COMPLESSO DI SAN FIRENZE-FIRENZE
l complesso di San Firenze, situato nell'omonima piazza, è uno dei rari esempi di stile barocco nel centro di Firenze, il più importante del periodo tardo di questo stile. È stato a lungo occupato dal tribunale e dagli uffici giudiziari, tranne la chiesa di San Filippo Neri, sempre officiata. Dopo il trasferimento nel palazzo di Giustizia di Novoli, il complesso è ritornato nella disponibilità del Comune in quanto proprietario, e alcuni spazi sono stati usati per occasionali eventi, nell'attesa di un restauro globale. Dal luglio 2017 ospita il Centro internazionale per le arti dello spettacolo Franco Zeffirelli, che raccoglie l'intero patrimonio artistico e culturale del maestro.
Nel 1640, i padri Filippini, venuti a Firenze da Roma, ricevettero in dono da papa Urbano VIII l'area che da piazza San Firenze si estende fra borgo dei Greci, via dell'Anguillara fino a via Filippina (che da essi prese poi il nome).
Tale zona comprendeva, oltre a case-torri e palazzetti, anche la chiesa di San Firenze (nome che deriva da san Fiorenzo), ricordata già nel 1174. I filippini volevano creare un ampio complesso - comprendente convento, chiesa e oratorio - dedicato al fiorentino san Filippo Neri, fondatore dell'ordine e canonizzato nel 1622, che fu uno dei protagonisti della Controriforma.
Nel 1645 i padri affidarono l'incarico a Pietro da Cortona, uno dei protagonisti del fastoso periodo del barocco romano, ma si resero presto conto che il progetto presentato dal grande artista era troppo ambizioso per le loro possibilità economiche, pur avendo ricevuto un generoso lascito da Giuliano Serragli, morto nel 1648. Così la commissione, dopo vari tentativi di correzione e ridimensionamento, nel 1667 passò a Pier Francesco Silvani che progettò la chiesa, dirigendone la costruzione.
Dopo la scomparsa del Silvani nel 1715, Ferdinando Ruggieri realizzò la facciata in pietra forte, ispirandosi a quella di San Gaetano in Piazza Antinori. San Firenze Vecchio, la chiesetta originaria, fu in un primo momento adibita ad oratorio, che secondo l'uso dell'ordine doveva essere separato dalla chiesa. Tale edificio venne però abbattuto nel 1772, per costruire al suo posto il nuovo oratorio sotto la direzione di Zanobi Del Rosso.
Nel frattempo, Giovanni Filippo Ciocchi, con la collaborazione dello stesso Del Rosso aveva costruito fra il 1745 e il 1749 il convento che, estendendosi in tutto l'isolato, raccordò anche chiesa e oratorio.
Opera conclusiva, a coronamento dell'impresa, fu la facciata unitaria per l'intero complesso, disegnata anch'essa da Zanobi Del Rosso, tenendo però presente quella già esistente della chiesa, inglobandola in una scenografia unitaria. Domina il complesso lo stemma del benefattore dei Filippini fiorentini, Giuliano Serragli.
Fino al 2012 ha ospitato il Tribunale, spostatosi poi nella sede del nuovo palazzo di Giustizia di Novoli. L'immobile, di proprietà del Comune, è in corso di adeguamento e alcuni suoi spazi sono utilizzati come serie di mostre, fiere ed eventi.
La chiesa presenta un interno ornato e arredato, dopo la morte del Silvani, sotto la direzione di Gioacchino Fortini (1715): sue sono le architetture barocche dell'abside e degli altari, nonché le statue del presbiterio raffiguranti la Carità e la Purezza e i primi due bassorilievi con episodi della vita di san Filippo. Marmi, sculture, rilievi, affreschi e tele (opere di Giuseppe Pinzani, Alessandro Gherardini, Antonio Puglieschi, Matteo Bonechi, Anton Domenico Gabbiani) rispondono a un disegno unitario, così da rendere la chiesa una sorta di galleria dell'arte fiorentina del Sei-Settecento.
L'altare maggiore è di Zanobi del Rosso, mentre due altari laterali sono di Antonio Montaiuti. Al centro del soffitto a cassettoni è la tela di Giovanni Camillo Sagrestani, la Gloria di san Filippo Neri (1715). Nella semicupola dell'abside il grande affresco di Niccolò Lapi raffigurante la Santissima Trinità con apostoli e santi fiorentini. Nella cappella del Sacramento (di Zanobi del Rosso, 1776) si trova la tomba di Pietro Bini, sacerdote fiorentino, che istituì la congregazione fiorentina dei Filippini. All'altare una madonnina di Carlo Maratta e una tavola attribuita a Giovanni Stradano; nella cupoletta affreschi di Luigi Sabatelli e figli.
L'oratorio, a destra del complesso, già utilizzato come aula del Tribunale (nel soffitto affresco con l'Assunzione della Vergine di Giuliano Traballesi, del 1775), è circondato all'interno da palchi nelle esedre e lungo le pareti laterali, sostenuti da eleganti colonne in stile ionico. Si tratta di cantorie che ricordano la principale funzione dell'ambiente, dove i padri Filippini si dedicavano soprattutto al canto delle laudi. L'oratorio era dunque una sorta di auditorium per la musica sacra che, secondo i precetti di san Filippo Neri, costituiva un'occupazione primaria dei padri, che per questo furono detti anche "oratoriani".
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