sinistro (Cappella delle Reliquie) e la Sagrestia Vecchia. Risale al 1469-1472 e misura 601x358 cm.
Il monumento venne commissionato da Lorenzo de' Medici per la sepoltura del padre Piero, morto nel 1469, e dello zio Giovanni, morto nel 1463. L'opera venne completata nel 1472.
Il monumento funebre riprese la tipologia dell'arcosolio rinascimentale usato da Bernardo Rossellino nel Monumento a Leonardo Bruni (1450) e da Desiderio da Settignano nel monumento funebre a Carlo Marsuppini, segnando un punto di arrivo di questa tipologia.
Il sepolcro, invece di essere addossato a una parete, si trova al di sotto di un arco che apre un'intercapedine tra i due vani, i quali erano entrambi sotto il patronato dei Medici. Il sarcofago è in porfido e poggia su uno zoccolo. È decorato da zampe leonine e girali bronzei, che riprendono il modello di Desiderio da Settignano, mentre il motivo del medaglione centrale, in serpentino verde, venne ispirato dal tabernacolo di Santa Maria a Peretola e dalla tomba di Benozzo Federighi di Luca della Robbia. Lo zoccolo poggia su tartarughe vere, ispirate all'Ercole e Anteo di Antonio del Pollaiolo, mentre la grata bronzea, fingente una corda intrecciata, che scherma l'apertura tra i due vani, venne probabilmente ripresa dalla tomba di Neri Capponi in Santo Spirito, del Rossellino.
La decorazione non presenta figure umane scolpite, ma è basata sulla rarità preziosa dei materiali e sull'impeccabile esecuzione. La novità del monumento sta soprattutto nell'originale collocazione in un ambiente di passaggio, con la grata che scherma il trapaso tra pieni e vuoti, facendo vibrare la luce sulle sue maglie.
http://www.associazionelucacoscioni.it/

Caro Guido,
siamo felici di invitarti al

XIII Congresso dell'Associazione Luca Coscioni:
"In difesa dello Stato di diritto democratico? LIBERTÀ & SCIENZA!"
Napoli, 30 settembre - 2 ottobre
presso STARHOTELS TERMINUS - Piazza Garibaldi, 91


La crisi delle "democrazie" -sulla quale Marco Pannella suonò l'allarme- è oggi un fatto evidente, con il ritorno di nazionalismi e populismi illiberali persino in Europa e negli Stati Uniti. Una democrazia liberale non può vivere senza affermazione del diritto a conoscere la realtà dei fatti, a discutere le diverse proposte per poi deliberare e valutare i risultati delle scelte.

Democrazia e scienza si fondano entrambe sul metodo empirico, rifuggendo ogni dogma. Per arginare la crisi democratica dobbiamo rafforzare la scienza, la libertà di ricerca e di accesso ai suoi benefici, superando i proibizionismi e investendo risorse. Se non lo faremo, la ricerca si sposterà nei Paesi autoritari, privi di controllo democratico e legalità, provocando così la sconfitta delle democrazie nella competizione globale.

L'Associazione Luca Coscioni (soggetto costituente del Partito radicale) è in prima linea nella promozione della libertà di ricerca: staminali embrionali e modifica del genoma animale e vegetale; libertà nel concepire nuova vita, nel curarsi e nel morire; diritti delle persone disabili, eliminando le barriere e rinnovando gli ausili rimborsabili; trasparenza e merito nel finanziare la scienza. Alle Nazioni Unite, in Parlamento, nelle aule di tribunale, diamo forza politica a quel diritto alla scienza che è parte integrante dei diritti umani fondamentali.

Il Congresso di Napoli, sarà l'occasione decidere gli obiettivi per il 2017, dalle nuove frontiere della ricerca genetica all'esito del dibattito parlamentare sull'eutanasia, passando per la difesa delle conquiste ottenute, ad esempio sulla fecondazione assistita. Il metodo è sempre quello di portare ogni singola storia nel cuore della politica. Per questo, la tua presenza è importante.

Facci sapere se sarai con noi a Napoli.

Un abbraccio,

I Co- Presidenti: Michele De Luca, Marco Gentili, Mina Welby
con Filomena Gallo e Marco Cappato



Prime Informazioni Logistiche

A breve sul sito dell'associazione Luca Coscioni sarà disponibile la sezione dedicata con tutte le informazioni necessarie e riceverai anche una email successiva a questa.

Ti segnaliamo intanto che abbiamo ottenuto prezzi vantaggiosi per i nostri iscritti presso la sede congressuale STARHOTELS TERMINUS - Piazza Garibaldi, 91- Napoli.

Puoi iniziare a riservare la tua stanza contattando la sede congressuale:

HOTEL TERMINUS NAPOLI CENTRALE
Piazza Garibaldi, 91- 80142 Napoli
terminus.na@starhotels.it
T: +39 081 7793111
F:+39 081 206689


PER DUE NOTTI (30 Settembre e 1 Ottobre):
- stanza doppia 200 euro (50 euro a notte per persona)
- stanza doppia uso-singola a 190 euro (95 euro a notte);

PER UNA NOTTE (1 Ottobre):
- stanza doppia 110 euro (55 euro a notte per persona)
- stanza doppia uso-singola 105 euro


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