sabato 1 giugno 2019

        NESSUNO     TOCCHI       CAINO            
   no    alla     pena     di      morte...........


1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : CONSULTA/ERGASTOLO OSTATIVO. NESSUNO TOCCHI CAINO AMMESSO A PARTECIPARE ALL’UDIENZA PUBBLICA NEL GIUDIZIO DI LEGITTIMITA' COSTITUZIONALE DELL’ART 4-BIS DELL’ORDINAMENTO PENITENZIARIO NEL CASO CANNIZZARO 2.  NEWS FLASH: COREA DEL NORD: KIM JONG-UN FA GIUSTIZIARE 5 FUNZIONARI PER IL FALLITO VERTICE DI HANOI CON TRUMP 3.  NEWS FLASH: NEW HAMPSHIRE (USA): ABOLITA LA PENA DI MORTE NELLO STATO 4.  NEWS FLASH: ALABAMA (USA): CHRISTOPHER LEE PRICE GIUSTIZIATO 5.  NEWS FLASH: IRAQ: SETTIMO FRANCESE DELL’ISIS CONDANNATO A MORTE 6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA : TEXAS (USA): RICHIESTA DI CORRISPONDENZA DAL BRACCIO DELLA MORTE


CONSULTA/ERGASTOLO OSTATIVO. NESSUNO TOCCHI CAINO AMMESSO A PARTECIPARE ALL’UDIENZA PUBBLICA NEL GIUDIZIO DI LEGITTIMITA' COSTITUZIONALE DELL’ART 4-BIS DELL’ORDINAMENTO PENITENZIARIO NEL CASO CANNIZZARO


Il 22 ottobre 2019, alle ore 9.30, presso il palazzo della Consulta, si terrà l’udienza pubblica nel giudizio di legittimità costituzionale dell’art. 4-bis, comma 1, legge 26 luglio 1975, n. 354 (ordinamento penitenziario) nella parte in cui esclude che il condannato all’ergastolo per delitti commessi avvalendosi delle condizioni di cui all'art. 416-bis c.p. ovvero al fine di agevolare l’attività delle associazioni in esso previste, che non abbia collaborato con la giustizia nei termini di cui all’art. 58-ter della stessa legge, possa fruire di un permesso premio, con riferimento agli artt. 3 e 27 della Costituzione, che era stato promosso dalla I sezione penale della Corte di cassazione con ordinanza n. 57913/2018, resa il 20 novembre 2018 e depositata il 20 dicembre 2018.
Fra le parti ammesse a partecipare all’udienza vi è anche Nessuno Tocchi Caino che, nell’ambito di un progetto teso a sensibilizzare l’opinione pubblica sul carattere crudele, inumano e degradante dell’ergastolo cd. ostativo, ha presentato alla Consulta un intervento amicus curiae.
L’ammissione di Nessuno Tocchi Caino a partecipare ed avanzare i propri argomenti all’udienza pubblica del 22 ottobre 2019 – ove sarà presente l’Avv. Prof. Andrea Saccucci, del Foro di Roma – rappresenta sicuramente una grande notizia, non solo per l’associazione, ma soprattutto per tutti gli “ergastolani ostativi”, che ora sanno di poter contare su un autorevole rappresentanza dinnanzi alla Corte costituzionale. Infatti, con il proprio intervento, Nessuno Tocchi Caino fornirà alla Corte costituzionale informazioni in merito alle condizioni concrete cui sono sottoposti gli oltre 1.100 individui che stanno scontando la pena dell’ergastolo ostativo nelle carceri italiane, soprattutto per quello che riguarda la possibilità di accedere e completare con successo programmi trattamentali senza godere dei permessi premio e degli altri benefici penitenziari, e  indicherà parametri normativi e giurisprudenziali di diritto internazionale dei diritti umani di immediata ril  evanza per la soluzione della questione.
Da una prospettiva più generale, inoltre, l’ammissione di Nessuno Tocchi Caino all’udienza pubblica rappresenta un ulteriore passo verso la progressiva “apertura” del giudizio incidentale di legittimità costituzionale ad associazioni della società civile portatrici di interessi qualificati – quale è sicuramente Nessuno Tocchi Caino per quanto riguarda la questione dell’ergastolo ostativo. 

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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

COREA DEL NORD: KIM JONG-UN FA GIUSTIZIARE 5 FUNZIONARI PER IL FALLITO VERTICE DI HANOI CON TRUMP L’inviato speciale di Kim Jong-un per i negoziati nucleari con gli Stati Uniti, Kim Hyok Chol, e altri quattro funzionari del Ministero degli Esteri nordcoreano, sarebbero stati giustiziati nel mese di marzo in Corea del Nord, mentre il braccio destro del dittatore sarebbe stato spedito in un campo di rieducazione.
Il fallimento del vertice di Hanoi con Donald Trump, conclusosi a febbraio con un clamoroso nulla di fatto, avrebbe spinto il dittatore nordcoreano a una purga dei vertici di diplomazia e esercito.
Il condizionale però è obbligatorio, visto che a rivelare i dettagli al quotidiano sudcoreano Chosun Ilbo è una sola fonte anonima "a conoscenza dei fatti".
Sia il governo di Washington che quello di Seul hanno detto di non avere al momento informazioni a riguardo, evitando commenti.
L'accusa nei confronti dei cinque- riferisce la fonte del quotidiano - è spionaggio, anche se la reale imputazione sarebbe di non aver compreso le vere intenzioni di Trump.
Secondo la fonte di Chosun Ilbo, tra i cinque giustiziati figurerebbe anche l'interprete di Hanoi, "colpevole" di non aver reso a dovere una proposta dell'ultimo secondo fatta da Kim a Trump, prima che questi lasciasse il negoziato.
Ma il pezzo più grosso del regime coinvolto nell'indiscrezione è Kim Yong Chol, potentissimo ex capo dell'intelligence e braccio destro di Kim, controparte del segretario di Stato americano Mike Pompeo. A marzo, secondo un parlamentare sudcoreano, era stato privato del suo ruolo all'interno del Partito, ora Chosun Ilbo aggiunge che sarebbe finito in un campo di lavoro.


NEW HAMPSHIRE (USA): ABOLITA LA PENA DI MORTE NELLO STATO Il New Hampshire ha abolito la pena di morte. il Parlamento lo aveva fatto anche l’anno scorso, ma il governatore Chris Sununu (44 anni, bianco, Repubblicano) aveva posto il veto. Come è noto, nel caso un governatore decida di non ratificare una legge votata dal Parlamento, se il Parlamento la vota di nuovo con una maggioranza di almeno 2/3, la legge entra in vigore ugualmente.
L’anno scorso il Senato aveva ri-approvato la legge con un voto 14-10, 2 voti in meno di quelli necessari. Quest’anno la stessa legge (HB 455) era stata riproposta, ed era stata approvata dalle due ali del Parlamento con una maggioranza ancora maggiore dell’anno scorso, 279-88 alla Camera e 17-6) al Senato. Il Governatore il 3 maggio aveva di nuovo posto il veto, superato dalla Camera il 23 maggio con un voto 247-123, e oggi (30 maggio) dal Senato con un voto 16-8. Il disegno di legge era stato presentato dal deputato Renny Cushing, democratico, che ha avuto sia il padre che il cognato uccisi in due diversi casi di criminalità. A favore ha votato anche la senatrice Ruth Ward, repubblicana, il cui padre è stato ucciso quando lei aveva 7 anni. Il New Hamphire, piccolo stato del nord-est, diventa il ventunesimo stato Usa ad abolire la pena di morte, e il 9° a farlo negli ultimi 15 anni. Il DPIC valuta che tra stati che hanno abolito, e stati in cui è in vigore una moratoria, o  ggi metà degli Stati Uniti ha preso le distanze dalla pena di morte. La nuova legge non è retroattiva, e non si applica quindi all’unico detenuto nel braccio della morte dello stato, Michael Addison, condannato per l’omicidio di un poliziotto. Nessuno è stato giustiziato nel New Hampshire dal 1939, e da quando la pena di morte è stata reintrodotta nel 1991 quella di Addison è l’unica condanna a morte emessa.
(Fonti: New Hampshire Public Radio, Associated Press, Concord Monitor, 30/05/2019) 

ALABAMA (USA): CHRISTOPHER LEE PRICE GIUSTIZIATO Christopher Lee Price, 46 anni, bianco, è stato giustiziato il 30 maggio 2019.
Era stato condannato a morte nel 1993, con un voto 10-2 della giuria popolare, con l’accusa di aver ucciso, a scopo di rapina, il 21 dicembre 1991, Bill Lynn, 57 anni.
Nei mesi scorsi Price aveva cercato di fermare l’esecuzione contestando il protocollo di iniezione letale, e anche chiedendo di essere giustiziato con un metodo mai usato prima. Inizialmente l’esecuzione di Price era fissata per giovedì 11 aprile alle 6 del pomeriggio. Come avviene per praticamente tutte le esecuzioni, i suoi avvocati avevano presentato i cosiddetti “ricorsi dell’ultimo minuto”. Uno di questi verteva sulla nuova legge dell’Alabama che consente le esecuzioni tramite “ipossia”, ossia la camera a gas ad azoto.
Quando la nuova legge era stata ratificata, i detenuti del braccio della morte dovevano indicare la loro preferenza, se essere giustiziati con iniezione letale o con ipossia, entro il 30 giugno. Alcuni detenuti (48) avevano indicato la loro preferenza per l’ipossia, confidando probabilmente nel fatto che un tale metodo di esecuzione, completamente nuovo e mai usato prima in nessuna parte del mondo, se non in ambito veterinario, non sarebbe stato concretamente implementabile prima dell’esaurimento di una lunga serie di ricorsi di costituzionalità.
Price non aveva espresso questa preferenza. Lo ha fatto nel febbraio 2019, sostenendo che i rischi di una esecuzione difettosa con il protocollo di iniezione letale dell’Alabama (che utilizza un farmaco controverso, il Diazepam) fossero troppo alti, e preferiva optare per l’ipossia.
Poche ore prima dell’esecuzione la giudice federale Kristi K. DuBose aveva rinviato l‘esecuzione di 60 giorni, e poco dopo la Corte d’Appello dell’11° aveva confermato il rinvio. Poco dopo le 9 di sera, 3 ore prima che scadesse il mandato di esecuzione, la Pubblica Accusa aveva fatto ricorso alla Corte Suprema degli Stati Uniti.
Uno dei giudici “progressisti”, Breyer, ha chiesto ai colleghi di affrontare compiutamente la questione, ma i colleghi “conservatori” hanno voluto mettere subito al voto la decisione, ritenendo superflui gli approfondimenti ipotizzati. La maggioranza della Corte ha infatti deciso, senza aggiungere argomentazioni, che il detenuto aveva presentato la sua richiesta di esecuzione “alternativa” fuori tempo massimo, e che quindi questa non doveva essere accolta. Il rigetto della Corte Suprema è stato notificato ai difensori con una e-mail datata venerdì 12 aprile ore 02,51, quando ormai il mandato di esecuzione era scaduto. L’esecuzione è stata rimessa in calendario per oggi (30 maggio), ed è stata portata a termine. Price ha lasciato una dichiarazione scritta: “Sono terribilmente dispiaciuto per il crimine che ho compiuto contro la vittima e la sua famiglia. Né lui né la sua famiglia meritavano quello che ho fatto. Nessuno se lo merita”.
Price diventa il 3° giustiziato di quest’anno in Alabama, il 66° da quando l’Alabama ha ripreso le esecuzioni nel 1983, il 9° di quest’anno negli Usa, e il n° 1499 da quando gli Usa hanno ripeso le esecuzioni nel 1977.


IRAQ: SETTIMO FRANCESE DELL’ISIS CONDANNATO A MORTE Un tribunale di Baghdad ha condannato a morte un cittadino francese il 29 maggio 2019 per essersi unito al gruppo dello Stato Islamico, portando a sette il numero di jihadisti francesi condannati a morte questa settimana in Iraq.
Yassin Sakkam, 29 anni, era tra i 12 cittadini francesi consegnati alle autorità irachene a gennaio dalle Forze Democratiche Siriane, una milizia sostenuta dagli Stati Uniti contro il gruppo jihadista nella vicina Siria.
"Ammetto di aver giurato fedeltà" all’ISIS, ha detto alla corte, aggiungendo di essere stato pagato 70 dollari al mese.
Sakkam, che indossava un'uniforme da prigione gialla, ha detto di essersi pentito della sua decisione di unirsi all’ISIS e ha chiesto di essere graziato.
Sakkam, che ora ha 29 anni, lasciò la Francia alla fine del 2014 per combattere con l’ISIS, pubblicando foto online di se stesso armato e parlando a più mezzi di comunicazione del gruppo.
È diventato uno dei jihadisti più famosi della Francia, che ha cercato di arrestarlo dal 2016.
Le autorità curde lo hanno arrestato in Siria nel 2017.
La Francia ha a lungo insistito affinché i suoi cittadini catturati in Iraq o in Siria venissero processati in loco, pur ribadendo la sua opposizione alla pena capitale in linea di principio.
La legge irachena prevede la pena di morte per chiunque si unisca a un "gruppo terroristico", anche per coloro che non hanno preso le armi.

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